Ringraziamo il prof. Giuseppe
Sermonti per il suo contributo e riportiamo la sua risposta al dialogo con il pastore Giovanni Leonardi (vedi http:\\www.origini.info\articolo.asp?id=141)
Voglio prima di tutto esprimere la mia sincera
riconoscenza al Rev. Giovanni Leonardi per le note che ha voluto gentilmente
aggiungere al mio scritto. Debbo ammettere che quando parlo della Bibbia navigo
nella penombra, col rischio anche di andare a sbattere, e quindi apprezzo
affettuosamente chi mi offre una luce competente. I problemi di fronte a cui mi
trovo (ci troviamo) nel raffronto Bibbia-evoluzione sono di due nature. 1) L’origine storica della vita e dell’uomo,
2) La storia delle interpretazioni delle origini. Direi: La teoria
dell’Evoluzione e L’evoluzione della Teoria. La tesi di fondo dell’articolo è
che la teoria di Darwin non si contrappone al Genesi, ma ne è lo sviluppo
razionale (ed ateo) (problema 2).
Debbo premettere che in una
discussione mi pare legittimo far impiego (prudente) della logica e del lessico
dell’interlocutore, anche se non li si condividono. Se un tizio manca un appuntamento e afferma che è stato
puntuale ed ha controllato l’ora sull’orologio del campanile, posso argomentare
che l’orologio è fermo da vent’anni, anche se sono convinto che l’ora non
c’entri col ritardo del tizio (aveva litigato con la moglie). Per quanto
riguarda la cronologia dei capitoli della Bibbia, mi confesso incompetente e
ringrazio Leonardi per le nozioni che
mi offre sulla tesi documentaria del Wellhausen. Nel mio articolo non ho che un
marginale interesse per la Storia e mi occupo soprattutto sulle strutture
comparate. Per il mio argomento le due Genesi potrebbero essere coeve e dettate
testualmente da Dio.
Darwin si interessa alla storia
della vita, non alla storia della teoria. Tuttavia i suoi epigoni interpretano
evolutivamente anche la genesi della teoria, elencando i suoi “profeti”, da
Lamarck, a Darwin nonno e nipote, a Buffon, a Mendel, a Morgan, a Crick… fino
ai moderni sequenziatori e manipolatori del DNA. E adottano la Prevalenza del
più Forte (il “might is right”) anche nella loro etica professionale.
Apprezzo le considerazioni di
Leonardi a proposito del Genesi, sia 1 che 2, “finalizzato a criticare la
visione mitica del mondo caratteristica di quell’epoca” (processo che è portato
all’estremo da Darwin) e trovo di grande interesse l’osservazione che Sole e
Luna sono nominati solo come “luminari”, senza nomi, perché non assurgano a
divinità. Anche l’astrofisica moderna li classifica come “corpi” e li nomina
solo nella divulgazione e mai nelle sue formule. Importante l’osservazione che
i periodi del mondo, nominati in altre tradizioni (spesso in senso decadente),
vengono nel Genesi 1 enunciati solo con numeri ordinali: primo, secondo, terzo…
Per quanto riguarda la
precedenza temporale dell’uomo rispetto agli animali in Genesi 2, la mia era
una timida interpretazione di un testo letto in italiano. A me interessa la
primitività strutturale dell’uomo, non la sua priorità sul lunario. In altri
scritti (p.es.,“Un tentativo di raffronto tra stazioni lunari e alfabeti”, Riv.
Ital. Archeoastronomia, 2004, II, 107-116), interpreto Adamo che dà i nomi agli
animali come un astrologo che impara i segni zodiacali e fonda l’alfabeto.
Discorso che mi affascina molto di più, che attribuisce sacralità agli
alfabeti, e che trova poco ascolto.
Nella critica al Creazionismo,
l’argomento più usato è che ricorrere a Dio sia una scappatoia, l’uso furbesco
di un “deus ex machina” per togliersi dalle difficoltà. Rifiuto decisamente
questa critica. Rivolgersi a Dio significa sublimare il discorso, accettare il
mistero, coinvolgere la totalità. Fin che è possibile noi scienziati dovremmo
evitare di farlo: è troppo più grande di noi, e corrisponde a una dichiarazione
di “non so”, “non ci arrivo”, “non sum dignus”. Non nominando Dio lo si onora
maggiormente. Anche il dominio dell’uomo sulla natura non va certo interpretato
nel senso agonistico darwiniano, ma come affidamento alla responsabilità
all’uomo di tutte le altre creature, come impegno di consapevolezza. Su questo
seguo perfettamente Leonardi.
Una piccola spiegazione su come
si fa a dire che il DNA dell’uomo ha subito meno refusi di quello della
scimmia. Prendiamo queste cinque parole (che rappresentino “lettere” del DNA):
u
o v o
t o
m o
u
o m o
u l
m o
u
o m a
La parola da cui si possono
derivare le altre quattro con un minor numero totale di alterazioni (refusi) si
può considerare, su certe ipotesi, il progenitore comune. Ebbene, “Uovo”
richiede 7 alterazioni(verificare), “uomo” solo 4. La parola “uomo” si può anche
ricavare osservando quale è la lettera più frequente su ognuna delle quattro
colonne. Risulta u, o, m, o. Anche omettendo la parola “uomo”, la si potrebbe
ricostruire con uno dei due criteri: parola che richiede il minor numero di
variazioni per generare le altre; parola costruita con le lettere più frequenti
su ogni colonna. I “refusi” di cui si parla non sono errori funzionali ma
quelle che si considerano “mutazioni NEUTRALI”, cioè ininfluenti sulle
funzioni. Non sono loro che determinano le differenze (funzionali o
morfologiche) tra i cinque soggetti. Tutte (o quasi) le mutazioni studiate nel
DNA per studi genealogici sono neutrali.
A proposito della costola di
Adamo. La clonazione è un modo di riproduzione tipicamente vegetale. Il mondo
vegetale è quello della quiete, il paradiso. Mi piace l’idea che nel Genesi 1
si affermi il “vegetarianesimo di tutti i viventi”. Quando, nel Vangelo, il
sacrificio del Corpo e del Sangue è presentato come mangiare pane e vino, si ha
una opzione per la rappresentazione vegetale. Un’interpretazione non ne esclude
un’altra. Talvolta la pretende. In un libro sulla Luna, mi pare di vedere,
nella sottile e arcuata luna nuova, la costola che si stacca dal corpo (il sole
nero) che dorme. E la falce sottile diverrà luna piena, darà luce al mondo, e
poi soffrirà la passione e la morte di tre giorni. La metafora è stata adottata
da S. Ambrogio per la nascita e crescita di Cristo: “Ergo annuntiavit luna
mysterium Christi.”
L’uomo non diviene, nel mio quadro, uno tra i tanti animali
specializzati. E’ solo il meno specializzato. Se non lo fosse del tutto sarebbe
Adamo, o un angelo, o un Dio. Egli ha cento potenzialità, e le perde nel corso
della vita. Ha scritto Hector Bianciotti: “Nasciamo in cento, moriamo uno solo…
o nessuno.”
Ringrazio di cuore, disposto a
continuare la conversazione,
Giuseppe Sermonti
Roma, 6 marzo 2006 |