Nel vasto e variegato mondo cattolico gli argomenti riguardanti l'evoluzione e la creazione sono trattati in differenti modi da studiosi, filosofi e teologi. Molti considerano l'evoluzione biologica una teoria scientifica ben fondata e compatibile con la fede, mentre il racconto biblico della creazione non sarebbe in qualche modo "storico", ma soltanto metaforico. Tale posizione è stata ribadita di recente dal padre gesuita Giuseppe De Rosa in un articolo su
La Civiltà Cattolica
(quaderno 3715 del 2 aprile 2005, pagine 3-14), ed è contrapposta al "creazionismo", "teoria nata in ambiente anglosassone alla fine dell'Ottocento […] che interpreta in maniera letterale i primi capitoli del libro della Genesi".
Nel fare gli auguri al nuovo papa Benedetto XVI ci piace notare che nella sua omelia, dopo la morte del predecessore Giovanni Paolo II, durante la Messa "Pro eligendo Romano Pontifice", il lunedì 18 aprile, egli ha stigmatizzato la moderna opinione secondo la quale "avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo"
(http://www.zenit.org/italian, codice ZI05041816). Ancora più interessante il fatto che il papa ha trovato importante inserire il proprio pensiero sull'evoluzione nell'omelia pronunciata in piazza San Pietro il 24 aprile 2005 alla Messa per l'inizio ufficiale del suo pontificato: "Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione"
(http://www.zenit.org/italian, codice ZI05042401).
L'interesse di Benedetto XVI per l'origine e l'evoluzione della vita non è nuovo. Il suo pensiero è stato espresso in quattro omelie, tutte dedicate alla creazione, tenute nel 1981 a Monaco di Baviera, dove all'epoca Benedetto XVI - allora cardinal Joseph Ratzinger - era arcivescovo. Queste omelie sono raccolte in un libro pubblicato in
italiano nel 1986 dalle Edizioni Paoline (quando Joseph Ratzinger era già a Roma),
dal titolo "Creazione e peccato. Catechesi sull'origine del mondo e sulla
caduta". Ne riportiamo sotto alcuni brani particolarmente significativi.
Contrariamente ad alcuni filosofi e teologi cattolici, secondo i quali il racconto biblico della creazione non può essere letto al giorno d'oggi come nell'antichità, cardinale Ratzinger sostiene che "Anche oggi la fede nella creazione non è irrealistica; anche oggi essa è ragionevole; anche alla luce dei dati delle scienze naturali essa è "l'ipotesi migliore", quella che offre una spiegazione più completa e migliore di tutte le altre
teorie". (p. 17)
Per quanto riguarda l'evoluzione biologica, cardinal Ratzinger cita il premio Nobel Jacques Monod:
"Ancora oggi molte persone d'ingegno non riescono ad accettare e neppure a
comprendere come la selezione, da sola, abbia potuto trarre da una fonte di
rumore tutte le musiche della biosfera", quindi riassume l'evoluzionismo moderno con la frase: "Noi siamo il prodotto di errori casuali". "Che
dire di questa risposta?" chiede Ratzinger e prosegue: "È compito delle scienze naturali
chiarire attraverso quali fattori l'albero della vita si differenzia e si
sviluppa, mettendo nuovi rami. Non spetta alla fede. Però possiamo e dobbiamo
avere il coraggio di dire: i grandi progetti della vita non sono un prodotto del
caso e dell'errore; né sono il prodotto di una selezione, cui si attribuiscono
predicati divini, che in questa sede sono illogici, ascientifici, un mito
moderno. I grandi progetti della vita rimandano a una ragione creatrice, ci
indicano lo Spirito creatore e lo fanno oggi in maniera più chiara e splendente
che mai". (p. 45)
Ci piace sperare che il pensiero del nuovo papa Benedetto XVI possa contribuire a valorizzare la fede nel
resoconto biblico della creazione, patrimonio comune della cristianità e delle altre due religioni monoteiste. Una fede chiara che - come scrive Ratzinger - oggi, alla luce dei dati delle scienze naturali è più ragionevole che mai, ma che spesso viene etichettata come fondamentalismo anche da molti che si professano credenti nella Bibbia.
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