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L'importanza cruciale dell'epistemologia e della corretta definizione di scienza per la causa del creazionismo e dell' Intelligent Design

di Robert E. Kofahl, Ph.D., California - marzo 2005

 

Il presente articolo è tratto dalla rivista CRSQ (Creation Research Society Qarterly), Volume 38, del marzo 2002.

Traduzione di Christian Salemi, revisione e adattamento per il sito di Stefano Giliberti.


Riassunto. Nel dibattito creazionismo/evoluzionismo molti errori ed equivoci sorgono dalle differenti definizioni di scienza e da epistemologie contrastanti. I creazionisti considerano giustamente i laici colpevoli di distorcere la definizione di scienza introducendo in essa la loro epistemologia e la loro assunzione di un universo materialistico chiuso. Per converso, alcuni cristiani vorrebbero introdurre la loro credenza in Dio e le Sue opere miracolose nelle ipotesi scientifiche, definendo la cosiddetta “scienza teista”. Alcuni militanti nel movimento Intelligent Design (ID, Progetto Intelligente) vanno oltre, classificando l’Intelligent Design come un concetto scientifico. L’applicazione del “criterio di demarcazione” del filosofo della scienza Karl Popper e del processo di “congetture e confutazioni” viene proposta per correggere questi errori.


Definizione di due epistemologie opposte per la scienza

Un aspetto inquietante dell’attuale analisi del creazionismo in generale, e dell’Intelligent Design (ID) in particolare, contrapposti all’evoluzionismo è l’evidente riluttanza dei cristiani a riconoscere e professare francamente la loro adesione ad un’epistemologia che è radicalmente contraria a quella che è abbracciata dai loro oppositori laici. L’epistemologia dei cristiani è fondata sulla loro fede nelle Scritture del Vecchio e Nuovo Testamento e nel loro divino Signore e Salvatore, Gesù Cristo, che è il centro della rivelazione biblica. Così a noi cristiani non viene chiesto di credere nella creazione speciale divina di tutte le cose nel principio poiché siamo persuasi dall’evidenza scientifica e dalla logica. No, noi ci siamo arresi a Gesù Cristo come “Signore di tutto” (Atti 10:36), sotto i cui piedi il Padre ha posto tutte le cose, dandolo per “Capo supremo alla Chiesa” (Efesini 1:22). Gesù, Dio-Figlio, è sovrano Creatore, Capo e Sostenitore dell’universo e di tutte le sue creature (Ebrei 1:2-3). Egli ci ordina di credere agli scritti del suo profeta, Mosé (Giovanni 5:45-47). Che cosa scrisse Mosé prima di tutto? Che Dio creò tutte le cose tramite la parola della Sua potenza, nell’arco dei sei giorni, e che tutto era molto buono (Genesi 1). Conseguentemente, noi cristiani camminiamo per fede e non per visione (2 Corinzi 5:7). Così, in questa vita non possederemo mai una conoscenza scientifica sufficiente per poter dire: «Io posso provare la mia fede attraverso la scienza, mettendo da parte la mia fede nel Signore Gesù Cristo». “Per fede noi comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose visibili” (Ebrei 11:3). Inoltre, l’Intelligent Design non è forse sostenuto dall’apostolo Paolo in Romani 1:19-20? E se noi cristiani dobbiamo esercitare un’influenza alla gloria di Dio su coloro che dominano l’Istituzione accademica e scientifica, così come del resto sulle persone comuni che essi influenzano così fortemente, non dovremmo sforzarci di essere franchi, assennati e condiscendenti riguardo a ciò che noi siamo veramente? (Matteo 5:13-16)

Le epistemologie cristiana e laica per la scienza sono definite e contrapposte come segue:

· Epistemologia laica: esiste un unico canale che conduce ad una valida conoscenza dell’ordine naturale che esamina la scienza: l’attività umana chiamata scienza empirica. Questa epistemologia è una logica applicazione della filosofia positivista di Auguste Comte.

· Epistemologia cristiana: ci sono almeno due canali che conducono ad una conoscenza valida dell’ordine naturale: la scienza empirica e la rivelazione speciale divina nelle Scritture del Vecchio e Nuovo Testamento.

Charles Darwin, nel 1838, meno di due anni dopo il suo viaggio di cinque anni intorno al mondo sul H.M.S. Beagle, mentre era immerso nel suo segreto brainstorming per escogitare una spiegazione scientifica dell’evoluzione, lesse una recensione del Cours de Philisophie Positive di Auguste Comte. Immediatamente abbracciò il positivismo di Comte come la base per la propria filosofia della scienza (Darwin, 1897).

Un dogma di primaria importanza del positivismo è che la sola fonte di conoscenza valida è l’osservazione attraverso i sensi naturali. La moderna epistemologia laica della scienza, sopra definita, segue logicamente dal positivismo di Comte. Ciò perché entrambi sono fondati sull’assunzione di una visione puramente naturalistica del mondo e della relazione dell’uomo con esso, gli strumenti della scienza essendo estensioni dei nostri sensi naturali.

Tentativi di introdurre la fede nella definizione di scienza empirica.

Quello che ho chiamato “il peccato originale nel giardino della scienza”, fu perpetrato dagli scienziati laici che, oltre un secolo fa, iniziarono ad introdurre nella definizione di scienza la loro assunzione filosofica, religiosa o irreligiosa, di un universo chiuso, non creato e materialistico (Kofahl, 1989). Tuttavia, la scienza con i suoi strumenti e il suo metodo non può provare che tale assunzione sia un fatto. Conseguentemente, essa non trova posto né nella definizione di scienza né nelle regole del suo metodo. Nonostante ciò, nel 1984 la National Academy of Sciences pubblicò un documento ufficiale che sostiene questa definizione di scienza influenzata filosoficamente:   «Tuttavia, l’obiettivo della scienza è ricercare spiegazioni naturalistiche dei fenomeni - e le origini della vita, la terra e l’universo sono, per gli scienziati, tali fenomeni - nell’ambito di leggi e principi naturali e di regole operative di testabilità» (National Academy of Sciences, 1984).

Approssimativamente dai tempi di Charles Darwin essa è divenuta la visione regnante della scienza chiudendo effettivamente la bocca ai cristiani in fatto di scienza e virtualmente in tutti gli altri campi dell’attività intellettuale. Essa restringe seriamente la loro libertà di praticare la scienza o la cultura in una maniera commisurata alla loro fede fondata sulla Bibbia. Gli appassionati laici che dominano la scienza tentano di punire e mettere al bando chiunque rifiuti di adottare il “peccato originale”, consistente nell’introduzione della loro filosofia materialistica nella definizione di scienza.

Diversi tentativi, ben motivati ma difettosi, sono stati fatti dai cristiani per controbattere la distorsione laica della definizione di scienza. Una tattica creazionista, finalizzata all’insegnamento della scienza nelle scuole pubbliche, faceva uso del concetto di “apparizione improvvisa” di nuove specie d’animali e piante nei reperti fossili. L’idea era che, usando questo termine e insegnando agli studenti le lacune esistenti nei reperti fossili, gli studenti sarebbero allora stati liberi di tirare le proprie conclusioni riguardo al fatto che l’“apparizione improvvisa” di nuovi tipi nei reperti fossili punti o meno verso l’evoluzione o la creazione speciale divina. In due noti processi, uno dei quali passò dalla Luisiana fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la tesi del creazionismo subì una sconfitta giuridica.

Una più recente tattica usata dai creazionisti per riconquistare una certa influenza dei cristiani nell’attività scientifica coinvolge la giustificazione dell’introduzione di Dio e della Sua attività miracolosa nelle ipotesi e teorie scientifiche. Questo approccio fu iniziato da J. P. Moreland nel suo libro Christianity and the Nature of Science (1989). Più recentemente egli ha dato a tale approccio alla ricerca scientifica il nome di “scienza teista” (Moreland, 1994).

Un presupposto per la promozione del concetto di “scienza teista” è necessariamente il rigetto del “criterio di demarcazione” di Karl Popper. Questo consiste nel requisito che tutte le ipotesi della scienza empirica devono essere concepite in modo da essere soggette a falsificazione (ndt, vale a dire a confutazione) sulla base di appropriati dati empirici (Popper, 1965, pp 31-37). Il bisogno di sbarazzarsi di Popper sorge dal fatto che, se Popper ha ragione, qualunque riferimento a Dio o all’attività divina all’interno di una ipotesi la rende non falsificabile (ndt, vale a dire non confutabile), e quindi non scientifica. Questo segue dal fatto che Dio e i Suoi miracolosi interventi divini nella natura non possono essere osservati, misurati, manipolati o testati con gli strumenti e le procedure della scienza. Così non esiste alcun modo di falsificare (ndt, confutare) empiricamente un’asserzione riguardante Dio e i suoi interventi. Conseguentemente, qualunque ipotesi che si riferisca a Dio o alle sue miracolose attività creative è, in quanto tale, non scientifica.

Il problema dell’induzione risolto attraverso la logica deduttiva.

Il filosofo britannico Francis Bacon nel 1620 «caratterizzò la scienza empirica ben condotta come il procedimento per induzione derivante dai “sensi e particolari” verso “le più alte generalità” riguardo a “i più intimi e più remoti recessi della natura”» (Miller, 1994, p. 97). Bacon sentiva che osservazioni accurate della natura porterebbero alla percezione intuitiva dell’essenza o della vera natura delle cose osservate (Popper, 1965, p. 12).

Nel 1739 il filosofo inglese David Hume demolì efficacemente l’induzione (Miller, 1994, p.52). Comunque, egli sfortunatamente estese il suo scetticismo fino al rigetto della stessa ragione.

Nel ventesimo secolo il filosofo austriaco Karl Popper risolse il problema dell’induzione mostrando come la logica deduttiva si trovi nel cuore del metodo della scienza empirica (Popper,1959, pp.40-48; 1965, 33-59). Il suo criterio di demarcazione tra la scienza empirica e altre forme di conoscenza consiste nel requisito che un’ipotesi od una teoria della scienza deve essere concepita in modo da essere soggetta a un possibile rifiuto sulla base di opportuni nuovi dati empirici. Quindi, il progresso nella conoscenza scientifica avviene attraverso un processo di eliminazione degli errori e di proposta di nuove ipotesi testabili. Popper lo definì metodo delle “congetture e confutazioni”.

Obiezioni da parte di un certo numero di filosofi della scienza al criterio di demarcazione di Popper sono state avanzate per diversi anni, ma sono state respinte con successo (Miller, 1994, pp. 1-49). Sebbene esistano tuttora oppositori, sembra che oggi la larga maggioranza degli scienziati praticanti sostenga il criterio di demarcazione di Popper tra la scienza empirica ed altre forme di conoscenza.

Sfido chiunque a trovare uno scienziato o ricercatore praticante che sia d’accordo sul fatto che un’ipotesi concepita in modo che non possa essere soggetta a falsificazione (ndt, confutazione) empirica possa essere correttamente definita come un’ipotesi di scienza empirica.

A tale riguardo è significativo che, a seguito della morte di Karl Popper nel 1994, il periodico Nature pubblicò due note memoriali in onore del grande uomo. Fu espresso il punto di vista che i contributi di Popper alla scienza sono permanenti. Aggiungiamo l’osservazione che i preziosi contributi di Polanyi e Kuhn alla comprensione degli aspetti umani, filosofici e sociali dell’attività scientifica non invalidano in nessun modo l’enfasi di Karl Popper sul criterio di demarcazione. Inoltre, io sostengo che il criterio di demarcazione di Popper tra la scienza empirica ed altre forme di conoscenza non contraddice la nostra adesione cristiana all’ispirazione verbale assoluta e alla conseguente infallibilità delle Scritture. E, come suggerito sopra, è a causa di tale adesione che noi crediamo nella creazione speciale divina.

David Miller, professore di filosofia all’Università di Warwick nel Regno Unito, è uno specialista di fama internazionale nel campo della filosofia della scienza. Per molto tempo amico ed associato di Popper, Miller sostiene con efficacia - all’occorrenza, critica anche - ed estende l’opera di Popper (Miller, 1999a; 1999b). Così Popper continua ad esercitare un’influenza fondamentale nella pratica della scienza. Un congresso internazionale di cinque giorni sta per essere organizzato dall’Istituto Karl Popper a Vienna. Esso sarà dedicato all’opera di Popper in oltre una dozzina di differenti campi della conoscenza (Karl Popper Institut, 2001).

Le argomentazioni dei sostenitori della scienza teista contro Popper non sono né persuasive né conclusive. Così il criterio di demarcazione rimane una barriera all’intenzione d’introdurre Dio ed i Suoi miracoli divini nelle ipotesi scientifiche. In verità, se i laici si sbagliano nell’introdurre la loro filosofia nella definizione di scienza - ed essi si sbagliano - come possiamo noi cristiani difendere l’introduzione della nostra filosofia nella definizione di scienza? No, la corretta definizione di scienza è filosoficamente neutra e quindi esclude sia il naturalismo filosofico sia il teismo biblico dalle ipotesi scientifiche. Come il Premio Nobel Peter Medawar disse una volta in una intervista: “Non esiste niente di più nella scienza che il suo metodo. E Popper ha spiegato il metodo”. La tesi della “scienza teista”, che deve ancora essere definita in modo preciso, non ha ottenuto consensi al di fuori di alcune cerchie di creazionisti cristiani.

Il movimento dell’ Intelligent Design (ID)

Il più recente tentativo dei cristiani per influenzare il corso della scienza è la campagna intesa a promuovere il concetto d’Intelligent Design (ID) in natura, ciò che è appropriato, ma anche a classificare l’Intelligent Design come principio scientifico, ciò che è molto opinabile. L’obiettivo principale di questa campagna è lodevole ed è certamente sostenuto dalle Scritture (Romani 1:19-20). Dall’altro lato, noi scorgiamo alcuni aspetti spiacevoli di questa campagna o di questo programma. Per prima cosa, c’è la tendenza ad evitare il ricoscimento dell’adesione cristiana ad un’epistemologia particolare che va contro l’epistemologia laica. Tale manchevolezza è stata menzionata sopra nel paragrafo d’apertura. Poi c’è lo sforzo di fare rientrare l’ID in un principio di scienza empirica. Un certo numero di persone molto competenti sono coinvolte in quest’iniziativa, ed hanno compiuto un’opera eccellente nel delucidare e nell’analizzare esempi straordinari di sistemi biologicamente complessi che sfidano una spiegazione in termini di teoria evoluzionista. Un’analisi accurata di questi sistemi suggerisce fortemente che essi siano irriducibilmente complessi. Quindi, la loro origine potrebbe non essere dovuta all’evoluzione incrementale per mutazione e selezione naturale, avviatasi con un ipotetico “proto-sistema più semplice” che deve possedere una complessità minima per essere funzionale e quindi soggetto alla selezione naturale (Behe, 1996, pp. 39-48).

Cosa c’è di ragionamento scientifico valido nell’ ID?

Come Helen Fryman riporta nella pubblicazione Creation Matters, William Dembski spiegò il suo “filtro di Dembski” ragionando in relazione all’ ID con le seguenti parole: «…approssimativamente parlando, il filtro pone tre domande e nel seguente ordine: 1) La spiega una legge [l’origine di alcuni sistemi naturali complessi e ricchi di informazioni]?  2) La spiega il caso?   3) La spiega un progetto (ndt, l’Intelligent Design)?» (Fryman, 2000).

Dembski argomenta che se i punti 1) e 2) non forniscono una spiegazione, allora l’ID può essere preso seriamente in considerazione. Ma è ciò scientificamente ragionevole e fa dell’ID un concetto scientifico?

Il punto 1) di Dembski dovrebbe essere riformulato così: “Esiste un’ipotesi scientifica testabile, eretta nell’ambito di leggi naturali stabilite, che spiega significativamente l’origine di un sistema complesso preso in esame?”. A questo punto entra in gioco l’essenza del metodo scientifico, vale a dire il rigoroso scetticismo. Nel suo libro, Critical Rationalism, David Miller spiega perché un trattamento imparziale dovrebbe essere applicato a tutte le ipotesi (1994). Ogni ipotesi deve essere sottoposta a verifica empirica rigorosa, ed è qui che fallisce la scienza evoluzionista. Per esempio, è evidente che nessuna teoria testabile è stata mai pubblicata per la “creazione” evoluzionista di un unico nuovo complesso sistema biochimico (Behe, 1996, pp. 165-186). Sulla base di ciò, la prima domanda di Dembski risulta vaga ed incompleta. Inoltre, il modo corretto per rispondere ad essa dipende dalla validità del criterio di demarcazione di Karl Popper: il requisito che le ipotesi scientifiche devono essere empiricamente falsificabili (ndt, confutabili).

Il punto 2) di Dembski deriva apparentemente dal punto 1). In assenza di un’ipotesi scientifica valida, si possono considerare le condizioni iniziali proposte per qualche processo evolutivo ritenuto responsabile di avere “creato” il nuovo sistema complesso, la nuova struttura o il nuovo organo presi in considerazione. Sebbene nessuna ipotesi testabile sia stata proposta, partendo da un proposto sistema di reazioni con condizioni iniziali prefissate, è possibile stimare la probabilità che eventi naturali casuali potrebbero “creare” il prodotto biologico complesso in esame. Il contenuto di informazioni di un nuovo sistema complesso confrontato con il contenuto di informazioni corrispondente alle condizioni nel sistema iniziale determina la probabilità di “creazione” frutto del caso. Tutti questi calcoli portano a probabilità estremamente basse.

Fryman (2000), esprimendo evidentemente l’opinione di Dembski, asserisce che “l’ID è esente da presupposti teologici”. È veramente questo il caso? Per rispondere a questa domanda, chiediamoci dapprima se le spiegazioni laiche delle origini sono “esenti da presupposti teologici”. Come abbiamo mostrato nella prima sezione di questa pubblicazione, il “peccato originale nel giardino della scienza” è l’imposizione alla scienza della filosofia secondo cui nessun Dio o, forse, WIMP cosmico [Weakly Interacting Massive Particle, ndr] potrebbe creare alcunché. Un tale Dio sarebbe costretto ad adottare come Sua propria qualunque cosa gli tirino fuori gli atomi noncuranti nel brodo primordiale. Così l’approccio laico alle origini non è esente da presupposti teologici o filosofici.

Si noti attentamente che il nostro trattamento di qualunque ipotesi scientifica proposta per l’evoluzione di un sistema biologico complesso deve essere caratterizzato da un rigoroso scetticismo. Inoltre, l’intenzione alla base dei calcoli probabilistici dovrebbe incorporare quello stesso scetticismo. Ma che dire dei sostenitori dell’ID? Essi sono per la maggior parte cristiani evangelici. Possono essi onestamente essere scettici riguardo all’ID? No, secondo le porzioni di Scrittura citate nel paragrafo di apertura sopra riportato. Inoltre, esiste veramente un qualsiasi modo per falsificare (ndt, confutare) empiricamente l’asserzione che un sistema biologico complesso particolare ricco di informazioni dia un’evidenza per l’ID? No, non esiste, sebbene i fatti parlino fortemente alle nostre coscienze in favore dell’ID. Infatti, la loro fede cristiana evangelica nega ai sostenitori dell’ID il diritto di scetticismo al riguardo dell’ID. Questi fatti provano che anche l’ID non è esente da presupposti teologici, e non è nemmeno un principio scientifico, come J. P. Moreland, William Dembski ed altri hanno invece sostenuto.

Un’ulteriore spiegazione della nostra visione della tesi scientifica della creazione e/o dell’Intelligent Design è probabilmente necessaria. Poiché né l’Agente creativo, Dio, né il processo, è oggetto di osservazione, ripetizione, manipolazione sperimentale e spiegazione scientifica, la nostra tesi è necessariamente negativa. Noi dobbiamo quindi addurre un’evidenza scientifica che propenda a sfavore della possibilità di un origine naturalistica dell’universo e delle sue creature. Noi crediamo che l’attività scientifica, oggi largamente condotta da scienziati non credenti, stia portando alla luce un sempre più crescente corpo di evidenza scientifica a sostegno della nostra tesi negativa. Dovremmo lasciare l’onere della prova ai sostenitori del grande scenario darwiniano delle origini. Una delle loro risposte consiste nel rammaricarsi che noi creazionisti abbiamo solamente una tesi negativa. Noi non dovremmo discutere di ciò; piuttosto, dovremmo ribadire nei confronti degli evoluzionisti i tre punti cruciali della loro tesi in favore dell’evoluzione.

A loro mancano: (1) la necessaria evidenza storica (i fossili) di un presunto processo storico; (2) una teoria scientifica testabile atta a spiegare l’origine spontanea di nuovi sistemi biologici complessi, strutture e organi, e (3) almeno alcuni esempi in natura, oggi, di nuovi sistemi biologici complessi o strutture che rappresentino uno stadio evolutivo nel percorso della loro avventura evoluzionistica casuale, il quale possa o meno culminare nella produzione di qualche sconosciuta, inaspettata novità evolutiva [il grassetto è del redattore]

Questi tre obiettivi sono ancora da raggiungere, sebbene la maggior parte dei testi di biologia lascino credere agli studenti che siano stati già raggiunti.

Che cosa è necessario per provare la tesi del creazionismo o dell’evoluzionismo?

Si è suggerito di essere più precisi riguardo a ciò che si considera essere una “dimostrazione” scientifica sufficiente nella nostra tesi a favore della creazione e contro l’evoluzione. Ad ogni modo, l’obiettivo dell’attività scientifica non è una “dimostrazione”, ma delle spiegazioni teoretico-naturalistiche testabili dei fenomeni nel mondo naturale. Con questo intendiamo teorie scientifiche testabili nel contesto di leggi fisiche stabilite. È assolutamente accettabile per gli scienziati che credono in un universo materialistico chiuso formulare teorie concepite per spiegare l’origine di sistemi e strutture biologicamente complessi puramente in termini di leggi fisiche. Ma le loro teorie, per essere teorie di scienza empirica, devono essere formulate in modo da essere soggette a potenziale falsificazione (ndt, confutazione) attraverso test empirici. Si ricordi che l’essenza del metodo scientifico è il persistente scetticismo concernente tutte le teorie (Miller,1994; 1999a; 1999b). Noi sosteniamo che non è ancora stata pubblicata una teoria testabile né di abiogenesi né di macroevoluzione. Ciò nonostante, agli studenti di tutti i livelli si insegna come un fatto l’assunzione che la microevoluzione possa nel tempo portare alla macroevoluzione. Poiché la microevoluzione è stata osservata, si conclude che anche la macroevoluzione abbia avuto luogo. E gli scienziati laici orientano tutta la loro riflessione e ricerca verso l’ampliamento del corpo dei dati che possono essere addotti a sostegno delle loro grandi assunzioni.

Per converso, gli scienziati che credono nella creazione speciale divina hanno in generale altri interrogativi per i quali stanno cercando spiegazioni scientifiche, cioè teorie scientifiche testabili. Alcuni scienziati cristiani credenti nella creazione divina possono, per esempio, desiderare di contribuire all’avanzamento della conoscenza della genetica e dei nuovi campi dei genomi. Essi, in generale, non saranno interessati a tentare di sviluppare teorie per l’origine evoluzionistica della vita e di nuovi sistemi biologicamente complessi. Il supremo obiettivo della ricerca scientifica è l’estensione ed il perfezionamento della nostra conoscenza del mondo naturale. E, naturalmente, gli scienziati cristiani sono anche motivati dal supremo obiettivo di dare gloria a Dio, il Creatore di tutte le cose.

Alcuni cristiani credenti nella creazione divina possono lavorare per estendere il corpo dell’evidenza scientifica che può essere addotta contro la possibilità di abiogenesi e il grande scenario darwiniano che porta dal microbo all’uomo. Ma sia chiaro che la scoperta di nuove evidenze scientifiche contro l’abiogenesi e contro la macroevoluzione non “proverà”, da un punto di vista scientifico, che l’abiogenesi e la macroevoluzione sono impossibili. Dal punto di vista puramente umano della scienza empirica, nessuno può sapere con certezza che gli scienziati non saranno mai in grado di spiegare l’abiogenesi o la macroevoluzione attraverso teorie scientifiche testabili. Nemmeno l’evidenza scientifica addotta contro l’evoluzione “prova” la tesi della creazione speciale divina. Ad ogni modo, tale nuova informazione serve proprio ad aumentare l’evidenza sia contro l’evoluzione sia a favore dell’unica alternativa, la creazione speciale divina. Noi crediamo che Dio stia misericordiosamente rendendo disponibile un crescente corpo di evidenze scientifiche per incoraggiarci nel cammino della fede. La sua grazia, inoltre, sta fornendo evidenze per aprire gli occhi dei non credenti affinché vedano la loro follia nel negare il Dio della Creazione e della Redenzione.

Ripetiamo la nostra affermazione che l’evidenza scientifica non “proverà” né “confuterà” l’evoluzione darwiniana dal microbo all’uomo o la creazione speciale divina. Ma ogni essere umano è responsabile di tener conto dell’evidenza alla quale ha accesso, e pervenire ad una personale decisione nei confronti del Dio Creatore. Questo è quanto noi cristiani crediamo che Dio ci ha detto attraverso l’Apostolo Paolo:

“...poiché ciò che si conosce di Dio s’impone alla loro evidenza, in quanto Dio glielo ha rivelato, poiché le cose invisibili di Lui, la sua eterna potenza e la sua divinità, s’impongono all’evidenza fin dalla fondazione del mondo, essendo comprese per mezzo delle opere create, in modo che essi non hanno scusa...” (Romani 1:19-20).

Conclusioni

Noi concludiamo, allora, che l’ID è ovviamente basato su un presupposto teologico, così come l’evoluzione darwiniana si fonda su un presupposto anti-teologico. Quindi, l’ID, pur considerandolo come il punto di vista valido del mondo reale che la scienza studia, non è un principio scientifico. Allora che cosa è l’ID? E’ il modo divinamente affidatoci di guardare il mondo, secondo le Scritture cui si è fatto riferimento nel paragrafo di apertura. Il nesso dell’ID con la scienza consiste nel fatto che le scoperte della ricerca scientifica provvedono un’abbondanza di evidenze indiziarie a sostegno dell’ID, cioè a sostegno di ciò in cui già crediamo, perché Dio ci dice che è giusto e perché la giusta logica, in aggiunta a millenni di consistenti osservazioni umane della natura, avvalora ciò che Egli dice. Il fatto storico pertinente è che in tutta la storia dell’umanità nessuno ha mai osservato un nuovo sistema complesso ricco di informazioni prendere vita, che non fosse il prodotto di una mente umana intelligente. La scienza moderna aggiunge di continuo informazioni per rafforzare la nostra tesi storica dell’ID. [il grassetto è del redattore]

In conclusione, noi incoraggiamo gli aderenti al movimento dell’ID a continuare il loro buon lavoro spingendo fino in fondo, e con fiducia, le evidenze scientifiche disponili. Ad ogni modo, è essenziale che noi cristiani, implicati in questa testimonianza alla verità di Dio, ci comportiamo correttamente nell’attività scientifica. E che nessuno di noi sia restio ad ammettere davanti al mondo che noi, che invochiamo il Nome di Cristo, siamo motivati dalla nostra adesione alla visione biblico-teologica del mondo. Il modo in cui i cristiani ed ogni altro credente o non credente possa praticare appropriatamente la scienza, in accordo con le regole del senso comune della definizione corretta, filosoficamente neutra, della scienza, è l’oggetto di una serie di articoli pubblicati alcuni anni fa dall’autore (Kofahl, 1986; 1989). Credenti e non credenti di tutti i tipi possono praticare la scienza correttamente e onorabilmente, purché si attengano alle regole del metodo.

Il nostro approccio al dibattito scientifico creazionismo/ evoluzionismo si basa su fondamenta biblico-teologiche. La conoscenza acquisita dall’attività scientifica può essere utile nel delucidare alcune questioni teologiche. Il nocciolo del metodo scientifico è, in accordo con l’opera di Popper, quello delle “congetture (ipotesi) e confutazioni (verifica empirica delle ipotesi)” (Popper, 1959; 1965). Mediante l’applicazione coerente di questo metodo, gli scienziati dovrebbero sforzarsi continuamente di correggere ed ampliare la nostra comprensione dell’ordine naturale. E’ la volontà di Dio che questa conoscenza riveli alle anime illuminate dallo Spirito Santo l’eternità, il potere sovrano e la divinità del Dio della Creazione (Romani 1:19-20).

Bibliografia

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Karl Popper Institut, 2000. Karl Popper 2002 Centenary Congress. July 3-7, 2002. Il congresso è stato dedicato all’opera di Popper estesa a una dozzina di differenti campi della conoscenza, incluso il metodo scientifico, la logica, la meccanica quantistica, il darwinismo, l’epistemologia evoluzionista e le tematiche riguardanti il dualismo mente-corpo.

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