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la questione degli "Ooparts" (oggetti fuori tempo)
Marco Vanelli - 10/11/2004
 

Salve a tutti,

Pure non considerandomi un creazionista in senso stretto, sono andato sempre più maturando l'idea che la teoria dell'evoluzione darwiniana sia frutto di un colossale accumulo di errori. L'evoluzionismo sembra più stare tentando di porre rimedio con ipotesi ad hoc alle enormi lacune ed incongruenze, nel tentativo di non sprofondare con la barca che affonda piuttosto che orientarsi nella direzione di una maggiore apertura verso teorie alternative. Una delle prove più significative è rappresentata dalla totale incongruenza della colonna biocronologica, basata ancora su erronei metodi di datazione radiometrica, che ci hanno fornito un'immagine totalmente falsata del passato.

Ciò che mi ha in realtà più colpito è però la delicata questione degli ooparts, oggetti fuori tempo, nel più dei casi manufatti artificiali risalenti ad epoche così remote che, secondo le datazioni tradizionali, non solo predaterebbero la comparsa dell'uomo, ma anche la stessa comparsa della vita sulla Terra. Ora, anche solo uno di questi oggetti potrebbe completamente sconvolgere ogni attuale visione del passato, eppure sono sistematicamente ignorati, e dico ignorati, non confutati. Io stesso ho reperito informazioni dettagliate su diverse centinaia di detti manufatti, ma, comprendendo anche le pietre di Ica e i manufatti di Acambaro la lista potrebbe salire a molte centinaia di migliaia di manufatti, del tutto ignorati dalla scienza. Eppure mai un riferimento su riviste di settore.

La giustificazione in tale caso è che siano falsi, certo, perchè automaticamente tutto ciò che contraddice l'evoluzione è falso. Mai dunque neppure un tentativo di confutazione, salvo argomentazioni pretestuose. Eppure migliaia sono state le pagine di giornale e  trattati scritti nel corso dei secoli (e dico dei secoli, visto che è fino dall'antichità che simili rinvenimenti avevano luogo), centinaia le analisi scientifiche e di laboratorio, anch'esse totalmente ignorate, che come nel caso del cubo di Linz, in Austria, ne dimostrano ncontrovertibilmente l'autenticità e la datazione.

Volevo sapere quale è la vostra posizione circa gli ooparts e se siete eventualmente a conoscenza di studi circa il fenomeno. Grazie per la disponibilità e congratulazioni per il vostro sito e la vostra attività.

Marco Vanelli

RISPOSTA

È vero. Molti dati dell’archeologia e della paleontologia sono sistematicamente ignorati. Peggio ancora, quando si tenta di proporli, si grida al falso. Così va il mondo (oppure un certo mondo). I dati che contraddicono una teoria sono spesso occultati o negati dai difensori della teoria stessa. Io ho conosciuto delle persone rispettabili, istruite, colte e che parlavano diverse lingue, e ciò nonostante sostenevano (e forse ci credevano) che la storia del campi di concentramento nazisti è in gran parte propaganda, e che sarebbe stato tecnicamente impossibile ammazzare in quel modo cosi tanti milioni di persone. Se Lei legge inglese, esiste un libro molto istruttivo che illustra come funzionano questi aspetti del mondo della scienza (Richard Milton, Alternative Science: Challenging the Myths of the Scientific Establishment, Rochester, Vermont, Park Street Press, 1996). Può anche consultare il sito di Richard Milton (cerchi con le parole Richard Milton, Alternative Science).

Il motivo per il quale non trova molto sugli ooparts e simili argomenti sul nostro sito è perché per una scelta editoriale cerchiamo, per quanto possibile, evitare la discussione su dati non accettati: l’inconsistenza dell’evoluzionismo è dimostrabile con i dati accettati da tutti, per cui preferiamo non complicare la discussione.

Possiamo indicarle un importante libro, quello di Michael A. Cremo e Richard L. Thompson, Archeologia Proibita: storia segreta della razza umana, Roma, Newton & Compton editori s.r.l., anno 2002, pagine 350, prezzo euro 14,90. Se ha difficoltà a trovarlo in libreria, può ordinarlo dal sito www.internetbookshop.it. Di questo libro esiste una versione inglese più completa (914 pagine; Forbidden Archeology, Los Angeles, Bhaktivedanta Book Publishing, Inc., 1998), nella quale la bibliografia contiene oltre 450 voci. Il libro mette in evidenza i dati che dimostrano che la presenza umana sia contemporanea a reperti ritenuti antichi di milioni di anni, inficiando così le teorie dell’evoluzione biologica. Tuttavia, gli autori accettano la validità delle datazioni remote. Questo perché Cremo e Thompson sostengono la validità storica di certe tradizioni induiste, nelle quali manca il fattore tempo. Noi però crediamo nella storicità del testo biblico e riteniamo che i dati delle osservazione e delle datazioni lasciano anche la possibilità di una Terra giovane, con l’ovvia conseguenza della contemporaneità dei diversi reperti.

la Redazione

(10/11/2004)

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