Il noto ebraista Paolo De Benedetti ha recensito positivamente il libro di Alfredo Terino che confronta Bibbia e mitologia. Ciò è particolarmente incoraggiante perché a De Benedetti, oltre che la competenza, è riconosciuto anche un approccio non confessionale.
L'autore, italo-americano laureato in teologia negli USA, diplomato in scienze religiose all'Università di Urbino, responsabile del centro Speranza Evangelica (protestante) di Urbino, è già noto per un suo precedente studio Chi ha scritto i "Cinque libri di Mosè?", Atheneum, Firenze 2003, che a sua volta è la nuova edizione di un saggio L'origine del Pentateuco del 1986. In questa nuova opera, giunta in pochi mesi alla seconda edizione, Terino, dopo aver sostenuto - in contrasto con gran parte della critica biblica odierna - la maggiore antichità della Genesi, ne confronta i temi cosmogonici con i miti narrati dai poemi mesopotamici, per negare la dipendenza del racconto biblico da questi, e per rivendicare la priorità del monoteismo ebraico e l'origine mosaica della narrazione genesiaca. È certamente un libro controcorrente e conservatore: ma non nel senso di arretrato. Infatti l'autore è al corrente di tutta la problematica scientifica, che affronta con competenza, ben lontano dalle letture fondamentaliste della Bibbia (si veda, per es., il capitolo XII, "Cosa implica per noi la cosmogonia genesiaca?", con la sua presa di distanza dal letteralismo e con la messa in luce delle "domande di fondo").
Un libro stimolante, anche per chi è invece su posizioni radicali e forse pensa che Mosè sia nato dal Libro e non il Libro sia nato da Mosè.
Paolo De Benedetti
[Trascritto dal trimestrale Studi, Fatti, Ricerche, Milano, n. 106, aprile-giugno 2004, pp. 13-14]
Segue la
presentazione del libro redatta da Nicola Martella
L’opera è per certi aspetti coraggiosa ed equilibrata. Terino è un buon conoscitore della Genesi e non si sottrae alle problematiche, ma le affronta puntualmente. Ad esempio, esamina la critica biblica dominante, mostrando come le conclusioni dei suoi aderenti siano dettate da dubbi e discutibili apriorismi sulla paternità della Genesi e sulla sua formazione; dopo aver contrastato tale critica prevalente, porta argomenti letterari che confermano la paternità mosaica e la formazione della Genesi durante il tempo della migrazione d’Israele dall’Egitto a Canaan.
Dal confronto fra i primi tre capitoli della Genesi e i miti dell’antico Medio Oriente sulla cosmogonia (= origine dell’universo), emerge che non è dimostrata una dipendenza dell’uno dall’altro. In tal modo, l’autore si contrappone a quanti sostengono una dipendenza dei testi primordiali della Bibbia da quelli mitologici della Mesopotamia. Il panbabilonismo, che faceva dipendere tutta la religione veterotestamentaria da Babilonia, è stata (ed è) un’ideologia sbagliata e non realistica della filosofia e della storia delle religioni. Le differenze fra la Genesi e i testi mitologici del Medio Oriente sono così vistose che le vere assonanze, dove ci sono, impallidiscono al confronto.
L’autore non si sottrae neppure dall’affrontare l’ipotesi della demitizzazione, che postula una purificazione dei miti da parte dell’autore finale della Genesi per renderli accettevoli agli ebrei monoteisti. Tiene in considerazione anche l’approccio umanista, il cui motore portante è il presunto «evoluzionismo culturale», secondo cui all’inizio ci sarebbe l’uomo «primitivo», che solo col tempo si svilupperebbe in un «essere culturale». Arguisce che il modello biblico è invece «degenerativo»: l’esistenza umana, le facoltà dell’uomo, la cultura, la teologia e quant’altro erano in origine in uno stato di perfezione, poi a causa della ribellione e dell’allontanamento da Dio si sono progressivamente degenerate in forme contrarie alla verità e alla vita.
L’autore risponde bene anche alla questione teologica, posta da chi vuol far derivare il monoteismo dal politeismo, mostrando proprio il contrario: gli antichi reperti scritti delle culture del Medio Oriente e gli stessi testi mitologici più antichi, infatti, fanno vedere che il politeismo e l’idolatria sono stati fenomeni successivi.
Terino fa altresì presente la necessità di una corretta comprensione dei testi di Genesi 1-3 — così come essi si presentano, senza forzature interpretative — visti anche alla luce del Nuovo Testamento, dove sono posti a confronto con altrettanti fatti veri (si veda ad esempio il parallelismo fra Adamo e Cristo, fatto dall’apostolo Paolo in Romani 5,12-21). Una tale corretta interpretazione non solo è salutare per la ricerca della verità oggettiva riguardo alle origini, ma è altresì importante per capire la «storia della salvezza», il messaggio della Bibbia e, non per ultimo, lo stesso Vangelo di Gesù Cristo, nella sua implicazione storica ed escatologica.
L’opera fa senz’altro riflettere ed è preziosa, sia per il laico che desidera andare a fondo e confrontarsi sulla realtà delle cose, sia per chi ama la Bibbia quale rivelazione di Dio, perché sarà portato ad apprezzare maggiormente «la parola della verità» (Salmi 119,43).
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