ECO CREAZIONISTA
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L'insegnamento di Darwin nei primi otto anni di scuola
di Mihael Georgiev - maggio 2004
 

 

     Se la scomparsa dell’evoluzionismo dall’insegnamento di scienze nelle scuole elementari e medie inferiori è stata una sorpresa, non si può dire altrettanto degli sviluppi successivi, in seguito ai quali il  ministro Moratti ha prima precisato che i nuovi indirizzi sono stati fraintesi, poi ha assicurato che l’evoluzionismo sarà insegnato sin dalle elementari. Sulle modalità d’insegnamento dovrà pronunciarsi una commissione di quattro scienziati, nominata dal ministro e presieduta dal Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini. Gli altri membri sono il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, don Roberto Colombo (docente di neurobiologia e genetica alla Cattolica) e Vittorio Sgaramella, professore di biologia molecolare all’università della Calabria.

     Il merito di aver spronato il Ministro a chiarire immediatamente il senso del cambiamento dei programmi è del quotidiano la Repubblica, che ha utilizzato al meglio il proprio notevole peso mediatico, facendo scendere in campo, in difesa di Darwin, il gotha degli scienziati italiani e non solo. Il 23 aprile Repubblica pubblicava un appello per il reinserimento di Darwin nel primo ciclo scolastico,  firmato da 12 importanti scienziati, tra i quali il Nobel per la medicina Renato Dulbecco. In pochi giorni poi Repubblica ha raccolto oltre 47mila firme a favore dell’appello,  a testimonianza dell’importanza che una parte del mondo intellettuale attribuisce alle teorie evoluzioniste.  L’appello, di cui riportiamo sotto la parte essenziale, e l’elenco delle firme, sono reperibili sul sito de La Repubblica.

 

 “Il mancato apprendimento della teoria dell’evoluzione per dei ragazzi di 13-14 anni, rappresenta una limitazione culturale e una rinuncia a svilupparne la curiosità scientifica e l’apertura mentale. È senz’altro giusto spiegare che il Darwinismo e le teorie che ne sono conseguite hanno lacune da colmare e presentano problemi insoluti, ma non si può saltare completamente l’anello che lega passato e presente della nostra specie. Chiediamo dunque al Ministero dell’Istruzione di rivedere i programmi della scuola media, colmando una dimenticanza dannosa per la cultura scientifica delle nuove generazioni”.

 

 Accanto all’appello c’è l’intervista di Elena Dusi al Nobel Dulbecco, della quale riportiamo la parte più rilevante:

Si può sempre studiare Darwin al liceo o all’università. Perché secondo lei è grave eliminarlo dai programmi delle medie?  «Perché i giovani che stanno crescendo dovrebbero conquistare l’apertura mentale più ampia possibile. È molto triste che una delle ipotesi sulla nascita della vita sulla terra venga semplicemente eliminata dai programmi scolastici. La si può criticare, se non si è d’accordo: la teoria dell’evoluzione di Darwin e le idee che da essa sono scaturite formano un sistema tutt’altro che perfetto. Esistono dei punti oscuri, delle fasi di passaggio non facilmente decifrabili. Ma si tratta di limiti che supereremo probabilmente in futuro, man mano che amplieremo le nostre conoscenze».

È giusto presentare la teoria del Creazionismo ai ragazzi delle scuole?  «Ma certo. Nessuna ipotesi va scartata a priori. Nemmeno quella Creazionista, che pure è completamente estranea ai criteri del pensiero scientifico. Per potersi creare una coscienza, i giovani hanno bisogno di prendere in esame tutte le opzioni. Sarà poi la vita a fargli decidere, a portarli verso la razionalità della teoria evolutiva o verso altri ambiti, come quello dell’ipotesi religiosa sull’origine del mondo».

Possono esserci oggi buoni biologi e buoni medici, senza lo studio della teoria dell’evoluzione?  «Si può avere un’istantanea della situazione attuale. Di certo si possono apprendere tutti gli elementi per la conoscenza dell’uomo e degli altri esseri viventi anche senza studiare Darwin. Ma più problematico sarebbe spiegare quali sono le connessioni tra le varie specie…».

  

Il 29 aprile Repubblica ha potuto annunciare, in prima pagina, l’avvenuta “evoluzione del ministro”, con il titolo “La Moratti cambia idea su Darwin: sarà studiato dalle elementari”. Per sapere di più su “l’evoluzione” del ministro (che aveva risposto all’appello di Repubblica già il 24 aprile) abbiamo dovuto consultare un altro quotidiano, il Giornale, sempre del 29 aprile:

 

«La discussione delle teorie darwiniane, fondamento della moderna scienza biologica, è assicurata nella formazione di tutti i ragazzi dai 6 ai 18 anni, secondo criteri didattici graduali. L’obiettivo primario della riforma è proprio quello di creare coscienze libere, sviluppando il senso critico degli allievi sin dai primi anni del percorso scolastico. Vogliamo assicurare ai nostri ragazzi, sotto la guida degli insegnanti, una pluralità di fonti e di opinioni, in modo che attraverso il confronto possano formarsi una propria coscienza critica. Vogliamo stimolare alla conoscenza tutti gli allievi, dai più piccoli agli studenti delle superiori, in modo che possano formarsi una personalità responsabile basata su principi, valori, stili di vita e comportamenti consapevoli, fondati sul rispetto degli altri e aperti al confronto».

 

Nel frattempo si è “evoluta” non solo la posizione del ministro, ma anche quella dello schieramento pro-Darwin. Dopo l’opinione di Dulbecco (che poi non è diversa dalla posizione  del ministro, e forse per questo non è reperibile sul sito internet di Repubblica), è comparsa (Repubblica, 24 aprile) l’opinione di Umberto Veronesi,  secondo il quale “il darwinismo è un abito mentale che è fondamentale acquisire il più precocemente possibile, perché a 13-14 anni i ragazzi stanno sviluppando, o già hanno sviluppato, un loro modo di pensare e di vivere”.

Noi siamo d’accordo con Veronesi: il darwinismo, infatti, non è scienza, ma abito mentale. Il problema è tutto qui. Proprio per questo vogliamo che nelle ore di scienza ai nostri figli si insegni scienza, compresi i suoi limiti, esattamente come formulato nell’appello degli scienziati. Secondo noi il compito della scuola dovrebbe essere quello di preparare i ragazzi alla scelta critica e consapevole dell’abito mentale, non certo quello di imporre abiti mentali di alcun tipo. Perché, come afferma Antonino Zichichi, “di Scienza ce n’è una sola mentre di Arte, Letteratura, Filosofia e di altre attività intellettuali ce ne sono tante e spesso in contraddizione le une con le altre”.1 Anche di abiti mentali ce ne sono diversi, e quello di Veronesi non è l’unico che un buono scienziato possa indossare. Il Centro Internazionale di Fisica Teoretica di Trieste, una delle istituzioni scientifiche più importanti in Italia, è stato fondato nel 1964 da Abdus Salam, musulmano devoto e premio Nobel per la fisica nel 1979. Salam non indossa l’abito mentale di Veronesi, ma non per questo gli è inferiore come scienziato. Se mia figlia fosse appassionata di fisica, sarei felice che ad insegnargliela fosse un uomo della levatura di Abdus Salam. Se poi per insegnargliela pretendesse da lei di mettersi addosso anche il suo abito mentale, sarei un po’ meno entusiasta.

Per dare una mano al già folto schieramento pro-Darwin è stato infine arruolato Richard Dawkins, professore dell’università di Oxford, il divulgatore più importante del darwinismo nel mondo. Dawkins ha pubblicato un lungo articolo (Repubblica, 30 aprile), il cui titolo: “Difendo l’evoluzione contro l’oscurantismo” è già un programma. Per il professore “L’evoluzione è un dato di fatto, ed è uno dei più importanti dati di fatto che conosciamo. Si dovrebbe essere dementi per dubitarne”. Ringraziamo l’illustre professore per averci illuminato sulle ragioni della nostra demenza. Quanto alla sua intelligenza, ci occuperemo in un prossimo servizio.

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1. (A. Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo, Milano, il Saggiatore, 1999, p. 122-3).

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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