Se la scomparsa dell’evoluzionismo
dall’insegnamento di scienze nelle scuole elementari e medie inferiori è stata
una sorpresa, non si può dire altrettanto degli sviluppi successivi, in seguito
ai quali il ministro Moratti ha prima
precisato che i nuovi indirizzi sono stati fraintesi, poi ha assicurato che
l’evoluzionismo sarà insegnato sin dalle elementari. Sulle modalità
d’insegnamento dovrà pronunciarsi una commissione di quattro scienziati,
nominata dal ministro e presieduta dal Nobel per la medicina Rita Levi
Montalcini. Gli altri membri sono il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, don
Roberto Colombo (docente di neurobiologia e genetica alla Cattolica) e Vittorio
Sgaramella, professore di biologia molecolare all’università della Calabria.
Il merito di aver spronato il Ministro a
chiarire immediatamente il senso del cambiamento dei programmi è del quotidiano
la Repubblica, che ha utilizzato al
meglio il proprio notevole peso mediatico, facendo scendere in campo, in difesa
di Darwin, il gotha degli scienziati italiani e non solo. Il 23 aprile Repubblica pubblicava un appello per il
reinserimento di Darwin nel primo ciclo scolastico, firmato da 12 importanti scienziati, tra i
quali il Nobel per la medicina Renato Dulbecco. In pochi giorni poi Repubblica ha raccolto oltre 47mila
firme a favore dell’appello, a
testimonianza dell’importanza che una parte del mondo intellettuale attribuisce
alle teorie evoluzioniste. L’appello, di
cui riportiamo sotto la parte essenziale, e l’elenco delle firme, sono
reperibili sul sito de La Repubblica.
“Il mancato
apprendimento della teoria dell’evoluzione per dei ragazzi di 13-14 anni,
rappresenta una limitazione culturale e una rinuncia a svilupparne la curiosità
scientifica e l’apertura mentale. È senz’altro giusto spiegare che il Darwinismo
e le teorie che ne sono conseguite hanno lacune da colmare e presentano problemi
insoluti, ma non si può saltare completamente l’anello che lega passato e
presente della nostra specie. Chiediamo dunque al Ministero dell’Istruzione di
rivedere i programmi della scuola media, colmando una dimenticanza dannosa per
la cultura scientifica delle nuove generazioni”.
Accanto all’appello c’è l’intervista di Elena
Dusi al Nobel Dulbecco, della quale riportiamo la parte più rilevante:
Si può sempre
studiare Darwin al liceo o all’università. Perché secondo lei è grave eliminarlo
dai programmi delle medie?
«Perché i giovani che stanno
crescendo dovrebbero conquistare l’apertura mentale più ampia possibile. È molto
triste che una delle ipotesi sulla nascita della vita sulla terra venga
semplicemente eliminata dai programmi scolastici. La si può criticare, se non si
è d’accordo: la teoria dell’evoluzione di Darwin e le idee che da essa sono
scaturite formano un sistema tutt’altro che perfetto. Esistono dei punti oscuri,
delle fasi di passaggio non facilmente decifrabili. Ma si tratta di limiti che
supereremo probabilmente in futuro, man mano che amplieremo le nostre
conoscenze».
È giusto
presentare la teoria del Creazionismo ai ragazzi delle scuole? «Ma
certo. Nessuna ipotesi va scartata a priori. Nemmeno quella Creazionista, che
pure è completamente estranea ai criteri del pensiero scientifico. Per potersi
creare una coscienza, i giovani hanno bisogno di prendere in esame tutte le
opzioni. Sarà poi la vita a fargli decidere, a portarli verso la razionalità
della teoria evolutiva o verso altri ambiti, come quello dell’ipotesi religiosa
sull’origine del mondo».
Possono
esserci oggi buoni biologi e buoni medici, senza lo studio della teoria
dell’evoluzione? «Si può avere un’istantanea della situazione
attuale. Di certo si possono apprendere tutti gli elementi per la conoscenza
dell’uomo e degli altri esseri viventi anche senza studiare Darwin. Ma più
problematico sarebbe spiegare quali sono le connessioni tra le varie
specie…».
Il 29 aprile
Repubblica ha potuto annunciare, in
prima pagina, l’avvenuta “evoluzione del ministro”, con il titolo “La Moratti
cambia idea su Darwin: sarà studiato dalle elementari”. Per sapere di più su
“l’evoluzione” del ministro (che aveva risposto all’appello di Repubblica già il 24 aprile) abbiamo dovuto consultare un altro
quotidiano, il Giornale, sempre del
29 aprile:
«La discussione delle teorie darwiniane, fondamento della
moderna scienza biologica, è assicurata nella formazione di tutti i ragazzi dai
6 ai 18 anni, secondo criteri didattici graduali. L’obiettivo primario della
riforma è proprio quello di creare coscienze libere, sviluppando il senso
critico degli allievi sin dai primi anni del percorso scolastico. Vogliamo
assicurare ai nostri ragazzi, sotto la guida degli insegnanti, una pluralità di
fonti e di opinioni, in modo che attraverso il confronto possano formarsi una
propria coscienza critica. Vogliamo stimolare alla conoscenza tutti gli allievi,
dai più piccoli agli studenti delle superiori, in modo che possano formarsi una
personalità responsabile basata su principi, valori, stili di vita e
comportamenti consapevoli, fondati sul rispetto degli altri e aperti al
confronto».
Nel
frattempo si è “evoluta” non solo la posizione del ministro, ma anche quella
dello schieramento pro-Darwin. Dopo l’opinione di Dulbecco (che poi non è
diversa dalla posizione del ministro, e
forse per questo non è reperibile sul sito internet di Repubblica), è comparsa (Repubblica, 24 aprile) l’opinione di
Umberto Veronesi, secondo il quale “il
darwinismo è un abito mentale che è fondamentale acquisire il più precocemente
possibile, perché a 13-14 anni i ragazzi stanno sviluppando, o già hanno
sviluppato, un loro modo di pensare e di vivere”.
Noi siamo
d’accordo con Veronesi: il darwinismo, infatti, non è scienza, ma abito mentale.
Il problema è tutto qui. Proprio per questo vogliamo che nelle ore di scienza ai
nostri figli si insegni scienza, compresi i suoi limiti, esattamente come
formulato nell’appello degli scienziati. Secondo noi il compito della scuola
dovrebbe essere quello di preparare i ragazzi alla scelta critica e consapevole
dell’abito mentale, non certo quello di imporre abiti mentali di alcun tipo.
Perché, come afferma Antonino Zichichi, “di Scienza ce n’è una sola mentre di
Arte, Letteratura, Filosofia e di altre attività intellettuali ce ne sono tante
e spesso in contraddizione le une con le altre”.1 Anche di abiti
mentali ce ne sono diversi, e quello di Veronesi non è l’unico che un buono
scienziato possa indossare. Il Centro Internazionale di Fisica Teoretica di
Trieste, una delle istituzioni scientifiche più importanti in Italia, è stato
fondato nel 1964 da Abdus Salam, musulmano devoto e premio Nobel per la fisica
nel 1979. Salam non indossa l’abito mentale di Veronesi, ma non per questo gli è
inferiore come scienziato. Se mia figlia fosse appassionata di fisica, sarei
felice che ad insegnargliela fosse un uomo della levatura di Abdus Salam. Se poi
per insegnargliela pretendesse da lei di mettersi addosso anche il suo abito
mentale, sarei un po’ meno entusiasta.
Per dare una
mano al già folto schieramento pro-Darwin è stato infine arruolato Richard
Dawkins, professore dell’università di Oxford, il divulgatore più importante del
darwinismo nel mondo. Dawkins ha pubblicato un lungo articolo (Repubblica, 30 aprile), il cui titolo:
“Difendo l’evoluzione contro l’oscurantismo” è già un programma. Per il
professore “L’evoluzione è un dato di fatto, ed è uno dei più importanti dati di
fatto che conosciamo. Si dovrebbe essere dementi per dubitarne”. Ringraziamo
l’illustre professore per averci illuminato sulle ragioni della nostra demenza.
Quanto alla sua intelligenza, ci occuperemo in un prossimo servizio.
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1.
(A. Zichichi, Perché io credo in Colui
che ha fatto il mondo, Milano, il Saggiatore, 1999, p. 122-3).
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