Nel
biochimismo degli organismi viventi si ritrovano moltissimi casi in
cui ciò che si vede non riesce a trovare alcuna spiegazione
sulla base del meccanismo evolutivo. Vediamo alcuni casi.
Piante
e prodotti "secondari" I
prodotti cosiddetti "secondari" delle piante rappresentano
una categoria molto numerosa ed eterogenea di sostanze naturali alle
quali è difficile assegnare precisi significati metabolici e
fisiologici. L'attributo "secondari" sta a significare
proprio che questi prodotti non partecipano a quei processi
metabolici essenziali al mantenimento della vita in un organismo
vegetale.
D'altra
parte non si può neppure sostenere che i prodotti secondari
derivino dai primari in quanto molti di essi si originano da
specifiche vie di biosintesi prive di connessioni con il metabolismo
primario.
L'ipotesi
che i prodotti secondari fossero prodotti finali e quindi si
accumulassero nelle cellule della pianta è stata abbandonata
in quanto studi accurati hanno dimostrato la loro continua sintesi e
degradazione.
E'
certamente azzardato, allo stato attuale delle conoscenze, tentare di
assegnare un significato fisiologico alle sostanze che stiamo
considerando.
Ora,
se la morfologia delle piante è stata sottoposta nel tempo a
forte pressione selettiva -come la teoria evoluzionistica afferma-
non vi è motivo per non credere che analoga sorte sia toccata
alla biochimica delle piante.
In
virtù di questa, si sarebbe dovuta formare nelle diverse
specie una quantità molto elevata di prodotti secondari dei
quali sarebbero dovuti rimanere -per selezione- solo quelli capaci di
conferire alla pianta uno specifico vantaggio evolutivo. Ciò,
come detto sopra, non si è verificato.
La
fotorespirazione Per
rimanere nel campo del biochimismo delle piante, non si può
trascurare la stranezza della fotorespirazione.
La
fotorespirazione è un normale ciclo respiratorio cellulare
che, per il fatto di avvenire in contemporanea con la fotosintesi,
avviene con una velocità particolarmente elevata, senza nessun
vantaggio per la pianta e con un dispendio energetico notevolmente
maggiore del necessario: essa cioè condiziona la resa netta
della fotosintesi e riduce la produttività delle piante.
E'
un processo così illogico che i fisiologi vegetali parlano di
una necessità delle piante a subire e quindi ad adattarsi a
questo ciclo biochimico: "le piante terrestri si sono ben
adattate a convivere con la fotorespirazione, mentre un certo numero
hanno imparato non tanto a tollerarla quanto a ridurla al
minimo"(1).
Negli
animali, la perdita di enzimi (enzimaferesi) coll'aumento del livello
di organizzazione è nota in molti casi e rappresenta un
esempio di quella che, con una disinvolta contraddizione in termini,
è detta "evoluzione regressiva"(2).
*** (1)
A. Alpi, P. Pupillo e C. Rigano, Fisiologia
delle piante, SES, p.
104. (2)
G. Sermonti e R. Fondi, Dopo
Darwin, Critica all'evoluzionismo,
Rusconi 1980, p. 71.
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