Su
Le Scienze un articolo di Carl Zimmer sull’evoluzione senza
selezione, molta teoria ma gli esperimenti mostrano la degenerazione
del genoma.
E
così, anziché quella del neodarwinismo, viene
confermata la teoria di Sanford.
“Le
sorprendenti origini della complessità della vita”
è il titolo di un articolo pubblicato il mese scorso su Le
Scienze, l’articolo
è firmato da Carl Zimmer, uno dei
divulgatori scientifici di maggior successo. L’argomento è
la “Constructive Neutral Evolution”
(Teoria
neutrale dell’evoluzione molecolare)
che fu elaborata tra gli anni ’60 e ’70 da Motoo
Kimura e proposta per la prima volta nell’articolo
“Not
Darwinian evolution” nel quale viene
posto il problema dell’impossibilità che le singole
mutazioni possano essere selezionate e che quindi siano le mutazioni
neutre fissate nel genoma che possano alla fine determinare un
cambiamento evolutivo.
La
prima considerazione che è possibile fare è
come con un meccanismo di neolingua orwelliana quella che nasce come
‘evoluzione non darwiniana’ sia poi stata inglobata
all’interno della onnicomprensiva teoria neodarwiniana.
Nell’articolo di Zimmer vengono riportati alcuni casi che
potrebbero far pensare ad un meccanismo del tipo della CNE, in tal
senso il riferimento è lo sviluppo delle pompe molecolari
dette “complessi delle ATPasi vacuolari” e al meccanismo
detto “editing” del DNA.
Come
vediamo si tratta di una teoria dell’evoluzione che
comunque si basa sul meccanismo delle mutazioni casuali proprio
della Sintesi Moderna ma privato
dell’azione della selezione naturale almeno fino a quando
l’azione complessiva delle mutazioni sul fenotipo non venga
manifestata. Questo tipo di meccanismo potrebbe rendere ragione di
un’evoluzione del tipo di quella indicata nella teoria degli
equilibri punteggiati di Gould e Eldredge,
le mutazioni infatti si accumulerebbero in modo continuo ma senza
manifestarsi, per poi dare luogo in modo apparentemente repentino ad
un nuovo fenotipo.
L’assunto
implicito di questa teoria della CNE è che le
diverse singole mutazioni che sono necessarie all’evoluzione
non sono selezionabili e che quindi la selezione naturale non può
fissarle prima che tutte insieme agiscano per il nuovo carattere,
quindi la Sintesi Moderna nella quale il
gradualismo e la costante azione del caso e della selezione naturale
sono aspetti fondamentali, risulta superato come affermato con toni
decisi in uno studio pubblicato da Arlin
Stoltzfus del Center for Advanced Research
in Biotechnologypresso l’Università
dell’Iowa su Bio Med circa
un anno fa (CS-Il
neodarwinismo è morto, ma non si può dire 2):
Rattoppando
la Sintesi Moderna con i limiti, la possibilità e la
contingenza, espandiamo la copertura di un largo raggio di casi fuori
del paradigma centrale, tuttavia questa espansione comporta un’enorme
perdita di rigore e chiarezza tanto che il risultato non merita il
nome di “teoria”.
C’è
qualcosa (evoluzione, la politica, i movimenti planetari, costruzione
di ponti), che non può essere spiegato con la teoria delle
forze della genetica e popolazione, quando è combinata con i
tre principi “acchiappa tutto” per cui i risultati sono
contingenti nelle condizioni iniziali, limitati da vari fattori, e
soggetti alla possibilità?
Ma
ogni teoria che aspiri ad essere classificata come scientifica deve
essere corroborata e falsificabile, la corroborazione deve
passare attraverso un esperimento nel quale le previsioni ricavate
dalla teoria vengono verificate, ed ecco intervenire lo studio a cui
fa riferimento Carl Zimmer, uno studio che si sviluppa sulle
mutazioni accumulate dalla Drosophila
melanogaster (moscerino della frutta) in decenni in cui
gli individui non sono stati sottoposti a selezione naturale perché
i soggetti erano mantenuti in condizioni protette nei laboratori.
E
qui accade qualcosa che lascia davvero increduli. Per
confermare l’azione evolutiva della CNE vengono proposti casi
di drosophla tratti dagli esperimenti, ma quella che viene chiamata
“complessità” è una costante e ripetuta
degenerazione delle strutture:
L’immagine
scelta per illustrare l’articolo è quella di una
drosophila divisa lungo la linea sagittale e composta per metà
da un esemplare senza mutazioni e per l’altra metà da un
generico esemplare sottoposto a mutazioni casuali. La
mancanza di selezione non ha evidentemente generato nulla che si
possa definire “complessità”, come invece
sostenuto nell’articolo:
“Liberati
dalla selezione” gli insetti avrebbero “goduto”
della complessità, ma
evidentemente come affermato dal paleontologo Douglas Erwin (le cose
migliori in campo evolutivo sono sempre giunte dai paleontologi)
semplicemente questa “complessità” in
natura sarebbe stata
eliminata in quanto non funzionale.
Ed
ecco che quindi il tentativo di ricondurre nell’ambito della
teoria neodarwiniana tutto e il contrario di tutto finisce
col generare delle contraddizioni che mostrano come si tratti di un
espediente per conservare solo nominalmente una teoria ritenuta
valida. Alla fine di questo articolo tutti possono convenire sul
fatto che le conclusioni da trarre sono altre rispetto quelle di
Zimmer, e precisamente:
1)
la selezione non può generare complessità selezionando
ogni singola mutazione perché molto spesso non mostra
alcun fenotipo vantaggioso ma risulta neutra (ciò
presupporrebbe tra l’altro avere un bersaglio a cui tendere).
2)
se in alternativa la complessità dovesse accumularsi per
mutazioni neutre, queste sarebbero statisticamente accompagnate da
una tale quantità di mutazioni svantaggiose che la specie non
potrebbe sopravvivere e si estinguerebbe.
Tutto
lascia quindi pensare che i meccanismi neodarwiniani
anziché condurre all’evoluzione conducano all’entropia
genetica di cui parla John Sanford.
I
meccanismi neodarwiniani sottoposti a prova sperimentale dunque
falliscono perché spiegano l’estinzione non
l’evoluzione. In tale contesto emerge che la selezione naturale
serve solo a limitare questo processo eliminando gli individui
difettosi, esattamente come pensava colui che la propose per primo E.
Bliyth.
La
teoria dell’evoluzione neodarwiniana non è ancora
corroborata e basandosi sul caso non è neanche faksificabile.
Una vera teoria scientifica dell’evoluzione
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