A
due anni di distanza dalprimo
articolosu CS riguardo la mancanza di
collegamenti tra Homo sapiens e i suoi presunti antenati, aumentano
gli elementi contro un’interpretazione gradualistica
dell’evoluzione umana.
La
spiegazione neodarwiniana è sempre più inadeguata.
Con
un singolare tempismo si sono susseguite in pochi giorni due
notizie che mettono seriamente in discussione la
ricostruzione dell’albero evolutivo della specie Homo sapiens.
La prima, della quale ci siamo occupati ampiamente (vedi “Il
cranio di Dmanisi: nonostante le smentite è un importante
punto a sfavore della teoria neodarwiniana“),
è quella relativa allo studio sui crani ritrovati a Dmanisi
dai quali emerge il fatto che il presunto cespuglio evolutivo
costituito da Homo rudolfensis, Homo habilis e Homo
erectus è invece un unico ceppo del quale le tre
presunte specie erano solo delle varietà.
Come
già detto questo fatto rende non graduale il passaggio a Homo
sapiens rendendo sempre meno probabile la spiegazione gradualista
neodarwiniana per questo caso.
Come
se non fosse già un problema notevole riuscire a spiegare un
tale salto evolutivo, questo equilibrio punteggiato tra
due specie troppo diverse tra loro e senza più passaggi
intermedi, è giunto un secondo studio a complicare le cose. Il
riferimento è a quanto riportato nell’articolo
pubblicato suPNAS intitolato “No
known hominin species matches the expected dental morphology of the
last common ancestor of Neanderthals and modern humans“,
che getta dei sospetti sul fatto che Homo
heidelbergensis, Homo erectus e Homo antecessor, possano
essere stati antenati di Homo sapiens e Homo
neanderthalensis. La notizia è stata riportata,
stavolta senza alcun risalto da parte dei media, su Le
Scienze nell’articolo del 22 ottobre intitolato
“Più
antico l’antenato comune di uomo moderno e Neanderthal“:
Nessuna
delle specie indicate come possibile ultimo antenato comune tra
l’uomo moderno e l’uomo di Neanderthal aveva una
morfologia dentale corrispondente a quella che dovrebbe
caratterizzarlo. Il risultato, ottenuto dall’esame di oltre
1200 reperti fossili, indicherebbe che la divergenza fra le due
specie risale ad almeno un milione di anni fa, in contrasto con le
stime ottenute in base alle indagini biomolecolari…
La
divergenza fra le linee evolutive che hanno condotto all’uomo
di Neanderthal e all’uomo moderno risalirebbe ad almeno un
milione di anni fa, un’epoca decisamente anteriore a quella
indicata dalle più accreditate stime ottenute sulla base
dell’evoluzione del cranio (fra i 300.000 e i 400.000 anni fa)
o delle indagini biomolecolari (circa 500.000 anni fa).
Se
dunque dal punto di vista del cranio e delle indagini biomolecolari
si poteva pensare che la divergenza di neanderthalensis e
sapiens fosse compatibile con un antenato di 300/500 mila anni fa,
adesso si devono escludere i reperti risalenti a quell’epoca
dall’albero genealogico di Homo sapiens e Homo
neanderthalensis, come riportato ancora su Le Scienze:
E’
così emerso, con un’alta affidabilità statistica,
che nessuna delle specie candidate a questo ruolo – come Homo
heidelbergensis , H. erectus e H. antecessor – ha una
morfologia dentale corrispondente a quella che ci si aspetterebbe
nell’ultimo antenato comune.
Se
questo fosse confermato andrebbe ulteriormente potato quel cespugli
evolutivo già sfrondato con il ritrovamento dei crani di
Dmanisi:
Oltre
all’unificazione delle specie Homo cerchiate in nero dovremmo
dunque ritenere non antenati di Homo sapiens e Homo neanderthalensis
le specie cerchiate in rosso.
Ma
poiché Homo erectus compare in entrambi i casi ci
troviamo di fronte ad un insieme intersezione che unisce le qualità
dei due insiemi, da questo deriva la seguente affermazione: Homo
rudolfensis, Homo habilis e Homo erectus sono una sola specie, ma
poiché erectus è incompatibile con l’evoluzione
di Homo sapiens e Homo neanderthalensis, si tratta di una specie che
non è progenitrice di quella umana.
Ma
non è tutto, come evidenziato nello schema non possono essere
considerati progenitori della specie umana neanche Homo antecessor e
Homo heidelbergensis, e quindi ci troviamo di fronte ad un Homo
sapiens sempre più ‘venuto dal nulla’.
Quel
gradualismo dell’evoluzione umana che era diventato
insostenibile con i crani di Dmanisi appare adesso improponibile.
Le leggi dell’evoluzione neo-darwiniana appaiono del tutto
inadeguate per spiegare l’evoluzione umana, proprio come, per
altre motivazioni, aveva sostenutoAlfred Russel Wallace in
“The
Limits of Natural Selection as applied to Man”
nel 1869, solo dieci anni dopo la pubblicazione dell’Origine
delle specie di Darwin
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