L’evoluzione
avviene per gradi e tempi lunghissimi, questa e’ la tesi su cui
si basa il neodarwinismo; il periodo denominato Cambriano e’
pero’ sicuramente un grandissimo problema.
Questa
volta è ospite (compagno di trasmissione)del duo
Pennetta-Fratus uno dei collaboratori del neo-nato evoluzione
scientifica ,Carlo Alberto Cossano, che si interessa in particolar
modo di libri e vicende sul fronte del l’antidarwinismo oltre
oceano. Per ultimo “Darwin’s Doubt”
che
ha recensito e nel quale si parla anche del Cambriano.
E
in trasmissione si parte proprio, non a caso, considerando un
articolo di le Scienze in cui si fa riferimento ad un cambiamento di
marcia dell’evoluzione nel periodo del Cambriano (stimato fra
Tra 540 e 520 milioni di anni fa). Cossano aveva trattato l’argomento
scrivendo un articolo a riguardo. È opportuno fare a questo
punto delle considerazioni. In natura esiste una grandissima varietà
di organismi diversi, fra i quali si possono o potrebbero
identificare delle “specie”, verosimilmente quegli
organismi, aventi lo stesso pool genico, che incrociandosi tra loro
generano potenzialmente una prole illimitatamente feconda, o se
vogliamo quegli organismi che derivano per soli processi
microevolutivi da una medesima popolazione di origine inclusa la
popolazione di origine stessa. Tutte le altre categorie tassonomiche
(famiglie, ordini, classi..) non sono che “criteri di
classificazione”, creati saggiamente da Linneo (rivisti con la
moderna cladistica alla luce del neodarwinismo) per fare ordine nei
vecchi “bestiari”, uniche categorizzazioni disponibili
precedentemente, che, con le esplorazioni consentite dall’adozione
dei piroscafi, tendevano ad allungarsi a dismisura. Linneo, si regolò
in base alle maggiori o minori somiglianze, e proprio come farebbe un
accorto bibliotecario che, tra migliaia di volumi disparati, cercasse
di adottare un ordine che li rendesse reperibili, e quindi
disponibili agli studiosi, così fece Linneo.
Ora,
nel Cambriano, ricorda Cossano, si constatò la comparsa di 19
o 36 nuovi phyla (le Scienze riporta addirittura 50…) rispetto
al periodo precedente, il pre-Cambriano. Il phylum, ricorda sempre
Cossano, è il gruppo gerarchicamente inferiore al regno e
superiore alla classe.
Facciamo
un esempio, nel phylum dei cordati troviamo vertebrati
(pesci,uccelli,mammiferi (tra i quali a sua volta cavallo, delfino,
uomo, topo), anfibi, rettili), urocordati (migliaia di specie fra cui
piante marine) e cefalocordati (piccoli animali marini, anfiosso,
pikaia..).
Quindi
organismi molto differenti fra loro con delle specificità
proprie.
Cosa
di per sé già di un certo spessore, che diventa ancor
più “imponente” se si considera che, ad oggi, nel
pre-Cambriano (il vecchio Archeozoico), la flora e la fauna erano
veramente limitate con batteri, spugne, anellidi, pinnatule, delle
sorta di meduse, echinodermi.
Insomma
pochi phyla, che per contare non occorrono neanche tutte le dita
delle mani e poi si arriva fino a 50 phyla, in un lasso temporale
che, evolutivamente parlando è, come ricorda Cossano un
“‘blink of an eye” (in questo caso secondo le
datazioni attuali un periodo che va da 5 a 10 milioni di anni).
Efficace l’esempio della casa in costruzione che riporta
nell’articolo, apparso in parallelo su CS ed evoluzione
scientifica, il cui link è riportato in apertura. Pennetta
spiega quindi, come giustamente osservato da Cossano, che lo studio
pubblicato su Current Biology non dice in realtà niente di
nuovo, si preoccupa solo di dire che qualche cosa sia avvenuta (e non
sappiamo cosa). E spiega inoltre che non stupisce il fatto che venga
palesata la complessità della cosa con il neodarwinismo, come
potrebbe infatti non esserlo? È stato ricordato più
volte che non esiste un criterio di falsificabilità del
neodarwinismo, quindi i ricercatori potevano stare tranquilli. Che
l’esoscheltro, le mascelle o l’apparato visivo, hanno
certamente rappresentato un vantaggio per i possessori, favorendone
la diffusione e la successiva diversificazione è un qualcosa
che non dice nulla… Cossano richiama l’attenzione di
quanto il problema sia incentrato sulla comparsa del più
adatto piuttosto che sulla sopravvivenza di quest’ultimo. Si
pensava che successivi ritrovamenti fossili avrebbero colmato lacune,
sistemato le cose, ma un secolo e mezzo di raccolte di fossili ha
solo aggravato il problema. Invece delle piccole differenze che si
avevano all’inizio, più sono grandi le differenze che si
sono verificate in seguito, più sembrano grandi le differenze
che dovevano esserci proprio all’inizio. Alcuni esperti di
fossili descrivono questa evoluzione come “dall’alto
verso il basso” che contraddice lo schema “dal basso
verso l’alto” della teoria neodarwiniana. È una
volta fatte queste considerazioni, che Fratus propone poi di parlare
di come si inserisce il problema del Cambriano all’interno
della teoria degli equilibri punteggiati di S.J.Gould. A tal
proposito si può ricordare un articolo apparso su Pikaia tempo
addietro,dove fra le varie cose si può leggere:“Per la
nostra specie, invece, tutti i dati sembrano indicare un evento di
speciazione in Africa datato tra i 200mila e i 100 mila anni fa,
quindi una comparsa improvvisa della specie, compatibile con il
modello degli equilibri intermittenti. [...]Timothy Weaver, un
ricercatore dell’Università della California, in un
articolo pubblicato sul Journal of Human Evolution, mostra come i
dati che abbiamo appena citato siano compatibili anche con un modello
di evoluzione graduale, in cui Homo sapiens acquisisce i suoi
caratteri specifici lentamente, a partire dalla divergenza con la
linea neandertaliana circa 400mila anni fa, ovvero in uno scenario di
gradualismo filetico.”Infatti la teoria degli equilibri
punteggiati è stato uno degli elementi atti a salvare “capra”
e “cavoli”, nello specifico del gradualismo e della
mancanza di prove fossili a suo sostegno. Tale teoria prevede lunghi
periodi di “stasi” interrotti da rapidi (ma si badi bene
“graduali”) periodi di evoluzione. A completare
quest’opera di “salvataggio” è stato il
recente concetto di “evolvibilità”. In buona
sostanza si può dire che i fossili (e con loro Gould ed
Eldredge) dicono che per lunghi archi temporali (milioni di anni) non
succedeva niente, c’era una “stasi”, la norma per i
viventi, e che l’evoluzione avveniva invece proprio in breve
periodo. E nel caso del Cambriano in quel “’blink of an
eye” di cui ha parlato Cossano. Lo stesso Cossano spiega anche
che in questo periodo, in cui sarebbe dovuta avvenire l’evoluzione,
per far sì che si verificasse quest’esplosisione di
forme di vita si sarebbe dovuti passare dai 5-6 tipi di cellule
massimo che si stimavano esserci fra gli organismi del pre-cambriano
ai 50-60 tipi di cellule degli organismi del cambriano.
Ciò
vuol dire appunto assistere alla comparsa di funzioni caratteristiche
di quelle specie ricordate sopra quindi comparsa di piani anatomici,
zampe, apparati, multistrutture visive, cose che richiedono un
crescente livello di complessità. Ciò si traduce a
maggior informazione genetica.
Il
fatto che si suppone fossero aumentati causa inondazioni e
quant’altro nutrienti chimici nelle acque e che si fosse
verificato un aumento della “superficie abitabile”
sott’acqua e che gran parte di queste acque era profonda da far
penetrare la luce del sole non vuol dire nulla senza mostrare cosa
come e in che modo questi possano innescare la formazione di nuove
caratteristiche. Dov’è l’”artificio”
neodarwiniano
in questo e in generale nella Sintesi estesa? È l’”effetto
puzzle”, cioè vengono fornite nuovi dettagli
(accelerazione e cambio dei tassi di speciazione mutazioni, fattori
ambientali che fungono da catalizzatori-valvole d’innesco,
evolvibilità
etc..)
come fossero pezzi del puzzle che ad un certo punto terminerà
svelando l’immagine completa.
In
realtà si tratta solo si alimentare una cortina di fumo per
occultare l’elefante nella stanza, in quanto nulla va a
modificare o a rendere funzionante il meccanismo che è il
fulcro, il cuore il nucleo della teoria neodarwiniana. Ed è
ciò che viene contestato e che fa si che non sia scientifica.
Per
fare un paragone è come se un software fosse in grado di fare
diverse nuove funzioni, quindi ciò significa che sono
aumentate le righe di codice, e senza che si incorra in errori di
esecuzione o compilazione, quindi che il software venga lanciato e
non abbia arresti, malfunzionamenti etc e faccia cose che prima non
facesse già. E quindi bisogna spiegare come si sono generate
quelle linee di codice e non è sufficiente fornire una
descrizione “banale” di ciò che è accaduto
e dire che sono comparse e che in un certo momento sono comparse più
linee di codice.
Ma
ciò non è cosa fattibile, ricorda Pennetta, se prima
non si accetta che il neodarwinismo non funziona. Ricorda che nel
Novecento si passò dalla fisica classica newtoniana alla
relatività, alla meccanica quantistica, alla duale natura
dell’elettrone e ciò fu possibile perché furono
scardinati dei principi, delle cose che si pensavano indiscutibili.
Se ci si accontenta, nel caso nel campo della biologia, di avere il
meccanismo senza il quale” nulla ha senso in biologia”(cit.)
e di fronte all’ignoto ci si rifugia in un “fortuito
lancio ai dadi”, si toglie cioè la possibilità di
trovare delle leggi nella natura che hanno fatto sì che si
formassero le varie specie animali,vegetali e l’uomo. Ma è
necessario prima prendere coscienza che qualcosa non va, che il
neodarwinismo non funziona, che dopo 200 anni non ha prodotto alcuna
predizione utile, che cambia idea troppo spesso e che inventa
spiegazioni post-hoc per ogni nuovo fatto, che non ha ancora portato
una sola corroborazione di quelle necessarie affinché possa
dirsi corroborata nei suoi meccanismi, che non possiede un criterio
di falsificabilità, è messa male come teoria
scientifica e certamente l’unica cosa che può fare il
mantenerla è un danno.
La
puntata è ascoltabile e scaricabile a questo link:
https://www.dropbox.com/s/j8o223s4b05dmme/12_Ott_13.mp3
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