Queste
tre puntate sono state dedicate interamente all’argomento ID,
cercando di chiarire determinate cose a riguardo, risolvendo, se
possibile, eventuali dubbi anche dando vita , probabilmente in
esclusiva mondiale suggerisce Fratus, ad un
dibattito fra antidarwinisti (rappresentati da Pennetta)
e fautori dell’ID (mi si passi il termine, rappresentati
da C.A.Cossano) con Fratus moderatore.
È
proprio Fratus ad introdurre l’argomento raccontando
a grandi linee quella che è stata la storia dell’ID, che
si può leggere nel dettaglio sulla pagina dedicata del
sito progettocosmo.altervista.org.
Fin
da subito, si può chiarire che tutto quanto
riguarda le faccende commerciali,di marketing,del rapporto Discovery
Institute ed ID, della politicizzazione del dibattito sull’ID
negli USA non si tratterà nelle puntate, restando invece
prettamente nell’ambito del dibattito
scientifico-epistemiologico. C’è un concetto che è
bene chiarire fin da subito che è quello della complessità
specificata. Per farlo può risultare utile, semplice ed
efficace un esempio che riporta Cossano, il quale invita a prendere,
per cominciare, come esempio il cristallo di sale. Nonostante la sua
“bellezza”, la sua struttura è alla fine
“Na+Cl-Na+Cl-Na+Cl-Na+Cl-Na+Cl-Na+Cl..”,
altamente ripetitiva, che risulta da forze di mutua attrazione
elettrostatica tra gli atomi. Stessa cosa per il cristallo di neve,
un po’ più complesso e con più informazione, ma
molto al di sotto della soglia minima di una proteina, di un RNA o di
una sequenza di DNA..A questo punto ci si “sgancia” dalle
osservazioni chimico-biologiche per tornarvi poi in seguito,valutando
invece le differenze fra tre stringhe di caratteri.
a)
abcabcabcabcabcabcabc
b)fjkertpo0kr7bnccfzaergu
c)
Mi illumino di immenso.
Nel
primo caso si può vedere una ridondanza
d’ordine,ci potrà essere “specificità”,
ma non c’è complessità. Nel secondo
caso c’è una complessità,
sono lettere a caso con “specificità” zero ma con
una certa complessità di Shannon. La terza
rappresenta una poesia con spazi al punto giusto,
punteggiatura che ha sia specificità che
complessità. E si tratta di una piccola stringa,
molto piccola, più il contenuto informativo cresce più
crescerà la complessità. Quindi l’ID afferma che
è impossibile che la complessità specificata esista in
sequenze risultanti da processi non guidati e da ciò
deduce che il ritrovamento di sequenze a complessità
specificata negli organismi viventi sia un segno di un qualche genere
di guida nella loro formazione, a sua volta indicativa di
intelligenza. Intelligenza che con il concetto di informazione
costituiscono il cuore dell’ID. I critici dell’ID sono
soliti respingere l’uso della complessità specificata
per dedurre l’esistenza di un progetto come unargumentum
ad ignorantiam.
Ma
vediamo meglio questa cosa sempre proponendo esempi che
riporta Cossano e che sono spesso portati come esempio dai fautori
dell’ID. Si propone il classico esempio esemplificativo di
alieni dinanzi al monte Rushmore o dell’archeologo che trova
una statuetta… e che deducono che si tratti di una produzione
di una qualche intelligenza e non di altro..
In
effetti il metodo scientifico è applicabile sia nell’ambito
investigativo (Conan Doyle l’ha sublilmente
raccontato) quanto nel campo delle ricostruzioni
archeo-paleontologiche. Però, perché si può
dire che un oggetto che mostra una specificità e una
complessità di un certo tipo è frutto di una
intelligenza? Beh, intanto questo non è vero, non si può
dire (scientificamente), tanto per incominciare, ma si può
invece dire che esso sia frutto di una forma di vita intelligente
(chiamiamola così). L’osservazione ha permesso e
permette di venire a conoscenza di capacità, abilità e
mezzi produttivi dell’uomo tanto che è possibile
distinguere cosa sia un suo prodotto da qualcosa di naturale. Ed è
su queste basi che trovando determinate cose nello spazio si potrebbe
legittimamente pensare che siano frutto di una forma di vita
intelligente (questo ovviamente in linea del tutto teorica qualora
esistessero altre forme di vita intelligente nello spazio oltre
all’uomo, cosa che di certo non vado a sostenere né qui
né altrove).
Ma
che dire della vita, delle specie e dell’uomo stesso? Non
sono artificiali ed anche fossero riconducibili ad una forma di vita
intelligente aliena, beh, questa a sua volta per quanto detto
dovrebbe essere frutto di una intelligenza generando un processo
infinito… Una intelligenza che non sia una forma di vita
intelligente? Beh, ma in questo caso allora manca l’osservazione,
non si può dire nulla su questa intelligenza né su come
essa operi, pertanto è impossibile dire scientificamente se
qualsiasi cosa sia o non sia frutto di essa.. Inoltre l’intelligenza
osservabile opera attraverso cause seconde sull’azione e
l’effetto delle quali è possibile indagare.
Attrezzi,
macchinari, computers, pennelli, il corpo stesso
schiacciano, imprimono, marchiano, scolpiscono, appiattiscono,
forano, levigano, modellano, assemblano, tagliano e l’effetto
di queste cose è esprimibile con leggi naturali..la scienza
indaga “meccanismi” e questi lo sono.
E
cosa dice l’ID riguardo queste cause seconde? Si
è visto che l’ID afferma di non occuparsi del
sovrannaturale, ma sostiene anche (l’abbiamo visto nei
commenti, ma si ritrova facilmente nei vari FAQ dei siti
ufficiali) che la vita, le forme viventi non sono
spiegabili con leggi naturali… questo è semplicemente
contradditorio.
L’ID
parla anche di “best explanation”
e di ragionamento adduttivo. Vediamo anche di
introdurre questo argomento. Ma prima bisognerebbe anche comprendere
che “spiegare” B vuol dire
dedurre logicamente B da una cosa più semplice ed intuitiva
A. Non posso spiegare B ricorrendo ad una cosa
ancora più complicata C. Poi torniamo ancora a fare
un esempio per chiarire i concetti di induzione, deduzione ed
adduzione attraverso l’effetto della pioggia.
A)Ho
osservato che quando la sera piove la mattina il giardino è
bagnato. Ieri sera ha piovuto allora il giardino stamattina sarà
bagnato.
B)Ieri
sera ha piovuto. Stamani il giardino era bagnato. Posso dire che se
la sera prima piove la mattina il giardino sarà bagnato.
C)Il
giardino è bagnato stamattina. Ho osservato che quando la sera
piove la mattina il giardino è bagnato. Può essere che
ieri sera abbia piovuto.
La
A rappresenta un ragionamento deduttivo, la conclusione
scaturisce in modo automatico dalle premesse date la regola e il caso
in esame (ieri sera ha piovuto), il risultato non può essere
diverso (allora il giardino sarà bagnato) e rappresenta
semplicemente il rendere esplicito ciò che era già
implicito nelle premesse. L’induzione (B) consente
invece di ipotizzare una regola a partire
da un caso e da un risultato, si basa sull’assunzione che
determinate regolarità osservate in un fenomeno continueranno
a manifestarsi nella stessa forma anche in futuro. La C
rappresenta un esempio di ragionamento addutivo. Fornisco
una spiegazione che al momento reputo la migliore basandomi su un
risultato che osservo e su processi, leggi che conosco. Ora, in tutti
e tre comunque ci deve essere un’osservazione a monte che per
l’ID,come mostrato precedentemente non c’è. E poi
con il metodo scientifico abbiamo un processo di generazione
dell’ipotesi seguito da tentativi di negare l’ipotesi
stessa oltre che a fornire corroborazioni . Cioè è
presente un processo basato sulla falsificazione dell’ipotesi.
In sostanza, l’impossibilità di rifiutare l’ipotesi
rappresenta la prova migliore della sua veridicità. Il
criterio di falsificabilità è un elemento importante
nelle teorie scientifiche, come lo è la capacità di
effettuare predizioni.
Per
questa caratteristica si può leggere il bel articolo
del prof. G.Masiero nella sezione “La
Tavola Alta” su critica scientifica e consiglio
anche la lettura di questo articolo a triplice firma: Masiero,
Forastiere, Giuliani . Per chiarire
ulteriormente questo concetto è utile forse fare ancora un
altro esempio da prendere con leggerezza ma che serva a comprendere
il concetto di base. Abbiamo un neodarwinista,un fautore dell’ID
e un altro scienziato. Vi è una teoria che afferma che “tutti
i cigni del lago dei cigni sono bianchi”. Se si trovasse un
cigno non bianco (nero o di altro piumaggio) nel lago dei cigni
sarebbe un elemento che andrebbe a falsificare la teoria. Il
neodarwinista e quello dell’ID recatisi sul posto si mettono ad
osservare per giorni mesi mettono telecamere sugli alberi vicine
anche con possibilità di vista notturna e vedendo che nessun
cigno non bianco si è visto la teoria regge. L’altro
dice di no. Infatti afferma che è tutto vero,ma dice anche che
non ha mai visto nel lago nessun cigno bianco,che a riva ci sono
piume bianche sì,ma sono piume d’oca di quelle oche che
si vedono lì al lago e il signore che tutti i giorni da 50
anni viene ogni giorno a dare da mangiare alle oche afferma di non
avere mai visto alcun cigno bianco.
Questo
oltre a ribadire l’importanza dell’osservazione
scientifica e a far riflettere sui ragionamenti sopra
riassunti permette di passare a dire qualcosa sulle
predizioni-falsificazioni proposte dall’ID, alcune delle quali
Cossano (specialmente nella terza puntata) riporta in trasmissione e
che si trovano nei vari FAQ e articoli sull’ID, per
esempio qui.Viene
fatto riferimento anche alla reverse
engineering e ad esperimenti di mutagenesi. In
questo senso si può notare che si tratta a qualcosa di analogo
a quello che fa il neodarwinismo quando afferma che se il paradigma
neodarwinista fosse sbagliato allora tutte le vie metaboliche (come
es.il ciclo di Krebs) non sarebbero comuni a tutti i viventi, la
comunanza percentuale fra DNA della scimmia e dell’uomo non
sarebbe così etc…
Tutte
cose che banalmente non contraddicono la teoria ma sono legate al
paradigma centrale da una banale implicazione
logica o si tratta di osservazioni
post-hoc.
Inoltre
per l’ID, come viene fatto giustamente notare da
Pennetta in trasmissione, si assiste in realtà a
considerazioni, esperimenti che vanno a cercare di confutare gli
assunti neodarwinisti e che quindi poi consentono di fare
osservazioni in quel senso e non a favore dell’ID. Negare
gli assunti neodarwiniani non vuol dire automaticamente avvalorare
quelli dell’ID. Si va a mostrare che l’assunto
neodarwiniano si mostra insufficiente ma non da giustificazione di
una INTELLIGENZA.
Allora
Pennetta e Fratus ribadiscono anche l’intenzione dell’ID
di rivedere un po’ le “regole del gioco”,
quindi nel concepire la scienza stessa. Ma vi è un largo
consenso sulla necessità che la scienza, per definizione, cioè
a priori, fornisca solo spiegazioni in termini di processi naturali.
Ma c’è di più. Dal punto di vista pratico lo
scienziato (credente o agnostico che sia) deve accettare che la
scienza è materialistica in tutte le accezioni note del
termine. E che segue il metodo scientifico e che si basi
sull’osservazione e la raccolta di dati. La visione moderna di
scienza non è come erroneamente in questi casi viene fatto
passare frutto di un pensiero positivista recente degli ultimi 200
anni, ma quella è invece una piega “scientista”
che è qualcosa di ben differente e che rimanda, per
dirla brutalmente, la convinzione che le scienze fisiche, e i loro
metodi, abbiano la capacità di soddisfare tutti i problemi e i
bisogni dell’uomo essendo l’unico mezzo di conoscenza e
che tutto quanto non rientri nelle spiegazioni scientifiche non
esista a priori. Che è quindi cosa assai diversa. La scienza e
il moderno metodo
scientifico iniziarono a svilupparsi in epoca medioevale,
in ambito cristiano fino a G.Galilei, lo
stesso che cercava le “impronte del Creatore
anche nei sassi”.
La
necessità di questo strumento di indagine, di
questo campo e del suo metodo non trova affatto radici nel pensiero
Naturalistico e non fu fatto a sostegno di una ideologia
materialista. Se è infatti sufficiente una parvenza verosimile
o il fatto di essere una spiegazione ben motivata di qualche aspetto
del mondo naturale che può incorporare fatti, leggi, illazioni
e ipotesi testate potrebbero essere scienza anche l’astrologia,
l’antroposofia, la metafisica etc etc.. Invece quel costrutto
garantisce una certa qualità dei risultati e caratteristiche
alle teorie scientifiche che consentono un continuo progresso
scientifico orientato a osservare, esplorare per gestire e fare
previsioni utili. E così, una teoria delle origini serve non
tanto a scoprire come le cose sono andate veramente, che potrebbe
anche essere fuori dalla portata della scienza, ma a
indirizzare vari campi di ricerca verso la direzione che appare più
produttiva. La storia naturale è però qualcosa di
diverso dalla scienza, nel senso galileiano del termine.
La differenza tra le due c’è in tutte le accezioni note
del termine ed è qualitativa piuttosto che di
grado. Se guardiamo il mondo che conosciamo, costatiamo che ad una
serie di domande sulla storia naturale la scienza in tutte le
accezioni note del termine non è in grado di rispondere. E
anche tenendo presente ciò che la scienza ci porta a conoscere
possiamo allora fare ipotesi e considerazioni nel campo della storia
naturale, considerazioni di fede, di metafisica, di filosofia..
E
così a meno che non vi sia una qualche ragione che non
permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di
lasciarlo possiamo tenere il nostro punto si vista, le nostre ipotesi
e teorie in questo campo. Ma la scienza è un’altra cosa.
Ed è pertanto importante mostrare come il neodarwinismo non
sia scienza e non “tenerlo su”, affiancarvi l’ID e
poi disquisire su quale dei due appaia il più convincente. Che
cosa ha quindi di valido l’ID? Quello di
dimostrare che il miracolo della vita è l’INFORMAZIONE
(come ben riporta Cossano) in essa contenuta, che non si può
spiegare con la semplice aleatorietà, né sulla Terra,
né in nessuna Galassia (come vorrebbe la panspermia tout
court) perché non c’è abbastanza tempo né
energia, ma soprattutto perché l’informazione
non è riducibile alla materia. Cosa già
spigata da più di 50 anni dal premo Nobel Wigner. Un’altra
cosa buona dell’ID è appunto la “pars
destruens” del neodarwinismo, in buona sostanza
condivisa da tutti gli antidarwinisti e la linea nei confronti
del neodarwinismo di CS. Parte che agisce secondo il meccanismo del
cuneo, con l’accezione positiva del termine, andando a mostrare
l’ascientificità, l’obsolescenza e l’inefficacia
di un paradigma che ha dato anche luogo a danni in
campo sociale e scientifico nonché un rallentamento ed arresto
stesso della ricerca scientifica, al fine di segnalare la necessità
di abbandonare la via infruttuosa (pars destruens) e quella di
impiegare le energie, rese in questo modo disponibili, verso una
nuova teoria o alla ricerca di essa (pars construens).
Ossia
mostrare che allo stato dei fatti su alcuni problemi non si
ha nessuna
spiegazione scientifica né
migliore né peggiore e che non
è assolutamente vero che ormai sappiamo tutto.
Si
può anche notare una cosa in questo senso sul neodarwinismo,
in particolare sulla Sintesi Estesa. Il primo
darwinismo supponeva un meccanismo di pangenesi (derivato
dalla trasmissione di caratteri del trasformismo di Lamarck)
dietro la formazione dei nuovi caratteri e questo in qualche modo
fungeva da criterio di falsificabilità tanto che quando
vennero apprese le teorie di Mendel si verificò l’eclisse
del darwinismo. Si raggiunse poi un compromesso fra la
genetica mendeliana e la teoria neodarwiniana (sintesi) negli anni
’40 con la Sintesi Moderna. Questa
supponeva al posto della pangenesi le mutazioni. Ma il concetto di
mutazione degli anni ’40 non era davvero quello odierno.
Mancava soprattutto la scoperta del DNA fatta da Watson e Crick. Così
caduto quel concetto di mutazione con la sintesi estesa si presenta
un sistema di “caos deterministico” secondo il
qualeesisterebbero tanti processi, tante variabili “autonome”
che possono aleatoriamente interagire fra loro innescando processi
evolutivi. E come si è mostrato diverse volte questo
fatto comporta l’assenza di falsificabilità al
neodarwinismo che si va ad aggiungere alla sua assenza di
qualsivoglia corroborazione e capacità predittiva, ed al fatto
che sia, a differenza per esempio della termodinamica o della
meccanica, una teoria che cambia idea troppo spesso e
che inventa spiegazioni post-hoc per ogni nuovo fatto, escludendolo a
tutti gli effetti dalle teorie scientifiche.
Un
aspetto negativo dell’ID è invece quello di sconfinare
un campo volendo imporsi come scienzae facendo sì che
passi,per penna e bocca dei neodarwinisti, che in fondo il movimento
dell’ID sia una “creation science”
con la maschera e che in fondo tutto l’antidarwinismo
sia opera di “cripto-creazionisti” in cui creazionista
fra l’altro va ad assumere una definizione di comodo per
liquidare discussioni e problemi, definizione e concezione di
creazionista che peraltro magari
neanche esiste, ma che ha una
funzione “di presa” da un punto di vista mediatico.
Si
affronta in trasmissione infine anche il discorso sul
fatto che non si possa né dimostrare né non dimostrare
la presenza di finalità e discernere magari tra una parvenza
di finalità ( di cui parla per esempio il prof.
Pievani ne “La vita
inaspettata”) e una finalità vera e propria
come postula chi creda nel Dio Rivelato.
Una
trilogia di puntate ascoltabili ai link sotto dove si è
cercato di fare un po’ di chiarezza sull’argomento ID e
specificare le varie posizioni.
https://www.dropbox.com/s/sg1oi6hadytmdyu/I%20puntata%20ID.mp3
https://www.dropbox.com/s/fsoz5tyald5rlpx/II%20puntata%20ID.mp3
https://www.dropbox.com/s/curr9en0ikfgi6h/III%20puntata%20ID.mp3
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