Pensare
che l’ultimo bestseller di Stephen C. Meyer “Darwin’s
Doubt” (di seguito “DD”) possa essere una mera
dissertazione di quasi 500 pagine sull’esplosione cambriana è
quantomai riduttivo.
Certo,
questo libro – in realtà più simile ad un
meticoloso trattato – è effettivamente incentrato sul
noto “evento paleontologico consistente nella nascita in un
tempo molto ristretto su scala geologica della maggioranza dei
maggiori phyla di animali complessi, avvenuta circa 530 milioni di
anni fa, nel Cambriano”.
Proprio
questo virgolettato, che non è nient’altro che la
definizione data dalla [esigua] pagina di Wikipedia della
“detonazione” biologica in questione, introduce nella
vera “questione di fondo”, esplorata dal filosofo della
scienza americano.
Questa
“questione di fondo” appare ancora più chiara se
si legge la frase successiva della pagina di Wikipedia:
“I
resti fossili di questo periodo segnano una netta differenza tra gli
organismi semplici precedenti, unicellulari che vivevano isolatamente
oppure occasionalmente organizzati in piccole colonie, e gli
organismi pluricellulari successivi; il tasso di evoluzione, misurato
attraverso il numero di estinzioni e di nascite di nuove specie,
aumentò di un ordine di grandezza e la diversità tra le
forme di vita iniziò ad essere simile all’attuale.”
E’
proprio questo aumento di “tasso di evoluzione” –
qui apparentemente definito nella maniera più riduttiva che
crediamo sia possibile concepire – a rappresentare un evento
unico nella storia della vita sulla terra, talmente unico dall’essere
definito come un vero e proprio dilemma, tanto per gli scienziati
dell’epoca quanto per i successivi, fino ad arrivare ai nostri
giorni.
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