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Giuseppe Sermonti alla Sapienza
di Mihael Georgiev
 

Il 19 maggio 2003 nell'Aula A del Dipartimento di Chirurgia Pietro Valdoni all'Università La Sapienza di Roma è stata presentata la seconda edizione del libro di Giuseppe Sermonti, "Dimenticare Darwin: ombre sull'evoluzione" (Rimini, Il Cerchio iniziative Editoriali, 2003, E-mail: ilcerchio@iper.net

L'argomento è stato introdotto dal moderatore professor Mariano Bizzarri, biologo, il quale ha sottolineato come l'università è istituzionalmente il luogo di confronto delle idee, anche e soprattutto quelle che sfidano i paradigmi ufficiali.

Il profilo di Giuseppe Sermonti ed il suo "itinerario di ricerca nella natura" sono stati tracciati dal biologo Giovanni Monastra, autore anch'egli di un interessante saggio dal titolo "Le origini della vita" (Castel Bolognese (RA), ITACA Libri, 2000, tel. 0546/656188, E-mail: itaca@itacalibri.it). Il relatore ha sottolineato gli aspetti scientifici della critica di Sermonti al darwinismo ed il prezzo, che in termini di carriera professionale, Sermonti ha dovuto pagare per avere osato criticare un dogma ufficiale della scienza.

L'epistemologo Stefano Serafini, sotto il titolo "Antievoluzionismo e riduzionismo nel pensiero di Giuseppe Sermonti" ha illustrato i problemi legati alla natura ed al valore delle teorie scientifiche e della difficoltà di accettare, da parte degli scienziati, le sfide ai modelli ufficiali del pensiero scientifico, come illustrato da importanti autori del novecento, in primo luogo Thomas Kuhn, Paul Feyerabend, Imre Lakatos e poi tanti altri.

Sermonti ha ringraziato per l'invito di presentare se stesso ed il suo libro a La Sapienza, l'Università che da oltre 30 anni gli negava il diritto di parlare nelle sue aule. Le ostilità nei suoi confronti hanno avuto inizio molto prima della sua critica darwinismo, subito dopo la pubblicazione (1971) del suo libro "Il crepuscolo dello scientismo", del quale è appena uscita una nuova edizione (Genova, Nova Scripta Edizioni, 2002, tel. 010/256403, E-mail: novascripta@libero.it). E si trattava sicuramente di uno scienziato di fama e riconoscimenti internazionali, probabilmente il massimo esponente della genetica italiana! Il libro è una riflessione sul tramonto del darwinismo e delle sue versioni moderne, che tutte senza eccezione risultano concettualmente obsolete, alla luce delle acquisizioni recenti della genetica e della biologia molecolare. Queste scienze infatti configurano una complessità ancora maggiore delle forme viventi rispetto a quella immaginata fino a pochi anni fa, e ridimensionano il ruolo del DNA e RNA, dimostrando che il "progetto" di sviluppo dell'organismo risiede fuori dal nucleo cellulare ed il suo DNA, in strutture citoplasmatiche ancora da studiare. Le teorie evoluzioniste moderne sono invece tutte "costruite" avendo in mente degli organismi immaginari che hanno il loro programma di sviluppo interamente nel DNA/RNA. Ma il concetto "DNA-centrista" è diventato ormai un' impedimento alla ricerca scientifica. Ed a questo punto la teoria neodarwinista dell'evoluzione, già carente sul piano epistemologico (capacità di spiegare), ha perso anche il suo valore euristico (di guida alla ricerca). 

I numerosi docenti universitari intervenuti, pur dichiarandosi evoluzionisti, hanno riconosciuto i meriti di Sermonti per avere combattuto, anche a spese della propria carriera professionale, il dogmatismo evoluzionista, e gli hanno anche proposto apposite conferenze-dibattito squisitamente scientifiche sull'argomento. 

Tre gli interventi critici, che non solo hanno contestato la tesi sostenuta da Sermonti, ma hanno criticato la decisione stessa di organizzare l'incontro. Di questi tre, l'unico che ha usato argomenti scientifici è stato quello di un giovane ricercatore presso la facoltà di fisica. Il ricercatore contestava a Sermonti la critica al darwinismo, che è allo stato attuale l'unica teoria scientifica sull'argomento. Di conseguenza sarebbe inammissibile un dibattito antievoluzionista, che dovrebbe essere consentito solo se viene proposta una teoria alternativa, cosa che Sermonti non fa. Ma se il genetista nulla propone di alternativo non è per il puro gusto di una critica distruttiva, perché si sa, ciò non porta da alcuna parte.   Gli altri due interventi critici si sono invece completamente disinteressati degli aspetti scientifici della presentazione. Il primo, di uno studente a nome del Collettivo di Scienze, che ha contestato la decisione di invitare Sermonti alla Sapienza, perché quest'ultimo non parla di scienza ma fa della propaganda antiscientifica di destra, adatta per una chiaccherata al bar, ma da non consentire in un'aula universitaria. Il secondo, di un professore di Anatomia comparativa della Facoltà di biologia, allineato sulla posizione del Collettivo studentesco, che riteneva l'incontro una iniziativa non scientifica ma politica, accusando Sermonti di svolgere attività politica in favore dell'attuale governo di centro-destra, ed ha espressamente dichiarato di essere contrario a simili dibattiti con Sermonti.   Il professore di Anatomia comparativa non è stato l'unico maestro a sostegno delle tesi degli allievi del Collettivo di scienze. Altri quattro professori (Piero Cammarano, biologia molecolare; Antonio Fantoni e Paolo Amati; genetica molecolare; Giorgio Parisi, fisica), pur non presenti all'incontro con Sermonti, hanno espresso e motivato la loro contrarietà all'iniziativa. In una e-mail indirizzata ai colleghi essi sostengono che "il sequenziamento ed il confronto di geni e genomi, dai batteri all'elefante, ha destituito l'antievoluzionismo di qualsiasi credibilità scientifica ed ha relegato la stagione dei 'monkey trials' ed il dibattito creazionismo/evoluzionismo, darwinismo/antidarwinismo nei più reconditi recessi dell'America bigotta e fondamentalista". Augurandosi che nell'autorizzare l'incontro il Rettore si sia "distratto", si chiedono "come e perché un'importante Dipartimento dell'ateneo "La Sapienza" sia stato abusivamente intitolato a Charles Darwin, e se non sia opportuno riassegnare detto dipartimento, ad esempio, all'indimenticato ed indimenticabile collega Prof. Nicola Pende, Senatore del Regno, Direttore dell' Istituto di Patologia Medica del nostro Ateneo fino al 1955, autorevole ispiratore e coautore, nel 1938, del "Manifesto degli scienziati razzisti".... Qui i quattro professori dimostrano di non conoscere bene la recente storia italiana, ma molto meno la materia della quale discutono: come teorico del razzismo Charles Darwin è immensamente più grande di Nicola Pende. Anziché proporre di cambiare nome al Dipartimento, perché non propongono di mettere sul muro una targa con il relativo pensiero del Darwin stesso:

"In un futuro non molto distante, con il metro dei secoli, le razze umane civilizzate quasi certamente stermineranno e rimpiazzeranno le razze selvagge della terra... La distanza tra l'uomo ed i suoi simili più vicini sarà allora più grande, perché sarà quella tra l'uomo civilizzato e qualche scimmia così bassa come per esempio il babbuino, anziché come è ora tra il negro o l'australiano ed il gorilla." (Charles Darwin, The Descent of Man, 2nd edition, New York, A. L. Burt Co., 1874, p. 178, traduzione mia). 

Una cosa è certa, l'incontro con Sermonti inaugura l'inizio di un' dibattito - nella sede più appropriata, come ribadito da Mariano Bizzarri - sulla consistenza scientifica dell'evoluzionismo. Ci si può soltanto augurare di poter continuare tale dibattito sui binari del confronto, anche duro, tra idee scientifiche e filosofiche, e non deviarlo, come alcuni tentano, su un binario di contrapposizione scienza/politica e scienza/religione, nel quale si perde il significato centrale scientifico-filosofico dell'argomento per focalizzarsi sulle sue implicazioni di ordine politico, sociale e religioso.

Mihael Georgiev

20 maggio 2003


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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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