I MECCANISMI QUANTISTICI DELLA FOTOSINTESI
Uno studio rivela un'ottimizzazione della
fotosintesi a livello quantistico
Ma
il meccanismo per caso e selezione non ottimizza.
“Quantum
Coherent Energy Transfer over Varying Pathways in Single
Light-Harvesting Complexes”
è il titolo con il quale
è stato pubblicato un articolo su Science il
21 giugno scorso. Si tratta di uno studio che ha rivelato meccanismi
sinora inimmaginabili nella fotosintesi:
I
nostri dati suggeriscono che una longeva coerenza quantistica rende
robusti i sistemi fotosintetici in presenza di disordine, che è
un prerequisito per un efficace raccolta della luce.
.
Che
qualcosa di estremamente efficiente accadesse nella fotosintesi era
immaginabile a
partire dalla constatazione dell’incredibile rendimento
energetico del processo fotosintetico rispetto a quello ottenuto con
i più moderni pannelli fotovoltaici, come riportato su Le
Scienze online
in un articolo intitolato “I
segreti quantistici della fotosintesi”
che fa riferimento allo stesso
studio:
Per
la prima volta sono stati osservati nel dettaglio i processi
fotochimici che permettono alla fotosintesi di convertire l’energia
in modo altamente efficiente – pari a circa il 95 per cento
contro il 20 per cento circa delle attuali celle fotovoltaiche…
.
L’elevatissima
efficienza è
dovuta a meccanismi che evitano il verificarsi di fenomeni
di decoerenza
quantistica che
farebbero perdere energia al sistema, come ha spiegato il
coordinatore dello studio Niek
van Hulst, sempre
su Le Scienze:
“Questi
risultati – ha detto Niek van Hulst, che ha coordinato lo
studio – dimostrano che la coerenza, il fenomeno quantistico di
sovrapposizione di stati, è responsabile del mantenimento
degli elevati livelli di efficienza del trasporto energetico nei
sistemi biologici, anche quando adattano i percorsi del trasporto
dell’energia sotto l’influsso di fattori ambientali.”
.
Non
sappiamo se questo sistema sia il migliore pensabile, ma
un’efficienza del 95% (contro il 20% reso possibile dalla pur
elevata tecnologia attuale) rappresenta indubbiamente un altissimo
livello di ottimizzazione del processo fotosintetico. Ma come fatto
notare da J.
Fodor e M.P.
Palmarini, i
meccanismi neodarwiniani non sono tali da portare all’ottimizzazione
dei sistemi.
Infatti,
nel loro noto lavoro “Gli errori di Darwin”,
i due autori riportano
l’esempio del sistema nervoso di un macaco e di un nematode. Al
riguardo fanno notare che le connessioni nel macaco sono progettate
“meglio dei
migliori microchip industriali” (pag.98),
infatti meno di una configurazione su un milione si conforma meglio
di quella del macaco, e nel caso del nematode gli 11 gangli hanno
un’ottimizzazione delle connessioni che risulta la migliore tra
le 40.000.000 di combinazioni possibili. Questo significa che i
circuiti neuronali presi in esame sono “ottimizzati”,che
cioè i collegamenti tra i neuroni sono i più efficienti
possibili. Ma l’evoluzione che avviene secondo i principi
del caso
e della necessità può
solo migliorare progressivamente, non ottimizzare.
Ed
ecco adesso un nuovo caso di ottimizzazione, l’efficienza della
fotosintesi clorofilliana con il suo 95% non lascia molto margine di
miglioramento.
E
come abbia fatto il meccanismo per caso e selezione ad
“indovinare” in
tempi ristretti (dal punto di vista evoluzionistico) proprio quelle
proteine che messe insieme compiono un lavoro coordinato a livello
quantistico ovviamente non è dato saperlo.
L’unica
risposta che ci è data recita “caso e pressione
selettiva”, nessuna legge di natura, nessun esperimento
corroborante e nessuna possibile confutazione, solamente due fattori
che si potrebbero applicare a qualunque fenomeno. Ma non ne spiegano
nessuno.
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