Il
prof. Boncinelli prende posizione a favore di un test eugenetico nel
solco di una lunga tradizione che vede il darwinismo legato
all’eugenetica.
Il
commento in un articolo su “La Bussola Quotidiana”.
E’
stato lanciato un test che consente di selezionare solo embrioni
“sani”, non è una vittoria sulle malattie
genetiche, è l’eliminazione dei malati.
Si
tratta di un metodo che da subito affiancò la nascita della
teoria di Darwin con la teorizzazione da parte di suo
cugino Francis Galton dell’Eugenetica.
Da allora gli esponenti della teoria darwiniana non si sono mai
discostati da tale linea confermando che un approccio coerente con la
teoria inevitabilmente porta ad una visione eugenetica.
L’argomento
è stato sviluppato in un articolo ricco di spunti dal titolo
“Il
mondo “geneticamente sano” di Boncinelli”
apparso sulla Bussola Quotidiana a firma di Renzo Puccetti che viene
qui riproposto in forma integrale:
“Meglio
sani per scelta che malati per caso”. Così il professor
Edoardo Boncinelli conclude sul Corriere della Sera dell’8
luglio il suo commento all’ultima scoperta annunciata al
congresso della Società europea della riproduzione (ESHRE) che
in questi giorni si sta svolgendo a Londra, che permette di avere
bambini “geneticamente sani”, ovviamente con la
fecondazione artificiale.
La
tecnica Ngs (Next generation sequencing) è niente più
che un potenziamento della diagnosi pre-impianto che consente entro
16 ore di avere un profilo esteso dell’assetto cromosomico e
genetico dell’embrione evitando la necessità del
congelamento in attesa delle risposte. Dagan Wells, inventore del
metodo, ha annunciato che due bambini sono già nati dopo avere
superato lo screening Ngs.
Ancora
secondo Boncinelli si tratta di fare nascere “non un bimbo su
misura, ma un bimbo geneticamente sano”. È allora
opportuno affiancare alle astrattezze utilitaristiche del docente del
San Raffaele qualche considerazione alternativa, qualcosa di più
reale e corporeo.
La
tecnica prevede il ricorso alla fecondazione artificiale.
L’introduzione della provetta tra l’uomo e la donna
fatalmente significa introdurre una serie di soggetti che mediano la
venuta al mondo del figlio, ciascuno dei quali, a diritto, potrebbe
rivendicare una compartecipazione genitoriale. Certo, ci sono i
genitori con i loro gameti, ma c’è il ginecologo che ha
eseguito il prelievo degli ovociti ed il trasferimento dell’embrione,
c’è il biologo che ha operato la fecondazione e c’è
tutta la filiera dei produttori di strumentazione e materiali, quando
non ci sono di mezzo donatori di gameti o l’utero in affitto.
Se c’è una compartecipazione così vasta, il
figlio viene privato di un padre e una madre esclusivi (sotto questo
aspetto l’obiezione dell’adozione post-natale è
una fattispecie che niente ha a che vedere).
L’introduzione
della tecnica nel processo generativo contribuisce in maniera
rilevante all’asimmetria tra genitori e figlio. Questi infatti,
al di là delle intenzioni soggettive dei genitori biologici,
si trova ad essere non più nella condizione di dono prezioso,
di ospite da trattare con ogni riguardo, ma, così come
osservato dal bioeticista Leon Kass, di manufatto. Il figlio
non è più procreato, ma prodotto (in America
conservano il pudore di chiamare queste tecniche “riproduzione
artificiale”) e come ogni “merce” è
legittimo sottoporlo al controllo di qualità,che per il
concepito si chiama “screening”, cioè quel
setacciamento contro cui tanto ha parlato il neonatologo Carlo
Bellieni volto ad identificare l’imperfetto non per curarlo, ma
per eliminarlo. La fecondazione artificiale opera questo processo in
modo costante sulla base di una serie di parametri morfologici che
indicano la qualità dell’embrione. Se andate a leggere i
forum dedicati troverete che gli embrioni sono descritti dalle mamme
come “belli”, “bruttini”, o francamente
“brutti”.
Con
la fecondazione artificiale il detto napoletano “ogni scarafone
è bello a mamma sua” non ha più senso perché
la sua dignità non è riconosciuta, ma è
attribuita. Come descritto in profondità dalla storica
Lucetta Scaraffia nel suo ultimo libro, questa mentalità è
iniziata con il birth control (controllo delle nascite) che non a
caso è originato dal movimento eugenista. La marcia è
proseguita secondo la stessa direttrice con lo screening
prenatale che equivale molto spesso ad una diagnosi di morte. A
sua volta la diagnosi pre-impianto costituisce un’anticipazione
tecnologica dei medesimi principi volta agli stessi fini, essa è
né più né meno che un’eugenetica sentenza
di morte. Se con la fecondazione artificiale a fresco i nati
vivi sono l’8,8% degli embrioni prodotti (dati registro PMA
2012), con la diagnosi pre-impianto la percentuale di embrioni
sacrificati è ancora più alta.
Che
fa la tecnica che ora ci magnificano? La stessa cosa in maniera più
incisiva. Il professor Boncinelli dice: meglio sano che
malato, una cosa che sottoscriverebbe anche Catalano di “Quelli
della notte”, ma dimentica di dire che tutta la tecnica fino ad
oggi a disposizione non sana, ma scarta il malato. Per
Boncinelli questo non è un gran problema, perché sul
Corriere sminuisce l’embrione dopo la biopsia dei blastomeri
usando il termine francamente imbarazzante di “abbozzo”
(abbozzo di di che? Boh!); e ancora dal solito quotidiano nel 2005
scrisse che, seppure sin dalla fecondazione si è in presenza
di un essere umano, la persona è cosa diversa ed il
suo inizio non scatta “all’ora x”, ma può
essere stabilito “per convenzione”, allo stesso modo per
cui si decide la maggiore età a 18 anni.
Allora
si deve tenere in mente che il diritto alla vita è qualcosa
che precede i diritti politici. Michelangelo, Mozart, Velasquez e
miliardi di esseri umani che la grande storia non ricorda hanno
vissuto, pianto, gioito e sono morti senza avere mai messo una croce
su una scheda elettorale. Senza vita non c’è maggiore
età e proprio perché è “primum” la
vita è bene primario. “Incertae providantiae nostrae”,
è scritto nel libro della Sapienza.
Chi
è medico conosce da vicino la sofferenza umana e sa bene che
ben poca di essa ha a che fare con il DNA. Si può
partire con una Maserati genetica e trovarsi a correre al palio dei
ciuchi, si può avere un trabiccolo di DNA ed essere stelle di
prima grandezza. Questa è la lezione della vita,
questo è il mondo reale.
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