La
classificazione di Homo sapiens.
Ian
Tattersall torna a parlare dell’unicità della specie
umana.
Andando
alle logiche conseguenze dobbiamo proporre una revisione tassonomica
che istituisca un ordine a se stante per l’Uomo.
Dopo
aver suscitato ampie polemiche la
scorsa estate per le sue affermazioni al Meeting
di Rimini,
dichiarazioni che fu costretto
a ridimensionare sotto il solito
trucco di una presunta minaccia “creazionista”,
l’antropologo Ian Tattersall è
tornato a parlare dell’unicità della specie umana in una
Lectio Magistralis al salone del libro di Torino, con l’occasione
ha scritto un articolo pubblicato su la Repubblica il
17 maggio scorso e intitolato “HOMO
SYMBOLICUS. ECCO IL MOMENTO ESATTO IN CUI SIAMO DIVENTATI UMANI“.
Un articolo accompagnato da un sotto titolo che non lascia spazio a
dubbi: La diversità rispetto agli altri
viventi non è frutto dell’evoluzione, ma di
un “evento” improvviso.
Tattersall
non è uno sprovveduto e Repubblica non è Comunione e
Liberazione, e a maggior ragione non ha certo simpatie
creazioniste, quindi un’affermazione come “La
diversità rispetto agli altri viventi non è frutto
dell’evoluzione” non può essere fatta
passare come se niente fosse. Eppure è andata proprio così.
Nei giorni seguenti non una parola al riguardo è stata scritta
ad esempio su Pikaia, il “portale dell’evoluzione”,
dove hanno trovato spazio “il contagio della risata nei
gelada“, la “proterandria nei bivalvi”
o “le emozioni contano…“, sembra
che in quella sede le dichiarazioni di Tattersall siano state
considerate meno importanti di argomenti come quelli citati.
Certamente
troppo scomodo Tattersall che su Repubblica
scrive cose come le seguenti:
Ma
la cosa che veramente ci distingue e ci fa sentire così
diversi da tutti gli altri esseri viventi è il modo di
elaborare le informazioni nel
nostro cervello. Quello che solo noi esseri umani
facciamo è disassemblare mentalmente il mondo che ci
circonda in un vocabolario sterminato di simboli mentali. Questa
capacità unica si palesa in ogni aspetto delle nostre vite.
E
poi ancora:
Per
comprendere le caratteristiche di questo nuovo fenomeno è
importante ricordarsi che l’Homo sapiens con capacità cognitive
moderne non è semplicemente un’estrapolazione di
tendenze precedenti. I ritrovamenti archeologici mostrano
piuttosto chiaramente che noi non facciamo le stesse
cose che facevano i nostri predecessori, solo un po’
meglio: ricreando mentalmente il mondo noi di fatto
facciamo, nella nostra testa, qualcosa di completamente nuovo
e diverso.
Nonostante
le precedenti polemiche Tattersall proprio non può
far finta di vedere quello che i suoi studi mostrano, e cioè
l’irriducibile diversità dell’essere umano
rispetto a qualsiasi altro essere vivente. L’unica concessione
che può fare al dogma neodarwinista è una dichiarazione
di accettazione di una via neodarwiniana che spieghi questa
irriducibile diversità umana:
…questa
innovazione è emersa non come adattamento, ma
come exattamento, cioè
un adattamento nato per assolvere a una certa funzione e che
poi finisce per assolvere anche o soprattutto un’altra
funzione indipendente da quella originaria.
Queste
nuove potenzialità, che hanno fornito il sostrato biologico
per la cognizione simbolica, sono rimaste «in sonno» fino
a quando, sotto l’impulso probabilmente di uno stimolo
culturale, non si sono concretizzate. La mia idea è che questo
stimolo è stato l’invenzione del linguaggio, cioè
l’attività simbolica per eccellenza.
E
così questa discontinuità emersa all’improvviso
si spiegherebbe con il meccanismo della “exaptation“,
che come spiega lo stesso Tattersall è un adattamento che
finisce per assolvere un’altra funzione rispetto a quella
originale. Peccato che questo non solo non sia indimostrabile (quale
sarebbe poi l’adattamento precedente da cui nascono le capacità
simboliche?), ma si risolva in una tautologia: le capacità
simboliche sono rimaste “in sonno” fino a quando
l’invenzione del linguaggio, che è un’attività
simbolica non le ha destate. Quindi le attività simboliche
sono state destate da altre attività simboliche che quindi
sarebbero comparse prima di se stesse…
E’
impressionante come Tattersall, che fino a quel punto era stato
logico e chiaro, per salvare a tutti i costi i meccanismi darwiniani
diventi illogico e balbettante.
Quello
che avrebbe dovuto dire per coerenza con le premesse è che
l’Uomo è talmente diversoda qualsiasi altro
essere vivente che l’attuale classificazione risulta largamente
insoddisfacente.
Si
può discutere se la differenza sia da porre a livello di
Sottoregno o di Ordine, ma non è più
accettabile che si possano mettere esseri umani e grandi scimmie
all’interno della stessa Famiglia. Anche Alfred
Russel Wallace ebbe delle aperture in tal senso, come
rivela il seguente passo:
Qui dunque
vediamo la vera grandezza, la vera dignità, dell’uomo.
Considerando
queste sue eccezionali facoltà non si può negare che
perfino color che reclamano per lui un posto indipendente, quale un
ordine, una classe o un sottoregno, abbiano qualche ragione.
L’uomo
è veramente un essere a sé stante…
Federico
Focher, L’uomo che gettò nel panico Darwin- Bollati
Boringhieri, pag. 170.
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Come
testimoniato da Wallace, alla fine dell’800 si discuteva
sull’opportunità di classificare in modo a sé
stante dell’Uomo tra i viventi, oggi nuove conoscenze ci
pongono di fronte alla necessità di riprendere in
considerazione la questione.
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