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IAN TATTAERSALL:SIAMO DIVERSI DA TUTTI GLI ALTRI ESSERI VIVENTI
di E. Pennetta - 21/06/13 -
 

La classificazione di Homo sapiens.

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Ian Tattersall torna a parlare dell’unicità della specie umana.

 

Andando alle logiche conseguenze dobbiamo proporre una revisione tassonomica che istituisca un ordine a se stante per l’Uomo.

 

Dopo aver suscitato ampie polemiche la scorsa estate per le sue affermazioni al Meeting di Rimini, dichiarazioni che fu costretto a ridimensionare sotto il solito trucco di una presunta minaccia “creazionista”, l’antropologo Ian Tattersall è tornato a parlare dell’unicità della specie umana in una Lectio Magistralis al salone del libro di Torino, con l’occasione ha scritto un articolo pubblicato su la Repubblica il 17 maggio scorso e intitolato “HOMO SYMBOLICUS. ECCO IL MOMENTO ESATTO IN CUI SIAMO DIVENTATI UMANI“. Un articolo accompagnato da un sotto titolo che non lascia spazio a dubbi: La diversità rispetto agli altri viventi non è frutto dell’evoluzione, ma di un “evento” improvviso.

 Tattersall non è uno sprovveduto e Repubblica non è Comunione e Liberazione, e a maggior ragione non ha certo simpatie creazioniste, quindi un’affermazione come “La diversità rispetto agli altri viventi non è frutto dell’evoluzione” non può essere fatta passare come se niente fosse. Eppure è andata proprio così. Nei giorni seguenti non una parola al riguardo è stata scritta ad esempio su Pikaia, il “portale dell’evoluzione”, dove hanno trovato spazio “il contagio della risata nei gelada“, la “proterandria nei bivalvi” o “le emozioni contano…“, sembra che in quella sede le dichiarazioni di Tattersall siano state considerate meno importanti di argomenti come quelli citati.

Certamente troppo scomodo Tattersall che su Repubblica scrive cose come le seguenti:

Ma la cosa che veramente ci distingue e ci fa sentire così diversi da tutti gli altri esseri viventi è il modo di elaborare le informazioni nel nostro cervello. Quello che solo noi esseri umani facciamo è disassemblare mentalmente il mondo che ci circonda in un vocabolario sterminato di simboli mentali. Questa capacità unica si palesa in ogni aspetto delle nostre vite.

 E poi ancora:

Per comprendere le caratteristiche di questo nuovo fenomeno è importante ricordarsi che l’Homo sapiens con capacità cognitive moderne non è semplicemente un’estrapolazione di tendenze precedenti. I ritrovamenti archeologici mostrano piuttosto chiaramente che noi non facciamo le stesse cose che facevano i nostri predecessori, solo un po’ meglio: ricreando mentalmente il mondo noi di fatto facciamo, nella nostra testa, qualcosa di completamente nuovo e diverso.

 Nonostante le precedenti polemiche Tattersall proprio non può far finta di vedere quello che i suoi studi mostrano, e cioè l’irriducibile diversità dell’essere umano rispetto a qualsiasi altro essere vivente. L’unica concessione che può fare al dogma neodarwinista è una dichiarazione di accettazione di una via neodarwiniana che spieghi questa irriducibile diversità umana:

questa innovazione è emersa non come adattamento, ma come exattamento,
cioè un adattamento nato per assolvere a una certa funzione e che poi finisce per assolvere anche o soprattutto un’altra funzione indipendente da quella originaria.
Queste nuove potenzialità, che hanno fornito il sostrato biologico per la cognizione simbolica, sono rimaste «in sonno» fino a quando, sotto l’impulso probabilmente di uno stimolo culturale, non si sono concretizzate. La mia idea è che questo stimolo è stato l’invenzione del linguaggio, cioè l’attività simbolica per eccellenza.

 E così questa discontinuità emersa all’improvviso si spiegherebbe con il meccanismo della “exaptation“, che come spiega lo stesso Tattersall è un adattamento che finisce per assolvere un’altra funzione rispetto a quella originale. Peccato che questo non solo non sia indimostrabile (quale sarebbe poi l’adattamento precedente da cui nascono le capacità simboliche?), ma si risolva in una tautologia: le capacità simboliche sono rimaste “in sonno” fino a quando l’invenzione del linguaggio, che è un’attività simbolica non le ha destate. Quindi le attività simboliche sono state destate da altre attività simboliche che quindi sarebbero comparse prima di se stesse…

E’ impressionante come Tattersall, che fino a quel punto era stato logico e chiaro, per salvare a tutti i costi i meccanismi darwiniani diventi illogico e balbettante.

Quello che avrebbe dovuto dire per coerenza con le premesse è che l’Uomo è talmente diversoda qualsiasi altro essere vivente che l’attuale classificazione risulta largamente insoddisfacente.

Si può discutere se la differenza sia da porre a livello di Sottoregno o di Ordine, ma non è più accettabile che si possano mettere esseri umani e grandi scimmie all’interno della stessa Famiglia. Anche Alfred Russel Wallace ebbe delle aperture in tal senso, come rivela il seguente passo:

Qui dunque vediamo la vera grandezza, la vera dignità, dell’uomo.
Considerando queste sue eccezionali facoltà non si può negare che perfino color che reclamano per lui un posto indipendente, quale un ordine, una classe o un sottoregno, abbiano qualche ragione.
L’uomo è veramente un essere a sé stante…
Federico Focher, L’uomo che gettò nel panico Darwin- Bollati Boringhieri, pag. 170.

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Come testimoniato da Wallace, alla fine dell’800 si discuteva sull’opportunità di classificare in modo a sé stante dell’Uomo tra i viventi, oggi nuove conoscenze ci pongono di fronte alla necessità di riprendere in considerazione la questione.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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