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ADDIO NONNA LUCY
di E. Pennetta - 14/06/13
 



Sembra che Lucy forse non sia stata una nostra antenata. Sembra che l’evoluzione non sia una “discendenza con modificazioni”.

Cosa resta della teoria di Darwin a 150 anni dalla pubblicazione?

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 Recenti scoperte mostrano una storia evolutiva profondamente diversa da quella ancora mostrata sui libri.

Gli evoluzionisti più informati hanno già abbandonato da tempo la rappresentazione della comparsa dell’uomo come una “marcia del progresso“, ma lo hanno fatto per dire che l’evoluzione non ci aveva previsti, e che quindi non si è trattato di un progresso ma di uno sviluppo per caso e contingenza.

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La marcia del progresso in un francobollo commemorativo per le celebrazioni darwiniane del 2009

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E così, mentre si dirotta l’attenzione su questioni filosofiche, sul fatto che evolvere sia o meno questione di progresso, poco si parla del fatto che i reperti mostrano sempre più un’evoluzione fatta di “cespugli” che niente hanno a che vedere con la darwiniana “discendenza con modificazioni“.

Abbiamo recentemente parlato in un articolo di come sia ormai certo che i vari tipi di Homo vissuti negli ultimi 200 mila anni non fossero in linea di discendenza tra loro ma “rami” di un “cespuglio” che si è andato riducendo lasciando solo i Sapiens come superstiti e non come figli dei variNeanderthalDenisova e Floresiensis, adesso affrontiamo quanto riportato in un articolo pubblicato su Le Scienze del mese di aprile (un numero davvero ricco).

A pag. 48 è possibile leggere un articolo intitolato “Frammenti di antenati“, in cui si aggiorna la situazione riguardo alla ricostruzione dell’albero genealogico dell’umanità. Quanto si legge dopo solo poche righe è subito un pugno nello stomaco:

Due recenti scoperte stanno mandando in frantumi quello che gli scienziati credevano di sapere sull’alba degli esseri umani: la prima è uno scheletro di stupefacente completezza risalente a 4,4 milioni di anni fa e l’altra è un piede, assai frammentario, di 3,4 milioni di anni fa.

I due fossili, da poco descritti, indicano che probabilmente proveniamo da un complicato albero evolutivo e che addirittura quel segno distintivo così tipicamente umano che è l’andatura eretta potrebbe essersi sviluppato più di una volta.

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In poche parole non basta trovare un fossile di ominini che mostri andatura eretta per dire che si tratti di un nostro antenato, infatti tale andatura sembra essersi sviluppata più di una volta.

E come si fa allora a dire che Lucy è una nostra antenata? 

Dopo aver simbolicamente tolto dai ritratti degli antenati il quadro di “nonno celacanto“, adesso a dover essere tolto dalla parete è quello più recente di “nonna Lucy“. C’è di che creare problemi di identità, ma non è questo il punto, quello che scompare insieme a questi ex antenati, è qualcosa di molto intimamente connesso sia con la teoria darwiniana originale che con le rielaborazioni successive, cioè il fatto che l’evoluzione sia originata da una “discendenza con modificazioni“.

Sembra infatti che quel cespuglio di Homo che abbiamo trovato negli ultimi 200 mila anni non sia un’eccezione, sembra proprio che la regola nell’evoluzione sia l’esplosione di diversità e non la lineare discendenza con modificazioni, proprio come è avvenuto in modo spettacolare nel caso dellaEsplosione del Cambriano.

Leggiamo ancora su Le Scienze:

Sarà mai possibile dedurre le parentele evolutive con una precisione sufficiente a ricostruire con sicurezza l’albero genealogico della nostra famiglia? Forse no,  almeno non a breve scadenza.

[...]

Negli ultimi dieci anni i paleontologi hanno capito che l’intreccio tra i vari rami dei nostri antenati si farà ancora più complicato, soprattutto andando sempre più indietro nel tempo.

Sta diventando un pasticcio”, dice Latimer.

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Già, la ricostruzione del passato della nostra specie sta dunque “diventando un pasticcio, i “rami” non sono evidentemente una discendenza lineare con delle semplici biforcazioni, siamo probabilmente di fronte a “cespugli”, come viene ad un certo punto accennato anche solo di sfuggita, che non sarà possibile decifrare senza l’aiuto di un DNA che sappiamo che non potremo mai avere neanche in futuro:

Ma senza il genoma di questi antichi ominini è difficile collocarli in qualsiasi albero genealogico, fosse pure un cespuglio.

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Forse non sapremo mai chi furono i nostri antenati, ma a quanto pare, comunque siano andate le cose, non siamo il risultato di una discendenza con modificazioni, ma i superstiti di una serie di esplosioni di diversità.

Ma cosa resta allora della teoria originale di Darwin?

La trasmissione dei caratteri acquisiti fu spazzata via dal lavoro di Mendel, la Sintesi Modernarecuperò la teoria  pagando il terribile prezzo dell’introduzione di un “caso onnipotente” e operante contro ogni probabilità statistica, della teoria iniziale restavano solo la discendenza con modificazioni e la selezione naturale.

Adesso, con il rivelarsi di un’evoluzione a “cespugli” cade l’idea di una discendenza con modificazioni su cui opera la selezione, quest’immagine lascia il posto ad un’esplosione di modificazioni funzionali (che non sono dunque né graduali né in successione cronologica) sulle quali la selezione opera eliminando gli individui difettosi fino all’estinzione delle specie.

Allora, ripetiamo, cosa resta dunque della teoria darwiniana o neo-darwiniana o 2.0 ecc…?

Siamo di fronte ad un nome che appare sempre più come una specie di “brand”, un marchio di successo che una pervasiva operazione di marketing promuove per vendere un prodotto che ormai non esiste più.

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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