Sembra
che Lucy forse non sia stata una nostra antenata. Sembra che
l’evoluzione non sia una “discendenza con modificazioni”.
Cosa
resta della teoria di Darwin a 150 anni dalla pubblicazione?
.
Recenti
scoperte mostrano una storia evolutiva profondamente diversa da
quella ancora mostrata sui libri.
Gli
evoluzionisti più informati hanno
già abbandonato da tempo la rappresentazione della
comparsa dell’uomo come una “marcia del
progresso“, ma lo hanno fatto per dire che
l’evoluzione non ci aveva previsti, e che quindi non si è
trattato di un progresso ma di uno sviluppo per caso e
contingenza.
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La
marcia del progresso in un francobollo commemorativo per le
celebrazioni darwiniane del 2009
.
E
così, mentre si dirotta l’attenzione su questioni
filosofiche, sul
fatto che evolvere sia o meno questione di progresso, poco si parla
del fatto che i reperti mostrano sempre più un’evoluzione
fatta di “cespugli” che niente hanno a
che vedere con la darwiniana “discendenza con
modificazioni“.
Abbiamo
recentemente parlato in un articolo di
come sia ormai certo che i vari tipi di Homo vissuti negli ultimi 200
mila anni non fossero in linea di discendenza tra loro ma “rami”
di un “cespuglio” che si è andato
riducendo lasciando solo i Sapiens come
superstiti e non come figli dei
variNeanderthal, Denisova e Floresiensis,
adesso affrontiamo quanto riportato in un articolo pubblicato su Le
Scienze del mese di aprile (un numero davvero ricco).
A
pag. 48 è possibile leggere un articolo intitolato
“Frammenti di antenati“, in cui si
aggiorna la situazione riguardo alla ricostruzione dell’albero
genealogico dell’umanità. Quanto si legge dopo solo
poche righe è subito un pugno nello stomaco:
Due
recenti scoperte stanno mandando in frantumi quello che gli
scienziati credevano di sapere sull’alba degli esseri umani: la
prima è uno scheletro di stupefacente completezza risalente a
4,4 milioni di anni fa e l’altra è un piede, assai
frammentario, di 3,4 milioni di anni fa.
I
due fossili, da poco descritti, indicano che probabilmente proveniamo
da un complicato albero evolutivo e che addirittura quel segno
distintivo così tipicamente umano che è l’andatura
eretta potrebbe essersi sviluppato più di una volta.
.
In
poche parole non basta trovare un fossile di ominini che
mostri andatura eretta per dire che si tratti di un nostro antenato,
infatti tale andatura sembra essersi sviluppata più di una
volta.
E
come si fa allora a dire che Lucy è una nostra antenata?
Dopo
aver simbolicamente tolto dai ritratti degli
antenati il quadro di “nonno
celacanto“, adesso a dover essere
tolto dalla parete è quello più recente di “nonna
Lucy“. C’è di che creare problemi di
identità, ma non è questo il punto, quello che scompare
insieme a questi ex antenati, è qualcosa di molto intimamente
connesso sia con la teoria darwiniana originale che con le
rielaborazioni successive, cioè il fatto che l’evoluzione
sia originata da una “discendenza con modificazioni“.
Sembra
infatti che quel cespuglio di
Homo che abbiamo trovato negli ultimi 200 mila anni non sia
un’eccezione, sembra proprio che la regola nell’evoluzione
sia l’esplosione di diversità e non la lineare
discendenza con modificazioni, proprio come è avvenuto in modo
spettacolare nel caso dellaEsplosione
del Cambriano.
Leggiamo
ancora su Le Scienze:
Sarà
mai possibile dedurre le parentele evolutive con una precisione
sufficiente a ricostruire con sicurezza l’albero genealogico
della nostra famiglia? Forse no, almeno non a breve scadenza.
[...]
Negli
ultimi dieci anni i paleontologi hanno capito che l’intreccio
tra i vari rami dei nostri antenati si farà ancora più
complicato, soprattutto andando sempre più indietro nel tempo.
“Sta
diventando un pasticcio”, dice Latimer.
.
Già,
la ricostruzione del passato della nostra specie sta dunque
“diventando un pasticcio“,
i “rami” non sono evidentemente una
discendenza lineare con delle semplici biforcazioni, siamo
probabilmente di fronte a “cespugli”, come viene ad un
certo punto accennato anche solo di sfuggita, che non sarà
possibile decifrare senza l’aiuto di un DNA che sappiamo che
non potremo mai avere neanche in futuro:
Ma
senza il genoma di questi antichi ominini è difficile
collocarli in qualsiasi albero genealogico, fosse pure un cespuglio.
.
Forse
non sapremo mai chi furono i nostri antenati,
ma a quanto pare, comunque siano andate le cose, non siamo il
risultato di una discendenza con modificazioni, ma i superstiti di
una serie di esplosioni di diversità.
Ma
cosa resta allora della teoria originale di Darwin?
La
trasmissione dei caratteri acquisiti fu
spazzata via dal lavoro di Mendel, la Sintesi
Modernarecuperò la teoria pagando il terribile
prezzo dell’introduzione di un “caso onnipotente” e
operante contro ogni probabilità statistica, della teoria
iniziale restavano solo la discendenza con modificazioni e la
selezione naturale.
Adesso,
con il rivelarsi di un’evoluzione a “cespugli” cade
l’idea di una discendenza con modificazioni su cui opera la
selezione, quest’immagine lascia il posto ad un’esplosione
di modificazioni funzionali (che non sono dunque né
graduali né in successione cronologica) sulle
quali la selezione opera eliminando gli individui
difettosi fino all’estinzione delle specie.
Allora,
ripetiamo, cosa resta dunque della teoria darwiniana o neo-darwiniana
o 2.0 ecc…?
Siamo
di fronte ad un nome che appare sempre più come una specie di
“brand”, un marchio di successo che
una pervasiva operazione di marketing promuove per vendere un
prodotto che ormai non esiste più.
.
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