1. Angelo Palego afferma che l'Arca è sulla cima
dell'Ararat
Quando
l'ingegner Angelo Palego mostra in televisione un pezzo di legno che dichiara
appartenuto all'Arca di Noè, suscita attenzione e rispetto. Perché è persona
seria, che ha dedicato la sua vita e le sue sostanze per recarsi una quindicina
di volte sul Monte Ararat (coinvolgendo nelle sue spedizioni altre qualificate
persone) al fine di toccare e far toccare con mano la realtà di una nave che
segnò la storia del passato e che oggi potrebbe annunciare con vigore la storia
del futuro («Come fu ai giorni di Noè», è detto in Matteo 24:36, «così sarà alla
venuta del Figlio dell'uomo»).
Non
c'è solo Maurizio Costanzo ad offrire a Palego l'opportunità di esporre le sue
convinzioni, ma nel 2001 gli hanno dato spazio anche la RAI e la stampa,
stimolati dall'invito che Palego ha ricevuto per esporre a Parigi le sue tesi
(su invito dell'associazione creazionista cattolica CESHE). Perfino un
quotidiano di tendenza laica come "La Repubblica" riportava la notizia delle
conferenze parigine di Palego, presentandole come credibili ("La Repubblica",
25/9/2001, p. 31).
Un
motivo in più per credere nella serietà di queste ricerche ci viene dal
conoscere personalmente Roberto Tiso, un giovane che ha accompagnato Palego
nelle ultime due spedizioni (estati 2000 e 2001) e che ci mette sempre al
corrente sugli sviluppi dell'impresa.
2. Per Luigi Caratelli l'Arca è da un'altra
parte
Un
problema, per noi, è che conosciamo personalmente ed abbiamo grande stima anche
di Luigi Caratelli il quale, in un articolo segnalatoci da David Ferraro,
contesta le argomentazioni di Palego e dà invece pieno credito a Ron Wyatt, che
invece ritiene di aver trovato l'Arca 35 chilometri più a sud!
3. Utilità e limiti di un eventuale
ritrovamento
I
nemici dei Gesù non negavano in genere la realtà dei suoi miracoli, ma ne
stravolgevano l'interpretazione, così quelle manifestazioni della potenza e
dell'amore di Gesù non li cambiavano. Il grande miracolo della resurrezione di
Lazzaro, per esempio (Giovanni 11), rafforzò la fede dei credenti, ma fu proprio
subito dopo che i Farisei presero la decisione definitiva di uccidere Gesù (v.
53).
Gesù
sapeva che, chi non aveva saputo cogliere il miracolo della Parola di Dio
scritta, non avrebbe potuto comprendere nemmeno i miracoli di chi, come lui, era
Parola di Dio incarnata (Luca 16:31). Credere è un'opera dello Spirito sul
nostro spirito ed i miracoli sono di aiuto per lo più a chi è già "sulla via
della salvezza". Se bastassero i miracoli a trasformare il cuore umano, sarebbe
stato sufficiente che Gesù risorto si fosse mostrato sulla pubblica piazza di
Gerusalemme, cosa che invece non ha fatto, invitandoci a credere attraverso
prove indirette («Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!», Giovanni
20:29).
Esulteremo
se un giorno si potrà mostrare, in modo incontestabile, che l'arca di Noè non
solo è esistita, ma che Dio l'ha conservata per essere un segno agli uomini
degli ultimi tempi. Per il momento, però, riteniamo che la prova certa non ci
sia ancora e che le ricerche debbano proseguire, insieme al confronto delle
opinioni sui dati fin qui trovati.
4. Per documentarsi
meglio.
Per
avere maggiori informazioni on-line, forniamo i sottostanti indirizzi.
Sito ed e-mail di Palego: www.noahsark.it; palego@prismanet.com.
E-mail di Roberto Tiso: robertotiso@libero.it; www.narkas.org
Tre siti filo-Wyatt: www.anchorstone.com; www.surprisingdiscoveries; www.pinkosky.com.
E-mail di Luigi Caratelli: l.caratelli@avventisti.org.
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