Un commento alle
riflessioni di Paolo Flores D'Arcais
E' appena uscito nelle
librerie (Marzo 2013) il saggio scritto a due mani da Paolo Flores
D'Arcais e Vito Mancuso “ Il caso o la speranza ? Un
dibattito senza diplomazia “.
Vito
Mancuso è un noto teologo cattolico che già in
precedenti pubblicazioni ha difeso le ragioni dei credenti, Flores
D'Arcais è invece un filosofo, esponente di spicco del
fondamentalismo ateo in Italia .Coerentemente con il sottotitolo del
libro, i due intellettuali affrontano senza diplomazia la madre di
tutte le questioni : l'esistenza di Dio.
Sono
rimasto basito leggendo alcune dichiarazioni di Flores d'Arcais che
riporto integralmente dal testo insieme al mio personale commento
(
pag. 27) “ Per quanto riguarda Dio , allora. Noi
sappiamo tutto ( il corsivo è mio). Dal primo istante
, o meglio dall'istante immediatamente successivo al Bing Bang ,
fino alla comparsa di Homo sapiens e alla sua avventura che
anche tu e io stiamo ora vivendo : ciò che è avvenuto
con il Big Bang , le galassie , il sistema solare, la nascita
della vita ( il corsivo è mio) , l'evoluzione dai
procarioti ai mammiferi , fino alla <<scimmia nuda>> che
tutti noi siamo , contraddistinta dalla neocorteccia e dal cammino
eretto , è spiegato dal sapere scientifico. Ignoto
rimane ancora solo quel frammento di frammento di istante , un
secondo alla meno 33, che è talmente infinitesimo che in
realtà non riusciamo neppure a pensarlo , a immaginarlo. Che
prima o poi la scienza ci sveli cosa è esattamente accaduto
in quell'attimo talmente impalpabile che lo possiamo chiamare
attimo-zero , nulla toglie al fatto che comunque l'intero
svolgimento del cosmo e della storia del pianeta Terra è
stato indagato e spiegato prescindendo da Dio . Insomma , come
rispose il grande astronomo Laplace a Napoleone, Dio è
un'ipotesi superflua....]
Commento di Ferdinando Catalano :
Ho sempre pubblicamente sostenuto, in tempi non sospetti, la
sterilità di certi argomenti cari agli evoluzionisti sulla
divisione dei saperi e delle competenze accademiche . Secondo loro io
non avrei titolo a parlare di evoluzione perché non sono un
biologo .Non voglio qui rinnovare la polemica a volte stucchevole,
dirò semplicemente che un filosofo come Flores D'Arcais può
parlare di tutto anche di cosmologia e biologia , ciò che si
richiede è che le sue argomentazioni siano documentate,
documentabili e verificabili.
Orbene, quando scrive che “ noi sappiamo tutto “
Flores D'Arcais si genuflette con pia devozione davanti all'altare
dello scientismo, uno dei falsi miti del XX secolo, secondo cui la
scienza è in grado di cogliere e spiegare ogni aspetto della
realtà. Vorrei ricordare al prof. Flores che proprio da
quell'altare uno dei suoi sacerdoti (Heisenberg) ha enunciato nel
1927 il principio di indeterminazione che sancisce un limite
invalicabile alla conoscenza scientifica e non già per
l'incapacità attuale (ma non futura secondo Flores ) della
mente umana, ma per un'impossibilità intrinseca alla natura
stessa dei fenomeni, in re ipsa ,che stabilisce nei processi
di misura il confine oltre il quale non ci si può spingere ora
e per sempre. Se fosse ancora vivo Laplace, il padre del
determinismo, non ci dormirebbe la notte per il dispiacere.
Dunque
“noi sappiamo tutto “ scrive Flores D'arcais anzi no, ci
manca la conoscenza di cosa sia successo in quell'intervallo di tempo
che va dall'istante zero fino a 10 alla meno 33 secondi, un'inezia
temporale, e che comunque, lascia intendere Flores, prima o poi gli
scienziati riusciranno a penetrare. Colgo in quest'affermazione non
solo una presunzione di onniscienza ma anche mancanza di
approfondimento: certo, rispetto ai 14,3 miliardi di anni circa ( età
cosmologica stimata dell'Universo fisico) l'intervallo di 10 alla
meno 33 sec. è davvero come un battito di ciglia ma la
questione è decisamente diversa : non si tratta, per fare un
esempio, dell'ultimo millimetro di uno stesso filo di cotone
lungo centomila kilometri, in perfetta continuità con la
natura e la sostanza della parte “ rimanente”.
Assolutamente no. Oltre il cosiddetto “ Muro di Planck “
ci è preclusa ogni possibilità di conoscere cosa sia
accaduto, perché al di là di quel muro tutte le leggi
di natura cessano di essere valide , la nostra fisica non esiste più.
Affermare come fa Flores D'Arcais che “ prima o poi sapremo
cosa è accaduto“ significa disconoscere l'esistenza di
questo limite invalicabile , un po' come affermare che prima o poi i
matematici riusciranno a risolvere un sistema in cui il numero delle
incognite sia maggiore del numero delle equazioni. Ma non basta. E'
proprio in quell'intervallo di tempo la cui storia inconoscibile è
in totale discontinuità con la successiva, che vengono fissati
i valori delle costanti fondamentali dell'Universo, valori
raffinatissimi dai quali dipende l'intera storia del Cosmo e
dell'umanità ,compreso me che vi scrivo. In breve, l'Universo
è così com'è e non altro, proprio in virtù
di quei valori raffinatissimi. Cambiatene uno anche solo nella quarta
o quinta cifra decimale e non saremmo qui a parlarne. E allora : se
il cosmo che ci circonda (e di cui facciamo parte) ha un senso, è
perché contiene in sé, sin dall’origine,
un’informazione incredibilmente complessa, un’essenza non
fisica che lo elabora, lo orienta, lo realizza.
All'interno
di quel “ noi sappiamo tutto “ il prof. Flores D'Arcais
ci mette dentro anche la nascita della vita.
Commento di Ferdinando Catalano :
Ma davvero il prof. Flores D'Arcais è in grado di spiegarci
l'origine della vita? Davvero la biologia del XXI secolo sarebbe
venuta a capo del mistero dei misteri ? Per favore, può dire
qualcosa di più specifico a noi poveri ignoranti che su questo
argomento brancoliamo ancora nel buio ? E se non è troppo
disturbo, potrebbe informare anche il prof. Edoardo Boncinelli ,
genetista di fama mondiale e docente universitario al San Raffaele di
Milano che su questo argomento è evidentemente poco informato
?
A riguardo riporto un estratto dell'intervista e-mail concessa dal
prof. Boncinelli in occasione del Festival della Scienza di Genova in
data 26 – 10 - 2011
Domanda
:
Secondo gli ultimi
studi, pubblicati su Nature Geoscience nell’agosto 2011, le
prime forme di vita comparvero circa 3,4 miliardi di anni fa, “solo”
400 milioni di anni dopo la fine del bombardamento da meteoriti:
ritiene che sia un tempo accettabile per la nascita della vita
secondo i meccanismi conosciuti, o ritiene invece che possa essere
plausibile l’idea di Francis Crick e Fred Hoyle della
“panspermia”?
Risposta del prof. Boncinelli (estratto)
“la vita è un fenomeno, per così
dire, strano, per non dire unico“.
“…o 3 miliardi e mezzo, o 6-7
miliardi, non è che faccia una grande differenza…”
In definitiva possiamo
dire che non sappiamo come è nata la vita.
3 ) A
proposito del “desiderio di religione” insito nell'uomo,
ecco come ne spiega scientificamente l'origine il prof. Flores
D'Arcais .
(
pag. 39 – 40 )
“ ...Nella
nostra neocorteccia di sapiens l'evoluzione ha infatti
radicato una predisposizione all'animismo, come è raccontato
magistralmente in un recente e bellissimo libro di Telmo Pievani,
Giorgio Vallortigara e Vittorio Girotto intitolato Nati per
credere...[......] La propensione (al desiderio di religione, ndr
) che nell'evoluzione infantile del singolo ripercorre quella della
specie, viene fatta risalire ad un vantaggio evolutivo: credere che
dietro ogni fenomeno naturale si celi una << volontà >>
animata aumenta le probabilità di sopravvivenza nelle
condizioni di vita primitive. Detto in soldoni : fra un gruppo di
sapiens << illuministi >> convinti che dietro lo
spezzarsi di un ramo c'è solo un fenomeno naturale, per
esempio, tanto la forza del vento quanto la presenza di un
predatore,e un altro certo invece che dietro ogni fenomeno che noi
chiamiamo naturale vi sia sempre un'entità <<
intenzionale>> , e dunque minacciosa (il corsivo è
mio), il livello di attenzione e allarme sarà molto diverso,
garantendo un differenziale di sopravvivenza a vantaggio del gruppo
più << allarmato>>.
Commento
di Ferdinando Catalano :
Non
sono sicuro di aver compreso bene : dire come fa Flores che
l'evoluzione ha radicato una propensione all'animismo significa
affermare che per una accidentale alterazione del codice genetico,
ciò che chiamiamo in breve una mutazione, è apparso
sulla scena dell'evoluzione un mutante dotato di propensione
all'animismo che nella lotta per la sopravvivenza dovrà
competere e infine vincere contro chi questa mutazione non l'ha
subita, è così ? Questa affermazione ha il supporto di
una prova scientifica o è solo un'ipotesi di ricostruzione
storica del cammino di Homo Sapiens nel solco dell'evoluzione ?
Ma
rimaniamo all'esempio del ramo proposto da Flores per farci capire
meglio da dove arriva la nostra vocazione alla fede : dunque c'è
il ramo di un albero che sta per spezzarsi (presumo nella foresta) e
nei paraggi si aggirano due Sapiens , uno <<
illuminista>> cioè guidato dalla sola ragione nella sua
interpretazione dei fenomeni naturali e uno invece mutante cioè
accidentalmente dotato di una predisposizione all'animismo (non è
spiegato nell'esempio se il mutante ha intanto perduto la ragione).
Ad un
certo punto il ramo si spezza. L'<<illuminista>> è
convinto che ciò può essere causato dalla forza del
vento o dalla presenza di un predatore e , visto che è dotato
della sola ragione, che fa? Sta per essere travolto dalla furia degli
elementi o sbranato da una tigre e rimane tranquillo a fumarsi una
sigaretta . L'altro invece, l'<<animista >>, è
convinto che “ non si muove foglia che Dio non voglia “
ma si tratta però di un Dio cattivo , minaccioso e quindi se
la dà a gambe. Da qui il differenziale di sopravvivenza.
Scusate
ma continuo a non capire :
-
dove sta scritto che questo Dio che spezza i rami degli alberi debba
essere “ minaccioso “ ? nei geni ? C'è qualche
prova ? E com'è che questo Dio un tempo minaccioso e crudele ,
un Dio da cui scappare per sopravvivere si è trasformato,
nella mente del Sapiens mutante nel Dio della fede , un Dio
che ama ed è amato ? Un'altra mutazione genetica ?
-
oggi nel 2013 al termine (o quasi) del percorso evolutivo cosa
succederebbe a me e Flores D'Arcais davanti ad un ramo che si spezza
per la furia del vento o la presenza di una belva?
Io,
ex mutante << animista>> favorito dall'evoluzione,
penserei adesso che si tratta della manifestazione di un Dio buono e
rimarrei lì impalato a farmi travolgere o sbranare ?
E lui
che invece la ragione non l'ha persa cosa farebbe ? Resterebbe
insieme a me o se la darebbe a gambe con tanti saluti per la teoria
dell'evoluzione ?
E
soprattutto: visto che si è creato un “differenziale di
sopravvivenza “ a favore degli <<animisti>>, che ci
fa Flores D'Arcais nel 2013 insieme a me a guardare un ramo che si
spezza ?
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