Molti si sono chiesti come mai alcuni
ragazzi abbiano indetto un’iniziativa così singolare su un argomento che nel
senso comune viene ritenuto una certezza scientifica. In effetti l’iniziativa
voleva mettere in discussione i libri di scienze che hanno sempre dato una
spiegazione sulla questione dell’evoluzione darwiniana in modo incompleto e
senza menzionare quegli argomenti che buona parte di scienziati, competenti e
accreditati, ha prodotto al fine di contestare, o quantomeno ridimensionare,
questa teoria sulla nascita delle specie. L’iniziativa, inizialmente derisa, ha
in seguito ottenuto successo, contribuendo ad aprire un dibattito su un
argomento che finora non poteva essere discusso ma solamente accettato come
certezza assoluta e dogma incontestabile.
Io, che non sono uno scienziato e sicuramente ho poca preparazione
a riguardo, mi sono informato e ho studiato molte ipotesi e teorie di chi
scienziato lo è davvero e propone una visione che si discosta dalla teoria
darwinista ma si basa comunque su studi seri e competenti, e, trovando delle
teorie valide che confutavano le varie interpretazioni neodarwiniane
sull’origine della vita, mi sono lanciato in questa iniziativa che vuole dare
voce a chi non crede a questa teoria.
Nei libri di testo, dalle elementari alle medie superiori, la
teoria di Charles Darwin viene insegnata come verità assoluta. Tutti
ricorderanno la famosissima illustrazione in cui viene riprodotta una scimmia
che, con il passare di migliaia di anni, diviene a poco a poco homo sapiens:
questa immagine dell’uomo come diretto discendente della scimmia è una vera e
propria invenzione, una favola che ci viene narrata nelle scuole sotto forma di
“storia vera”.
Lo stesso professor Boncinelli, in un’intervista rilasciata
al quotidiano “il Giornale”
Molte notizie riportate dai quotidiani e
riguardanti la settimana antievoluzionista non solo si sono rivelate false, ma
soprattutto ci pare che le menzogne che sono state dette non derivassero solo
dall’ ignoranza ma anche dalla malafede, che ha fatto sì che venissero travisate
alcune affermazioni. Questo sospetto pare a maggior ragione fondato dato che i
giornali non hanno prestato mai attenzione alle spiegazioni, rettifiche o
chiarimenti inviati loro dal gruppo organizzativo delle conferenze. Una delle
accuse principali era che l’iniziativa aveva intenzione di escludere dai libri
di testo la teoria evoluzionista per imporre quella creazionista, come avvenuto
in alcuni stati degli Stati Uniti d’America nei quali un gruppo di scienziati
protestanti ha confutato a livello scientifico le teorie dei neodarwinisti
imponendo di conseguenza le loro denominate “Intelligent Design” (progetto
intelligente). Quello che ci preme dimostrare è che l’evoluzionismo non è una
certezza, che molti scienziati e professori lo contestano, e che c’è chi confuta
scientificamente, punto per punto, tutte le ipotesi scientifiche che si basano
su tale teoria.
Una concezione della vita umana basata su
un gioco cieco di azioni meccaniche in natura nega ogni possibile visione
spirituale della vita relegando le scelte di ogni uomo solamente in una visione
materialista.
Il darwinismo viene eretto come verità
assoluta con la quale poter giustificare il materialismo più sfrenato, l’egoismo
del nostro tempo e la caduta di tutti i bisogni che non siano fisici. In tal
modo ogni forma di morale non ha più ragione di esistere, schiacciata dalla
legge dell’”Homo Homini Lupus”.
A questa teoria dobbiamo la scomparsa dell’uomo come essere, rimpiazzato dall’uomo come consumatore o come
appartenente ad una classe sociale.
Gli scienziati che provano a discutere le teorie evoluzioniste vengono puntualmente esclusi dalle cattedre universitarie,
dai dibattiti scientifici e gli viene impedito di ottenere la stessa visibilità di altri, magari meno
validi da un punto di vista scientifico, ma bene allineati al conformismo
imperante.
Se la scienza si fosse sempre comportata in questo modo il mondo sarebbe considerato ancora piatto e al centro
dell’universo. Non è con il pregiudizio che si valuta il valore di una teoria
scientifica, ma con la ricerca e le continue sperimentazioni, con il dibattito a
parità di condizioni e con l’idea che gli uomini muoiono, ma la verità dura nei
secoli.
L’affermazione espressa durante la conferenza stampa dall’On. Pietro Cerullo:
“la teoria di
Darwin è funzionale all’egemonia della sinistra, è nata quando in Europa
dominava la cultura del positivismo che è l’anticamera del
marxismo”
ha sollevato
molte polemiche e qualche derisione. Eppure riflettiamo: non è forse vero che
Darwin elaborò la sua teoria dopo essere venuto a conoscenza della visione
meccanicistica della natura di Auguste Comte in cui identifica i fenomeni in
relazione fra loro, legati da un rapporto costante di causa effetto? Non è forse
vero che Marx, l’inventore del comunismo, dichiarò che il libro di Darwin era
molto importante perché permetteva di fondare la lotta di classe sul principio
di selezione naturale?
Sul piano ideologico la borghesia trovava nelle tesi di Darwin la conferma della propria ottimistica aspirazione al
progresso continuo della società.
Per molti esponenti del positivismo la concezione deterministica non vale solo per i fenomeni naturali ma anche per quelli della
coscienza umana che vanno visti in rapporto con fattori biologici, ereditari e
ambientali. (determinismo psicologico).
La nascita delle teorie evoluzioniste
Il primo scienziato che ipotizzò lo sviluppo delle specie tramite evoluzione fu il biologo Jeam Baptiste Lamark
(1744- 1829). Egli elaborò l’ipotesi che le funzioni di adattamento all’ambiente
determinano la comparsa di organi differenziati negli animali e nelle piante,
giustificando in questo modo la differenziazione delle specie viventi.
La sua ipotesi nasceva dalla concezione che
la natura fosse un sistema cooperativo e che tutti gli ingranaggi si adattassero
ad altri al fine di un perfetto funzionamento; aveva ipotizzato cioè che la
natura fosse una grande macchina perfetta, un organismo autopoietico.
Inoltre era convinto che le caratteristiche acquisite per adattamento divenivano ereditarie.
Il naturalista inglese Charles R. Darwin si oppose alle teorie di Lamark in quanto non si spiegava come si ereditasse di
padre in figlio i caratteri acquisiti come adattamento all’ambiente.
Partecipando a una missione esplorativa nell’America del sud e visitando le isole Galapagos, Darwin, notò che la fauna
era notevolmente differenziata, anche se le caratteristiche dell’ambiente erano
praticamente identiche, e che ciò che sosteneva Lamark non si era verificato in
quanto le isole dovevano essere popolate dalle stesse specie.
E’ da questa analisi iniziata alle isole Galapagos che Darwin elaborò la teoria che la natura non era congegnata come un
semplice sistema cooperativo, ma che era la lotta tra le specie che determinava
la sopravvivenza delle razze che resistevano all’ambiente mutevole. Da questa
analisi Darwin ipotizzò che era tramite graduali cambiamenti di condizioni
ambientali e di favorevoli adattamenti delle specie viventi che si verificava la
possibilità dell’evoluzione.
Richiard Dawkins elaborò la teoria del “gene egoista” egli sostiene che gli
esseri viventi non sono altro che macchine per la sopravvivenza nate da un
progetto di geni, e che quando i corpi muoiono i geni sopravvivono grazie alla
riproduzione e vanno a progettare nuovi corpi (specie)
Alcuni scienziati invece propongono la
co-evoluzione che si basa su geni e cultura, questi scienziati prendono il nome
di coevoluzionisti e sostengono che tramite l’ereditarietà vengano trasmessi
anche comportamenti culturali e che in questo modo si spiegherebbero
comportamenti come quello di popolazioni che non bevevano latte per motivi
culturali e in 300 generazioni questa esclusione del latte ha fatto perdere alle
popolazioni asiatiche la capacità enzimatica di digerirlo.
Stephen Gould e Nils Eldredge elaborarono
la teoria degli equilibri punteggiati in cui si sostiene che l’evoluzione non
avviene per gradi ma si alternerebbe a lunghi periodi di stasi e ad alcuni di
improvvise accelerazioni, in cui comparirebbero nuove specie.
Se sono state ipotizzate tante metodologie di come si
verificherebbe l’evoluzione della specie vuol dire che ancora oggi la scienza è
incapace di dare una spiegazione del passaggio da specie a
specie.
La teoria evoluzionista
Noi tutti siamo sottoposti allo studio, senza critica, della
teoria dell’evoluzione: dalle scuole elementari sino alla fine dei nostri studi
all’università siamo costretti a studiare la teoria della selezione delle specie
senza avere possibilità di venire a conoscenza di alcuna critica o contestazione
ad essa nonostante venga continuamente discussa e ridiscussa dagli stessi
scienziati evoluzionisti.
Non solo il mondo dell’istruzione
ci presenta le teorie darwiniane come un dictat incontestabile, ma anche la
maggiore parte dei documentari italiani pone al centro di ogni suo studio una
visione evoluzionista della vita, arrivando addirittura a trasmettere
ricostruzioni di transizioni da specie a specie del tutto fantasiose e senza
nessuna valenza scientifica.
Prima di commettere errori, è meglio distinguere tra evoluzione
biologica e teoria dell’evoluzione. La parola evoluzione definisce in modo
generico il processo di variazione genetica di una specie verificatasi in un
lungo periodo di tempo. Con evoluzionismo invece si intende la teoria secondo
cui tutti gli esseri viventi esistono grazie a piccole e incontrollabili
trasformazioni, che hanno reso possibile che da una specie si possa arrivare ad
un’altra, completamente nuova.
La teoria dell’evoluzione ci viene insegnata come unica e sicura
possibilità dell’esistenza della vita sulla terra, e ci viene fatto credere che
essa sia supportata da ritrovamenti di fossili o da ricerche sperimentali. In
realtà, le prove dopo 150 anni di studi e ricerche, non confermano la teoria, anzi in molti aspetti
la negano conducendo gli scienziati evoluzionisti ad assunzioni aprioristiche in
favore di una teoria che si fa ideologia.
L’unica evoluzione, che si verifica in natura e che gli scienziati
hanno potuto osservare, avviene e si conclude nello stesso organismo senza
produrre cambiamenti o modificazioni
genetiche (microevoluzione).
Gli evoluzionisti sostengono che queste piccole variazioni
operando nel lungo periodo siano in grado di trasformare e creare nuove specie
grazie ad una evoluzione verso il miglioramento. Secondo questa teoria tutte le
specie esistenti apparterrebbero ad antenati comuni e la vita sarebbe nata da
materia inorganica ed elementi inerti. Da qui il passo è breve per affermare che
il primo microrganismo organico si sarebbe evoluto nel corso di miliardi di anni
creando tutte le specie oggi osservabili in natura, da ameba a invertebrato, da
anfibio a rettile, da quadrupede a scimmia e umano.
Gli evoluzionisti sostengono, senza spiegare come, che il caos ha
creato il tutto dando un’organizzazione alla natura e selezionando in positivo
gli organismi, che da semplici sono divenuti gradualmente complessi e
specifici.
Tutto ciò che oggi noi possiamo osservare per gli evoluzionisti è
frutto di eventi casuali e di lunghissimi periodi di tempo, tutto ha avuto
origine da un processo meccanicistico proprio della natura inorganica.
La visione qui esposta prende il nome di macroevoluzione e non è
mai stata provata scientificamente. Bisogna ricordare che una teoria per essere
riconosciuta valida deve essere osservabile, misurabile e riproducibile, quindi
la mancanza di tutte queste attestazioni di veridicità non solo dimostra la non
scientificità della teoria, ma anche la malafede degli evoluzionisti. Essi
infatti nonostante tutto continuano a sostenere che l’evoluzionismo sia l’unica
verità possibile per l’esistenza dell’uomo e della vita sulla terra, continuando
con normalità a insegnare questa dottrina inculcandola in maniera dogmatica agli
studenti e censurando tutti coloro che obiettano su tale teoria e che cercano di
dimostrare la sua inconsistenza scientifica.
Evoluzionismo e società, il mito del progresso
L’evoluzionismo è fondamento di un altro mito della nostra
società, il mito del progresso che nostra società rincorre da oltre due secoli
nella speranza di potere risolvere i problemi dell’uomo tramite le scoperte
scientifiche. Tramite la tecnica.
Tale speranza sembra in realtà essere confutata dal fatto che
ancora oggi la nostra società è minata da molte manie: infatti se è vero che
molte malattie sono state sconfitte grazie alla ricerca scientifica è anche vero
che ne sono nate di nuove che probabilmente sono da accreditare alla stessa
scienza/tecnica (A.I.D.S. – problemi respiratori -angosce– stress).
Dalla rivoluzione industriale ad oggi la nostra società corre come
un treno impazzito verso un destino sconosciuto, seguendo la speranza che i
problemi che mano a mano le nuove scoperte creano o creeranno saranno facilmente
risolvibili con ulteriori scoperte. Scrive Cipolla:
“una volta imboccata la strada
dell’idustrializzazione è impossibile tornare indietro e nemmeno ci si può
fermare. Le macchine finiscono per dettare il ritmo dell’ulteriore obbligato
progresso[3]
Massimo Fini nel suo libro la ragione aveva torto? termina in
questo modo:
“
arriveremo presto ad una vita media di 100
anni” per poi spiegare “
allo stato di natura l’uomo vivrebbe 20–25 anni.
Nell’ultimo secolo la vita umana si è
allungata del 30%...
”
In Borgogna nel 1786 vengono indicate 72.000 persone di età
compresa fra i sessanta e cent’anni su un totale di un milione circa di
abitanti.
Lo sbaglio nasce dalla confusione tra vita media e vita effettiva.
Lo stesso Dante Alighieri all’inizio del suo capolavoro ci dà delle indicazioni
sulla speranza di vita iniziando con queste parole la sua Divina Commedia:
“in mezzo di cammin di nostra vita”
e fissando quindi a trentacinque anni la sua età nel momento in
cui iniziò il capolavoro, indicando che l’esistenza normale di un individuo
fosse di settant’anni.
Oggi la scienza è arrivata a manipolare i nostri cibi
modificandoli geneticamente introducendo geni di un specie nel dna di un’altra
specie. Questa manipolazione non sappiamo se produca solo benefici (esempio
l’aumento di resistenza al freddo di una specie manipolata) o se in realtà possa
produrre anche dei problemi a chi ne fa uso. L’ogm viene (per fortuna oggi i
Italia non è ancora possibile) messo in commercio senza un’adeguata
sperimentazione.
La volontà di intervenire su una specie (frutta e verdura)
credendo che si possa migliorare da cosa nasce se non dalla certezza che le
specie siano in continua evoluzione?
Chi crede nell’evoluzionismo è anche convinto che si possa
intervenire direttamente in ogni specie per il suo miglioramento genetico e che
facendolo non si fa altro che anticipare la natura.
All’università di Urbino all’esame di metodologia della scienza
umana viene dato da leggere un libro in cui si legge “ se la natura può
preparare manuali di istruzione, come le molecole di dna, anche l’uomo può
farlo, sia manipolando il dna, sia mediante altre molecole, sia con microchip
informatici”, continuando “in un
prossimo futuro si potrà inserire un chip nel cervello e connetterlo, mediante
neuroni, alle varie funzioni celebrali, che saranno così collegate a
megacomputer e banche dati….” Una prospettiva allucinante in cui l’uomo piano
piano verrebbe “trasformato” in una macchina artificiale.
Molti pensano che la scienza non riguardi il campo della vita vissuta, che non
interferisca con le scelte dell’uomo e della società ma Harun Yahya
nel suo libro dal titolo
L’inganno dell’evoluzione scrive:
”i
danni del materialismo non sono limitati soltanto agli individui, in quanto esso
mira anche ad abolire i valori di base sui quali poggiano lo Stato e la società,
generando quindi una collettività insensibile e senz'anima, interessata
unicamente alla materia. Poiché i membri di una simile società sono destinati a
restare privi di qualsivoglia nozione idealistica, quale il patriottismo,
l'amore per il proprio popolo, la giustizia, la lealtà, l'onestà, il sacrificio,
l'onore, oltre che dei beni morali, l'ordine sociale costituito da siffatti
individui è condannato a dissolversi in un breve lasso di tempo. Per queste
ragioni, il materialismo rappresenta una delle più terribili minacce ai valori
fondamentali dell'ordine politico e sociale di una nazione”
Massimo Lanzavecchia nel suo libro in difesa della scienza scrive:
”mentre la natura va avanti a tentoni, con bricolage molecolari di Jacob e la selezione evolutiva di Darwin, l’uomo fissa e
persegue via via obbiettivi sempre più precisi che coinvolgono la natura stessa,
l’ambiente, la specie, i valori, il pensiero, l’etica
”
Questo modello di pensiero che si rifà direttamente
all’illuminismo e al positivismo è convinto che presto o tardi la scienza
risolverà tutti i problemi materiali dell’uomo. Anche se ciò avvenisse, ma con i
risultati che abbiamo oggi è molto improbabile, l’uomo non è solo materia ma ha
anche esigenze di carattere spirituale e questo modello di società che vuole
evolvere verso un ipotetico paradiso materiale non è in grado di
risolverli.
La scienza fa nuove scoperte, elabora la mappatura del genoma
umano, ma poi scopriamo che le mucche sono diventate pazze, che gli esseri
viventi sono clonabili, che si può intervenire geneticamente sull’uomo e la
natura.
Questa perfezione non si intravede e se la scienza compie nuove
scoperte che risolvono molti problemi, allo stesso tempo ne crea di nuovi, e
così la nostra società vive in un’angoscia perpetua e diviene
normale che cinquantasei americani su
cento facciano uso abituale di psicofarmaci, che più di quaranta milioni di
Europei ogni anno si rivolgano a sette, a maghi e fattucchiere, a guaritori, a
veggenti e quant’altro.
Oltre il quarantotto per cento della popolazione americana e
europea ha terrore del futuro.
L’insicurezza dell’uomo moderno davanti ad una società che
promette un continuo benessere in evoluzione per poi creargli le più tremende
angosce sulla sia esistenza è sotto gli occhi di tutti.
Il mito del progresso, che si avvale dell’ipotesi che noi uomini
tramite la scienza e la tecnica si sia in grado di risolvere tutto intervenendo
sulla natura, violentandola e soggiogandola, è il frutto di una visione e una
speranza di una società in continua evoluzione verso il bene comune che presto o
tardi verrà raggiunto.
Purtroppo anche sotto l’aspetto materiale questo traguardo è
sempre molto lontano, anzi, probabilmente sarà sempre irraggiungibile.
Un grande pensatore del XX secolo scrisse a riguardo
dell’evoluzionismo di Darwin e di Spencer
"ciò
che mi sorprende nel contemplare i grandi destini dell’uomo è di vedere davanti
ai miei occhi sempre il contrario di ciò che oggi vede e vuole vedere Darwin con
la sua scuola",
il pensatore è colui che più di tutti ha criticato questo modello di società e che con la sua “teoria”
Tra evoluzionismo e progresso vi è un
rapporto inscindibile.
Fabrizio Fratus
(26/03/2004)
______________________________________________
aggiunta da parte dell’autore
da La ragione aveva
torto, M. Fini, Sperling & Kupfer Editori, pag.158
Scuola internazionale
superiore di studi avanzati
da il www.nuovo.it
5 aprile 2003
da
La ragione aveva torto, M. Fini,
Sperling & Kupfer Editori, pag. 8 – P. Chaunu, La Civilisation de l’Europe
classique, pag. 164 Arthaud, 1984
da La ragione aveva
torto, M. Fini, Sperling & Kupfer Editori, pag. 9 – M. Reinhard, A
Armengaud, J. Dupaquier, op. cit. pag. 357
Massimo Lanzavecchia, in difesa della
scienza, libri Schewiller, pag.174
Massimo Lanzavecchia, in
difesa della scienza, libri Schewiller, pag.178
Harun Yahya, L'inganno
dell'evoluzione, Ed. Al Hikma, introduzione
Massimo Lanzavecchia, in
difesa della scienza, libri Schewiller, pag.160
Enrico Goni, Nietzsche e
l'evoluzionismo, pp. 94,
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