Commento
e approfondimento di Leonetto all’intervento di E. Pennetta al
Mendel Day di Verona e registrazione audio.
Dopo una piccola pausa, la parola passa al prof.
Pennetta. A lui il compito di introdurre la figura di un altro
grande scienziato cristiano Lazzaro Spallanzani. Prima di
iniziare il prof. Pennetta spende alcune parole per affrontare alcune
tematiche relative all’iniziativa (il Mendel Day) in sé
e quindi comprendere bene, o meglio, perché ci sia bisogno di
un Mendel Day, perché non sia una cosa simile ad altre, perché
non sia semplicemente un clone di altre iniziative
apparentemente simili etc etc.. Il principio di fondo, viene
comunicato chiaramente, è quello di fare chiarezza, dare
un buon servizio alla buona scienza e alla buona informazione, perché
di questo ce evidentemente bisogno.
Nella sua esperienza di professore Pennetta
riporta di domande che gli sono state rivolte, domande curiose,
non-sense, o almeno così dovrebbero essere, come relativamente
a come riuscisse a conciliare l’essere uomo di fede con
l’essere anche uomo di scienza o se credesse in un Big Bang o
in Dio.. O altre simili.. Fra l’altro subito dovrebbe balzare
agli occhi che l’ipotesi del “Big Bang”
venne suggerita per la prima volta dal sacerdote gesuita Georges
Le Maitre, accolta eufemisticamente con scetticismo, l’ateo
Fred Hoyle coniò il termine “Big Bang”
con un intento canzonatorio se non denigratorio. Il suo ateismo
inoltre ne oscurò la mente di fronte alle incongruenze della
sua teoria dello stato stabile
(http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_dello_stato_stazionario),
che mirava più ad evitare i implicazioni metafisiche
indesiderate di un universo con un inizio che non altro… Senza
parlare dell’ipotesi pan spermica di cui si è parlato
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-on-the-air-1310-litopanspermia-ed-altre-meraviglie/)
Gli scienziati non cristiani oggi hanno
fatto pace con il Big Bang e hanno modificato la loro metafisica di
conseguenza. E fin qui uno direbbe un tranquillo :”vabbeh”.
Se non che come porta agli occhi Pennetta perfino il Big bang diventa
argomento a supporto del conflitto fede-scienza! E’
pertanto chiaro che certe perplessità, certi ‘dubbi’
non vengono dal nulla, ma vengono assorbiti, metabolizzati in seguito
a qualche cosa. Qualcosa che ha radici nel passato e che
ha rami nei giorni d’oggi. Gli articoli dei giornali, delle
riviste, dei magazines, delle trasmissione mediatiche scientifici e
non fanno leva su dei clichés. E con questo
non mi riferisco tanto a frasi fatte e veri e propri luoghi comuni,
ma piuttosto che vengono accettate acriticamente e senza
pensarci su troppo dall’opinione corrente, consentendo perciò
ai giornalisti, ai divulgatori, agli oratori etc.. di portare
immediatamente i lettori sulla loro lunghezza d’onda.
I clichés del passato sono
gli stereotipi odierni ed il conflitto fra fede e scienza
altro non è che un cliché accettabile che calza
a pennello un po’ dappertutto (come il prezzemolo e l’impatto
ambientale), perfino nei cartoni animati (The Simpsons etc…)
Recentemente molti esperti di storia delle religioni, sociologia,
storia etc..hanno espresso ed argomentato la fallacia di
quell’assunto e come sia stato largamente screditato. Per
esempio, sono veramente tanti, si può ricordare “Science
and Religion – Some Historical Perspectives di John
Hedley Brooke,docente di Scienza e Religione all’Università
di Oxford e poi, se non altro che per puro “patriottismo”
l’assente al Mendel day, Francesco Agnoli: “Scienziati,
dunque credenti. Come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la
scienza” (http://www.ibs.it/code/9788882728236/agnoli-francesco/scienziati-dunque-credenti.html)
che affronta questo argomento e lo amplia anche ad altri argomenti
correlati. Se la rivoluzione del pensiero razionale ha avuto modo di
esprimersi nel ‘600 e nel ‘700 è stato
possibile solo grazie alla lunga tradizione medievale che aveva
indicato l’uso della ragione come una delle più
importanti attività dell’uomo, pensiero che trova le sue
origini nel pensiero cristiano; come c’è stato modo già
di dire relativamente ad una delle ultime puntate della trasmissione
condotta da Fratus e Pennetta su Radio Globe One
(http://www.enzopennetta.it/2013/01/spallanzani-e-mendel-due-grandi-scienziati-non-amati-dagli-scientisti-approfondimento/).
La stessa figura di Mendel di cui si è
parlato relativamente al precedente intervento del prof. U. Fasol
(http://www.enzopennetta.it/2013/03/1-mendel-day-registrazione-e-commento/)
è centrale per comprendere come scienza e fede siano
perfettamente conciliabili. Ora, questo vero e proprio “mito”
del conflitto fra fede e scienza alcuni di quelli che
hanno compreso, scoperto, constatato etc.. Essere un mito, vorrebbero
ricondurlo direttamente ad un ambiente protestante o all’Illuminismo;
questo è vero solo in parte, è necessario infatti
specificare bene cosa si voglia dire con questo. Prima di completare
questo discorso su cui ha voluto, a ragione, soffermarsi
Pennetta è necessario, quantomeno opportuno, però
inquadrare anche l’altro scienziato protagonista di questo
Mendel day, appunto Lazzaro Spallanzani.
La prima cosa che Pennetta vuol far notare è
la versatilità, la multidisciplinarità. Il primo
intervento significativo di Spallanzani fu una critica che
si rivelò esatta, oltre che semplicemente precisa e ben
costruita, ad una traduzione di un passo dell’Iliade del
maggior traduttore, conoscitore di svariate lingue (ebraico, greco,
spagnolo, latino) dell’epoca. Diversamente da una moda di
vedere le cose che si può facilmente ritrovare in tempi
odierni grandi scienziati si sono rivelati grandi in relazione
ad una multidisciplinarietà e ad interessi che spaziavano
molto, oltre ai più comuni Leonardo da Vinci ed Einstein, per
esempio nella creazione della tavola periodica degli elementi un
inglese, John
Newlands, sottolineò come gli elementi di tipo
simile fossero ricorrenti ad intervalli regolari di 8 posizioni, che
lui assimilò alle ottave
musicali,
anche se questa sua cosiddetta “legge delle ottave”
venne messa in ridicolo dai suoi contemporanei fino a che Mendeleev
non riprese quella congettura, raffinandola e
conducendo alla moderna tavola periodica.
O per esempio Louis De Broglie che
concepì teorie atomiche considerando come strumenti
musicali si accordassero etc.. L’avvicinamento alle scienze
naturali ,o meglio per allora alle filosofie naturali, di Spallanzani
avvenne grazie alla cugina Laura Bassi, prima docente
(insegnava Fisica generale) donna universitaria. Dal 1761
Spallanzani si occupò di una delle questioni più
dibattute tra i naturalisti di tutta Europa, vale a dire la
generazione spontanea degli organismi. Nello specifico andò
ancora una volta a controbattere il più grande naturalista
europeo del tempo, Buffon, che a differenza di Spallanzani
compare sui libri di testo solo per aver ipotizzato che
forse l’età della terra poteva essere più lunga
di quanto non si pensasse. Dopo quattro anni di ricerche, nel “Saggio
di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della
generazione de’ signori di Needham e Buffon”,
Spallanzani, grazie alle numerose prove condotte con metodi
sperimentali
(http://www.flickr.com/photos/90303254@N02/8534190279/in/photostream)
rigorosi e l’uso del microscopio, affermava la natura animale
degli “infusori” e l’infondatezza della generazione
spontanea. Di questo se ne è parlato bene in quest’altro
intervento
(http://www.enzopennetta.it/2013/01/spallanzani-e-mendel-due-grandi-scienziati-non-amati-dagli-scientisti-approfondimento/).
Con la diffusione del Saggio in tutta
Europa, Spallanzani, che dovrebbe rappresentare il padre della
moderna biologia, entrò a pieno titolo nella “repubblica”
dei naturalisti, venne riconosciuto come uno scienziato così
grande che lo stesso Voltaire, Illuminista per
antonomasia, che eufemisticamente si potrebbe indicare come un non
un simpatizzante del cristianesimo e men che meno del clero, e dal
carattere non incline ai facili entusiasmi, ebbe a scrivere parole
come: “Non ho che pochi giorni da vivere, Signore,
li passerei a leggerla, a stimarla e guardarla come il primo
naturalista d’Europa“, riferendosi proprio a
Lazzaro Spallanzani. Per comprendere lo spessore di Spallanzani si
può ricordare che Victor Hugo fece leggere al
protagonista de “Le dernier jour d’un condamné
à mort” il secondo libro dei viaggi di Spallanzani,
omaggio più unico che raro nella storia della letteratura. Von
Haller gli dedica il quinto volume degli Elementa phisiologiae
corporis humani. Galvani, Volta, Lavoisier,
Domenico Cirillo, Girolamo Tiraboschi gli furono amici
e così Hunter ,Buffon e Needham, coi
quali pure ebbe considerevoli polemiche scientifiche. Secondo Charles
Bonnet (che lo indirizzò verso una nuova ricerca sulle
capacità di rigenerazione di vari animali), Spallanzani ha
scoperto da solo più verità di tutte le accademie in
mezzo secolo, mentre J.J.Rousseau, altra figura di spicco
dell’Illuminismo ritiene che “…il était
trop en avance sur ses contemporaines pour être compris par
eux...”(= “E ‘stato troppo avanti per i
suoi contemporanei per poter essere compreso da loro” e
De Musset scrive, in “La confession d’un enfant
du siècle”:“…gloirete soit rendu
après l’Etre Suprême profond Spallanzani…”.
Spallanzani divenne un’icona, un
personaggio di rilievo come scienziato, come docente e le sue
opere acquisirono anche valore letterario oltre che
scientifico. Fu sempre lo stesso Spallanzani ad usare il
diario di viaggio poi ripreso perfino da C.Darwin. Spallanzani
si occupò nel campo della biologia di diverse questioni,
tra il 1777 e il 1780 si indirizzò sul problema della
riproduzione, pubblicando le “Dissertazioni
di fisica animale e vegetali”,
che contengono i risultati dei suoi esperimenti sul ruolo dello
sperma nell’”innesco” dello sviluppo del germe, ed
è in relazione a ciò che dal 1777 Spallanzani ottenne
la prima “fecondazione artificiale” della storia
usando uova di rana e di rospo e ripeté con successo
l’esperimento su una cagnetta. Uno sviluppo importantissimo per
la zootecnia. (Spallanzani non riuscì però a capire la
vera funzione degli spermatozoi, che considerò semplici
parassiti dello sperma). Studiò gli effetti della digestione
scoprendo che essa avviene sotto l’azione di un liquido secreto
dallo stomaco che egli stesso chiamò succo gastrico.
Infine, Spallanzani affrontò negli ultimi
anni della sua vita il tema della respirazione in tutte le classi di
animali, dall’uomo sino agli zoofiti e alle piante. Si
comprende perché se ne trovi traccia in libri di storia della
medicina…e si comprendono le parole di Bonnet. E fece anche
molte altre cose per esempio arrivò a scoprire che i
pipistrelli non volano utilizzando la vista. Figura quindi
eclettica, innovativa, rivoluzionaria, profondamente di spessore
scientifico, sicuramente simbolo della simbiosi fra fede e scienza
che però poi ad un certo punto sfumò, tant’è che
oggi in nessun libro di testo se ne trova traccia, mentre magari
vengono citati altri autori per molto meno, ed è un eufemismo,
e cosa peggiore vengono purtroppo proposte delle vere e proprie
falsità scientifico-storiche come la validità della
legge di Haeckel. I più fortunati ne avranno trovato traccia
in libri di storia della medicina. Quindi, tornando al discorso
lasciato in sospeso si è potuto vedere come anche
l’Illuminismo non aveva problemi a vedere un rapporto fra fede
e scienza, quantomeno non come si suol dire “tout court”.
Bisogna pertanto considerare un paio di cose, almeno… Si era
lasciato il discorso all’Illuminismo ed al protestantesimo,
termine quest’ultimo così generale, con cui si fanno
racchiudere, raggruppare così tante cose, così
frammentario che quando lo si usa si può star certi che nella
maggior parte delle volte come minimo si commettono delle
imprecisioni.
Certamente Erasmo, per esempio, che fu un grande
biblista e un grande umanista non c’entra nulla con l’antinomia
scienza fede né direttamente né indirettamente.
Calvino, per esempio ,si espresse chiaramente mostrando la
compatibilità fra fede e scienza, e tra Scritture e scienza,
lo fece proprio esplicitamente. Egli rappresentò in certi
ambienti un forte stimolo a intraprendere attività
scientifiche e tecniche, non solo in base alla dottrina calvinista
dell’elezione (le cui buone opere sono segno dell’elezione)
da parte di Dio, ma anche per la considerazione, propria dei
calvinisti, secondo cui l’uomo, sebbene non debba legarsi al
mondo, deve tuttavia operare nel mondo e agire sulle creature. Tra i
calvinisti, ciò contribuisce allo sviluppo della filosofia
sperimentale della natura e alle applicazioni pratiche della scienza.
Calvino stesso difende in modo esplicito lo studio dell’astronomia,
in quanto mette in luce il potere e la saggezza di Dio. Per lo più
in questo campo bisogna ricondursi specialmente
all’Anglicanesimo.
Prima però va considerato che la
separazione che fa Lutero fra scienza e fede, apparentemente, ma solo
apparentemente potrebbe sembrare vicina al pensiero di
Galielo e quindi dei NOMA di Gould, ma andando a vederla meglio
dovrebbe apparire che apre non tanto a mostrare che esistano campi di
indagine differenti quanto proprio visioni divergenti su stessi
accadimenti fisico-naturalistici, e questo creerà un
minimo incomprensioni e creerà un varco per altre
filosofie che adesso vedremo. Non c’è nelle sue parole
quel pensiero, sicuramente cristiano, che emerge per esempio dal
“Fides et ratio” di Giovanni Paolo II
secondo cui nessuna fede può essere accettata se prima non è
pensata dall’intelletto,
tramite il quale Dio si rivela e spiega il suo amore;
infatti, spiega, esso viene rivelato all’uomo, che a sua volta
deve conoscere e capire la rivelazione,
ovvero il processo della conoscenza
della rivelazione passa però dalla via che è
disponibile, la ragione.
Spallanzani, come abbiamo visto, fu un grande
testimone di come non solo fede e scienza non siano alternative
tra loro o, peggio ancora, incompatibili, ma di come la fede
possa invece essere estremamente feconda per il lavoro di uno
scienziato che postula la capacità della mente umana di
scandagliare le profondità della natura. Come detto, Lutero
crea un po’ invece la possibilità di una separazione più
netta di quello che rappresenta la realtà dei fatti, come si è
già espresso
(http://antidarwin.wordpress.com/2013/02/25/il-creazionismo-radio-globe-one/
), introducendo un po’ l’idea che la
divergenza di interpretazione che sussiste nel campo della storia
naturale potesse esistere anche in quello della scienza galileiana..
Al momento la cosa non incrinò i rapporti fra fede e scienza e
non ebbe alcun effetto anti progresso scientifico-tecnologico ma
gettò alcune delle basi che si riveleranno importanti
successivamente. E con questo si fa riferimento alla nascita del
deismo, la filosofia razionalistica della religione, che ebbe
probabilmente i natali in Inghilterra con Herbert di Cherbury
(1582-1648).
I maggiori filosofi inglesi del Seicento e del
Settecento sono tutti deisti, o formalmente o per convinzione:
Hobbes, Shaftesbury, Locke, Toland,
Berkeley e, se vogliamo, anche Hume. Paradossalmente,
ma solo apparentemente, questa corrente di pensiero si era sviluppata
in polemica con l’ateismo umanistico-rinascimentale
(Pomponazzi, Bruno, Vanini…), ma anche con quello di
Spinoza, Bayle…, ripescando nella Riforma e
gettando le basi per il positivismo e per l’ateismo
moderno, ed anche per la new-age che tanto dilaga
odiernamente, che troveranno grande forza a seguito delle teorie di
C. Darwin.
Uno dei capisaldi del deismo è una
forma di riduzionismo laico (di matrice spinoziana) conseguente
al fatto che l’esperienza cristiana medievale e precedente
fosse da rigettare e da ritenere fallimentare, gettando le basi per
quelle idee progressiste che miravano a idealizzare il presente ed il
futuro volendosi lasciare alle spalle un passato comunque arretrato
ed oscurantista in toto. Il deismo aveva scelto una finta opposizione
all’ateismo ma il suo intento recondito era sostanzialmente
identico, cambiavano sostanzialmente i modi di agire.
Il deismo aveva scelto una finta opposizione
all’ateismo soltanto per passare meglio tra le maglie della
critica clericale, ma il suo intento recondito era
sostanzialmente identico e rappresenterà qualcosa di
profondamente importante tant’è che deisti
sono stati molto influenti nella politica internazionale, per esempio
in America, molti dei padri fondatori degli Stati Uniti possono
essere considerati deisti (Thomas Jefferson, Benjamin Franklin,
James Madison…). Fra i cardini deisti si ritrovano anche
il pensiero che il mondo non sempre funzionano in modo razionale e la
pratica della libertà di religione, che consente alle persone
di avere il proprio concetto di un potere divino; anche l’individuo
è permesso di culto come lui o lei ritiene più
opportuno. Da le cui cose si arguisce come sia centrale per il
consolidarsi di un certo modo di vedere le cose, di quella chiave di
lettura che si ritrova spesso fornita nascondendo le altre. Mancava
però qualcosa affinché certe idee potessero
prendere corpo ed affermarsi come clichés.
Qualcosa che verrà fornito dalla
teoria evoluzionistica di sir C. Darwin come abbiamo visto
(http://www.enzopennetta.it/2012/12/radio-globe-one-recensione-1512-la-fede-evoluzionista-come-lateismo-prega-la-scienza-neodarwinista/)
e
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-recensione-20-10-inchiesta-sul-darwinismo-un-anno-dopo/)
e quindi dalle interpretazioni di Spencer, Marx etc..ed
anche con J. William Draper inventava il contrasto tra
fede e scienza con la pubblicazione del libro “Storia
del conflitto tra religione e scienza” (“History
of the Conflict between Religion and Science”,1874),
con tanto di invenzione della credenza medievale che la Terra fosse
piatta
(http://www.enzopennetta.it/2012/07/i-nemici-della-scienza-il-caso-paradigmatico-di-cecchi-paone/).
Per “uno strano scherzo del destino”,
nei primi anni del ’900,quindi di lì a poco, sarebbe
stata proprio la riscoperta dell’ignorato libro di Mendel a
decretare la fine della teoria di Darwin, e a segnare l’inizio
di quel periodo che nella storia della scienza viene chiamato
“eclissi del darwinismo“, di cui si evita
fortemente di fare nome, anche solo perché pone decisamente lo
sguardo sul fatto che tale teoria mancando del cuore è morta.
Pennetta ci porta a riflettere su come se si andasse domandando le
differenze fra Lamarck e Darwin molti (di quelli che saprebbero dare
una risposta) risponderebbero che uno credeva nella trasmissione dei
caratteri acquisiti mentre l’altro sul caso etc.. ignorando
invece che per Darwin il meccanismo motore dell’evoluzione
fosse “in soldoni” lo stesso della filosofia
evoluzionista lamarckiana..
Per riflettere bene su questa cosa ,come
ricordava Fasol nel precedente intervento, si può andare a
riguardare il caso Lysenko
(http://www.enzopennetta.it/2011/12/nikolaj-ivanovic-vavilov-protomartire/).
Intervento quello di Pennetta che riporta come uno dei “mali“
della nostra epoca sia l’eccesso di specializzazione
quando di coniuga al difetto d’interdisciplinarietà, che
non cerca assolutamente di far derivare dalla scienza conseguenze
teologiche (come avvenuto in convegni nella medesima città in
questi stessi giorni ad opera di un altro credo), ma fornire
accanto alla descrizione delle scoperte scientifiche di
scienziati cristiani la loro fede, le loro concezioni etiche che non
li hanno rinchiusi unidimensionalmente nei loro laboratori, quindi
cercare di dare buona informazione circa l’ingiustificata
dicotomia fra scienza e fede, mostrare l’importanza di un
insegnamento della storia della scienza e dei metodi senza
ridursi troppo ai risultati fini a sé stessi ed, in buona
sostanza, mostrare che, se che la vera scienza non è per
niente in conflitto con la vera fede (ambedue sono basate sui
fatti e cercano la verità), è altrettanto vero che un
sacco di religioni, di credo, non siano vera fede ed un
sacco di cose considerate scientifiche sono attualmente vera e
propria religione per la gioia di A. Comte. All’intervento
del prof. Pennetta credo che agli applausi della sala si
possano aggiungere quelli dei lettori di Cs. Sicuramente il mio.
La registrazione dell’intervento di E. Pennetta è
disponibile al seguente link:
https://www.dropbox.com/s/0hjr8rm709jrigu/IMENDELDAY_LS_Pennetta.mp3
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