Il bravo Piero
Angela ama spiegarci che il 99,9% delle specie animali e vegetali apparse sulla
terra si sono estinte o sono evolute in altre specie. Per mezzo di piccole
progressive casuali mutazioni sono divenute più adatte all'ambiente in cui
vivono. C'insegnano che i dinosauri sono ancora tra noi, solo che ora gli
chiamiamo uccelli; che un giorno un pesce cominciò ad uscire dall'acqua e
divenne un anfibio che poi, sempre per mutazioni casuali vagliate dalla
selezione naturale, divenne un rettile, e così via sino a quando una scimmia
scese da un albero cominciò a camminare in modo eretto e divenne uomo.
Il problema è
che tutto questo ci viene inculcato in testa senza che vi sia alcuna prova che
corrobori le affermazioni degli evoluzionisti. Certo secondo gli evoluzionisti
esistono molte "prove" che confermerebbero le idee di Darwin. Quando, però,
analizziamo in modo critico queste "prove", senza accettarle aprioristicamente
come avviene oggi, ci accorgiamo che in realtà si tratta solo di affermazioni di
principio.
Faccio un
esempio: i darwinisti affermano che le somiglianze morfologiche presenti negli
esseri viventi sono una prova che l'evoluzione avviene. Notevoli sono le
argomentazioni desunte dalla morfologia, in particolare quello suggerito
dall'omologia degli organi, ossia dal fatto che organi diversi in diverse
specie animali manifestano una natura simile perché occupano la medesima
posizione e funzione nell'organismo. Gli arti anteriori dell'uomo, ad esempio,
del gatto, della balena, del pipistrello e di tutti i mammiferi sono costituiti
dagli stessi elementi scheletrici. La funzione di questi arti è certamente
differente. Sorprende tuttavia la loro somiglianza strutturale.
Queste
somiglianze erano già state notate da Aristotele ma fu l'anatomista e zoologo
Richard Owen (1804 - 1892) il primo che, nel 1847, introdusse nelle
scienze naturali i termini analoghi e omologhi. Dove per organi
analoghi s'intendono strutture diverse che svolgono la stessa funzione, ad
esempio le ali di un uccello e quelle di un insetto, mentre per organi omologhi
s'intendono strutture simili che però svolgono funzioni diverse. Per Owen, che
non era evoluzionista, l'omolo-gia attestava solo una continuità gerarchica
nella natura vivente: le ali del pipistrello hanno struttura pentadattila come
le pinne della balena perché riflettono uno schema ideale, un archetipo
platonico. Solo con Darwin l'omologia acquista un valore filogenetico e diviene
magicamente la prova di una comune origine. Questa è, però,
un'asserzione ingannevole avanzata dando per scontato che l'evoluzione avviene:
siccome gli organismi evolvono è normale che mostrino delle somiglianze. Le
prove, però, quelle scientifiche fatte d'esperimenti riproducibili o di
osservazioni documentate di come una specie evolva (o sia evoluta) in un'altra
continuano a mancare. Di esempi come questo se ne potrebbero fare tantissimi, e
alla fine ne dovremmo ricavare che l'evoluzionismo non è una teoria scientifica
ma un sottoprodotto del materialismo. Il problema è che abili divulgatori come
Piero Angela, aggirando gli ostacoli e sorvolando sulle tante contraddizioni,
dipingono l'evoluzionismo non solo come una teoria scientifica (quando in realtà
si tratta di un'ideologia) ma addirittura come un dato di fatto. In particolare,
l'evoluzionismo è incapace di spiegare l'origine della vita, che, secondo gli
adepti di tale ideologia, sarebbe spiegabile solo come un insieme casuale e
spontaneo di fenomeni chimico-fisici.
L'esperimento di Stanley Miller
Uno dei primi
scienziati che fece propria quest'idea fu il biologo russo Aleksandr Ivanovic
Oparin (Uglic, Jaroslavl' 1894 - Mosca 1980). D'altra parte sostenere che la
vita è scaturita solo per un insieme fortunoso di coincidenze era assolutamente
funzionale al regime comunista ateo e materia-lista esistente nella Russia di
allora.
Fu l'americano
Stanley Miller che, esattamente mezzo secolo fa, cercò di dimostrare in
modo sperimentale che gli aminoacidi possono formarsi spontaneamente e quindi
che questo processo spontaneo e fortuito poté accadere, qualche miliardo di anni
fa, sulla Terra. Piero Angela parla di questo esperimento come "Il primo grande
successo, in questo senso" e precisa che è "perfettamente ripetibile".
In breve
Miller mise in un'ampolla i gas che, gli evoluzionisti, ritenevano comporre la
primordiale atmosfera terrestre, ossia idrogeno, metano, ammoniaca e vapore
acqueo. Riscaldò questa miscela e la sottopose a scariche elettriche per
simulare i fulmini. Scrive Angela: "Dopo una settimana, nel fondo della sfera di
vetro si erano formati nientemeno che degli aminoacidi. E gli aminoacidi, com'è
noto, sono i costituenti delle proteine, cioè i mattoni con cui vengono
costruite tutte le nostre cellule".
Leggendo le
estasiate affermazioni di Angela sembra davvero che le congetture materialiste
dei discepoli di Darwin abbiano qualche attendibilità scientifica.
Piero Angela,
però, sorvola (come al solito) su alcuni importantissimi particolari, che
relegano l'esperimento di Miller ad un misero fallimento.
1)
Miller isolò gli amminoacidi dall'ambiente, non appena essi si erano formati,
servendosi di un meccanismo detto "trappola fredda". Di certo Miller, nei suoi
precedenti esperimenti, non fu in grado di realizzare neanche un amminoacido,
pur usando gli stessi materiali ma senza la trappola fredda. Questo tipo di
meccanismo d'isolamento volontario, certamente, non esisteva durante le
primordiali condizioni terrestri. Senza un tale dispositivo, anche se si fosse
ottenuto un solo amminoacido, sarebbe stato distrutto immediatamente. Il chimico
Richard Bliss ha espresso questa incoerenza nel seguente modo: "In
realtà, senza questa trappola fredda, i prodotti chimici sarebbero stati
distrutti dalla sorgente elettrica".
2) Un
altro insormontabile problema deriva dalla reale composizione della primordiale
atmosfera terrestre. Molti scienziati, infatti, ora ritengono che la primordiale
atmosfera terrestre fosse composta di biossido di carbonio e azoto anziché
idrogeno, metano e ammoniaca. Gli scienziati americani J. P. Ferris e C. T. Chen
ripeterono l'esperimento di Miller in un ambiente atmosferico che conteneva
biossido di carbonio, idrogeno, azoto e vapore acqueo, e non riuscirono ad
ottenere neppure un singolo aminoacido.
3)
Altro problema: tracce d'ossido di ferro e uranio scoperte in rocce che si stima
risalgano a 3,5 miliardi di anni fa dimostrano che l'antichissima atmosfera
terrestre non era priva di ossigeno, come asseriscono gli evoluzionisti. Si noti
che "L'assenza di ossigeno era importante perché, altrimenti, qualsiasi composto
organico si sarebbe rapidamente ossidato a diossido di carbonio e acqua" (da "Le
Origini della vita" edizioni Einaudi).
Pure
sorvolando sulle forzature e contraffazioni, Miller con il suo esperimento ha
ottenuto molto poco. I neodarwinisti Maynard Smith e Szathmáry, infatti,
ammettono a malincuore: "Anche se questi esperimenti erano estremamente
incoraggianti, restavano alcuni problemi. Certe molecole esenziali erano,
infatti, presenti in concentrazioni basse, o del tutto assenti. Il ribosio, uno
zucchero che costituisce l'asse portante del RNA e del DNA, si formava, ma
l'amido era scarso. Gli acidi grassi a lunga catena, necessari per formare le
membrane biologiche erano assenti" (da "Le Origini della vita").
L'esperimento
di Miller è, ormai, ritenuto da molti scienziati solo una (delle tante)
falsificazione pro evoluzionismo. Ciò nondimeno anche se Miller fosse riuscito
ad ottenere alcuni aminoacidi spontaneamente (e ciò non avvenne) sarebbe
in ogni caso lontanissimo dal rendere credile la formazione casuale anche di una
sola proteina.
Il problema
più rilevante è spiegare come queste semplici molecole organiche possono unirsi
in modo ordinato per formare i polimeri. Le proteine, infatti, sono molecole
giganti composte da aminoacidi, i quali sono disposti secondo una sequenza
particolare in certe quantità e strutture. Queste molecole costituiscono i
blocchi da costruzione delle cellule viventi. La più semplice è composta da una
sequenza di cinquanta molecole di aminoacidi, dei quali si conoscono 20 tipi
diversi, mentre in altre se ne possono contare migliaia. L'aggiunta o la
sostituzione di una singola molecola nella struttura di una proteina può
trasformarla in un inutile ammasso molecolare.
Esistono due
diversi tipi di proteine, le proteine strutturali, che rappresentano i materiali
di costruzione della cellula, e le proteine enzimatiche, che svolgono il ruolo
di regolatori dei processi cellulari (le proteine enzimatiche non solo guidano,
ma rendono anche possibili certe reazioni chimiche che normalmente non
avverrebbero a livello cellulare). Per quanto diversi possano essere questi due
tipi di proteine o le loro funzioni, tutte sono costituite dagli stessi elementi
di base: gli aminoacidi.
Immaginiamo
per assurdo che tutti gli aminoacidi (20 in totale) si formino casualmente e
spontaneamente. Consideriamo una proteina di media dimensione composta di dodici
diversi amminoacidi disposti in una catena polipeptidica di 288 molecole
d'aminoacidi. Di tutte le possibili sequenze, soltanto una costituisce la
desiderata proteina. Il resto di esse sono catene di aminoacidi che possono
risultare o del tutto inutili o potenzialmente dannose per gli esseri viventi.
In altre parole la probabilità che gli aminoacidi si dispongano casualmente
nell'esatta sequenza per formare una sola molecola proteica di media dimensione
è pari a 1 su 10300 (10
seguito da 300 zeri). Consideriamo, ora, una molecola proteica costituita di 500
amminoacidi: la probabilità che tutte le molecole, dei vari aminoacidi, si
dispongano casualmente nell'esatta sequenza è 1 su 10950 (10 seguito da 950 zeri). Un numero veramente
difficile da immaginare. Nell'organismo umano vi sono oltre 140.000 proteine
diverse (meno del 2% è stato finora descritto adeguatamente). Si potrebbe
obiettare che l'organismo umano è così complesso perché è il risultato di un
processo evolutivo durato miliardi di anni. Consideriamo, allora, uno dei più
piccoli batteri mai scoperti: il Mycoplasma Hominis H39. Questo microrganismo
racchiude 600 diverse proteine. In questo caso dovremmo rifare gli stessi
calcoli delle probabilità prima applicati ad una sola proteina per ognuno di
questi 600 tipi differenti. Anche il concetto di assurdo, forse, non esprime
adeguatamente l'improbabilità che l'origine della vita sia un evento spontaneo e
casuale.
Un caso
classico
Un caso
classico, che fu opposto a Darwin fin da quando elaborò la sua teoria, è la
possibilità che una scimmia, scegliendo delle lettere a caso, metta insieme
delle frasi prestabilite o comunque delle frasi con un senso logico. È alquanto
indicativo che obiezioni avanzate quasi due secoli fa sono tuttora opponibili.
Nella moderna
versione del celebre zoologo e divulgatore scientifico Richard Dawkins (uno dei
più noti sostenitori dell'ortodossia neodarwinista) che del nostro Piero Angela,
la scimmia usa una tastiera. Ecco, per l'appunto, il tentativo di Angela di far
sembrare possibile ciò che è assolutamente privo di probabilità:
"E' utile a
questo proposito citare il famoso esempio della scimmia. Battendo a casaccio i
tasti di una macchina per scrivere in teoria una scimmia potrebbe comporre la
Divina Commedia, se le si dessero abbastanza fogli e tempo: ma è evidente che si
tratta di un risultato praticamente impossibile da ottenere".
Angela inizia
ammettendo una verità inconfutabile: "Si tratta di un risultato praticamente
impossibile". Questo equivale, anche, ad ammettere l'impossibilità che la
vita sia scaturita casualmente. Angela vuole, però, affermare il contrario, per
questo, con abili giri di parole e affermazioni alquanto azzardate, cerca di
dimostrare che la scimmia potrebbe scrivere la Divina Commedia procedendo
per tentativi casuali, infatti, prosegue: "Ma non bisogna dimenticare che
entrano in gioco anche altri elementi, a modificare notevolmente questa visione
pessimistica. Innanzitutto, non è necessario che la scimmia batta a macchina la
Divina Commedia tutta in una volta. La molecola del DNA infatti non è
stata scritta di getto, ma è il frutto di un montaggio progressivo di elementi
più piccoli".
L'affermazione
che il DNA possa essere un montaggio progressivo, è improbabile più della
formazione accidentale di una sola proteina. Il DNA contiene tutte le
informazioni per costruire la cellula. Possiamo paragonarlo ad un programma per
computer. Un programma inserito parzialmen-te in un computer non funzionerebbe
in una certa misura: perché il programma funzioni (o come si dice in gergo:
giri) correttamente occorre il suo totale inserimento. Così il DNA funziona solo
se totalmente presente all'interno di una cellula. Non è immaginabile una
mezza-cellula che vive e si duplica con una porzione di DNA. La cellula,
infatti, è irriducibilmente complessa. Prosegue Angela: "Così la nostra scimmia
avrebbe potuto produrre gradualmente alcune pagine giuste, messe ogni volta da
parte e usate successivamente per il montaggio finale. In tal caso l'indice di
probabilità aumenterebbe enormemente (soprattutto se si tiene conto che lo
stesso discorso vale per ogni singola pagina, risultante da un montaggio
graduale di parole). Non solo, ma bisogna tener presente che la Divina Commedia
non è l'unico testo letterario che può scaturire da una battitura casuale:
poemi, novelle, libri di storia o di matematica, biografie, saggi, tutto può
risultare. Pertanto la possibilità di scrivere altre opere, tutte diverse, sono
pressoché illimitate. Non solo, ma la stessa cosa si può scrivere in moltissimi
modi e in moltissime lingue". Ne "L'orologiaio cieco" di Dawkins la frase
bersaglio, che la scimmia deve scrivere, si compone di 28 lettere, spazi
inclusi. La probabilità che la scimmia centri il bersaglio è una su diecimila
milioni di miliardi. Angela ipotizza che la scimmia scriva (correttamente)
nientemeno che alcune pagine intere in altre parole migliaia di caratteri messi
al posto giusto. In questo caso l'improbabilità aumenterebbe in modo
esponenziale. Il matematico americano David Berlinski ritiene più coretto
parlare di inflazione statistica: una possibilità su mille miliardi o una
possibilità su un milione di miliardi, non fa più molta differenza. Si tratta
sempre di possibilità in sostanza pari a zero. Eppure Angela afferma: "In tal
caso l'indice di probabilità aumenterebbe enormemente". Inoltre, la scimmia, che
batte alla cieca sulla tastiera, come potrebbe discernere ciò che per caso ha
scritto esattamente, da ciò che è solo rumore? Non solo, ma dovrebbe anche
conservare ciò che promette di essere utile in futuro per il montaggio
finale. Rimane ancora il problema di come metterà insieme le pagine
dattilografate, selezionate e conservate, dato che un libro con le pagine
scombinate sarebbe in ogni caso un non senso. Si possono anche scrivere
miliardi di libri diversi in tantissime lingue, ma un libro ha un significato
solo se dall'inizio alla fine segue una logica (rimane la stessa opera) nella
medesima lingua, altrimenti è solo catalogabile come caos. In tutto ciò che
esiste, invece, dall'atomo alle galassie, si osserva un ordine assolutamente
perfetto.
Antonino
Zichichi per evidenziare questa rigorosa logica usa spesso dire: "Mai una
virgola fuori posto". Approvare la teoria di Darwin significa accettare che
"interi capitoli" sono fuori posto, in contrasto alla rigorosa logica
evidenziata da tutte le leggi della fisica scoperte dai tempi di Galileo Galilei
ad oggi.
Comunque siano andate le cose…
Afferma Piero
Angela: "Uno dei punti su cui sembra esserci accordo è che la vita, comunque
siano andate le cose, è cominciata nell'acqua, cioè dove si sono formate e si
sono assemblate per milioni di anni le molecole organiche, sotto l'azione
dell'energia solare, o di quella dei vulcani sottomarini.
L'acqua
presentava un gran numero di vantaggi: per esempio proteggeva le prime molecole
organiche dai raggi ultravioletti, la temperatura era più stabile…Si ritiene
quindi che negli oceani iniziò la vita e dall'acqua emersero i primi organismi,
pronti ad affrontare la grande avventura della superficie terrestre" (da
"Viaggio nella scienza").
Queste
affermazioni sono, però, antiscientifiche poiché la sintesi proteica non è
possibile nell'acqua: per formare le proteine gli aminoacidi costituiscono tra
loro un legame speciale detto peptidico[1], nel corso della costruzione di questa catena
chimica viene liberata una molecola di acqua. Secondo il "principio di Le
Châtelier",[2] non è possibile che una
reazione che libera acqua (reazione di condensazione) abbia luogo in un ambiente
idrato. In un ambiente idrato, questo tipo di reazione ha la minima probabilità
di accadere tra tutte le reazioni chimiche. In poche parole è impossibile.
Gli
evoluzionisti, dunque, si sono scelti gli oceani come i luoghi dove ha avuto
origine la vita per molti buoni motivi, ma la chimica ci conferma che ciò non
poteva accadere, almeno, non senza l'intervento di un agente intelligente.
Agente intelligente che molti identificano con Dio.
Perché gli esperimenti cessarono?
Un tentativo
ancora più disperato fu quello di Sidney Fox: persino Piero Angela sorvola su
questo esperimento
Sidney Fox
ipotizzò che gli aminoacidi formatesi negli oceani fossero stati trascinati su
qualche roccia nelle vicinanze di un vulcano. In questo modo l'acqua sarebbe
evaporata e gli aminoacidi essiccati avrebbero potuto combinarsi per costituire
le proteine. Per cui, Fox prese un miscuglio di aminoacidi, non quelli ottenuti
con il metodo di Miller, ma aminoacidi provenienti da proteine animali
purificati in laboratorio. Questo miscuglio fu riscaldato, disidratato e
disciolto in acqua. In questo modo gli aminoacidi presentavano una debole
attività catalitica, ossia tendevano a legarsi tra loro. Gli aminoacidi si
combinarono, ma non nelle sequenze esatte per ottenere le proteine, ma si
unirono tra loro in moltissimi modi e non nei legami peptidici (gli unici utili
per formare le proteine). Fox in questo modo non ottenne nemmeno una sola
proteina, ma solo disordinate catene d'aminoacidi, che tra l'altro, si formarono
in condizioni falsate in laboratorio e non in situazioni naturali.
Gli
evoluzionisti affermano, in ogni caso, che la materia inerte ha generato
casualmente la vita, "naturalmente mancano molti passaggi di questa sequenza,
anche perché nessuno era presente a vedere come andarono realmente i fatti.
Quello che si può fare oggi è tentare di ricostruire gli avvenimenti e cercare
di riprodurre, almeno parzialmente, alcuni di questi processi in laboratorio"
(Piero Angela da "Viaggio nella scienza").
Ma allora, se
l'unica cosa che si può fare, per capire come possa essersi formata la vita, è
cercare di riprodurre in laboratorio questi processi, perché questi esperimenti
sono stati abbandonati da molto tempo?
Se
l'esperimento di Miller, effettuato ancora nel 1953, fu il primo grande
successo, in questo senso, se era estremamente incoraggiante perché non si
proseguì in quella direzione? Come mai non si ottenne un secondo grande
successo?
Questi
esperimenti furono sospesi per un semplice motivo: il loro fallimento dimostra
che la vita non può scaturire casualmente dalla materia inerte. In altre parole
il fallimento di questi tentativi finisce sempre per evidenziare l'assurdità
delle affermazioni evoluzioniste.
Pier Paolo Nicolè
nick-pp@libero.it
NOTE:
[1] Tutti gli aminoacidi hanno, alle estremità, di un
sistema d'ancoraggio chimico identico: un sito posteriore chimicamente acido ed
un sito anteriore chimicamente basico (amminico). Per unirsi tra loro gli
amminoacidi fanno reagire il loro gruppo acido terminale con il gruppo amminico
dell'amminoacido seguente. In questo modo si forma un legame solido e possono
costituirsi lunghe catene (catene polipeptidiche).
[2] Importante principio formulato nel 1884 dal
chimico e metallurgista francese Henri-Louis Le Châtelier
(1850-1936).
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