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Mezzo secolo dopo l'esperimento di Miller (le bugie di Piero Angela)
di Pier Paolo Nicolé - dicembre 2003
 

Il bravo Piero Angela ama spiegarci che il 99,9% delle specie animali e vegetali apparse sulla terra si sono estinte o sono evolute in altre specie. Per mezzo di piccole progressive casuali mutazioni sono divenute più adatte all'ambiente in cui vivono. C'insegnano che i dinosauri sono ancora tra noi, solo che ora gli chiamiamo uccelli; che un giorno un pesce cominciò ad uscire dall'acqua e divenne un anfibio che poi, sempre per mutazioni casuali vagliate dalla selezione naturale, divenne un rettile, e così via sino a quando una scimmia scese da un albero cominciò a camminare in modo eretto e divenne uomo.

Il problema è che tutto questo ci viene inculcato in testa senza che vi sia alcuna prova che corrobori le affermazioni degli evoluzionisti. Certo secondo gli evoluzionisti esistono molte "prove" che confermerebbero le idee di Darwin. Quando, però, analizziamo in modo critico queste "prove", senza accettarle aprioristicamente come avviene oggi, ci accorgiamo che in realtà si tratta solo di affermazioni di principio.

Faccio un esempio: i darwinisti affermano che le somiglianze morfologiche presenti negli esseri viventi sono una prova che l'evoluzione avviene. Notevoli sono le argomentazioni desunte dalla morfologia, in particolare quello suggerito dall'omologia degli organi, ossia dal fatto che organi diversi in diverse specie animali manifestano una natura simile perché occupano la medesima posizione e funzione nell'organismo. Gli arti anteriori dell'uomo, ad esempio, del gatto, della balena, del pipistrello e di tutti i mammiferi sono costituiti dagli stessi elementi scheletrici. La funzione di questi arti è certamente differente. Sorprende tuttavia la loro somiglianza strutturale.

Queste somiglianze erano già state notate da Aristotele ma fu l'anatomista e zoologo Richard Owen (1804 - 1892) il primo che, nel 1847, introdusse nelle scienze naturali i termini analoghi e omologhi. Dove per organi analoghi s'intendono strutture diverse che svolgono la stessa funzione, ad esempio le ali di un uccello e quelle di un insetto, mentre per organi omologhi s'intendono strutture simili che però svolgono funzioni diverse. Per Owen, che non era evoluzionista, l'omolo-gia attestava solo una continuità gerarchica nella natura vivente: le ali del pipistrello hanno struttura pentadattila come le pinne della balena perché riflettono uno schema ideale, un archetipo platonico. Solo con Darwin l'omologia acquista un valore filogenetico e diviene magicamente la prova di una comune origine. Questa è, però, un'asserzione ingannevole avanzata dando per scontato che l'evoluzione avviene: siccome gli organismi evolvono è normale che mostrino delle somiglianze. Le prove, però, quelle scientifiche fatte d'esperimenti riproducibili o di osservazioni documentate di come una specie evolva (o sia evoluta) in un'altra continuano a mancare. Di esempi come questo se ne potrebbero fare tantissimi, e alla fine ne dovremmo ricavare che l'evoluzionismo non è una teoria scientifica ma un sottoprodotto del materialismo. Il problema è che abili divulgatori come Piero Angela, aggirando gli ostacoli e sorvolando sulle tante contraddizioni, dipingono l'evoluzionismo non solo come una teoria scientifica (quando in realtà si tratta di un'ideologia) ma addirittura come un dato di fatto. In particolare, l'evoluzionismo è incapace di spiegare l'origine della vita, che, secondo gli adepti di tale ideologia, sarebbe spiegabile solo come un insieme casuale e spontaneo di fenomeni chimico-fisici.

L'esperimento di Stanley Miller

Uno dei primi scienziati che fece propria quest'idea fu il biologo russo Aleksandr Ivanovic Oparin (Uglic, Jaroslavl' 1894 - Mosca 1980). D'altra parte sostenere che la vita è scaturita solo per un insieme fortunoso di coincidenze era assolutamente funzionale al regime comunista ateo e materia-lista esistente nella Russia di allora.

Fu l'americano Stanley Miller che, esattamente mezzo secolo fa, cercò di dimostrare in modo sperimentale che gli aminoacidi possono formarsi spontaneamente e quindi che questo processo spontaneo e fortuito poté accadere, qualche miliardo di anni fa, sulla Terra. Piero Angela parla di questo esperimento come "Il primo grande successo, in questo senso" e precisa che è "perfettamente ripetibile".

In breve Miller mise in un'ampolla i gas che, gli evoluzionisti, ritenevano comporre la primordiale atmosfera terrestre, ossia idrogeno, metano, ammoniaca e vapore acqueo. Riscaldò questa miscela e la sottopose a scariche elettriche per simulare i fulmini. Scrive Angela: "Dopo una settimana, nel fondo della sfera di vetro si erano formati nientemeno che degli aminoacidi. E gli aminoacidi, com'è noto, sono i costituenti delle proteine, cioè i mattoni con cui vengono costruite tutte le nostre cellule".

Leggendo le estasiate affermazioni di Angela sembra davvero che le congetture materialiste dei discepoli di Darwin abbiano qualche attendibilità scientifica.

Piero Angela, però, sorvola (come al solito) su alcuni importantissimi particolari, che relegano l'esperimento di Miller ad un misero fallimento.

1) Miller isolò gli amminoacidi dall'ambiente, non appena essi si erano formati, servendosi di un meccanismo detto "trappola fredda". Di certo Miller, nei suoi precedenti esperimenti, non fu in grado di realizzare neanche un amminoacido, pur usando gli stessi materiali ma senza la trappola fredda. Questo tipo di meccanismo d'isolamento volontario, certamente, non esisteva durante le primordiali condizioni terrestri. Senza un tale dispositivo, anche se si fosse ottenuto un solo amminoacido, sarebbe stato distrutto immediatamente. Il chimico Richard Bliss ha espresso questa incoerenza nel seguente modo: "In realtà, senza questa trappola fredda, i prodotti chimici sarebbero stati distrutti dalla sorgente elettrica".

2) Un altro insormontabile problema deriva dalla reale composizione della primordiale atmosfera terrestre. Molti scienziati, infatti, ora ritengono che la primordiale atmosfera terrestre fosse composta di biossido di carbonio e azoto anziché idrogeno, metano e ammoniaca. Gli scienziati americani J. P. Ferris e C. T. Chen ripeterono l'esperimento di Miller in un ambiente atmosferico che conteneva biossido di carbonio, idrogeno, azoto e vapore acqueo, e non riuscirono ad ottenere neppure un singolo aminoacido.

3) Altro problema: tracce d'ossido di ferro e uranio scoperte in rocce che si stima risalgano a 3,5 miliardi di anni fa dimostrano che l'antichissima atmosfera terrestre non era priva di ossigeno, come asseriscono gli evoluzionisti. Si noti che "L'assenza di ossigeno era importante perché, altrimenti, qualsiasi composto organico si sarebbe rapidamente ossidato a diossido di carbonio e acqua" (da "Le Origini della vita" edizioni Einaudi).

Pure sorvolando sulle forzature e contraffazioni, Miller con il suo esperimento ha ottenuto molto poco. I neodarwinisti Maynard Smith e Szathmáry, infatti, ammettono a malincuore: "Anche se questi esperimenti erano estremamente incoraggianti, restavano alcuni problemi. Certe molecole esenziali erano, infatti, presenti in concentrazioni basse, o del tutto assenti. Il ribosio, uno zucchero che costituisce l'asse portante del RNA e del DNA, si formava, ma l'amido era scarso. Gli acidi grassi a lunga catena, necessari per formare le membrane biologiche erano assenti" (da "Le Origini della vita").

L'esperimento di Miller è, ormai, ritenuto da molti scienziati solo una (delle tante) falsificazione pro evoluzionismo. Ciò nondimeno anche se Miller fosse riuscito ad ottenere alcuni aminoacidi spontaneamente (e ciò non avvenne) sarebbe in ogni caso lontanissimo dal rendere credile la formazione casuale anche di una sola proteina.

Il problema più rilevante è spiegare come queste semplici molecole organiche possono unirsi in modo ordinato per formare i polimeri. Le proteine, infatti, sono molecole giganti composte da aminoacidi, i quali sono disposti secondo una sequenza particolare in certe quantità e strutture. Queste molecole costituiscono i blocchi da costruzione delle cellule viventi. La più semplice è composta da una sequenza di cinquanta molecole di aminoacidi, dei quali si conoscono 20 tipi diversi, mentre in altre se ne possono contare migliaia. L'aggiunta o la sostituzione di una singola molecola nella struttura di una proteina può trasformarla in un inutile ammasso molecolare.

 Esistono due diversi tipi di proteine, le proteine strutturali, che rappresentano i materiali di costruzione della cellula, e le proteine enzimatiche, che svolgono il ruolo di regolatori dei processi cellulari (le proteine enzimatiche non solo guidano, ma rendono anche possibili certe reazioni chimiche che normalmente non avverrebbero a livello cellulare). Per quanto diversi possano essere questi due tipi di proteine o le loro funzioni, tutte sono costituite dagli stessi elementi di base: gli aminoacidi.

Immaginiamo per assurdo che tutti gli aminoacidi (20 in totale) si formino casualmente e spontaneamente. Consideriamo una proteina di media dimensione composta di dodici diversi amminoacidi disposti in una catena polipeptidica di 288 molecole d'aminoacidi. Di tutte le possibili sequenze, soltanto una costituisce la desiderata proteina. Il resto di esse sono catene di aminoacidi che possono risultare o del tutto inutili o potenzialmente dannose per gli esseri viventi. In altre parole la probabilità che gli aminoacidi si dispongano casualmente nell'esatta sequenza per formare una sola molecola proteica di media dimensione è pari a 1 su 10300 (10 seguito da 300 zeri). Consideriamo, ora, una molecola proteica costituita di 500 amminoacidi: la probabilità che tutte le molecole, dei vari aminoacidi, si dispongano casualmente nell'esatta sequenza è 1 su 10950 (10 seguito da 950 zeri). Un numero veramente difficile da immaginare. Nell'organismo umano vi sono oltre 140.000 proteine diverse (meno del 2% è stato finora descritto adeguatamente). Si potrebbe obiettare che l'organismo umano è così complesso perché è il risultato di un processo evolutivo durato miliardi di anni. Consideriamo, allora, uno dei più piccoli batteri mai scoperti: il Mycoplasma Hominis H39. Questo microrganismo racchiude 600 diverse proteine. In questo caso dovremmo rifare gli stessi calcoli delle probabilità prima applicati ad una sola proteina per ognuno di questi 600 tipi differenti. Anche il concetto di assurdo, forse, non esprime adeguatamente l'improbabilità che l'origine della vita sia un evento spontaneo e casuale.

Un caso classico

Un caso classico, che fu opposto a Darwin fin da quando elaborò la sua teoria, è la possibilità che una scimmia, scegliendo delle lettere a caso, metta insieme delle frasi prestabilite o comunque delle frasi con un senso logico. È alquanto indicativo che obiezioni avanzate quasi due secoli fa sono tuttora opponibili.

Nella moderna versione del celebre zoologo e divulgatore scientifico Richard Dawkins (uno dei più noti sostenitori dell'ortodossia neodarwinista) che del nostro Piero Angela, la scimmia usa una tastiera. Ecco, per l'appunto, il tentativo di Angela di far sembrare possibile ciò che è assolutamente privo di probabilità:

"E' utile a questo proposito citare il famoso esempio della scimmia. Battendo a casaccio i tasti di una macchina per scrivere in teoria una scimmia potrebbe comporre la Divina Commedia, se le si dessero abbastanza fogli e tempo: ma è evidente che si tratta di un risultato praticamente impossibile da ottenere".

Angela inizia ammettendo una verità inconfutabile: "Si tratta di un risultato praticamente impossibile". Questo equivale, anche, ad ammettere l'impossibilità che la vita sia scaturita casualmente. Angela vuole, però, affermare il contrario, per questo, con abili giri di parole e affermazioni alquanto azzardate, cerca di dimostrare che la scimmia potrebbe scrivere la Divina Commedia procedendo per tentativi casuali, infatti, prosegue: "Ma non bisogna dimenticare che entrano in gioco anche altri elementi, a modificare notevolmente questa visione pessimistica. Innanzitutto, non è necessario che la scimmia batta a macchina la Divina Commedia tutta in una volta. La molecola del DNA infatti non è stata scritta di getto, ma è il frutto di un montaggio progressivo di elementi più piccoli".

L'affermazione che il DNA possa essere un montaggio progressivo, è improbabile più della formazione accidentale di una sola proteina. Il DNA contiene tutte le informazioni per costruire la cellula. Possiamo paragonarlo ad un programma per computer. Un programma inserito parzialmen-te in un computer non funzionerebbe in una certa misura: perché il programma funzioni (o come si dice in gergo: giri) correttamente occorre il suo totale inserimento. Così il DNA funziona solo se totalmente presente all'interno di una cellula. Non è immaginabile una mezza-cellula che vive e si duplica con una porzione di DNA. La cellula, infatti, è irriducibilmente complessa. Prosegue Angela: "Così la nostra scimmia avrebbe potuto produrre gradualmente alcune pagine giuste, messe ogni volta da parte e usate successivamente per il montaggio finale. In tal caso l'indice di probabilità aumenterebbe enormemente (soprattutto se si tiene conto che lo stesso discorso vale per ogni singola pagina, risultante da un montaggio graduale di parole). Non solo, ma bisogna tener presente che la Divina Commedia non è l'unico testo letterario che può scaturire da una battitura casuale: poemi, novelle, libri di storia o di matematica, biografie, saggi, tutto può risultare. Pertanto la possibilità di scrivere altre opere, tutte diverse, sono pressoché illimitate. Non solo, ma la stessa cosa si può scrivere in moltissimi modi e in moltissime lingue". Ne "L'orologiaio cieco" di Dawkins la frase bersaglio, che la scimmia deve scrivere, si compone di 28 lettere, spazi inclusi. La probabilità che la scimmia centri il bersaglio è una su diecimila milioni di miliardi. Angela ipotizza che la scimmia scriva (correttamente) nientemeno che alcune pagine intere in altre parole migliaia di caratteri messi al posto giusto. In questo caso l'improbabilità aumenterebbe in modo esponenziale. Il matematico americano David Berlinski ritiene più coretto parlare di inflazione statistica: una possibilità su mille miliardi o una possibilità su un milione di miliardi, non fa più molta differenza. Si tratta sempre di possibilità in sostanza pari a zero. Eppure Angela afferma: "In tal caso l'indice di probabilità aumenterebbe enormemente". Inoltre, la scimmia, che batte alla cieca sulla tastiera, come potrebbe discernere ciò che per caso ha scritto esattamente, da ciò che è solo rumore? Non solo, ma dovrebbe anche conservare ciò che promette di essere utile in futuro per il montaggio finale. Rimane ancora il problema di come metterà insieme le pagine dattilografate, selezionate e conservate, dato che un libro con le pagine scombinate sarebbe in ogni caso un non senso. Si possono anche scrivere miliardi di libri diversi in tantissime lingue, ma un libro ha un significato solo se dall'inizio alla fine segue una logica (rimane la stessa opera) nella medesima lingua, altrimenti è solo catalogabile come caos. In tutto ciò che esiste, invece, dall'atomo alle galassie, si osserva un ordine assolutamente perfetto.

Antonino Zichichi per evidenziare questa rigorosa logica usa spesso dire: "Mai una virgola fuori posto". Approvare la teoria di Darwin significa accettare che "interi capitoli" sono fuori posto, in contrasto alla rigorosa logica evidenziata da tutte le leggi della fisica scoperte dai tempi di Galileo Galilei ad oggi.

Comunque siano andate le cose…

Afferma Piero Angela: "Uno dei punti su cui sembra esserci accordo è che la vita, comunque siano andate le cose, è cominciata nell'acqua, cioè dove si sono formate e si sono assemblate per milioni di anni le molecole organiche, sotto l'azione dell'energia solare, o di quella dei vulcani sottomarini.

L'acqua presentava un gran numero di vantaggi: per esempio proteggeva le prime molecole organiche dai raggi ultravioletti, la temperatura era più stabile…Si ritiene quindi che negli oceani iniziò la vita e dall'acqua emersero i primi organismi, pronti ad affrontare la grande avventura della superficie terrestre" (da "Viaggio nella scienza").

Queste affermazioni sono, però, antiscientifiche poiché la sintesi proteica non è possibile nell'acqua: per formare le proteine gli aminoacidi costituiscono tra loro un legame speciale detto peptidico[1], nel corso della costruzione di questa catena chimica viene liberata una molecola di acqua. Secondo il "principio di Le Châtelier",[2] non è possibile che una reazione che libera acqua (reazione di condensazione) abbia luogo in un ambiente idrato. In un ambiente idrato, questo tipo di reazione ha la minima probabilità di accadere tra tutte le reazioni chimiche. In poche parole è impossibile.

Gli evoluzionisti, dunque, si sono scelti gli oceani come i luoghi dove ha avuto origine la vita per molti buoni motivi, ma la chimica ci conferma che ciò non poteva accadere, almeno, non senza l'intervento di un agente intelligente. Agente intelligente che molti identificano con Dio.

Perché gli esperimenti cessarono?

Un tentativo ancora più disperato fu quello di Sidney Fox: persino Piero Angela sorvola su questo esperimento

Sidney Fox ipotizzò che gli aminoacidi formatesi negli oceani fossero stati trascinati su qualche roccia nelle vicinanze di un vulcano. In questo modo l'acqua sarebbe evaporata e gli aminoacidi essiccati avrebbero potuto combinarsi per costituire le proteine. Per cui, Fox prese un miscuglio di aminoacidi, non quelli ottenuti con il metodo di Miller, ma aminoacidi provenienti da proteine animali purificati in laboratorio. Questo miscuglio fu riscaldato, disidratato e disciolto in acqua. In questo modo gli aminoacidi presentavano una debole attività catalitica, ossia tendevano a legarsi tra loro. Gli aminoacidi si combinarono, ma non nelle sequenze esatte per ottenere le proteine, ma si unirono tra loro in moltissimi modi e non nei legami peptidici (gli unici utili per formare le proteine). Fox in questo modo non ottenne nemmeno una sola proteina, ma solo disordinate catene d'aminoacidi, che tra l'altro, si formarono in condizioni falsate in laboratorio e non in situazioni naturali.

Gli evoluzionisti affermano, in ogni caso, che la materia inerte ha generato casualmente la vita, "naturalmente mancano molti passaggi di questa sequenza, anche perché nessuno era presente a vedere come andarono realmente i fatti. Quello che si può fare oggi è tentare di ricostruire gli avvenimenti e cercare di riprodurre, almeno parzialmente, alcuni di questi processi in laboratorio" (Piero Angela da "Viaggio nella scienza").

Ma allora, se l'unica cosa che si può fare, per capire come possa essersi formata la vita, è cercare di riprodurre in laboratorio questi processi, perché questi esperimenti sono stati abbandonati da molto tempo?

Se l'esperimento di Miller, effettuato ancora nel 1953, fu il primo grande successo, in questo senso, se era estremamente incoraggiante perché non si proseguì in quella direzione? Come mai non si ottenne un secondo grande successo?

Questi esperimenti furono sospesi per un semplice motivo: il loro fallimento dimostra che la vita non può scaturire casualmente dalla materia inerte. In altre parole il fallimento di questi tentativi finisce sempre per evidenziare l'assurdità delle affermazioni evoluzioniste.

 

Pier Paolo Nicolè

nick-pp@libero.it

 

 

NOTE:

[1] Tutti gli aminoacidi hanno, alle estremità, di un sistema d'ancoraggio chimico identico: un sito posteriore chimicamente acido ed un sito anteriore chimicamente basico (amminico). Per unirsi tra loro gli amminoacidi fanno reagire il loro gruppo acido terminale con il gruppo amminico dell'amminoacido seguente. In questo modo si forma un legame solido e possono costituirsi lunghe catene (catene polipeptidiche).

[2]  Importante principio formulato nel 1884 dal chimico e metallurgista francese Henri-Louis Le Châtelier (1850-1936).

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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