Secondo Albert Einstein,
il secondo principio della termodinamica è la “legge
più importante di tutta la scienza”. Se è
così, non può chiamarsi scientifica una teoria che fin
dagli assiomi lo contraddicesse. Arthur Eddington è
arrivato a chiamarlo “la suprema legge metafisica
dell’Universo”: metafisica,
quasi a dire sopra l’Universo e fondativa di esso.
Il principio proclama che in un sistema “isolato” (che
non scambia cioè, materia-energia con un altro) il disordine
– matematicamente misurato con una funzione detta
“entropia” – cresce col tempo. Il
principio determina la direzione dei processi naturali: dalle
configurazioni meno probabili a quelle più probabili, dalle
strutture ordinate alle distribuzioni disordinate. Mai accade
l’opposto.
Abbandoniamo in una landa deserta un’auto,
consegnandola al lavorio degli elementi naturali. Che cosa
ci aspettiamo al trascorrere degli anni, dei decenni, dei secoli?
Solo la distruzione progressiva di tutti i suoi organi funzionali,
fino alla sua riduzione in sabbia. Nient’altro, perché
il martellamento incessante di piccole mutazioni casuali operate
dalla meteorologia si tradurrà in un deterioramento graduale
inarrestabile dei meccanismi. Il segno
distruttivo/costruttivo delle micro-modifiche è una questione
di probabilità, che con i rapporti numerici in gioco si
tramuta in certezza della dissoluzione. La costrizione è
logico-matematica prima che fisica, per questo la legge è
“metafisica”.
Oppure, prendiamo 2 bombole uguali,
una vuota ed una contenente N » 1 (per es., N
~ 1023) molecole di un gas e colleghiamole: dopo pochi
secondi le molecole del gas si saranno ripartite ugualmente tra le 2
bombole, che avranno raggiunto la stessa pressione. L’equilibrio
raggiunto è dinamico: ciò significa che le molecole
continuano ad agitarsi, spostandosi da un recipiente all’altro,
ma raggiunta la parità numerica, in ogni momento
tante andranno dalla prima bombola alla seconda quante dalla
seconda alla prima. Nessuna legge meccanica vieta
una distribuzione non uniforme, per es. che le particelle si
ripartano in rapporti 1:2, o 5:3, o anche 0:N. Se
però calcoliamo le combinazioni teoricamente possibili,
troviamo che sono estremamente più numerose quelle
intorno alla suddivisione 1:1, avente massima probabilità,
rispetto a quelle sbilanciate, tanto più improbabili quanto
più sbilanciate. Quindi mai capiterà nella vita
dell’Universo, che è infinitesima rispetto al tempo
richiesto alle N molecole per esplorare tutte le
combinazioni, una distribuzione diversa da una uniforme. Il
secondo principio della termodinamica illustra questa certezza
matematica nei rapporti di probabilità, che si
traduce in certezza fisica di frequenza di ciò che
accade.
Un’altra applicazione del principio è
data dalla direzione del calore. Il calore si trasmette
sempre dai corpi più caldi a quelli più freddi, così
che dopo un po’ tutti i corpi in contatto si portano alla
stessa temperatura; mai il calore passa dai corpi più freddi
ai più caldi spontaneamente. E il frigorifero? Un frigo è
una macchina progettata per fare l’opposto, per trasferire
calore dai corpi freddi, contenuti nel suo interno, alla stanza più
calda esterna. Il frigorifero non è soggetto alla legge
dell’entropia perché non è un sistema isolato, ma
“aperto”: esso è infatti collegato ad un ambiente
esterno (rete elettrica e cucina), da cui attinge l’energia per
funzionare e su cui scarica calore. Se consideriamo l’insieme
{frigo + ambiente} e calcoliamo la variazione totale di entropia,
troveremo ancora che essa è aumentata: per mantenere al fresco
i viveri viene scaricato calore nell’ambiente e, a conti fatti,
ne è scaricato più di quanto ne è sottratto ai
cibi, perché dell’energia va per il funzionamento del
frigorifero, che infine la scarica sotto forma di calore aggiuntivo
in cucina; ed altro calore è involontariamente prodotto dalla
public utility, che viene in una quota disperso nel processo
industriale di produzione di energia elettrica dalla fonte primaria e
in altre quote ancora nella distribuzione e nell’erogazione
all’utente. È importante poi notare che il
raffreddamento d’un sistema aperto a spese d’un
altro sistema più caldo, collegato al primo per scambi di
materia-energia, può avvenire comunque soltanto se
pre-esiste un meccanismo (come il frigo) che esegua i cicli
chimico-fisici di raffreddamento. In sua assenza, un raffreddamento
non avviene spontaneamente, nemmeno localmente tra sotto-sistemi
aperti dello stesso sistema isolato.
Analogamente, noi potremmo riportare tutte
le N molecole in un’unica bombola e svuotare l’altra,
ma questo non accadrà mai da sé nel
sistema delle 2 bombole: ad esse dovremmo aggiungere un
terzo sistema (ambiente) ed un meccanismo (pompa),
che esegua l’operazione di spingere il gas da un recipiente
all’altro, al prezzo dell’energia sottratta all’ambiente
e dell’entropia aggiuntavi. E se il bilancio finale
dell’energia è sempre in pareggio (per il dettato del
primo principio della termodinamica, di conservazione
dell’energia), quello dell’entropia è invece
sempre positivo, perché il riordinamento operato localmente
nelle 2 bombole è minore del disordine aggiunto all’ambiente
dall’impiego di energia della pompa finito in calore e dal
sistema elettrico che le ha consentito di operare con l’esito
di produrre altro calore.
Altra manifestazione ancora della legge
dell’entropia si dà scagliando contro un muro una
bottiglia di vetro: questa si frantuma in tanti cocci,
mentre non capiterà mai di assistere (nemmeno in un
riferimento privo di gravità, come un ascensore in caduta
libera o una navicella spaziale) ai cocci di una bottiglia rotta che
rimbalzando dalla parete si ricompongano spontaneamente a ricostruire
la bottiglia. Anche in questo caso non c’è
nessuna legge della meccanica che vieti tale movimento degli atomi,
che è la copia del primo (di urto e rottura) ottenuta
invertendo il tempo. Ma il secondo principio della
termodinamica è lì, a prendere atto che nel nostro
Universo il tempo ha una freccia e a codificarla nell’equazione
dell’aumento d’entropia. Ed anche chi non conosce la
fisica, assistendo al cinema alla rappresentazione dei due eventi
opposti, riconosce subito quale è stato proiettato come accade
in Natura e quale invece è stato artificiosamente prodotto
riavvolgendo all’indietro il film. Perché si ripristini
la bottiglia (o un catorcio abbandonato per anni ridiventi un’auto
fiammante perfettamente funzionante), serve un apparato capace di
aggiustare pezzi e ricostruire e ricollegare organi, oltreché
un ambiente che fornisca l’energia per le operazioni, destinata
finalmente a degradarsi in calore e ad accrescere l’entropia
del sistema complessivo.
Essendo il calore una manifestazione del
moto delle particelle, si può dimostrare che i 4 fenomeni
succitati sono matematicamente lo stesso a livello atomico,
descrivibile con un unico modello matematico: per cui nei 4 casi, ed
in tutti i fenomeni fisici, non si può sfuggire al secondo
principio della termodinamica.
Noi però abbiamo sotto il naso, in
continuazione, apparenti violazioni della legge:
assistiamo tutto il giorno a infiniti cocci che come per magia si
ricompongono in splendidi oggetti, a miriadi di componenti
aeronautiche che si assemblano da sole in macchine volanti, a
miliardi di tessere sparse che si dispongono spontaneamente nelle
loro posizioni programmate. Sono i semi sepolti che diventano piante,
riordinando e scartando ad uno ad uno atomi e molecole sparpagliati,
raccolti dall’aria e dall’humus, con un lavorio continuo
ed ordinato che sembra obbedire ai comandi di un programma; sono gli
uccelli che crescono da un embrione, i cui organi nell’uovo
metabolizzano le molecole, riordinandole con tutta evidenza secondo
un progetto e diventando splendidi oggetti volanti; è
l’avventura di ogni essere umano iniziata dall’incontro
di uno spermatozoo con una cellula uovo; è la ferita ad un
dito che si rimargina da sola; ecc., ecc. Sono tutti i
fenomeni appartenenti alla vita. Ma non solo…
Anche nella materia inanimata,
seppure in misura molto meno spettacolare che in quella animata,
avvengono fenomeni di comparsa d’ordine in apparente violazione
della legge dell’entropia. Uno di questi entra nella
tecnica tradizionale usata dai cercatori d’oro per filtrare il
metallo prezioso dal miscuglio minerale: agitando la miscela
eterogenea, essi sfruttano la forza di gravità per
separare le particelle più pesanti, che vanno nel fondo del
setaccio, da quelle più leggere, che emergono in superficie,
con l’effetto anti-entropico di riordinare un
sotto-sistema. Mentre, nei casi comuni, l’agitazione d’una
miscela allo stato liquido provoca un veloce raggiungimento della
massima entropia, perché accelera la distruzione di eventuali
isole d’ordine generatesi per scarsa diffusione, nel caso dei
microaggregati (sospensioni di particelle di peso diverso) la stessa
operazione è anti-entropica, in quanto esalta l’effetto
localmente ordinante della forza di gravità. Altri casi
di anti-entropia locale sono la formazione di vortici ordinati grazie
alla presenza di gradienti di energia, i fenomeni atmosferici,
l’erosione differenziale di rocce a diversa composizione di
durezza, ecc. In generale, nei fenomeni fisici ad apparizione
d’ordine, si sa che è sempre un campo di forze agenti
nel sistema (“driving field”) ad operare
l’evoluzione anti-entropica in un suo sotto-sistema a prezzo
dell’accelerazione entropica degli altri sotto-sistemi.
Complessivamente comunque, sempre l’entropia aumenta.
Pure nei fenomeni biologici la violazione
del secondo principio della termodinamica è solo apparente.
Il seme, per diventare pianta, ha bisogno dell’energia che gli
proviene dal Sole e della materia che aspira dal terreno. Il sistema
isolato, dove la seconda legge della termodinamica calcola la
variazione complessiva di disordine, non è quindi il seme, ma
la terna {seme + terreno + Sole}. E se si calcola la variazione
complessiva di entropia, si trova che l’ordine che aumenta
nella pianta durante la sua crescita è superato dal disordine
che cresce nella Terra, dove si sgretolano pre-esistenti strutture
minerali, ed anche nel Sole, man mano che i processi di fusione
nucleare ne diminuiscono la riserva di energia. Termodinamicamente,
la vita è creazione locale d’ordine resa possibile dalla
crescita di disordine nell’ambiente che ospita e permette la
vita. La stessa vita umana, quanto più è
meravigliosa epifania di ordine, complessità e bellezza in se
stessa e nei prodotti dell’arte e della tecnica da essa creati,
tanto più induce disordine (inquinamento e diminuzione di
energia fruibile) nella Natura che essa sfrutta. Il calcolo
matematico dell’entropia non dà mai per somma algebrica
lo zero, ma sempre un delta positivo di disordine che misura
nell’Universo il tempo che passa e l’energia utile che
cala. La vita vive e si diffonde in un Universo che si dirige
verso la morte termica.
Ma qual è il driving field
fisico responsabile dell’apparizione d’ordine locale nei
fenomeni della vita?
2. Pars destruens: la Sintesi moderna
non è una teoria scientifica
L’ordine locale degli organismi
viventi può essere costruito e conservato perché è
guidato da meccanismi pre-esistenti (DNA, membrane biologiche,
proteine, ecc.), senza cui esso non potrebbe avverarsi dal caos.
La vita pone così alla scienza un problema che rimane
inspiegato: la pre-esistenza delle strutture organiche che
governano il flusso di energia in direzione anti-entropica tra i
sotto-sistemi. Nessuno è ancora in grado di spiegare
come si possa produrre un flusso di energia tra i vari sistemi, in
modo da codificare almeno una proteina funzionante. Certo, i sistemi
viventi lo fanno in continuazione, sfruttano energia proprio a questo
fine, ma solo perché il meccanismo metabolico assemblato allo
scopo è già sul posto al lavoro! Senza un
metabolismo funzionante, per variazione spontanea d’entropia,
potrebbe solo accadere per una specie, anzi per ogni organismo
vivente, anzi per un singolo organo, lo stesso destino
dell’automobile abbandonata alle intemperie: la dissoluzione in
seguito alle micro-mutazioni negative che sono estremamente più
numerose di quelle, se esistono, favorenti una diversa evoluzione
organica o vitale o specifica. In assenza di un campo di forza
fisico responsabile dell’organizzazione biologica, solo la
successione di micro-variazioni che portano alla distruzione
dell’organismo è coerente con la legge dell’entropia,
mentre il processo inverso – ovvero l’integrazione di
tante piccole variazioni genetiche casuali che, per cosiddetta
“selezione naturale”, portino alla creazione di un nuovo
organo – sarebbe un processo di decremento dell’entropia
vietato dalla fisica. La selezione naturale come setaccio aureo
anti-entropico che filtra “il più adatto” –
una tautologia che definisce a posteriori “il più
adatto” come coincidente col “sopravvissuto” –
non può surrogare l’assenza d’un campo fisico,
prima logicamente che fisicamente.
Assumere l’abiogenesi per quadro
iniziale dato, prescindendo da (o rinviando) la ricerca dei
suoi possibili meccanismi, per dedicarsi intanto alla
spiegazione riduzionistica dell’evoluzione tramite la
successione di micro-eventi casuali estremamente improbabili, non è
uno schema scientifico, in assenza del driving field fisico che
renda conto dell’apparizione d’ordine locale biologico.
C’è di più: i meccanismi fisici alla base
dell’origine della vita non sono ragionevolmente diversi da
quelli che ne hanno guidato l’evoluzione e quindi pre-assumere
la vita implica necessariamente, oltreché rassegnarsi a non
comprenderla, anche arrendersi all’ignoranza dei meccanismi
reali, fisici, dell’evoluzione stessa. Un’ignoranza
che viene velata col ricorso assiomatico (che diventa subito
sistematico) al caso anti-entropico. A meno che, come da
qualche parte con espedienti, metafore e neologismi si suggerisce in
un indefesso processo di “estensione” del paradigma
monodiano, non si reintroduca un finalismo mascherato…, ma
allora, dal punto di vista epistemologico, la Sintesi moderna più
o meno “estesa”, coinciderebbe con l’ID teologico o
l’ID alieno (“panspermia”), e come questi
fallirebbe ancora il carattere di scienza, perché
circolarmente postulerebbe ciò che pretende di spiegare.
Macchine sofisticate pre-esistenti aventi
l’effetto di ridurre localmente l’entropia sono i
cloroplasti presenti nelle cellule delle piante,
che guidano il processo di fotosintesi, convertendo l’energia
luminosa del Sole in energia chimica necessaria alle funzioni
vegetali. Come potrebbe una nuova biologia scientifica
cercare di spiegare la comparsa dei cloroplasti (di cui la più
avanzata tecnologia moderna non può neanche immaginare un
processo artificiale di riproduzione), avendo rinunciato alla solita
– risibile, perché termodinamicamente preclusa –
just so story darwiniana del batterio che “in qualche
modo” si evolve in cloroplasto, “magari” in seguito
ad una simbiosi con qualche cellula eucariote primitiva? Gli
studiosi neodarwinisti sono coscienti di questa impasse tra la loro
teoria e la fisica e non hanno trovato di meglio che invocare un
“potere magico” (Jeremy Rifkin)
dell’evoluzione per ribadire la loro fede. Forse si può
fare di meglio che ricorrere alla magia, e rimanere in ambito
scientifico.
3. Pars construens: linee guida per una
nuova biologia scientifica
Ritorniamo alla fisica e cerchiamo
forme di ordine stabile, stavolta. Per es., i cristalli.
Abbassando lentamente la temperatura dell’acqua,
improvvisamente a 0° C interviene un cambio di fase: le
goccioline si trasformano in fiocchi di neve dalle infinite forme,
geometricamente regolari, con l’esagono come tema costante.
Altre sostanze assumono nei cambi di fase altre geometrie (prismi,
romboedri, ecc.), esibenti un ordine spontaneo. La fisica spiega la
comparsa di quest’ordine con un assioma: a date condizioni di
temperatura e pressione, la configurazione delle particelle di ogni
cristallo ha la minima energia del campo elettromagnetico consentita
dalla meccanica quantistica. In altre parole, la
simmetria stabile del cristallo non è che un ordine
pre-esistente nel campo, il quale nella precipitazione della
materia allo stato solido emerge a livello macroscopico.
Continua....
|