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Darwin ha davvero ragione?
di Pier Paolo Nicolé - dicembre 2003
 

Al Corriere della Sera 

Da qualche tempo mi sto dedicando (nel mio tempo libero) all'approfondimento di quanto vi è di vero nella teoria di Darwin. Nel corso di questa ricerca mi sono imbattuto in un articolo da Voi pubblicato in data 28 febbraio 2002, intitolato: "Darwin aveva ragione. E il gambero diventò mosca".

Il Vostro articolista (Massimo Piattelli Palmarini) scrive: "Un'importante scoperta, appena pubblica-ta su Nature, sconfigge una inveterata obiezione dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica. A detta dei creazionisti, infatti, la cieca lotteria genetica delle piccole mutazioni successive sarebbe incapace di produrre grandi cambiamenti in una specie biologica. Un gamberetto, per esempio, sempre a detta loro, può solo diventare più grande, o più scuro o sviluppare delle zampe più robuste, ma non può dare origine ad una mosca, né questa può poi dare origine, attraverso molti mutamenti intermedi, poniamo, ad un topo. Invece, in un agguerrito laboratorio della California, sono state riprodotte in dettaglio due piccolissime mutazioni, portatrici di grandi effetti, avvenute 400 milioni di anni fa, grazie alle quali si passò di colpo da un artropode, l'Artemia (detta anche scampetto della salamoia, o - chissà perché - scimmiotto di mare, molto popolare tra gli amanti dei piccoli acquari come cibo vivo per i pesci), al moscerino dell'aceto […] Come queste due minime e antichissime mutazioni spontanee in un gene "maestro" siano riuscite a produrre tanto cambiamento è stato ricostruito, sequenza per sequenza e molecola per molecola, dai genetisti Matthew Ronshaugen, Nadine McGinnis e William McGinnis, dell'Università della California a San Diego".

L'autore di questo articolo dimostra, però, di non conoscere le obiezioni dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica, o di essere in mala fede.

I movimenti antidarwiniani, molto attivi in alcuni stati degli USA, anche se sono stati promossi da gruppi protestanti fondamentalisti confutano l'evoluzionismo in modo assolutamente scientifico. All'evoluzionismo viene negata ogni validità scientifica: manca la minima prova scientifica (riprodotta in laboratorio od osservata in natura) di come una specie diventi gradualmente un'altra.

Sul fatto che all'interno di una specie avvengano variazioni siamo tutti d'accordo, il problema è che, per i darwinisti, le specie derivano l'una dall'altra, anche individui ormai non più interfecondi e ormai diversissimi, secondo i darwinisti, hanno antenati comuni. Gli evoluzionisti affermano che le variazioni all'interno della specie rappresentano una prova a sostegno della loro teoria. Queste variazioni, però, non costituiscono una prova per l'evoluzione perché non sono altro che il risultato di differenti combinazioni di informazioni genetiche già esistenti a cui non aggiungono nessuna nuova caratteristica.

Le variazioni avvengono sempre entro i limiti dell'informazione genetica. Tale limite, in genetica, è detto "pool genetico", o "fondo comune di geni". Tutte le caratteristiche presenti nel pool genetico di una specie possono comparire in vari modi per variazione. Ad esempio in una lucertola, a seguito di una variazione, potrebbero comparire delle varietà che presentano una coda più lunga o una pigmentazione più vivace. Le variazioni non possono trasformare un rettile in un uccello aggiungendovi le ali o le penne o mutando il loro metabolismo. Un tale cambiamento richiede un incremento delle informazioni genetiche, degli esseri viventi, che non è assolutamente possibile nelle variazioni.

Un insormontabile problema d'attendibilità scientifica all'evoluzionismo arriva dalla fisica: per gli evoluzionisti, le prime molecole organiche (gli aminoacidi) sono comparse spontaneamente. In seguito queste molecole avrebbero dato vita, unendosi casualmente tra loro, a molecole notevolmente più complesse: le proteine. A loro volta le proteine si sarebbero unite, casualmente, in modi sempre più complessi sino ad ottenere le prime cellule. Dalle unioni spontanee delle cellule sarebbero, casualmente, nati i primi organismi pluricellulari che successivamente si sarebbero evoluti in organismi sempre più complessi. In sintesi la vita è comparsa per un insieme fortuito di coincidenze. E, in essa, vi è una predisposizione naturale a divenire gradualmente sempre più complessa. Gli evoluzionisti non sanno spiegare perché avverrebbe questo crescente aumento di complessità, perché non vi è un'equivalenza più complesso uguale più adatto a sopravvivere, in ogni modo, affermano che tutto ciò avviene.

Questo casuale spontaneo aumento di complessità è l'esatto contrario di ciò che avviene per il secondo principio della termodinamica. Questa famosa legge è anche nota come "Legge dell'entropia". L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema è incrementata dal movimento verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Più elevato è il disordine di un sistema, più elevata è la sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente procede verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Ogni giorno sperimentiamo questo principio: l'auto si guasta, ogni essere vivente invecchia e muore, le stelle esauriscono il loro carburante e si spengono, ogni cosa complessa regredisce e si decompone nei suoi elementi primitivi. Tutto scade al suo livello più probabile, i differenziali d'energia si livellano, ogni elemento, nel quale non sia continuamente immessa dall'esterno nuova energia o informazione, degrada ed è sopraffatto dal disordine. La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il quale questo processo naturale è definito con equazioni fisiche e calcoli. La validità della seconda legge della termodinamica è dimostrata in modo sperimentale e teorico. I più importanti scienziati contemporanei concordano sul fatto che questa legge avrà un ruolo centrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein disse che è la "legge più importante di tutta la scienza".

Per il secondo principio della termodinamica, tutto va solo di male in peggio. Per la teoria dell'evoluzione, invece, tutto va di bene in meglio casualmente e spontaneamente.

Queste due asserzioni: la teoria di Darwin e la legge dell'entropia, non possono essere entrambe veritiere, necessariamente una delle due deve essere falsa.

La confutazione del neodarwinismo spazia in ogni disciplina scientifica: dalla paleontologia alla chimica, dalla genetica all'anatomia comparata, dalla biologia alla matematica. Ciò che era opponibile all'evoluzionismo nel 1859, quando fu pubblicata L'Origine delle specie, continua ad essere opponibile. I problemi dei darwinisti (o come si preferisce oggi neodarwinisti) non sono stati risolti (come sperava Darwin) da nuove scoperte scientifiche ma piuttosto evidenziati. I sostenitori di tale teoria preferiscono "mantenere il suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà" ( W. H. Thompson prefazione di un'edizione dell'Origine delle Specie).

Il peggio è che il Vostro articolista manifesta, anche, di ignorare la teoria di Darwin (la teoria dell'evoluzione per selezione naturale), eppure proclama: Darwin aveva ragione. Sembra che per Piattelli Palmarini l'importante sia dichiarare che Darwin ha ragione indipendentemente da come stiano realmente i fatti.

Darwin non parla mai di salti improvvisi. Infatti, ne L'Origine delle Specie afferma: "Se venisse dimostrato che è esistito un organismo complesso che non sia stato formato da numerose, successive, lievi modificazioni, la mia teoria crollerebbe". Darwin, quindi, sostiene che l'evoluzione da una specie ad un'altra può avvenire solo grazie a numerose, successive, lievi modificazioni.

Tutti gli ortodossi neodarwinisti, conformi agli insegnamenti del sommo maestro (Darwin), non ritengono plausibili questi salti improvvisi per un motivo molto semplice: un grande effetto non è mai casuale, ma svela, casomai, l'esistenza di un progetto. Una similare variazione (se sarà confermata da future verifiche) non può avvenire a caso. È, invece, identificabile come lo spostamento da un piano d'organizzazione ad un altro. Secondo Darwin & company (gli ortodossi neodarwinisti) solo piccole variazioni, poste al vaglio della selezione naturale, sono giustificabili come eventi casuali.

Nel proseguimento dell'articolo in quanto a faziosità le cose non migliorano, infatti leggiamo: "…Come già da tempo i biologi sospettavano, una piccola, rara e fortunata mutazione in un gene di regolazione, uno di quelli che ho sopra chiamato geni "maestri" (ma nel ger-go dei genetisti sono detti omeotici, e in questo caso particolare si tratta del ben studiato gene Hox), può d'un tratto produrre una specie nuova, assai diversa da quella di partenza. Le raffinate manipolazioni genetiche descritte nell'articolo di Nature, in tutto identiche a ciò che spontaneamente deve essere avvenuto 400 milioni di anni addietro, confermano adesso sperimentalmente che il sospetto era ben fondato. I normali meccanismi di mutazione genetica, poi seguiti dalla selezione naturale, sono, quindi, genuinamente capaci di generare delle assolute novità biologiche, cioè delle specie nuove. Si è riprodotta in laboratorio la genesi spontanea di uno di quei "mostri fortunati" (hopeful monsters) di cui già dagli anni Quaranta si parlava, tra il credulo e l'incredulo, nei lavori teorici sull'evoluzione. Questa importante conferma viene a corroborare, tra l'altro, le ipotesi "discontinuiste" propugnate da decenni soprattutto dai notissimi (ma spesso criticati) evoluzionisti Stephen Jay Gould e Richard Lewontin di Harvard. Una loro azzeccata analogia può forse aiutarci a capir meglio: l'evoluzione biologica non è una sfera liscia che rotola nel tempo con continuità, bensì un poliedro sfaccettato che, di tanto in tanto, procede scattando di colpo da una faccia a un'altra contigua, senza soste inter-medie. Il passaggio dallo scampetto della salamoia al moscerino dell'aceto è stato uno di questi scat-ti. Era già facile intuire che molti altri ne devono essere avvenuti, lungo centinaia di milioni di anni, su su fino ai nostri diretti antenati. Adesso possiamo aspettarci che alcuni di questi vengano riprodot-ti in ogni dettaglio in laboratorio. Quando, nel piano generale comune di un embrione, sempre forte-mente compartimentato, uno stesso gene comincia d'un tratto a reprimere lo sviluppo di certe sezio-ni, mentre attiva e potenzia altre distinte sezioni, dal nuotare nella salamoia si passa a volare nell'aria.

L'impalcatura modulare del vivente consente questo e ben altro. Nessun bisogno di fare appello a un architetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Piccole, rare improvvisazioni spontanee dai grandi effetti non hanno bisogno di architetti. È un po' come quando i produttori di fucili e mitra-gliatrici, finita la Seconda guerra mondiale, improvvisarono, e si misero, con piccole modifiche degli stessi macchinari, a produrre motociclette. (La sigla BSA, ben nota ai motociclisti della mia genera-zione, significava, infatti Birmingham Small Arms. La Royal Enfield, raffinata produttrice di armi da fuoco, si mise d'un tratto a fabbricare motociclette di grande eleganza)".

Una piccola rara fortunata mutazione in un gene di regolazione può generare delle assolute novità biologiche solo se queste novità sono già previste nel progetto di partenza. In altre parole queste novità non sono realmente delle novità, ma progetti già contenuti nel DNA della specie originaria. Nel caso specifico di questo esperimento, che bisogna ricordare manca ancora delle indispensabili verifiche, la perdita delle zampe, ben sette paia, è dovuta ad una proteina (Ubx) che ha la funzione di sopprimere gli arti. L'insetto sarebbe, quindi, emerso per via di una mutazione nel "soppressore-di-zampe Ubx", che ha reso questo attivo su tutto l'inventario di zampe, tranne che sulle prime tre paia. È certo che questa mutazione non sarebbe stata possibile se la proteina Ubx non fosse già stata presente nell'Artemia.

Le motociclette di grande eleganza prodotte dalla Royal Enfield non sono di sicuro nate per caso o improvvisando (?). Con piccole modifiche degli stessi macchinari si passò dalla produzione di fucili e mitragliatrici a produrre motociclette solo perché questi macchinari, opportunamente modificati secondo un ben preciso progetto e non a caso, avevano già in sé la potenzialità di produrre motociclette. Questa fabbrica, infatti, finita la guerra quando le armi non servivano più, non mutò in una fabbrica di caramelle o di camicie, rimase un'industria metallurgica e anche se i suoi prodotti cambiarono ciò non avvenne a caso. Le motociclette di grande eleganza non si ottennero attraver-so ripetute casuali modifiche gli stessi macchinari che prima producevano armi, altrimenti, la Royal Enfield non avrebbe realizzato alcun prodotto che funzioni anche dopo miliardi di anni di questi tentativi casuali. Inoltre il prodotto di partenza: fucili e mitragliatrici, non è di sicuro un qualcosa ottenuto per caso, ma un progetto intelligente. Analogamente le minuziose ali della mosca, che permettono all'insetto di volare, non possono essere comparse per caso. Come pure l'Artemia, che avrebbe originato "di scatto" la Drosophila, non è giunta all'esistenza per caso. È totalmente illogico pensare che si passi dal nuotare nella salamoia a volare nell'aria in modo accidentale. Questo esperimento (se sarà confermato dalle necessarie verifiche), casomai, dimostra che l'evoluzione se avviene non può avvenire a caso, cioè senza bisogno di fare appello ad un archi-tetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Molto probabilmente alla Royal Enfield, mentre si fabbrica armi, non avevano gia progettato le motociclette che avrebbero costruito solo dopo la Seconda guerra mondiale, ma di sicuro prima di costruirle le hanno progettate. Stando agli evoluzionisti con poche casuali variazioni, definite anche errori nella copiatura del DNA (Piero Angela parla di "difetto buono"), a scatti o gradualmente, si può passare, senza bisogno di fare pianificazioni, dal fabbricare fucili al produrre motociclette. In seguito a piccoli accumuli di questi errori, secondo la scuola gradualista, o per catastrofici errori che cambierebbero bruscamente la produzione, secondo la tesi degli equilibri punteggiati, in questa fabbrica dove non esistono progettisti, si riuscirebbe a costruire automobili, elicotteri, aerei e chissà che altro ancora.

Questo aumento casuale della complessità, che avvenga gradualmente oppure "a scatti", è contrario al secondo principio della termodinamica. Nessun aumento di complessità può avvenire spontanea-mente. In un sistema la complessità può aumentare solo se Qualcuno, esterno al sistema, fornisce l'informazione necessaria per accrescere la complessità.

L'evoluzione se avviene gradualmente (come sostengono gli ortodossi: Richard Dawkins, Daniel C. Dennett, John Maynard Smith, Piero Angela e altri) dovrebbe lasciare e aver lasciato una enorme quantità di tracce: il famosi anelli mancanti (che continuano a restare mancanti). Queste forme di transizione si dovrebbero trovare in gran quantità. Invece, non se ne trova nemmeno uno. La teoria discontinuità, invece, non ha bisogno delle forme di transizione per affermare che l'evoluzione avviene. Non basta, però, affermare che le forme di transizione non si trovano perché di scatto si passa dal gamberetto alla mosca. Bisogna rendere plausibile il passaggio improvviso da una specie ad un'altra come un evento casuale, altrimenti, l'unica conclusione logica è che la vita è un progetto intelligente. E se la vita è un progetto intelligente bisogna necessariamente fare appello a un Architetto (Dio) che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo.

Le leggi statistiche matematiche e i principi della fisica sono validi sia che si sostenga che l'evoluzione avviene lentamente e gradualmente sia che si affermi, invece, che l'evoluzione avviene per scatti improvvisi. In questa ultima ipotesi l'improbabilità è persino maggiore: per ogni tentativo riuscito, il mostro fortunato, devono esistere miliardi di tentativi falliti, mostri e basta. Le variazioni genetiche sono, invece, molto rare e di solito causano malattie più o meno gravi, o nella migliore delle ipotesi sono neutrali, (come sostenuto dalla teoria di Kimura) cioè non causano cambiamenti. Per di più, tutte le variazioni genetiche non si fissano nel DNA originario che ha in se la capacità di auto-ripararsi.

Il modello dell'equilibrio punteggiato di Gould, inoltre, crolla fin dall'inizio per la sua incapacità di affrontare il problema dell'origine della vita. Poiché neppure una sola proteina può essere spiegata come un evento accidentale, il dibattito se organismi, costituiti da miliardi di proteine, evolvono a scatti o gradualmente non ha alcun senso.

In attesa di una vostra risposta saluto cordialmente. Resta inteso che se lo riterrete opportuno Vi autorizzo a pubblicare quanto sopra ed assumo ogni responsabilità sulla veridicità di quanto dichiarato.

 

Pier Paolo Nicolè

nick-pp@libero.it

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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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