dicembre 11, 2012
Di Enzo Pennetta
L’entropia sta deteriorando i nostri geni, lo afferma il
genetista Crabtree dell’Università di Stanford.
Ma che ne è allora della teoria neodarwiniana?
La trasmissione parte con il dott.Fratus che fà
il punto sugli accadimenti dell’ultima settimana, in
particolare quello che definisce una delle consuete trovate con
cui i neodarwinisti vanno a sistemare, ad aggiustare, ad
adattare i risultati scientifici alla loro “teoria”.
Si parla quindi di un articolo di Repubblica ed
uno di “gaianews.it”,argomento che
Fratus ha anche affrontato in articolo
suAntidarwin (http://antidarwin.wordpress.com/2012/11/27/repubblica-il-quotidiano-dei-tarantolati-di-darwin).
In comune i due articoli hanno l’avere
a che fare con la Stanford (http://www.stanford.edu/)
la prestigiosa Università Americana. Ora, la Stanford
University fu fondata nell’anno 1891, per volontà
dei benefattori Jane e Leland Stanford che
avevano deciso di fondare un’università per istruire i
ragazzi della California in memoria del
loro figlio, morto di tifo a Firenze.. ed è
proprio Firenze che ancora cerca in qualche modo di dare contro la
Stanford. Infatti il prof. Gerald
Crabtree, genetista della Stanford,
ha recentemente pubblicato due articoli sulla rivista Trends
in Genetics, nei quali sostiene che il genoma umano è
in costante deterioramento, in particolare per quanto riguarda le
capacità intellettive.
La notizia viene ripresa anche in siti
italiani
(http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=171438), i suoi
studi affermano infatti che in assenza di selezione, il
patrimonio genetico non può che deteriorarsi in tempi
relativamente brevi, non trovando quindi spazio alcuno per
quell’ipotesi lacunosa, non corroborata, recondita di mutazione
positiva che è centrale per l’evoluzione neodarwiniana,
quello che dovrebbe essere il motore che porta novità che
permette di prendere corpo all’evoluzione diventerebbe invece
un fattore nocivo. Non c’è così
spazio per un’ottimistica ipotesi di mutazione positiva nelle
sue parole. Il ruolo della selezione per Crabtree è
solo quello di eliminare le mutazioni difettose.
Il ruolo della selezione naturale inoltre per il genetista
americano è niente più di quello già
espresso ai tempi di C.Darwin da E. Blyth:
(http://www.thedarwinpapers.com/oldsite/Number2/Darwin2Html.htm).
Ossia quello di eliminare mutazioni difettose,
insomma prima o dopo di stabilizzazione (salvo eventi nefasti). Ed è
qui che scende in campo Firenze.. infatti un genetista
nostrano, Marcello Buiatti, dell’U.
di Firenze replica, contesta e critica la teoria di
Crabtree e la considera obsoleta,
superata e, accorgendosi che il risultato “stona”, cerca
di mettere una toppa ed arriva a sostenere che i geni
che hanno a che fare con la struttura del nostro cervello, quindi
anche con l’intelligenza, non sarebbero migliaia come afferma
Crabtree ma molti molti meno, al
massimo una decina...
Questo significa che la mutazione di anche solo uno di
questi geni provocherebbe un enorme danno all’intero
cervello. Si crea così, afferma il prof.
Pennetta, un qualcosa che manda al camposanto il metodo scientifico,
infatti non è cosa plausibile che da una parte si parli di
migliaia e dall’altra di una decina, si dovrebbe dire qualcosa
divergente di molto meno, la cosa migliore sarebbe allora
probabilmente dire quell’eretico e proibitivo “non lo so”
di cui forse invece la scienza oggi ha più che mai bisogno.
Invece che una scienza oggettiva sembra di vedere una situazione di
parole in libertà
(http://www.enzopennetta.it/2012/04/evoluzione-siamo-alle-parole-in-liberta/).
Tuttavia Buiatti spiega che un problema allo sviluppo
dell’intelligenza umana va ricercato nella minor interazione
fra esseri umani e un maggiore interazione fra uomo e macchine
specialmente nelle prime fasi della vita e che questo sarebbe quello
che può essere percepito come quell’involuzione di cui
altri parlano come il dott.
Mastropaolo(http://www.enzopennetta.it/2012/11/radio-globe-one-recensione-1011-conferenza-sul-malthusianesimo-e
santificazione-di-darwin/ ).
Ma non è tutto qua infatti il prof. Pennetta
ricorda un altro articolo di fine Settembre scorso
(http://www.enzopennetta.it/2012/09/corriere-della-sera-siamo-piu-intelligenti-dei-nostri-antenati/)
del Corriere della Sera che titolava: “Perché
siamo diventati molto più intelligenti rispetto ai nostri
antenati”. Nel quale, fra le varie
cose, viene proposta come argomentazione il fatto che persone di
qualche generazione fa alla domanda che cosa avessero in comune cani
e lepri avrebbero rispostoNiente: i cani sono fatti per
cacciare le lepri! Mentre oggi fornirebbero una risposta che gli
permetterebbe un miglior risultato al test del QI, ovvero che cani e
lepri sono entrambi mammiferi! In prima cosa come fanno notare Fratus
e Pennetta lo studio di James R. Flynn
(ricercatore presso la University of Otago ,
New Zealand), questo di cui parla il Corriere mostra che
l’intelligenza con i test non c’entra del tutto, infatti
l’unica cosa che potremmo affermare è che le due
risposte evidenziano solo una differente analisi della questione,
la seconda risposta corrisponde ad una istruzione più
avanzata e non ad una maggiore intelligenza.
Ma cosa valuta in realtà un test di
intelligenza? Pennetta spiega che questo in verità
mostra l’aderenza, la vicinanza fra chi è sottoposto al
test e ciò che viene considerato più o meno
intelligente da chi l’ha realizzato. E’ pertanto del
tutto normale che un test realizzato per valutare una mentalità
occidentale da XXI secolo valuti scarsamente intelligente un uomo con
una mentalità di 50-60 anni fa o un aborigeno
australoide. Ma non è ancora tutto, su CS
(http://www.enzopennetta.it/2012/04/scoperto-il-gene-dellintelligenza/)
infatti ci si era occupati anche qualche mese ancora più
indietro della scoperta del gene
dell’intelligenza.
In un articolo apparso su la Repubblica:
(http://www.repubblica.it/scienze/2012/04/15/news/scoperto_il_gene-geniale_dell_intelligenza-33370022/),
scoperta regalata all’umanità da ben 200 scienziati
provenienti da 100 istituti di tutto il mondo.. Nel 2007 allo stesso
gene veniva attribuita la regolazione dell’altezza
(http://www.nature.com/ng/press_release/ng1007.html )..
quindi mettendo insieme tutto, che appare qualcosa di confuso,
contradditorio, assolutamente privo di oggettività e
rappresentabile come un povero naufrago che alla deriva, nuota senza
meta,bsi arriva ad avere come modello di uomo più intelligente
un uomo alto occidentale ….pare si ritorni al modello
ariano.. Il bello è poi che la differenza tra i
portatori del carattere favorevole e quello sfavorevole sarebbe di
1,3 + 1,3 punti, quindi al massimo 2,6 punti di differenza…!
Così da un Einstein con QI 160 si contrapporrebbe una una
persona comune con QI con un valore di circa 160 –
2,6 = 157,4. Ad ogni modo, come viene detto in
trasmissione, l’intelligenza è
tutto fuorché qualcosa di facilmente (ma anche
difficilmente) identificabile, valutabile con un test, associata ad
un certo valore etc.. Insomma allorquando si verificano scoperte,
ricerche, studi, considerazioni, fatte anche da stessi evoluzionisti
e neodarwinisti, la “nomenclatura” evoluzionista e chi è
assuefatto dal paradigma va in confusione, in uno stato un po’
di velato nervosismo e vanno a tirare fuori cose che creano più
problemi di quelli di partenza (per il neodarwinismo) o se va bene
che rendono le cose ancora più confusive, ma il più
delle vole si tratta proprio della classica “zappa sui piedi”.
Ma la Stanford si fa sentire anche su questo argomento e
come già si è avuto modo di vedere con il nobel
J.Watson, che, purtroppo, disse che gli africani e gli asiatici
sarebbero meno intelligenti degli occidentali, arriva a conclusioni
simili con il prof. Feldman. La faccenda è stata
denunciata da Alessandra Farkas su il Corriere:
(http://archiviostorico.corriere.it/2007/novembre/15/studio_del_genoma_alimenta_razzismo_co_9_071115022.shtml)
Eppure già il compianto e stimato paleontologo
S.J.Gould dedicò un intero libro a confutare l’assurda
visione del determinismo biologico dell’intelligenza:
(http://www.libreriauniversitaria.it/intelligenza-pregiudizio-gould-stephen-net/libro/9788851521417).
Dove viene ricordato, come in radio, che il QI venne usato
anche negli USA dei primi del ‘900 per escludere buona parte
degli immigrati dal vecchio continente perché mentalmente e
quindi geneticamente inferiori e non far così intaccare il
patrimonio genetico a stelle e strisce… Ma del resto anche
l’argomento “Risorgimento” sarebbe, ricorda
Pennetta, qualcosa su cui spendere qualche parola e andare ben a
rivedere, e anche su CS uscì tempo addietro un interessante
articolo
(http://www.enzopennetta.it/2011/12/il-risorgimento-la-%E2%80%9Cpatria%E2%80%9D-e-la-%E2%80%9Cscimmia%E2%80%9D/).
Infatti il darwinismo si inserì, essendo
pubblicato “On the origin of species”
proprio in quel periodo, nel contesto risorgimentale finendo con
l’essere però subito strumentalizzata in funzione
antitradizionalista.
Sono gli anni accompagnati dalle idee e falsificazioni,
frodi, scientifiche di Ernst H. Haeckel, per il quale
la storia delle nazioni seguiva le leggi biologiche dell’evoluzione
degli organismi,la simbiosi di storia e natura di razza e progresso
etc.. Ma poi cosa è l’intelligenza? Allora, come detto,
intanto un QI mostra e quantifica l’aderenza, la vicinanza fra
chi è sottoposto al test e ciò che viene considerato
più o meno intelligente da chi l’ha
realizzato.L’intelligenza in generale identifica la facoltà
e l’attitudine del comprendere ed il distinguere prontamente.
Ora un principio cardine dell’ingegneria è certamente
“You only know what you measure, quando puoi misurare
ciò di cui stai parlando, ed esprimerlo in numeri,
quantificarlo, conosci allora qualcosa su di esso, ma invece quando
non puoi misurarlo, non puoi esprimerlo in numeri la tua conoscenza
su di esso è allora scarsa, insoddisfacente, può essere
l’inizio della conoscenza, ma nei tuoi pensieri sei avanzato
poco sulla via della scienza”
-W.Thomson,Lord Kelvin-
E come si riesce a misurare quella facoltà,
quell’attitudine di cui sopra? Si comprende
rifacendosi all’esempio dei cani e lepri che entrambe le
risposte sono risposte intelligenti; entrambe dimostrano capacità
di distinzione e risolvono prontamente il problema. Quale delle due
sia una risposta più intelligente non è però in
verità una misurazione possibile,probabilmente neanche ha
senso. L’intelligenza umana, non si caratterizza come un
fattore coerente e delineato, piuttosto essa si manifesta ed esprime
attraverso un insieme numeroso di abilità, comportamenti,
pensieri ed emozioni. La storia ha contato molti tentativi di
definire il concetto di intelligenza in
modo univoco, standard; tuttavia essi non hanno avuto successo. Il
motivo del loro insuccesso risiede principalmente nel fatto che
l’intelligenza non è qualcosa che si possiede o non si
possiede, bensì un mosaico di elementi che trovano espressione
in tutti i nostri comportamenti e pensieri. Se contestualizzata il
livello scientifico della misurazione di questa sale e può
essere però funzionale. In psicologia, il termine intelligenza
è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da
utilizzare in situazioni nuove, adeguando (o modificando, quando
necessario) le strategie individuali alle caratteristiche dei
problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti.
L’intelligenza può essere definita come la
capacità di apprendimento e di comprensione, che si
differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto
in quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni
concrete in modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli
stimoli esterni. Così si andrebbe a valutare la
capacità di una persona di affrontare il mondo, comprendere la
realtà, interagire con essa, con le persone, con gli animali e
con gli oggetti e la capacità di problem solving. Però
non si può prendere il miglior studente di Cambridge e un
Semang della Malaysia che vive in un certo contesto sociale. Ma se si
prelevasse questo Semang e lo si facesse crescere con l’istruzione
dello studente di Cambridge nulla vieta di pensare che ne potrebbe
superare il rendimento e il punteggio ad un qualche QI. Quando si
fanno misurazioni, quando si valuta qualcosa ci sono molte cose da
tenere sotto occhio e sicuramente valutare il livello di errore di
incertezza e il range di cosa sia possibile o impossibile misurare.
Però si viene informati con una visione dell’intelligenza
che neanche definirei di stampo riduzionista, ma imbarazzante e si
deve assistere ad un teatrino in cui nell’arco di una stagione
si sente dire che l’intelligenza dipende da una decina
(massimo) di geni, che dipende da migliaia di geni, che stiamo,
lentamente a causa della mancanza di selettività,intellettualmente
e che siamo molto più intelligenti dei nostri antenati, che
siamo più stupidi dei nostri antenati… insomma parole
in totale libertà.. ma dove è la scienza?
Fratus ricorda che per comprendere cose che si riuscivano
a fare millenni orsono ci si è arrivati male o con
grande difficoltà al giorno d’oggi, per esempio la
costruzione delle Piramidi, che al di là del sistema di
cunei, funi ,leve, tronchi per tagliare e trasportare i blocchi
(anche relativamente agli idoli degli antenati dell’isola di
Pasqua) ,fu avvolta da mistero su come si formasse poi con i blocchi
la struttura a piramide. Le tecniche di costruzione più
accreditate sono quattro: una rampa unica che permetteva di
trasportare i blocchi dal primo piano fino in cima, una serie di 4
rampe (una per lato) ,una rampa a spirale che avvolgeva la piramide
stessa e la costruzione di uno strato per volta,ricoprire questo di
sabbia,costruire sopra il secondo strato e via fino all’ultimo.
Ma Fratus si sbilancia osservando che probabilmente
siamo pressoché sempre della stessa intelligenza dei
nostri antenati, lo stile di vita, il livello tecnologico e la
cultura cambiano ed hanno cambiato e cambieranno il come questa si
vada ad esprimere.
Ricollegandosi all’argometo Fratus ricorda
nuovamente il lavoro dell’affermato e stimato genetista
J.Sanford, inventore del gene-gun,
autore de “Genetic Entropy & The Mystery of the
Genome”(http://www.origini.info/Articolo.asp?id=154 ) dove
fra le varie cose si parla di un argomento “shock” per il
neodarwinismo, ossia il fatto che nessuna selezione naturale è
in grado di filtrare le mutazioni ed impedire il loro progressivo
accumulo. In altre parole, nessun processo
in natura è in grado di impedire la degenerazione del genoma,
con la conseguente riduzione di vitalità delle specie. Non
solo la selezione naturale, ma nemmeno quella progettata ed eseguita
dall’uomo è in grado di arrestare, quanto meno negli
organismi superiori con poca prole, l’accumulo di mutazioni e
la conseguente degenerazione del genoma. E in simbiosi con il
pensiero del dott. Mastropaolo quindi si
può parlare di ben altro che di evoluzione neodarwiniana…
Un’altra cosa interessante che Fratus ricorda è che il
prof. J.Sanford sarà finalmente in Italia nel 2014 e
per allora già si è mostrato disposto ad organizzare
contradditori, dibattiti incontri con la nomenclatura evoluzionista
nostrana… invito che Pennetta spiega che non
verrà colto; a “quelli” piace trovarsi di fronte
qualcuno che permetta di trovarsi in condizione come nell’ultimo
demenziale show della
BBC (http://www.enzopennetta.it/2012/10/conspiracy-road-trip-darwinism/).
Pennetta ricorda dellala presentazione del bel libro
sull’opera di Stuart Kauffmann dal titolo: ‘I
sentieri evolutivi della complessità biologica nell’opera
di SA Kauffmann‘ edito da Mimesis e
scritto dal giovane e brillante filosofo della scienza Mirko
Di Bernardo. Stuart Kauffmann, uno dei fondatori dell’Institute
of Complexity di Santa Fe è sicuramente uno
degli scienziati più geniali e influenti degli ultimi
cinquanta anni, biologo con una profonda conoscenza della fisica e
dei metodi matematici ha avuto il grandissimo merito (già
all’inizio degli anni 80) di aver portato l’attenzione
della comunità scientifica sui fenomeni di auto
organizzazione in cui il combinarsi di poche e semplicissime
regole di relazione tra una serie di elementi collegati fra di loro,
dava vita a dei comportamenti emergenti strabilianti e dotati di
ordine e regolarità impressionanti.
La teoria della complessità, con il lavoro
di Kauffmann, passava dall’essere un complicato e astruso
bla-bla sulla difficoltà di comprendere i fenomeni del mondo
mesoscopico (insomma di quelle cose pù grandi di una molecola
di idrogeno e più piccole di una galassia) ad una scienza che
si poteva applicare proficuamente allo studio della natura, foriera
di scoperte e illuminazioni,ricorda il prof.Pennetta. Di questo
evento infatti,per esempio, Pikaia sito
neodarwinista “di rilievo”, ”il portale
dell’evoluzione”, non spese neanche due righe a riguardo
ma si occupava di ben altro invece
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/meanwhile-on-pikaia/)..
ma è così.. a loro appunto piace la
situazione simil BBC, piacciono servizi alla “Studio
Aperto”, piacciono cose questo
(http://www.enzopennetta.it/2012/03/scientific-american-favole-spacciate-per-scienza/)
o come questo
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/grazie-ma-non-labevo/)
etc etc..però perone, professionisti come il dott.
Bellone si prestano a collaborare con questo sito senza
dire una parola su certe situazioni, sul fatto che il sito trovi nei
siti amici imbarazzanti legami con “evolve or Die”
o “spaghetto volante”… Se poi si
pensa che J.Sanford è pure un “creazionista puro”
e che lo è diventato proprio come conseguenza ai suoi studi e
alle sue ricerche scientifiche… si capisce l’entità
della cosa..
Introdotto l’argomento creazionismo, Fratus
ricorda delle scorse settimane in cui si svolsero l’incontro a
Grantola sull’evoluzionismo e lo speciale de “evoluzionismo
un ‘ipotesi al tramonto”sull’AISO,
entrambe con la gentile partecipazione dell’ing. S.Bertolini,
presidente Aiso. A tal proposito Fratus ricorda che si parlò
di due fatti di cui voleva trattare, il primo ricollegandosi a quanto
detto in trasmissione riguarda un libro introdotto e presentato da
Bertolini, ”The
Altenberg 16: An Exposé of the Evolution Industry Di Suzan
Mazur. Nel libro si fa riferimento ad un ormai noto incontro
”a porte chiuse”, con invito, al Konrad sulla
teoria neodarwiniana, sul suo trovarsi in una situazione di ipotesi
obsoleta.
Si odono a porte chiuse così cose come che “la
teoria dell’ evoluzione è inadeguata per spiegare la
nostra esistenza”, che “il ruolo della
selezione naturale ha pochissimo a che fare col cambiamento a lungo
termine di una popolazione” o come Ayala, noto
neodarwinista, che ammette il neodarwinismo è defunto, la
genetica molecolare, la biochimical’ecologia l’hanno
portato a credere questo. E molto altro.Il titolo è
solo in Inglese ed è ovviamente discusso ma se ne raccomanda
la lettura.
L’altro punto riportato alla luce da Fratus è
il caso dell’Eva mitocondriale. Ecco i
risultati, i primi, della ricerca:
(http://www.virginia.edu/woodson/courses/aas102%20%28spring%2001%29/articles/tierney.html)
Essi risalgono ad un po’ di anni fa sulla
rivista Newsweek. Nella cellula ci sono 2 forme
di Dna,quello nucleare e mitocondriale. Quest’ultimo sarebbe
stato utile per risalire all’origine della donna, infatti
viene passato ai figli rimanendo intatto nella linea materna formando
una linea pura. Si volle così trovare l’origine della
prima donna moderna: l’Eva mitocondriale. A conseguenza
di una comparazione del DNA
mitocondriale di appartenenti alla specie umana di
diverse etnie e
regioni, tutte queste sequenze di DNA si
sarebbero “evolute”
molecolarmente dalla sequenza di un antenato comune.
Centinaia di campioni esaminati e l’applicazione del metodo
dell’orologio molecolare, in base alla velocità di
mutazione, permisero di datarne l’epoca di
origine circa 150.000 anni fa. Il risultato cozzante con il
paradigma neodarwinista si succedettero così nuopvi studi
successivi
(http://www.sciencedaily.com/releases/2010/08/100817122405.htm ).
Su Science Magazine del 1998 si leggeva
che nuovi studi hanno permesso di vedere che il ritmo di mutazioni
era molto più veloce e la nuova stima fu un
sorprendente 10.000-7000 anni fa.
L’asserzione che l’Homo
sapiens sia comparso circa 130.000 anni fa in
Africa, e che i primi americani siano arrivati nel
continente 20.000 anni fa, così come la speculazione relative
alle vie di migrazione percorse dagli esseri umani quando si
diffusero al di fuori dell’Africa, sono tutte basate
sull’mtDNA.
Fino a tempi molto recenti si credeva che l’mtDNA
fosse trasmesso soltanto dalla madre, motive per il quale
l’mtDNA di una donna poteva essere seguito nel corso delle
generazioni. I biologi evoluzionisti fecero spesso ricorso alle
analisi sull’mtDNA, e usarono l’mtDNA per proporre
speculazioni sull’origine della vita. Tuttavia, a causa del
proprio attaccamento all’evoluzione come dogma, essi
interpretarono unilateralmente l’DNA, ed imposero la
precondizione che le differenze tra i vari esemplari di mtDNA da essi
esaminati si fossero prodotte per mutazione. Cosa emerge da questa
faccenda che, comunque, come dice Pennetta, eventuali colli di
bottiglia, effetti “noè” potrebbero facilmente
falsare? Che in entrambi i casi, volendo da un lato
affidarsi all’ mtDNA oppure no si arriva comunque a risultati
che non si trovano d’accordo col paradigma neodarwinista! Nella
famosa rivista New Scientist,agli inizi del 2000 si legge:
I biologi evoluzionisti spesso datano la separazione delle
specie con le differenze nelle sequenze genetiche del DNA
mitocondriale. Anche se viene ereditato molto raramente, il DNA
paterno può smentire molte delle loro scoperte
-Danny Penman, NewScientist.com,
“Mitochondria can be inherited from both parents”
Il ricercatore Spencer Wells, e suoi posteri paleontologi
, che hanno studiato le differenze tra le varie razze umane
utilizzando invece l’analisi del cromosoma Y, giunsero
alla conclusione che tutti fossero discendenti di un antenato comune
vissuto, probabilmente ma senza certezze, in Africa fra i 60.000 ed i
35.000 anni fa.
Come sempre i neodarwinisti mostrano di contraddirsi a
vicenda di dover forzare i fatti per adeguarli al paradigma,bdi non
vedere l’elefante nella stanza. Di questo ed altro rende
notizia l’ultima puntata di cui come sempre si raccomanda
l’ascolto.
Link per il libro ”The
Altenberg 16: An Exposé of the Evolution Industry” su
Amazon:
http://www.amazon.com/Altenberg-16-Expos%C3%A9-Evolution-Industry/dp/1556439245
Link per scaricare Convegno di Grantola sul
darwinismo (Audio di bassa qualità):
www.dropbox.com/s/0idjt2fm2hgwn8z/Grantola_18_11_12.mp3
Link per scaricare lo speciale di “Evoluzionismo
:un’ipotesi al tramonto?” sull’AISO :
www.dropbox.com/s/wkh4iq5br32ukuq/18_11_12.mp3
Link per scaricare l’ultima trasmissione:
www.dropbox.com/s/lmw8cx6rhbdu57d/25_11_12.mp3
Le precedenti puntate sono disponibili sulla pagina:
http://www.enzopennetta.it/radio-globe-one-archivio-con-tutte-le-puntate-audio-e-recensioni/
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