Radio Globe One – Recensione 17/11: “La
scimmia discende dall’uomo”?
Di Leonetto
- 25 novembre 2012 13
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Il dott.Fratus inizia proponendo una
considerazione filosofica, rielaborazione ,o meglio forse
riadattamento di una considerazione filosofica di Aurelio Agostino
d’Ippona
(http://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Agostino)
.Il filosofo africano riprendendo la concezione neoplatonica
delle idee, sottolineando che esse non fossero in contrasto con la
dottrina
cristiana, ma anzi che le si adattavano
perfettamente, e congiuntamente rifacendosi al pensiero biblico,
affermò che si Dio
aveva creato il mondo ex nihilo, ma le idee esistevano già
nella Sua mente.
Le idee platoniche erano in Dio, e in tal
modo Agostino poté conciliare la creazione
cristiana con le idee eterne. Il filosofo bergamasco invece propone
un discorso filosofico analogo asserendo che quando per esempio
si creò, realizzò, il primo aereo esso esisteva già
in una forma ideale probabilmente più complessa nella mente di
chi lo pensò ma poi dovendo mettere in pratica l’idea
per cause di forza maggiore i primi modelli furono probabilmente meno
vicini all’idea originale alla quale magari si avvicinano di
più i moderni Jet. Quindi quell’idea rappresenterebbe
l’archetipo e le due forme ,i primi aerei e i moderni aeroplani
non sarebbero tanto il frutto di una modificazione graduale del
primo fino al secondo ma piuttosto un’evoluzione data
dall’introduzione intelligente di nuova informazione che
cercava nel processo di raggiungere quell’archetipo iniziale.
Il dott. Fratus apre quindi così la
puntata domandandosi se questa considerazione filosofica possa
avere qualche ragione in una qualche misura in campo scientifico. Il
minimo comune denominatore è Platone. Per Platone le
”specie” ( Eidos (εἶδος)
=”forma”, “aspetto”) sono idee o forme
ideali nella sua teoria delle idee. L’eidos è la natura
interna della cosa: è il relativo nucleo interno ed
invisibile; l’eidos è ciò che causa ad una cosa
quel che è, cosa è, e senza la quale perde significato.
Se ciò appare qualcosa di molto astratto,
in verità non lo è poi molto come si può
evincere da questo studio
(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12419661
), ma anche considerando che archetipo indica proprio il tipo, il
modello presente al principio da cui poi si vanno modellando tutti
oggetti del medesimo tipo. E da quanto emerge fin ora se consideriamo
l’analisi dei viventi si vede che da una serie di processi ed
eventi di ibridazioni, speciazioni, incroci, chimere, mutazioni
intra-specie (robertsonian fusion, tandem fusion etc..),
trasposizioni, adattamenti all’ambiente propri di certe specie
(metaprogrammazione, borrowed information), endogenizzazione,
simbiosi, deriva genetica, processi Innovazione –
Amplificazione – Divergenza, processi Potenziamento –
Attualizzazione – Perfezionamento etc… si origino tante
altre nuove specie biologiche che però sono ai fatti tante
varietà di quella di partenza, pur essendo un’incredibile
biodiversità, di quel tipo di partenza.
Si può supporre un antenato comune fra
gatti, gattopardi, linci o fra cani, lupi, coyote, sciacalli e volpi
fra cavalli, asini e zebre ,fra Kudu, Eland ed altre antilopi,
anche fra tigre e leone e ghepardo etc. etc.. antenato dal cui
tramite i processi detti poco fa si potrebbero generare tutte queste
creature senza però uscire dalla “forma” di
quell’antenato e senza acquisire mai del nuovo ma perdendo
qualcosa, restando impoveriti. Quando le forme si spostano verso i
confini del loro areale esse sono costrette in angustie che le
obbligano a soluzioni specializzate e le impoveriscono geneticamente.
Emergono i caratteri recessivi, cioè i segni della perdita di
funzione di alcuni geni, non più chiamati ad operare, in una
condizione di limitata plasticità. La forma specializzata
rappresenta un impoverimento biologico rispetto alla forma generale.
La specializzazione è in altre parole un processo
irreversibile che non può regredire verso la generalità.
Ed Evoluzione rimanda proprio a transformazione, ossia uscire dalla
forma. La parentela mantiene eguali, ma cosa fa le differenze? E non
si è vista ad oggi nessuna corroborazione del fatto che possa
vedersi con meccanismi neodarwiniani una macroevoluzione intesa come
la comparsa nella biosfera di nuove funzioni, organi e gruppi
tassonomici. Per cui questi assunti filosofici poi non sono così
astratti.
Il prof. Pennetta propone poi di scendere
comunque ancora più nel concreto e sposta il discorso
sull’approccio da seguire per la ricerca,operativamente.
Partendo da ciò che si è osservato nell’ultima
puntata
(http://www.enzopennetta.it/2012/11/radio-globe-one-recensione-1011-conferenza-sul-malthusianesimo-e-santificazione-di-darwin/
) fa notare che l’approccio neodarwiniano ha
portato nel caso peggiore danni, quindi organi vestigi ali etc…
nel caso migliore un impantanamento, ad una grande penuria di
nuovi risultati utili, Pennetta rammenta che negli ultimi
decenni non c’è stato un nuovo farmaco degno di questo
nome, infatti si usano ancora, dice, le stesse molecole delle
ultime decine d’anni fà. Un metodo di ricerca
sterile va cambiato. E porta poi l’esempio di Craig
Venter (http://it.wikipedia.org/wiki/Craig_Venter
) lo scienziato che nel 2000 portò a termine il
sequenziamento del DNA umano e che nel 2010 attirò nuovamente
su di sé l’attenzione con l’annuncio della
realizzazione di quella che fù erroneamente definita da molti
cellula artificiale. Venter infatti nel 2009,lavorando nell’impresa
di produrre biocarburanti da certe alghe non usò alcun
metodo neodarwiniano ma uno finalistico(e dunque trasposizione
nella pratica del modus creazionista) andando a cercare di cambiare
la sua funzione genetica in qualche modo deliberato secondo un vero e
proprio “life-
Design”(http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/v/j_craig_venter/index.html?inline=nyt-per)
E dunque Pennetta conclude con l’assunto
che anche qualora in un futuro prossimo o lontano il neodarwinismo si
rivelasse anche vero al momento per praticità, per
operatività, per convenienza conviene rigettarlo perché
di fatto provoca impantanamento, anche qualora fosse vero.
Fratus propone dunque il pensiero del premio
Nobel per la medicina Renato Dulbecco che in parte fece notare
come l’applicazione del neodarwinismo alla medicina si
rivelerebbe tutt’altro che vantaggiosa.
Ma il pensiero di Dulbecco è
particolarmente importante, infatti cosa dichiarò alla
domanda: È giusto presentare la teoria del
Creazionismo ai ragazzi delle scuole?:
«Ma certo. Nessuna
ipotesi va scartata a priori. Nemmeno quella Creazionista, che pure è
completamente estranea ai criteri del pensiero scientifico. Per
potersi creare una coscienza, i giovani hanno bisogno di prendere in
esame tutte le opzioni. Sarà poi la vita a fargli decidere, a
portarli verso la razionalità della teoria evolutiva o verso
altri ambiti, come quello dell’ipotesi religiosa sull’origine
del mondo, la teoria dell’evoluzione di Darwin e le idee che da
essa sono scaturite formano un sistema tutt’altro che perfetto.
Esistono dei punti oscuri, delle fasi di passaggio non facilmente
decifrabili. Ma si tratta di limiti che supereremo probabilmente in
futuro, man mano che amplieremo le nostre conoscenze. Si può
avere un’istantanea della situazione attuale. Di certo si
possono apprendere tutti gli elementi per la conoscenza dell’uomo
e degli altri esseri viventi anche senza studiare Darwin. Ma più
problematico sarebbe spiegare quali sono le connessioni tra le varie
specie…».
Da questo si possono notare alcune cose
importanti che vanno dal notare come il pensiero del Consiglio
d’Europa di cui si è parlato la volta scorsa sia
totalmente non-sense a molte altre considerazioni. Dulbecco restando
neodarwinista, fiducioso di futuri risultati e copertura di quelle
falle di cui il neodarwinismo è ricco, di certo ignora però
il fatto che tutto quanto concerne le microevoluzioni, i processi che
differenziano le specie biologiche non è affatto qualcosa di
prettamente neodarwinista, proprio del paradigma ma piuttosto
qualcosa a carattere molto più generale. Questo pensiero si
può avvicinare a quello del Dr Marc Kirschner
(presidente fondatore del Reparto dei Sistemi Biologici, Harvard
Medical School):
“In realtà,
negli ultimi 100 anni, quasi tutta la biologia è avanzata
indipendentemente dall’evoluzione, eccetto la biologia
evolutiva stessa. La biologia molecolare, biochimica, fisiologia, non
hanno preso in considerazione l’evoluzione del tutto.”
Kirschner voleva dire che le scienze
progredirebbero meglio andando ad incrementare l’approccio
neodarwiniano, ma, in verità, si è visto sempre in
particolare nella scorsa puntata, come dove sia stato applicato abbia
prodotto solo danni ed impantanamento ,come ha anche ricordato il
prof. Pennetta e che quindi è cosa assai più
auspicabile, come suggerisce il prof. R.Fondi:
“La mia
conclusione è che la biologia e anche
altre discipline progredirebbero meglio e più in
fretta se si lasciassero alle spalle la mitologia, il vicolo cieco
della mitologia evoluzionistica per riprendere il solco fruttuoso e
sicuro della morfologia aristotelico-couveriano-linneiano..”.
Infatti appare inadeguata quella sorta di
condanna inevitabile, perché essa si appoggia alle
autorità delle cattedre e delle grandi case editrici, dei
media, della stampa ,della divulgazione… secondo cui ad
obiezione la risposta è alla fine sempre una soltanto :”Quale
altra spiegazione puoi dare?“.
E così ci si trova costretti ad accettare
una spiegazione insensata, per il fatto di non avere un’altra
personale insensatezza da opporvi o avendo solo credo, quindi non
scientifici. Perché un’alternativa la si potrebbe
trovare ad una soluzione inefficace, poco buona, lacunosa, instabile
etc… ma ad una soluzione. Non nel caso, come quello del
neodarwinismo dove la soluzione non c’è proprio, dove
proprio non si ha fra le mani qualcosa che funziona male,malissimo ma
che invece proprio non funziona affatto. Fratus ricorda quindi chi
come Avvenire, S. Bertolini, M. Piattelli Palmarini,
ma anche come Francisco Ayala (biologo universitario
evoluzionista) o come Lynn Margulis (Pr.Boston University &
Massachussets University, massima esperta mondiale di simbiosi,
autrice indiscussa della teoria simbiotica dell’origine degli
organismi superiori) vedano nel neodarwinismo una sorta di setta
di chiesa con i suoi ministri.
Margulis si chiede infatti come sia stato
possibile che generazioni di scienziati nel campo delle scienze
naturali siano state tanto imbevute acriticamente (=indottrinate) di
una teoria così fuorviante come quella neodarwiniana,
meccanica, repressiva e “parochial”. E dichiara altresì
che non si è trattato, almeno in generale, di malafede ma di
“wishful thinking” di una corrente ideologica, sociale,
trascinante… E di questa “chiesa” fa parte,
ricorda Fratus, Cavalli Sforza tornato dalle Americhe per aiutare il
figlio nella mostra in tour di cui si è parlato anche su
CS in occasione di quella presentata a Roma
e a Trento.
E proprio parlando di questa mostra i cui modelli
sono curati e realizzati da Lorenzo Pesenti, Fratus
pone l’attenzione sul fatto che le ricostruzioni basate
sulle ossa rimaste, scheletri, sui resti, nello specifico crani
fossili per l’uomo, resti più o meno completi, che
Pennetta dice con i quali riempirebbe un’apetta, possono
rendere possibile una rappresentazione delle caratteristiche più
generiche della creatura, mentre invece i tratti morfologici
distintivi di un animale e dell’uomo che sono poi tessuti
molli, svaniscono molto più velocemente dopo la morte. E
quindi le interpretazioni speculative dei tessuti molli dipendono
totalmente dalla fantasia degli autori delle ricostruzioni ed alle
indicazioni fornite secondo il paradigma di riferimento…
quello neodarwinista appunto. E di certo è impossibile anche
un raffronto… non esiste certo niente per così dire
scherzosamente intrappolato nell’ambra o nei ghiacci o altro
con cui effettuare un confronto.
http://www.flickr.com/photos/90303254@N02/8212298484/in/photostream
E Fratus ricorda anche a tal proposito che
diversi scienziati, disegnatori, computer che sono andati a fare
ricostruzione sugli stessi resti ,rappresentando la stessa creatura
hanno fornito però modelli sensibilmente distinti. Ciò
indica inequivocabilmente che quello che viene presentato come un
qualcosa di oggettivo e di realmente esistito è in realtà
un frutto di speculazioni fortemente soggette al paradigma
neodarwiniano e comunque assolutamente non oggettive e abbastanza
approssimative sommarie con una probabilità di errore troppo
consistente. Per esempio si possono vedere alcune
rappresentazioni della famosa Lucy:
http://www.flickr.com/photos/90303254@N02/8211209111/in/photostream
Che presentata inizialmente come forma transitoria dalle
scimmie all’uomo si è rivelata una vera scimmia in toto.
Pennetta richiama alla mente anche i caso del
Celacanto. Questa creatura che era ritenuto un animale estinto da
65 milioni di anni e, come avviene oggi con il Tiktaalik,
un anello di congiunzione tra pesci e animali di terra. Le pinne
carnose si riteneva che fossero servite per iniziare a fare i suoi
primi passi sulla terra, un cervello maggiore vista la scatola
cranica, si riteneva anche che avesse dei polmoni primitivi, proprio
come il Tiktaalik (altra icona squalificata del neodarwinismo).
Però, inaspettatamente, nel 1938 l’animale estinto
venne pescato… e si poté constatare che era un pesce
privo di quelle caratteristiche e di profondità.
Insomma Pennetta va a criticare quello che
subordinato al paradigma neodarwiniano attraverso media, testi
scolastici, documentari viene dato ad intendere, viene insegnato e
viene divulgato. Critica quell’immagine del fatto che siamo
all’ultimo anello di un glorioso percorso di progressive
conquiste dove ormai si conosce tutto, si è capito tutto e si
può spiegare tutto, certo mancano delle cose, ci sono
delle lacune e si prospettano ancora future conquiste ma in fondo
sono dettagli, il “corpo “ è in fondo tutto
presente. E tale concezione spiega Pennetta è il frutto
è la sgradevole conseguenza del modus di insegnamento delle
scienze. Il professore romano propone infatti un nuovo approccio
all’insegnamento delle scienze, dove ai contenuti, ai risultati
,che nel modus di insegnamento attuale sono praticamente le sole cose
insegnate, dando appunto quell’illusione di cui sopra, propone
l’affiancamento di come si è arrivati a quei risultati e
delle eventuali “magagne”, dei limiti e dei problemi di
quei risultati. La storia è ricca di momenti in cui si era
convinti, fortemente, di aver capito tutto, ma è necessario
spiegarne le ragioni spiegare le ragioni per cui vi fu un Keplero,
un Tÿcho Brahe un Galileo quali erano
le loro ragioni e i loro errori etc etc..
In quel modo sottolinea infatti come si potrebbe
costruire e potenziare e favorire un senso critico necessario al fine
di evitare una profonda adesione acritica alle varie
notizie, essendo presente uno stimolo a valutare ad approfondire a
chiedere a cercare a riflettere, quantomeno a riflettere e a “pesare”
ciò che viene imboccato. Si eviterebbero educazioni
ideologica condotte in modo metodico volte a determinare
persuasione o quanto meno sarebbero molto più difficili. Ma
evidentemente si preferisce limitare i l libero pensiero. E chi come
il Cicap va sbugiardando e svelando ciò che sta dietro i vari
astrologi, fautori della free Energy, del moto perpetuo,
dell’omeopatia, del sincromisticismo, e quanti sbucano fuori
come funghi ora che sia avvicina il 21 Dicembre 2012 tirando
fuori storie assurde, forse dovrebbe riflettere sul fatto che la
stessa impostazione d’insegnamento del neodarwinismo e della
scienza che difendono a spada tratta, ed anche con cialtronate come
questa (http://www.enzopennetta.it/?s=mautino&x=0&y=0)
sia proprio una delle cause principali del dilagare di queste cose.
Ovviamente poi Pennetta riconosce utile anche lo scendere in campo di
chi cerca suo modo di fare vera divulgazione e mettere a nudo chi fa
cattiva divulgazione, cosa che non viene fatta per dare contro chi la
fa o per ergersi al di sopra di essi ma
per evitare spiacevoli conseguenze dovute ad
essa. Nell’ultima parte della trasmissione Fratus
lancia infine una sua invettiva anche contro la Chiesa Cattolica, il
suo punto, la sua critica si può ben in questo suo articolo
(http://antidarwin.wordpress.com/2012/11/17/il-cattolico-e-il-neodarwinismo/).
Bersaglio di Fratus è in particolare
Fiorenzo Facchini oggetto anche di questo articolo del prof.
Umberto Fasol di Verona
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/sullorigine-delluomo/).
In verità Facchini così come Aber
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/grazie-arber-adesso-e-chiaro-che-la-nostra-opposizione-non-e-per-motivi-religiosi/)
danno un grande contributo alla causa dell’antidarwinismo.
Infatti laddove i sostenitori della teoria neodarwiniana ritengono
che ogni critica che venga mossa alla teoria possa nascere solo da
preconcetti religiosi, si può invece constatare che
non solo si può da parte atea (es. P. Ppalmarini e Fodor),
ma la si può sostenere da parte religiosa, nel caso cattolica,
ma esistono anche altri darwinisti di altri credo religiosi. Del
resto si era già fatto notare come lo sconfinamento,
l’invasione di campo e l’attacco venisse in verità
dall’altro “fronte”
(http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-recensione-20-10-inchiesta-sul-darwinismo-un-anno-dopo/)
Oltre a questo, ad ogni modo, come sottolinea pennetta un certo
modo di procedere è auspicabile per evitare
strumentalizzazioni come con Galileo o delle sorta di Jihad o
l’instaurazione di atmosfere in cui si ha timore a cosa
viene detto.. per quello già ci sono i neodarwinisti
(Tattersall, lo Sgamato etc..). Del resto chi crede(sa) di avere per
amica la Verità non ha timore ed è pronto anche a
cambiare il proprio pensiero per accordarlo alla verità sono
altri che si rivelano fondamentalisti ideologici che tentano di
cambiare la verità per accordarla al proprio pensiero.
E così Facchini, che è creazionista
(Non penso proprio che creda che l’uomo sia il prodotto
di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso)
seppur neodarwinista, ed altri, possono sbagliare come scienziati, i
loro errori vanno valutati nel campo della scienza, poi la
religione seguirà la divisione dei NOMA auspicata da Gould.
Poi nel campo della storia naturale un credente si darà
risposte diverse,avrà una visione differente da quella di un
ateo o di un altro credente di un’altra fede,ma finchè
esse sono coerenti col suo credo anche nel campo della fede tale
persona può dirsi onesta che poi è in senso generale
ciò che disse papa Leone XIII ovvero di mantenere
l’idea su determinate cose qualora non vi sia una valida
ragiona che imponga di cambiarle.
Una puntata dove l’argomento del giorno è
stato sorvolato ma come al solito di un certo peso, sicuramente da
ascoltare.
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