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REPUBBLICA, IL QUOTIDIANO DEI TARANTOLATI DI DARWIN
di E. Pennetta - 30/11/12 -
 

E’ di ieri l’ennesimo articolo del quotidiano Repubblica a firma di Sara Ficocelli sul neodarwinismo, come sempre il pezzo è incredibilmente una interpretazione di dati basata su uno studio della dell’università di Stanford. Da subito, una persona attenta riconosce due errori, il primo è quello di fare passare la furbizia come intelligenza, sono due cose ben diverse. La seconda è in relazione alla durate dell’età e qui l’errore è più grossolano. Si confonde sempre tra speranza di vita e durata della vita. La durata non è per nulla variata e forse, a livello statistico, è diminuita. Pazzia? Basta prendere un qualsiasi libro di storia e di filosofia e si scoprirà che Pitagora morì a circa 100 anni di vita e a poco meno alcuni dei suoi discepoli. Si parla di 2500 anni fa, circa. Allo stesso modo basta vedere quando morivano le persone di vecchiaia, mai sotto gli  80 anni.

A seguire riporto l’articolo del prof. Enzo Pennetta.

Come sempre la distorsione della verità è ad opera del mondo neodarwinista che impregnato di ideologia non si accorge di continuare a sviluppare tesi incredibilmente “pazzesche”.

La verità è che la nostra intelligenza non è variata, dipende da come la usiamo, da come la sviluppiamo e la teniamo attiva.

Fabrizio Fratus.

Studio dell’università di Stanford: l’uomo ha raggiunto il picco della sua evoluzione cerebrale oltre 2000 anni fa, poi la ‘rete di sicurezza’ della società ha causato l’impigrimento e la recessione dell’intelletto. Gli li esperti: ma l’essere umano per fortuna ha una straordinaria capacità di adattamento di SARA FICOCELLI

http://www.repubblica.it/scienze/2012/11/25/news/stupidi_intelligenti-47040690/



Neodarwinismo alla deriva: un genetista di Stanford afferma che le mutazioni provocano degenerazione, non evoluzione

Di Enzo Pennetta

Gerald Crabtree, un genetista dell’università di Stanford, in due articoli pubblicati dalla rivista Trends in Genetics afferma che l’umanità è in un processo di involuzione.

.Le mutazioni nei geni che codificano per le attività cerebrali starebbero infatti compromettendo il funzionamento del cervello.

.Forse non si è neanche accorto delle implicazioni delle sue affermazioni sulla teoria neodarwiniana il prof. Gerald Crabtree, genetista della Stanford University, che ha recentemente pubblicato due articoli sulla rivista Trends in Genetics, nei quali sostiene che il genoma umano è in costante deterioramento, in particolare per quanto riguarda le capacità intellettive. La notizia è stata riportata dal Rainews  24 nell’articolo Siamo molto più stupidi di 2000 anni fa, nel quale viene efficacemente sintetizzata la situazione:

Gli ultimi studi, spiega il genetista, hanno individuato da 2mila a 5mila geni legati all’intelligenza, e ogni generazione porta due o tre mutazioni. In assenza della selezione, gli ultimi 3mila anni sono stati un tempo sufficiente per ‘inquinare’ il Dna di tutti: “In rapporto all’uomo di qualche migliaio di anni fa la nostra intelligenza è sicuramente più debole…

Il prof. Crabtree sarà certamente un darwiniano, e come potrebbe non esserlo essendo regolarmente inserito in una tranquilla carriera presso un’università non eretica come Stanford, e sembra essere dunque in preda ad una specie di orwelliano “bipensiero” che lo porta a pensare cose contrastanti senza rendersene conto.

I suoi studi affermano infatti che in assenza di selezione, il patrimonio genetico non può che deteriorarsi in tempi relativamente brevi, non c’è infatti spazio per un’ottimistica ipotesi di mutazione positiva nelle sue parole. Il ruolo della selezione per Crabtree è solo quello di eliminare le mutazioni difettose. Questo ci riporta a quanto affermava colui che per primo propose il ruolo della selezione, che non è Charles Darwin, ma Edward Blythun biologo britannico dell’800 che propose proprio la selezione naturale come mezzo per riportare le specie al loro archetipo e non verso l’evoluzione, che pure accettava.

L’accumulo di mutazioni, è dunque nocivo e non una fonte di novità, e se anche la selezione stabilizzante eliminasse i portatori delle mutazioni più svantaggiose, il ritmo della loro comparsa denunciato da Crabtree sarebbe tale da riguardare tutti gli individui “inquinare’ il Dna di tutti“, quindi anche dei meglio adattati, portando così nel tempo ad un deterioramento che la selezione stabilizzante potrebbe solo rallentare ma non eliminare del tutto.

Ma se al prof. Crabtree la minaccia che le sue affermazioni portano alla teoria neodarwiniana è sfuggita, la cosa non è passata inosservata in casa nostra, dove Marcello Buiatti, genetista presso l’Università di Firenze, ha contestato le affermazioni del collega della prestigiosa Stanford, come riferito in un articolo apparso su gaianews.it, dal titolo Uomini meno intelligenti che in passato? Falso, ma… :

Secondo il ricercatore toscano, la visione di Crabtree è superata e l’uomo non deve temere una involuzione genetica, che non ha senso in termini scientifici in quanto l’essere umano continua ad evolvere come tutti gli altri esseri viventi, anche se molto meno velocemente.

[...]

Secondo Martello Buiatti sono al massimo una decina i geni che hanno a che fare con la struttura del nostro cervello, e non migliaia come afferma Crabtree. Questo significa che la mutazione di anche solo uno di questi geni provocherebbe un enorme danno all’intero cervello. 

Ma come accade a volte, la “toppa” sembra essere peggio della falla, infatti il genetista Buiatti, non solo la visione di Crabtree sarebbe “superata”, ma il numero dei geni che hanno a che fare con la struttura del cervello non sarebbe di migliaia ma al massimo una decina! Di sicuro qualcuno si sbaglia di molto.

Insomma, la questione del deterioramento genetico viene aggirata riducendo i geni coinvolti nel funzionamento del cervello, ma non viene neutralizzata nel complesso dell’intero genoma umano, e inoltre si scopre che gli studiosi non sono per nulla d’accordo su quanti e quali geni siano responsabili dell’attività cerebrale!

E’ questo il metodo scientifico?

E’ riscontrabile anche in altre scienze un tale livello di grossolana approssimazione delle conoscenze? 

Con una fin troppo facile battuta, verrebbe da pensare che se questo è il livello a cui siamo scesi, forse il prof. Crabtree non ha tutti i torti



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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