E’ di ieri l’ennesimo articolo del quotidiano
Repubblica a firma di Sara Ficocelli sul neodarwinismo, come sempre
il pezzo è incredibilmente una interpretazione di dati basata
su uno studio della dell’università di Stanford. Da
subito, una persona attenta riconosce due errori, il primo è
quello di fare passare la furbizia come intelligenza, sono due cose
ben diverse. La seconda è in relazione alla durate dell’età
e qui l’errore è più grossolano. Si confonde
sempre tra speranza di vita e durata della vita. La durata non è
per nulla variata e forse, a livello statistico, è diminuita.
Pazzia? Basta prendere un qualsiasi libro di storia e di filosofia e
si scoprirà che Pitagora morì a circa 100 anni di vita
e a poco meno alcuni dei suoi discepoli. Si parla di 2500 anni fa,
circa. Allo stesso modo basta vedere quando morivano le persone di
vecchiaia, mai sotto gli 80 anni.
A seguire riporto l’articolo del prof. Enzo Pennetta.
Come sempre la distorsione della verità è ad opera
del mondo neodarwinista che impregnato di ideologia non si accorge di
continuare a sviluppare tesi incredibilmente “pazzesche”.
La verità è che la nostra intelligenza non è
variata, dipende da come la usiamo, da come la sviluppiamo e la
teniamo attiva.
Fabrizio Fratus.
Studio dell’università di Stanford: l’uomo ha
raggiunto il picco della sua evoluzione cerebrale oltre 2000 anni fa,
poi la ‘rete di sicurezza’ della società ha
causato l’impigrimento e la recessione dell’intelletto.
Gli li esperti: ma l’essere umano per fortuna ha una
straordinaria capacità di adattamento di SARA FICOCELLI
http://www.repubblica.it/scienze/2012/11/25/news/stupidi_intelligenti-47040690/
Neodarwinismo alla deriva: un genetista di Stanford afferma che
le mutazioni provocano degenerazione, non evoluzione
Di Enzo
Pennetta
Gerald Crabtree, un genetista dell’università di
Stanford, in due articoli pubblicati dalla rivista Trends in Genetics
afferma che l’umanità è in un processo di
involuzione.
.Le mutazioni nei geni che codificano per le attività
cerebrali starebbero infatti compromettendo il funzionamento del
cervello.
.Forse non si è neanche accorto delle implicazioni
delle sue affermazioni sulla teoria neodarwiniana il
prof. Gerald Crabtree, genetista della Stanford
University, che ha recentemente pubblicato due articoli
sulla rivista Trends in Genetics, nei quali sostiene
che il genoma umano è in costante deterioramento, in
particolare per quanto riguarda le capacità intellettive. La
notizia è stata riportata dal Rainews 24
nell’articolo Siamo
molto più stupidi di 2000 anni fa, nel quale
viene efficacemente sintetizzata la situazione:
Gli ultimi studi, spiega il genetista, hanno
individuato da 2mila a 5mila geni legati all’intelligenza, e
ogni generazione porta due o tre mutazioni. In assenza della
selezione, gli ultimi 3mila anni sono stati un tempo sufficiente per
‘inquinare’ il Dna di tutti: “In rapporto
all’uomo di qualche migliaio di anni fa la nostra intelligenza
è sicuramente più debole…
Il prof. Crabtree sarà certamente un darwiniano,
e come potrebbe non esserlo essendo regolarmente inserito in una
tranquilla carriera presso un’università non eretica
come Stanford, e sembra essere dunque in preda ad una specie di
orwelliano “bipensiero” che lo porta a pensare
cose contrastanti senza rendersene conto.
I suoi studi affermano infatti che in assenza di
selezione, il patrimonio genetico non può che
deteriorarsi in tempi relativamente brevi, non c’è
infatti spazio per un’ottimistica ipotesi di mutazione positiva
nelle sue parole. Il ruolo della selezione per Crabtree è solo
quello di eliminare le mutazioni difettose. Questo ci riporta a
quanto affermava colui che per primo propose il ruolo della
selezione, che non è Charles Darwin,
ma Edward
Blyth, un biologo britannico dell’800 che
propose proprio la selezione naturale come mezzo per riportare le
specie al loro archetipo e non verso l’evoluzione, che pure
accettava.
L’accumulo di mutazioni, è dunque nocivo e
non una fonte di novità, e se anche la selezione
stabilizzante eliminasse i portatori delle mutazioni più
svantaggiose, il ritmo della loro comparsa denunciato da Crabtree
sarebbe tale da riguardare tutti gli individui “inquinare’
il Dna di tutti“, quindi anche dei meglio
adattati, portando così nel tempo ad un deterioramento
che la selezione stabilizzante potrebbe solo rallentare ma non
eliminare del tutto.
Ma se al prof. Crabtree la minaccia che le sue
affermazioni portano alla teoria neodarwiniana è sfuggita,
la cosa non è passata inosservata in casa nostra,
dove Marcello Buiatti, genetista presso
l’Università di Firenze, ha contestato
le affermazioni del collega della prestigiosa Stanford, come riferito
in un articolo apparso su gaianews.it, dal
titolo Uomini
meno intelligenti che in passato? Falso, ma… :
Secondo il ricercatore toscano, la visione di
Crabtree è superata e l’uomo non deve temere una
involuzione genetica, che non ha senso in termini scientifici in
quanto l’essere umano continua ad evolvere come tutti gli
altri esseri viventi, anche se molto meno velocemente.
[...]
Secondo Martello Buiatti sono al massimo una decina
i geni che hanno a che fare con la struttura del nostro cervello, e
non migliaia come afferma Crabtree. Questo significa che la
mutazione di anche solo uno di questi geni provocherebbe un enorme
danno all’intero cervello.
Ma come accade a volte, la “toppa” sembra
essere peggio della falla, infatti il genetista Buiatti, non
solo la visione di Crabtree sarebbe “superata”, ma il
numero dei geni che hanno a che fare con la struttura del cervello
non sarebbe di migliaia ma al massimo una decina! Di sicuro qualcuno
si sbaglia di molto.
Insomma, la questione del deterioramento genetico
viene aggirata riducendo i geni coinvolti nel funzionamento del
cervello, ma non viene neutralizzata nel complesso dell’intero
genoma umano, e inoltre si scopre che gli studiosi non sono
per nulla d’accordo su quanti e quali geni siano responsabili
dell’attività cerebrale!
E’ questo il metodo scientifico?
E’ riscontrabile anche in altre scienze un tale
livello di grossolana approssimazione delle conoscenze?
Con una fin troppo facile battuta, verrebbe da pensare che
se questo è il livello a cui siamo scesi, forse il prof.
Crabtree non ha tutti i torti
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