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L'EVOLUZIONISMO E' FALSIFICABILE! FORSE…..ANZI NO
a cura di Pikaia - 23/11/12 -
 
H2>Di Enzo Pennetta - 11 settembre 2012 2 Commenti

 

Eppure il titolo di Marco Ferraguti apparso su Pikaia lasciava sperare che finalmente ci fosse un chiaro criterio di falsificabilità.

 Ma non è così.

 Una cosa importante va però detta: il titolo di quello stesso articolo è una ammissione che il problema esiste.

 “L’evoluzione è falsificabile!“, così inizia l’articolo di Marco Ferraguti pubblicato su Pikaia il 6 settembre scorso.

Un’affermazione esclamata come l’ “eureka” di Archimede, un’esclamazione che è a tutti gli effetti un grido liberatorio, qualcosa che sta a significare che siamo in presenza di una scoperta: eureka, l’evoluzione è falsificabile!

Un’enfasi che non può che lasciare basiti chi, come noi, è da sempre che lamenta la mancanza di falsificabilità della teoria neo-darwiniana, e quindi la sua non scientificità secondo i canoni della scienza moderna. Ma questo punto non è mai stato riconosciuto dalla controparte darwiniana. E adesso invece si proclama la soluzione di un problema che non era mai stato ammesso… un modo di fare quantomeno un po’ curioso.

Ma purtroppo, come molte altre volte, il titolo si presta ad errori di interpretazione. Ricordiamo che con il termine evoluzione si intende il fatto che nella storia del pianeta si sono succedute diverse forme viventi, realtà sintetizzata con brillante efficacia dalla frase di Alessandro Giuliani “non vedo dinosauri in giro”; la teoria darwiniana invece è una possibile spiegazione di quel fatto che è l’evoluzione.

E qui abbiamo una buona notizia: l’evoluzione è sempre stata falsificabile. Lo è secondo un’altra frase di grande sintesi ed efficacia, quella pronunciata in proposito da J. B. S. Haldane quando gli chiesero che cosa avrebbe potuto smentire l’evoluzione: «Conigli fossili nel Precambriano».

Non è quindi l’evoluzione ad essere priva di un efficace criterio di falsificabilità, ma la teoria darwiniana.

Fatta questa necessaria precisazione, passiamo ad analizzare cosa effettivamente dice l’articolo apparso su Pikaia, in esso l’autore pone correttamente la distinzione tra “evoluzione” e “la formulazione di meccanismi della storia passata“:

Siamo venuti grandi, giusto o sbagliato che sia, con l’idea che un’affermazione, per essere scientifica, deve essere falsificabile, ossia che esista la possibilità logica di contraddirla con un’osservazione o con un esperimento. Quando si parla di studio dell’evoluzione questo punto è difficile da sbrogliare. A occhio si può dire che l’evoluzione in quanto “storia della vita sulla Terra” risponda al requisito di falsificabilità, mentre la formulazione di meccanismi della storia passata presenti più problemi.
Un bell’esempio della prima affermazione è la vicenda dell’origine degli orsi bianchi come si è sviluppata negli ultimi 10 anni circa sulla letteratura scientifica.

Ecco quindi che ci troviamo di fronte ad una falsificazione che viene attribuita al primo caso, quello della “storia della vita sulla Terra”, punto sul quale non ci sono mai stati dubbi.  Ma quel che segue davvero non giustifica l’enfasi iniziale, sarebbe sta infatti una notizia, questa sì clamorosa, il ritrovamento di «Conigli fossili nel Precambriano», cosa che avrebbe davvero mandato all’aria tutto il discorso sull’evoluzione, ma qui ci troviamo solamente davanti ad un caso di riscrittura dell’evoluzione degli orsi bianchi a partire da quelli bruni, niente insomma che possa rivoluzionare qualcosa.

Ma leggiamo un passaggio interessante in cui si riassumono le conclusioni di un recente studio:

La conclusione di questo studio conferma quella di Heiler et al.: orsi bianchi e orsi bruni sono specie sorelle, che si sono separate fra quattro e cinque milioni di anni fa, poco dopo (meno di un milione di anni) la separazione del loro antenato comune dall’orso nero, ma in alcune parti del loro areale, come l’arcipelago Alexander in Alaska, hanno continuato ad ibridare fino a tempi recenti.

Insomma l’orso bianco e l’orso bruno sono diventate specie separate (speciazione comunque, non evoluzione con acquisizione di nuovi caratteri) tra i quattro e i cinque milioni di anni fa. Ma” in alcune parti hanno continuato ad ibridare fino a tempi recenti…“!

Ma a quale concetto di specie ci stiamo riferendo? Secondo quello di Dobzhansky e Mayr, la specie è rappresentata da quegli individui che incrociandosi tra loro generano potenzialmente una prole illimitatamente feconda, un concetto che applicato agli orsi bianchi e bruni li metterebbe nella stessa specie, limitando la differenza al livello di “varietà”.

Cosa prova dunque il caso proposto nell’articolo su Pikaia?

Che orsi bianchi e bruni sembrerebbero essere in realtà delle varietà della stessa specie, un po’ come avviene nelle differenze degli animali d’allevamento che se non vengono tenuti separati si incrociano nuovamente tornando alla forma originale.

Il punto è che la teoria darwiniana era e rimane non falsificabile.

E per quanto riguarda il caso riportato su Pikaia, nonostante l’enfasi, non si tratta neanche di evoluzione.




 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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