E'
di comune credenza che la differenza genetica tra uomo e scimpanzè
è di circa il 2% .Si pensa per questo che l'uomo e lo
scimpanzè si siano distaccati da un antenato comune circa sei
milioni di anni fa .Per affermare questo il pensiero darwinista punta
proprio a questa "minima differenza genetica del solo 2%.Ma non
si riflette bene su alcuni fatti:noi e anche le scimmie antropomorfe
hanno circa 25000 geni che codificano 25000 proteine
funzionali,facendo dei semplici calcoli si deduce che il 2% solo di
differenza genetica comporta l'esistenza di ben 500 nuove proteine
funzionali che l'uoma ha e che lo scimpanzè non possiede ;ora
ottenere proteine funzionali nuove ex novo o da altre proteine già
esistenti è molto difficile :dei lavori recenti di Dougla Axe
e Ann gauger dimostrano che nei batteri ottenere un nuovo enzima
simile ad un altro precedente comporta almeno sette mutazioni
concordanti ,cioè mutazioni tutte necessarie per la nuova
funzionalità dell'enzima ,calcolando il tasso di riproduzione
batterica e il tasso di mutazione il nuovo enzima si sarebbe formato
in un tempo enormemente lungo ,più lungo del tempo
dell'esistenza della terra attraverso solo col meccanismo del caso e
della necessità.Le proteine hanno nel loro interno una
complessità irriducibile!Nel caso poi del passaggio dalla
scimmia all'uomo ben 500 proteine nuove si sarebbero dovute formare e
il tempo di riproduzione dei mammiferi è molto ridotto
rispetto ai batteri che si riproduconio in poche ore rispetto ai 40
anni circa delle scimmie e dell'uomo.Quindi il tempo di sei milioni
di anni è un tempo ridicolmente troppo piccolo per la
formazione di tante nuove funzionalità .Il paradigma
darwiniano è quindi del tutto inadeguato a spiegare col caso e
necessità la formazione del 2% del nuovo materiale genetico .
cari
saluti Nunzio Nobile Migliore
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