Bosone
di Higgs: una particella molto umana
Simulazione
di uno sciame di particelle riconducibile al decadimento di un bosone
Higgs
presso
il rilevatore ATLAS, LHC
Lacrime
di commozione rigavano il volto di Peter Higgs mentre mercoledì
4 luglio i fisici del Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN)
annunciavano la scoperta dell’ultimo tassello mancante nella
famiglia di particelle previste dal Modello Standard. La
teoria descrive i mattoni fondamentali della materia, le particelle
elementari come quark ed elettroni e le forze fondamentali che ne
regolano l’interazione quali, ad esempio, l’elettromagnetica
e l’elettrodebole associando a ciascuna un quanto di energia
chiamato “bosone”. Al coronamento dei successi del
Modello Standard mancava la particella più elusiva di tutte:
il bosone di Higgs. La caccia iniziata quasi 50 anni fa nacque
dall’intuizione geniale di un giovane e schivo fisico teorico
che appena trentacinquenne ne ipotizzò l’esistenza e se
ne aggiudicò il nome. Detto in termini
propriamente fisici questo bosone rappresenta il “quanto”
di un campo scalare (localmente gauge invariante) che permea l’intero
Universo e dota le particelle che vi interagiscono delle proprietà
di massa. In un linguaggio più comprensibile il campo di Higgs
può essere pensato come una onnipresente “melassa
cosmica” che permea l’intero Universo invischiando le
particelle e dotandole di quella “resistenza” a mettersi
in moto che chiamiamo massa. Le particelle che non vi interagiscono
ad esempio come il fotone, il quanto del campo elettromagnetico, sono
di fatto prive di massa.
Per
decadi i fisici hanno vagliato senza esito i dati prodotti da
acceleratori di particelle come il LEP (l’antecedente
dell’attuale LHC costruito al CERN vicino Ginevra tra la
Svizzera e la Francia) e il Tevatron (il suo concorrente
statunitense) cercando di trovare un’indicazione della presenza
di Higgs tra gli sciami di particelle prodotte nelle collisioni
subnucleari. Il miglior risultato raggiunto finora era un debole
segnale appena distinguibile dal rumore di fondo. In soli due anni di
dati all’LHC si è raccolta una statistica di eventi
sufficiente non solo ad avere conferma dell’esistenza della
particella ma per determinarne con accuratezza l’energia e
dunque la massa. La solidità del risultato raggiunto è
ulteriormente garantita dall’utilizzo due rivelatori
indipendenti noti come ATLAS e CMS e guidati da due team di fisici
che hanno misurato con metodi diversi sciami di eventi di collisione
sostanzialmente identici.
E
ora che il bosone di Higgs è stato trovato cosa accade? Beh,
tanto per cominciare sono partiti gli scontri ideologici tra
creazionisti e razionalisti-atei o materialisti. I primi vedono nel
completamento del Modello Standard una eventuale prova di un Universo
ordinato da una mente intelligente, la mente di Dio. I secondi,
almeno a giudicare dai roboanti titoli dei media, hanno approfittato
della scoperta per affondare l’ennesimo attacco alla teologia.
Steven Hawking che nel suo ultimo libro “The Grand Design”
identificava la forza di gravità con l’Archè
dell’Universo, ha ora riconosciuto nel bosone di Higgs il suo
dio. Un repentino cambio di idee considerato che recentemente aveva
scommesso
$100 col
suo collega Gordon Kane, un fisico della Università del
Michigan, sulla INESISTENZA della particella di Higgs. Gli
fa eco la nostrana e molto toscana Margherita Hack,
che almeno ha il vantaggio di non averlo mai rinnegato il suo
dio-Higgs. Bisogna però riconoscere che, se pure il grande
pubblico ignora completamente i dettagli della faccenda, l’attributo
“particella di Dio”, fa ormai parte dell’immaginario
collettivo grazie all’ amplificazione datagli dei media. Eppure
solo pochi sanno che l’espressione
fu introdotta dall’ editore del libro “The God
Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question?”
scritto dal premio nobel
Leon
Lederman in sostituzione del termine “goddam”
ossia “particella maledetta” inizialmente proposta dal
suo stesso autore per indicare la difficoltà della scoperta.
Un attributo “infelice” ed “offensivo per i
credenti”, a detta dello stesso Prof. Higgs che pur
professandosi ateo, si è dimostra profondamente rispettoso dei
sentimenti religiosi altrui. Per qualcun altro invece l’equazione
è semplice: senza Higgs non ci sarebbe la massa, dunque niente
gravità, stelle, pianeti e neanche le persone. Se dunque il
bosone di Higgs è la ragione per cui esistiamo, ed il suo
campo è ubiquitario perché non considerarlo come Dio?
La banalità di tale ragionamento non necessita alcuna
dimostrazione. Anche il campo elettromagnetico permea l’Universo,
ma nessuno, a mia memoria, ha mai chiamato dio un fotone, ne
tantomeno si è mai attribuita alcuna divinità
all’onnipresente e ubiquitario concetto di “spazio
vuoto”.
Per
altri noti fisici, pezzi da 90 (sia per calibro che per “l’età
media”) che forse di Dio hanno un più elevato concetto
la comprensione dei misteri dell’Universo rimane ancora del
tutto aperta (leggi le FAQs qui sotto). Antonio
Zichichi per
esempio afferma di cercare il Superhiggs, che secondo lui potrebbe
aprire nuovi ed incredibili scenari. Bisogna comunque ammettere che
se anche solo l’Higgs “normale” chiudesse
definitivamente il Modello Standard come oggi lo conosciamo, abbiamo
già la certezza di non aver neppure scalfito la punta
dell’iceberg della conoscenza. Come ci confrontiamo con quel
96% di materia dell’Universo noto di cui “sentiamo”
la presenza ma non ne vediamo e capiamo la forma? Il prossimo
traguardo dell’LHC è senza ombra di dubbio gettar luce
sulla materia cosiddetta “oscura”, che sta creando
parecchi grattacapi alle attuali teorie cosmologiche. Piuttosto che
garantirci l’accesso ad uno scrigno divino, la scoperta del
bosone di Higgs ha aperto affascinanti interrogativi che tuttavia
rimangono molto umani. Bisogna però riconoscere che forse
esiste un certo “carattere divino” in questa storia.
A giudicare dai commenti sentiti in questi giorni, la particella di
Higgs ha forse riavvicinato molti tra razionalisti-atei, materialisti
e agnostici al concetto di Dio. Se pur inconsciamente traditi
nell'intimo dalle religioni l’attrazione per la spiritualità
è riemersa sotto forma di un bosone, ma in questo "campo
di attrazione" nessuna particella può essere più
efficace del suo stesso Creatore.
Alcune
Frequently Asked Questions (FAQs) sul Bosone di Higgs.
Come vengono prodotti I bosoni di Higgs nel Large Hadron
Collider (LHC)?
I protoni accelerati ad elevatissime energie nel sincrotrone LHC
vengono fatti collidere liberando grandi quantità di energia.
Sappiamo che l’energia può essere convertita in materia
secondo la famosa equazione di Einstein E
= mc2. Questo è
il motive per cui particelle che sono molto più pesanti dei
protoni a riposo possono emergere dal vuoto nelle collisioni. Ma
l’equazione di Einstein non è magia, le particelle
vengono create secondo dei processi definiti. Nell’LHC il
processo più probabile che crea il bosone di Higgs è la
fusione di gluoni, le particelle fondamentali del campo di forza
nucleare anche noto come interazione forte.
Tutti dicono che questa particella era prevista dal Modello
Standard, ma come esattamente ? Che cosa mancava che ha permesso
ai fisici di teorizzare l’esistenza di Higgs ?
Le proprietà delle particelle fondamentali e le forze che
ne mediano le interazioni sono descritte accuratamente dal Modello
Standard. Alcune particelle, come il fotone ad esempio, sono prive di
massa mentre altre come i bosoni W e Z, mediatori dell’interazione
debole (nel decadimento b), pesano tanto
quanto degli interi atomi. I fisici si sono chiesti quale fosse il
meccanismo che dota le particele di massa e vari ricercatori quasi
contemporaneamente e indipendentemente hanno proposto l’esistenza
di un campo pervasivo con cui tutte le particelle possono interagire.
Ad una maggiore interazione con tale campo corrisponde un valore
maggiore di massa, e per il fotone ovviamente l’interazione è
nulla. L’attuale Prof. Peter Higgs fu il primo a suggerire in
una nota in calce ad una sua pubblicazione la possibile esistenza di
un bosone associato a tale campo che ha dunque preso il suo
nome (clikka
qui maggiori dettagli sulla storia e l’importanza della
particella di Higgs). La scoperta delle particelle di massa maggiore
quali i bosoni W, Z ed il quark top ha richiesto acceleratori ad
energie elevate raggiungibili solo in seguito ai più recenti
sviluppi tecnologici che sono costati, va ricordato, ingenti sforzi
economici. La scoperta del bosone di Higgs, l’ultima particella
rimasta da trovare, era il test chiave per dimostrare la validità
del Modello Standard.
Perché molti scienziati sono cauti nell’affermare
che il bosone trovato sia proprio Higgs?
La massa del bosone di Higgs viene misurata all’LHC solo
indirettamente, attraverso le sue reazioni di decadimento che secondo
il Modello Standard producono: due fotoni, quattro leptoni, ecc. Il
fatto che questi percorsi di decadimento siano stati osservati con
una statistica di 5s ci dice che l’evento
osservato non è casuale (la probabilità che lo sia è
infatti di 1/(3.5 milioni) e dunque del tutto trascurabile), tuttavia
non ci conferma pienamente che l’Higgs osservato sia la
versione prevista dal Modello Standard. Le collisioni raggiunte fino
ad ora non sono sufficienti per discriminare il Modello Standard da
altre teorie. Una traccia particolare che ancora non è stata
osservata dai due rivelatori indipendenti CMS e ATLAS è un
percorso di decadimento raro che dovrebbe produrre 2 particelle tau
(t). (Elettroni, muoni e t
fanno parte della famiglia dei leptoni= particelle leggere). Dunque
esiste la possibilità che quanto osservato sia un Higgs non
standard come previsto da altre teorie come il Modello
Supersimmetrico (anche detta SUSY dagli “addetti ai lavori”).
SUSY prevede che le particelle osservate siano un sottoinsieme di una
famiglia molto più ampia. Questo significherebbe che vi
potrebbero essere multipli bosoni di Higgs e secondo teorie ancora
più esotiche essi potrebbero interagire in uno spazio extra
dimensionale. Il punto chiave è che se il bosone di Higgs
trovato non è quello previsto dal Modello Standard significa
che questo modello necessita di essere esteso oppure completamente
rivisto, ma potremo dirlo solo dopo aver meglio compreso cosa siano
le nuove particelle osservate.
Quali saranno i futuri
programmi dell’LHC ora che Higgs è stato trovato?
E’ previsto un periodo di chiusura dell’LHC di circa
un anno per poterne migliorare le prestazioni, aumentandone l’energia
e portarlo al pieno delle sue potenzialità permettendo la
scoperta di nuove e sconosciute particelle (diverse migliorie
sono previste inclusa una revisione delle cavità
superconduttive a radiofrequenza). Il direttore del CERN ha
annunciato che l’LHC continuerà a funzionare prima di
questo periodo di chiusura per alcuni mesi in modo da raccogliere
quei dati che mancano per capire se il bosone che stiamo osservando
sia l’Higgs previsto dal Modello Standard oppure no.
I soldi spesi per
gli esperimenti all’LHC non potrebbero essere spesi
meglio? Prima di capire quali potrebbero essere le ricadute di
questo investimento vediamo di farci un’idea di quanto ci è
costato. Questo esperimento è costato (compresi i costi di
costruzione dell’LHC) quasi 6 miliardi di euro. Considerando
che l’Italia ha contribuito per 72 milioni di euro all'anno
negli ultimi dieci anni che fanno circa 1 euretto e 20 centesimi a
testa per italiano per anno negli ultimi 10 anni. In dieci anni sono
in pratica il costo di una pizza (se bastano) o di un biglietto del
cinema per ogni italiano. E’ difficile dire quali e quando
saranno le ricadute tecnologiche di tale scoperta. Basti pensare per
esempio che i primi circuiti logici sono stati considerati nel 1900;
la meccanica quantistica è stata sviluppata nel 1930 ma ci
sono voluti altri 40 anni affinché questi due concetti si
unissero andando a dar luogo all’elettronica moderna e a tutti
gli utili apparecchi che oggi utilizziamo. Nessuno ci può dire
oggi quale area della ricerca di base avrà il maggiore impatto
economico in 30 anni da oggi.
|