Dai tempi antichi il dibattito sull’uomo e la sua origine si
è sempre contraddistinto da interessanti dibattiti e
discussioni. Le due scuole che da sempre, in un modo o nell’altro,
si sono contraddistinte sono quella di Platone e di Democrito, il
primo sostenitore di una visione idealista (il mondo delle idee) il
secondo di una materialista con la sua teoria degli atomi.
Da una parte, quindi, Platone che spiega l’esistenza tramite
gli dei e dall’altra Democrito che ha una visione naturalista.
Le due scuole si sono contraddistinte per avere prodotto le basi per
lo sviluppo di tutto il pensiero; i duellanti delle diverse scuole si
sono sempre apprezzati e stimati e mai sono arrivati alla
delegittimazione dell’avversario ma al contrario hanno sempre
cercato di “smontare” le tesi avverse al pensiero
sostenuto tramite la logica e la confutazione. Questo modo di
comportarsi è durato sino, a grosso modo, alla nascita del
modello positivista/scientista moderno. Da quel momento in poi le
cose sono cambiate in modo radicale.
Oggi al contrario del passato la pratica di coloro che sono figli
del pensiero di Democrito non è più quella di
confutazione ma è ormai quella della delegittimazione,
della negazione di autorevolezza e conoscenza verso tutti
coloro che sono, in modo diretto o indiretto, i figli del pensiero
platonico. Un atteggiamento inaccettabile che deve essere combattuto.
Credere di avere certezza assoluta nel campo dell’origine
della vita e del suo sviluppo è un errore grossolano
soprattutto quando è ormai riscontrabile che tale certezza nel
neodarwinismo è confutata da notevoli dati empirici.
Purtroppo, sembrerebbe, che nulla sia rimasto dell’onestà
intellettuale del pensiero di Democrito e, negando sostanziali
evidenze, si vuole seguire un’altra scuola, molto più
recente, quella dell’ autoritarismo intellettuale che ha avuto
il suo massimo epicentro nel regime comunista dell’URSS.
Fabrizio Fratus
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