Come si costruisce una teoria - Scienza e
potere dall’imperialismo britannico alle politiche ONU
La
cronaca e l’attualità mostrano che nel mondo
contemporaneo la scienza ha assunto la funzione di legittimare il
potere, molte delle scelte più importanti non possono infatti
essere compiute senza il sostegno di questa autorità, l’unica
in grado di generare un consenso unanime. Questo stato di cose
ebbe inizio nel ‘600 quando, in seguito allo scisma anglicano e
le vicende dei processi a Giordano Bruno e a Galilei, si fece strada
l’idea che il potere statale potesse essere messo in crisi,
giungendo anche fino alla delegittimazione, nel caso in cui la sua
interpretazione della realtà naturale fosse stata dimostrata
erronea. Venne quindi elaborata l’idea di uno Stato
legittimato da una classe di scienziati: fu Francis Bacon a proporlo
nella Nuova Atlantide, con Bacon nasceva anche una scienza moderna
differente da quella che in Italia stava nascendo con Galilei, per
Bacon la scienza doveva essere uno strumento non di semplice
conoscenza della natura, né da usare “anche” per
fini tecnologici, per Bacon la scienza era concepita come uno
strumento per ripristinare la condizione dell’Eden. La
rivoluzione scientifica baconiana fu a tutti gli effetti una proposta
basata su una vera e propria gnosi. Da quell’idea, alcuni
decenni più tardi, nacque la Royal Society, la “casta
sacerdotale” di scienziati che con la sua autorevolezza, la sua
influenza sul modo di pensare e la sua azione contro le scuole di
pensiero avversarie, avrebbe supportato l’Impero Britannico
legittimandone i fini e l’ideologia agli occhi dei propri
cittadini e, possibilmente, davanti al mondo intero. Tuttavia fu
ben presto evidente che quella casta aveva bisogno di un testo di
riferimento, di una nuova “Bibbia” capace di offrire una
nuova visione del mondo: l’occasione buona sarebbe giunta nel
1859 quando Charles Darwin pubblicò l’Origine delle
specie. Era una teoria che si prestava a divenire una sorta di
seducente mito della creazione moderno, un mito basato sulle idee
classiste dell’economista Thomas Robert Malthus, idee sulle
quali era stata giustificata la più lucida e spietata politica
verso le classi povere, il malthusianesimo infatti proponeva che per
eliminare la povertà si dovessero eliminare gli aiuti ai
poveri, che questi dovessero essere lasciare anche morire senza
assistenza per scoraggiarne la riproduzione. Era nata così
l’idea di “selezione naturale”, cioè della
selezione del più adatto, che altro non era che la
trasposizione delle idee di Malthus nel mondo della Natura, un’idea
che avrebbe presto dato origine al concetto di eugenetica e che, nel
secolo successivo, avrebbe ispirato quel tipo di politica economica
basata sulla riduzione della popolazione da attuare tramite il
cosiddetto “Birth control”. Di questa nuova visione
del mondo, in certi aspetti un vero e proprio sostituto della
religione, funzionale alla competizione di mercato di tipo liberista
e alle politiche coloniali, si sarebbe fatta portatrice la formazione
denominata “Fabian Society”, nata alla fine
dell’ottocento e tuttora operante ed influente. La Fabian
Society si sarebbe proposta come una strana sinistra moderata, un
movimento che avrebbe contrastato le spinte rivoluzionarie
dell’estrema sinistra marxista proponendo di “temporeggiare”,
ma al tempo stesso avrebbe favorito l’applicazione dei principi
di Thomas Malthus. Ma le deboli fondamenta della teoria darwiniana
non ressero alla forza delle obiezioni sollevate all’interno
dello stesso mondo scientifico e così, tra la fine
dell’ottocento e l’inizio del novecento, la teoria venne
generalmente abbandonata. Questo “eclissi del darwinismo”
è omessa in tutti i testi scolastici che tendono a selezionare
solamente i fatti a supporto del paradigma dominante e ad omettere
quelli contrari. Il meccanismo dei paradigmi scientifici proposto
da T.S. Kuhn è fondamentale in questa vicenda, è
infatti il supporto epistemologico su cui si basa l’intero
lavoro. Dopo questo periodo di crisi si rese necessaria una
riformulazione della teoria, nacque così nel 1942 la “sintesi
moderna” o “neodarwinismo”. La seconda guerra
mondiale sarebbe presto finita e il pensiero anglosassone si diffuse
come non era mai stato possibile in precedenza, questa diffusione
venne facilitata anche per mezzo di nuove e più universali
istituzioni tra cui l’UNESCO, il cui primo presidente fu
proprio il fondatore della “sintesi moderna” Julian
Huxley, nipote del “mastino di Darwin” Thomas Huxley. Da
allora ogni tentativo di mettere in discussione l’evoluzione
per selezione naturale è stato contrastato con ogni mezzo,
giungendo anche al limite della denigrazione e del lecito, come
denunciava S. J. Gould, uno dei più grandi protagonisti del
mondo scientifico della seconda metà del XX secolo. Con un
percorso irregolare ma continuo, le idee malthusiane nate all’inizio
dell’ottocento e sostenute in seguito dall’idea di
evoluzione per selezione naturale, si sono quindi affermate come
verità di natura e l’evoluzionismo ha assunto il ruolo
di un vero e proprio sostituto della religione, giungendo ad
orientare il modo di concepire l’uomo stesso, la società
e le politiche economiche degli stati occidentali, delle
Organizzazioni Internazionali non governative (ONG) e governative,
non esclusa l’ONU. Questa situazione che potremmo definire
di paradigma “cristallizzato” è quella attuale,
una situazione dominata da una specie di super-paradigma che non può
essere colto da un’analisi che non tenga conto del contesto
storico e politico in cui la teoria stessa è nata, si è
affermata, ed è infine giunta fino al tempo presente. Una
vicenda di cui questo libro vuole essere il puntuale e fedele
racconto.
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