Molti considerano il
libro di Darwin “Sull’origine delle specie”
come un suo capolavoro originale. Da quest’opera, e dal
concetto della selezione naturale che in essa viene presentato, nasce
quello che poi si svilupperà nel neo-darwinismo, meglio
conosciuto come “teoria dell’evoluzione”. Pochi
però conoscono la vera storia che ha fatto nascere la teoria
della selezione naturale come meccanismo della diversità delle
specie, e ancora meno conoscono i veri autori di questa teoria. Per
questo motivo rimarranno sorpresi a scoprire che non era un lavoro
originale di Darwin, perché altri ci erano già arrivati
prima di lui. Si evince dalle lettere agli amici che Darwin si
riferiva al “suo” concetto dell’evoluzione per
selezione naturale come suo “figlio”, ma in realtà
l’avrebbe dovuto chiamare un suo “figlio illegittimo”.
Una
dei primi accenni alla teoria della selezione naturale si trova fra
le pagine del libro scritto dal nonno di Charles Darwin, Erasmus
Darwin, che nel 1794 pubblicò Zoonomia. Charles
Darwin prese quasi ogni argomento ed esempio presentato in questo
libro e li usò in Sull’origine delle specie
pubblicato nel 1859. Erasmus Darwin era un libero pensatore ed
umanista.
Di
recente il Prof. Paul Pearson dell’Università di Cardiff
ha trovato nella Biblioteca Nazionale della Scozia tre volumi del
geologo scozzese James Hutton (1726 - 1797), scritte nel 1794,
che non sono mai stati pubblicati, intitolati Una indagine sui
principi della sapienza e del progresso della ragione, dal senso alla
scienza e alla filosofia (An Investigation of the Principles of
Knowledge and of Progress of Reason, from Sense to Science and
Philosophy)1.
Hutton ha dedicato un capitolo intero alla sua teoria chiamata
“variazione seminale”2.
Oggi Hutton rimane più noto per i suoi concetti di una terra
vecchia che hanno fatto nascere il concetto dell’attualismo.
Altri
autori avevano pubblicato articoli sulla selezione naturale molti
anni prima di Darwin, come il medico William Wells (1757–1817,
figlio di genitori scozzese ed americano) che scrisse nel 1813
(pubblicato solo nel 1818 dopo la sua morte)3. Nel 1831 il
frutticoltore scozzese Patrick Matthew (1790–1874)
scrisse Sul legname navale e sull’arboricoltura (On Naval
Timber and Arboriculture), menzionando la selezione naturale
nell’appendice. Egli dichiarò pubblicamente di avere
preceduto Charles Darwin e si autodefinì nei suoi libri come
colui che ha scoperto il principio della selezione naturale. Non
sembra casuale che Wells, Matthew e successivamente Charles Darwin si
siano formati nella città universitaria di Edimburgo, nota per
le sue società scientifiche. Era anche la città di
residenza di Hutton. Il Prof. Pearson insinua che dei concetti
parzialmente dimenticate dai suoi giorni da studente sono tornati
alla mente di Darwin mentre tentava di spiegare quello che osservava
nelle varie specie durante il suo viaggio a bordo del Beagle3.
Probabilmente
chi ha maggiormente influenzato Darwin è stato il chimico e
zoologo inglese Edward Blyth (1810 – 1873), autore di
tre importanti articoli sulla selezione naturale pubblicati ne La
Rivista di Storia Naturale dal 1835 al 18374,
prima che Darwin pubblicò L’origine delle specie
nel 1859. Non esiste dubbio che Darwin conosceva bene questi lavori,
perché l’Università di Cambridge possiede le
copie personali di Darwin di questi articoli con gli appunti scritti
di suo pugno nei margini!5
Alfred
Russel Wallace (1823–1913), mentre viveva nell’Arcipelago
Indo-Malese sviluppò indipendentemente una teoria
dell’evoluzione quasi identica a quella di Darwin6.
Nel 1858 mandò a Darwin una copia del suo manoscritto Sulla
tendenza delle varietà ad allontanarsi indefinitamente dal
tipo originario (On the Tendency of Varieties to Depart Indefinitely
From the Original Type). Questa tesi sulla selezione naturale
descrisse in forma completa quello che ora conosciamo come la teoria
dell’evoluzione di Darwin7.
La ricezione di questo manoscritto scoraggiò molto Darwin, ma
spinto dai suoi amici Charles Lyell e Joseph Hooker, organizzarono
una presentazione ‘congiunta’ fra Darwin e Wallace alla
prossima convocazione della Società Linneana di Londra, il 1
Luglio 1858. Presentarono il lavoro di Wallace assieme a due articoli
non ancora pubblicati da Darwin (un saggio del 1844 e una lettera del
1857 scritta ad Asa Gray). Questa fu una cosa molto scorretta, perché
non fu presente Wallace e nemmeno avevano la sua approvazione perché
lo fecero completamente alla sua insaputa. L’esistenza del
manoscritto di Wallace costrinse Darwin ad affrettarsi a scrivere
L’origine delle specie e a pubblicarlo il 24 Novembre
1859 per paura che Wallace facesse colpo nei giornali anticipandolo.
Secondo Brackman “Wallace, non Darwin, fu il primo a scrivere
la completa teoria dell’origine e della divergenza delle razze
per selezione naturale... e fu derubato nel 1858 della sua priorità
nel proclamare la teoria”8.
Dopo la pubblicazione de L’Origine delle
specie nel 1859, Darwin fu accusato dai suoi contemporanei di non
avere riconosciuto il suo debito a loro ed ad altri che avevano
scritto sulla selezione naturale. A causa dell’aumento di
questa pressione pubblica, nel 1861 si sentì costretto ad
aggiungere un Profilo Storico nella terza edizione de L’Origine
in cui ha fatto menzione di alcuni degli scrittori precedenti.
Tuttavia questo non fu sufficiente a placare le accuse e in ogni
successiva edizione il Profilo Storico assunse sempre più
importanza, fino ad arrivare nella sesta edizione a menzionare 34
altri autori che avevano scritto precedentemente sull’origine
delle specie e sulla loro diversificazione. Tuttavia le informazioni
incluse su quanto avevano scritto furono molto vaghe e rimasero
isolate dal testo principale. Darlington lo chiama “il racconto
meno attendibile che sarà mai scritto”9.
Anche il satirico inglese Samuel Butler, nel suo libro Evoluzione
nuova e vecchia (Evolution Old and New) del 1879, accusò
Darwin di aver disprezzato le congetture evoluzionistiche di Buffon,
Lamarck e il nonno Erasmus.
Le
accuse contro Darwin si sono perpetuate anche nei tempi moderni.
L’eminente evoluzionista Loren Eiseley, Prof. Benjamin Franklin
di Antropologia e Storia della Scienza all’Università di
Pennsylvania, è d’accordo che Darwin ‘prese in
prestito’ (potremmo dire plagiò) il lavoro di altri.
Eiseley ha dedicato decenni a rintracciare le origini delle idee
attribuite a Darwin. Nel suo libro del 197910
afferma che i principi del lavoro di Darwin, come
la lotta per la sopravvivenza, la variazione, la selezione naturale e
la selezione sessuale, sono tutte pienamente espresse nell’articolo
di Blyth del 183511.
Scrive che Darwin usò perfino espressioni tipiche di Blyth,
parole insolite (come anastomosi) e frasi simili dopo che queste
apparvero nell’articolo di Blyth del 1836, incluso l’uso
di elenchi di animali in contesti simili12.
L’audace lavoro di Eiseley ha incoraggiato altri evoluzionisti
del secolo XX, come Darlington, ad accusare Darwin13.
Facendo riferimento alla posizione coraggiosa presa da Eiseley, Hoyle
e Wickramasinghe scrissero nel 1981: “Le prove non permettono
altra conclusione che quella della voluta omissione [da parte di
Darwin ndr] ... un peccato di omissione molto grave che deve ancora
essere redento dal mondo professionale della biologia”14.
È
vero che nel suo libro Darwin fa riferimento a qualche comunicazione
con Blyth riguardo al comportamento di qualche specie specifica15,
ma come commenta Eiseley, Blyth viene riconosciuto limitatamente in
un ruolo di tassonomo ed osservatore sul campo16.
A questo punto viene da domandarsi il motivo per cui Darwin fosse
così riluttante a riconoscere Blyth per gli elementi
principali della sua teoria e a citare gli articoli di Blyth sulla
selezione naturale. Si potrebbero proporre due motivazioni:
Blyth
era chiaramente cristiano e creazionista. Es: Blyth tratta il
cambiamento stagionale della colorazione di alcuni animali come la
lepre di montagna, che diventa bianca d’inverno. Egli dichiara
che questi sono “straordinari esempi di progettazione che
attestano chiaramente e vividamente l’esistenza di una grande
onnisciente Prima Causa”17.
Scrive che gli animali “manifestano un senno e una
saggezza sovrumani, perché innati, e perciò impartiti
da un Creatore onnisapiente18.
Blyth
giustamente considerò il concetto della selezione naturale
come un meccanismo che eliminava dalla popolazione i malati, i
vecchi e gli inadatti, come un fattore di conservazione e
mantenimento del status quo. In altre parole, la speciazione non
andava oltre la specie biblica. Diversi creazionisti come Blyth e
William Paley ritenevano la selezione come un processo che sceglieva
fra diverse caratteristiche, ognuna delle quali doveva già
esistere prima di poter essere selezionata.
I libri di
storia danno tutto il merito equivoco per l’idea
dell’evoluzione tramite la selezione naturale a Charles Darwin.
Uno studio più attento della storia ci porta presto alla
conclusione che Darwin non fu né originale, né il primo
a pubblicare un trattato sulla selezione naturale. Non si può
neanche dire che sia stato più bravo degli altri a fare un
buon marketing del suo lavoro, perché dalle volute omissioni
di riferimenti ai precursori della sua teoria si rimane colpiti da un
senso di malafede. Il fatto che fu proprio un creazionista ad essere
il primo a documentare tutta la teoria della selezione conferma che
questa sia in perfetta armonia con la rivelazione speciale della
Bibbia nel racconto della Genesi. Va sottolineato che la selezione
naturale, seppure un fenomeno vero, rimane impotente a generare le
nuove informazione (genetiche) necessarie a produrre nuove
caratteristiche. Quello che Blyth, Wallace e Darwin osservarono
studiando le specie era che la selezione naturale poteva selezionare
unicamente dalle caratteristiche già esistenti nelle specie.
Un fatto confermato dal neo-darwinismo, in quanto la biologia
molecolare non ha mai osservato la generazione di nuove informazioni
genetiche, fondamentali per l’evoluzione di una specie in
un’altra avendo caratteristiche completamente diverse. Non solo
il “figlio” di Darwin era illegittimo, ma aveva anche
molti padri!
Adattato e tradotto da Stefano Bertolini da un articolo di Russell
Grigg, CMI. Rivisto da Geoffrey Allen.
1Recensito
da Paul Pearson in Nature 425(6959):665, 16 Ottobre
2003.
2Secondo
Pearson, Hutton usò il meccanismo della selezione per
spiegare l’origine della diversità nella natura, anche
se ha precisato di considerare l’evoluzione tra specie come
una “fantasia romantica”.
3Citato
da Stephen Jay Gould in Gould, S., Natural selection as a
creative force, The Structure of Evolutionary Theory, Belknap
Press of Harvard University, Massachusetts, USA, p. 138, 2002.
4Blyth,
E., The Magazine of Natural History Volumi 8, 9
and 10, 1835–1837. La fonte: Bibliografia 5, Appendici.
5Fonte:
Bradbury, A., Charles Darwin—The truth? Part 7—The
missing link, <www3.mistral.co.uk/bradburyac/dar7.html>, 30
Ottobre 2003.
6Wallace
considerava l’argomento già nel 1845 e pubblicò
un articolo generale nell’ Annals and Magazine of Natural
History, Settembre 1855. Vedere bibliografia 7, p. 78.
7“Fu
il concetto non ancora pubblicato di Darwin nei minimi dettagli,
indipendentemente duplicato da un uomo che viveva in una capanna
agli estremi confini del mondo.” Eiseley, L., Alfred Russel
Wallace, Scientific American 200(2):80, Febbraio 1959.
8Brackman,
A., A Delicate Arrangement: The Strange Case of Charles Darwin
and Alfred Russel Wallace, Times Books, New York, p. xi, 1980.
9Darlington,
C.D., The origin of Darwinism, Scientific American 200(5):61,
Maggio 1959.
10Eiseley,
L., Darwin and the Mysterious Mr X, E.P. Dutton, New York, 1979,
pubblicato dopo la morte dagli esecutori testamentari; da Eiseley,
L., Charles Darwin, Edward Blyth, and the Theory of Natural
selection, Proceedings of the American Philosophical Society
103(1):94–114, Febbraio 1959.
11Bibliografia
10, p. 55.
12Bibliografia
10, pp. 59–62.
13Darlington,
C.D., Darwin’s Place in History, Basil Blackwell,
Oxford, p. 60, 1959.
14Hoyle,
F. and Wickramasinghe, C., Evolution from Space, Paladin,
London, pp. 175–179, 1981.
15Darwin,
C., The Origin of Species, 6th ed., John Murray, London,
1902, pp. 21, 199, e 374.
16Bibliografia
10, p. 52.
|