Domanda
posta da un lettore di AISO
Salve, sono un cristiano
MOLTO ignorante in materia, prima cosa volevo ringraziarvi a nome di
tutti i credenti (sopratutto giovani) che si vedono quasi costretti
ad accettare l'evoluzione insegnata nelle scuole... seconda cosa
vorrei sapere perchè considerate la datazione dei fossili
errata e se ci sono delle "prove" che supportano le vostre
tesi sulla datazione.. Grazie in anticipo
Redazione
AISO
Immaginiamo
che lei entri in una stanza e trova un rubinetto che sta gocciolando
in un contenitore che misura il volume. Quando entra, il livello è
a 300 ml di liquido e il rubinetto sta gocciolando ad un andamento di
50 ml all'ora.
Da
quanto tempo sta gocciolando? Sicuramente lei farebbe il calcolo
di 300 ml diviso 50 ml/ora e arriverebbe alla conclusione che
gocciola da 6 ora, come fanno tutti. Dopotutto è la soluzione
di un semplice problema. Ogni metodo di datazione funziona in questo
modo.
Ma
se io le dicessi che la risposta giusta è di solo 1 ora, e che
io lo so perché ho preparato io l'esperimento, come lo
spiegherebbe? Probabilmente potrebbe trovare alcune possibili
spiegazioni. Ne elenco solo un paio:
Il
rubinetto gocciolava più velocemente nel passato;
Il
contenitore non era vuoto all'inizio dell'esperimento, ma conteneva
già una quantità di liquido.
Sono
certo che ora sarà contento di accettare queste due (e forse
altre) possibili spiegazioni.
Cosa
avrebbe appena fatto? Ha cambiato i suoi presupposti per cercare di
arrivare alla risposta giusta. Era partito con il presupposto che il
contenitore fosse vuoto all'inizio e che il rubinetto ha sempre
gocciolato in modo costante, poi ha tranquillamente cambiato i suoi
presupposti per ottenere quello che ora sembra la risposta giusta.
Perché
le ho fatto questo piccolo gioco? Perché è un buon
parallelo da applicare ai metodi di datazione. La datazione
scientifica è più un modo di pensare che un metodo di
misura: viene fortemente influenzata dai nostri presupposti. Posso
dire che tutti noi, sia creazionisti che evoluzionisti, abbiamo dei
presupposti, e che questi colorano il modo in cui vediamo ed
interpretiamo i fatti, a seconda degli occhiali che indossiamo.
I
metodi di datazione non sono in grado di misurare l'età di un
reperto. Possono solo misurare la concentrazione di alcune sostanze
quali isotopi radioattivi, ad es. il radiocarbonio (C-14). Certamente
si possono misurare con molta precisione queste concentrazioni, ma
rimangono sempre concentrazioni. Per arrivare a delle date bisogna
interpretare queste concentrazioni secondo il nostro paradigma e i
suoi presupposti.
Quali
sarebbero questi presupposti?
1
)
Le condizioni iniziali sono conosciute: Presumiamo che
all’inizio la quantità di isotopo figlio nel campione
fosse zero o altro valore conosciuto. Quale scienziato può
determinare che queste erano le condizioni 350 milioni di anni fa per
la roccia ignea che stiamo testando? Chiaramente nessuno, perciò
questo presupposto non regge.
Nota:
l'unità di misura "Ma" significa milioni di anni.
Il
sistema è chiuso o isolato: cioè, che nessun
quantitativo né dell’isotopo
padre,
né di quello figlio sia stato perduto o aggiunto. Però
sappiamo che le rocce sono permeabili e che l'acqua dissolve e
trasporta i minerali. Quale scienziato può dire che l'acqua o
altro agente non ha agito sulla nostra roccia? Nessuno, e cosi anche
questo presupposto crolla.
3)
I tassi di decadimento sono costanti: Questo potrebbe
essere un presupposto ragionevole, però non possiamo dirlo con
certezza e si fonda sul principio dell'attualismo che è alla
base dell'ipotesi dell'evoluzione. Infatti, degli studi recenti
svolti dal progetto R.A.T.E. (Radioisotopes and the age of the
earth) ed altri hanno concluso che i tassi di decadimento non
sono sempre costanti1,2.
Dunque, anche questo terzo presupposto non regge.
4)
Bisogna utilizzare dei ragionamenti a posteriori per
escludere le date non coerenti, perché per i reperti datati
spesso si ha un'enorme variabilità nella data "calcolata".
Sarebbe come dire “che data vorreste?”.
Si
possono solo datare le rocce ignee, cioè la lava solidificata.
All momento della solidificazione è come se partisse il
cronometro della datazione. Misurando le concentrazioni di vari
isotopi, si pensa di poter risalire all'età della roccia. La
datazione al C-14 funziona solo sui resti di organismi una volta
viventi che sono morti meno di 50.000 mila anni fa. Gli oggetti più
vecchi (secondo la visione del mondo evoluzionista) devono essere
datati con i metodi del decadimento radioattivo.
Diamo
qualche esempio.
Misure
su delle rocce di età note:
Datazione
K-Ar delle rocce dall’eruzione del monte Sant’Elena
(1980): date: 0,35 Ma – 2,8 Ma. In realtà la roccia
aveva meno di 20 anni!3
Datazione
K-Ar di 5 flussi di lava dal monte Ngauruhoe (NZ). Date calcolate: <
0,27 Ma a 3,5 Ma. Le date reali dei flussi: (1) 1949, (3) 1954, (1)
1975.4
Metodi
differenti sulla stessa roccia:
Sono
state testate rocce basaltiche del Uinkaret Plateau, Grand Canyon,
accettate come aventi poche migliaia di anni.
6
misure potassio-argon 10.000 anni – 117 Ma
5
misure rubidio-stronzio 1.270 Ma – 1.390 Ma
Isocrona
rubidio-stronzio 1.340 Ma
Isocrona
piombo-piombo 2.600 Ma
Come
può la stessa roccia avere un'età che varia da 10.000
anni a 2,6 miliardi di anni?5
Esistono
molte altre prove che ci fanno capire che i fossili non hanno tutti
quei milioni di anni.
Se
accettiamo che i fossili hanno milioni di anni, dobbiamo anche
accettare il paradigma evoluzionista. Perché allora non
troviamo fossili di transizione? Perché troviamo migliaia di
“fossili viventi” invariati durante centinaia di milioni
di anni, come il famoso celacanto (Latimeria)?
Sempre
più scoperte paleontologiche ci fanno capire che i fossili di
ere diverse non si trovano in strati singoli separate da milioni di
anni di sedimentazione. Invece si trovano sempre più
sovrapposizioni che mettono in dubbio sia la datazione che il
meccanismo dell’evoluzione.
La
datazione di vari reperti va continuamente modificata a seguito di
nuove scoperte fossili che scombussolano la supposta sequenza
evolutiva, in particolare per quello che concerne la storia
antropologica. Cosa dovrebbe prevalere nella datazione di un
reperto? Il metodo di misura radiometrica, o un preconcetto quando
essa non ricade comodamente nell’età aspettata secondo
la desiderata scala antropologica?
La
genetica (nessuna mutazione ha mai creato nuove informazioni
genetiche), le mancanza di fossili di transizione, le incongruenze
nella omologia e nell’embriologia negano l’ipotesi
dell’evoluzione (con i suoi milioni di anni) come modello
della vita, perciò anche i fossili vanno spiegate e datate
diversamente.
Considerando
che i fossili, non essendo rocce ignee, non si possono datare
direttamente, si datano le rocce intorno a loro. Cosi la
stratigrafia, sviluppata secondo il pensiero evoluzionista, diventa
la guida per datare i fossili. D’altra parte i fossili guida
vengono usati per datare le rocce e cosi entriamo in un ragionamento
circolare senza alcun punto di riferimento assoluto. “Non
esistono testimonianze relative allo sviluppo della vita, esso viene
supposto... Le rocce datano i fossili, ma i fossili datano le rocce
più accuratamente.” 6
Nonostante la
stratigrafia sia considerata “abbastanza regolare”, non
si trova una scala completa in alcun luogo della terra e addiritura
esistono molte anomalie dove la scala è ribaltata: strati
contenenti fossili “primitivi” al di sopra di strati più
recenti contenenti fossili “avanzati”.
Il
modello della creazione come meccanismo per spiegare le forme di vita
sulla terra e l’esistenza dei fossili ha più peso dopo
un’attenta analisi di tutti i dati forniti dai vari campi della
scienza. Il modello creazionista spiega l’esistenza dei fossili
con un seppellimento repentino causato da una grande catastrofe
globale come il Diluvio noachico. Questo modello ha una scala
temporale di migliaia di anni per i fossili, come sostenuto dalla
datazione al C-14. Ogni campione di carbone testato contiene C-147,
necessitando a priori un’età inferiore ai 50.000 anni.
La datazione al C-14 di ossa di dinosauro parzialmente fossilizzate è
di poche decine di migliaia di anni. “L’esecuzione di
test su diverse ossa di dinosauro dal 1990 ad oggi ha dimostrato la
presenza di significative quantità di C-14 sia per il
collagene osseo, sia per la bio-apatite ossea, con una variabilità
da 22.000 a 33.000 anni radiocarbonio.”8
Se questo non fosse
sufficiente, il colpo di grazie può essere considerato il
ritrovamento di parti molli all’interno del femore solo
parzialmente fossilizzato di T-Rex, ancora con globuli rossi visibili
al microscopio!9,
10
Gli evoluzionisti hanno
veramente capito il significato di parti molli all’interno di
un osso di T-Rex, completo di globuli rossi?
Per
i fossili parliamo al massimo di qualche migliaio di anni; ai milioni
non ci pensiamo nemmeno.
11.Humphreys,
D. et al., Helium diffusion rates support accelerated nuclear decay,
www.icr.org/pdf/research/Helium_ICC_7-22-03.pdf.
2Huh,
C.-A., Dependence of the decay rate of 7Be on chemical
forms, Earth
and Planetary Science Letters 171:325–328,
1999.
3Austin,
S.A., Excess argon within mineral concentrates from the new dacite
lava dome at Mount St Helens volcano, TJ 10(3):335–343,
1996.
4Andrew
A. Snelling, Andesite Flows at Mt Ngauruhoe, New Zealand, and the
Implications for Potassium-Argon "Dating”, Presented at
the Fourth International Conference on Creationism, Pittsburgh, PA,
August 3-8, 1998.
5Austin,
S.A. (ed.) 1994. Grand Canyon: Monument to Catastrophe. Institute
for Creation Research, Santee, California, pp. 120–131.
6J.
E. O’Rourke, “Pragmatism versus materialism in
stratigraphy”, American Journal of Science, vol 276,
January 1976, p. 53.
7Baumgardner,
J. et al., Measurable 14C in fossilized organic
materials: confirming the young earth creation-flood model,
<www.icr.org/research/icc03/pdf/RATE_ICC_Baumgardner.pdf>, 16
October 2003.
8J.Holzschuh
et al., Datazioni recenti al C-14 di fossili includenti collagene
proveniente da ossa di dinosauro, Evoluzionismo: Il tramonto di una
ipotesi, Cantagalli, p.125 – 150, febbraio 2009.
9M.Schweitzer
and I. Staedter, The Real Jurassic Park, Earth, pp. 55–57,
June 1997.
10M.Schweitzer
et al., Soft-tissue and cellular preservation in Tyrannosaurus rex,
Science, 307, 2005, pp. 1952-1955).
|