L'8%
del nostro DNA è virale
Secondo
alcuni ricercatori giapponesi e americani l’8% del material
genetico umano proviene da virus e non dai nostri antenati
vertebrati. Ne riferisce la rivista Nature nel fascicolo del 7
gennaio 2010.
L’inclusione
del genoma virale in quello di animali superiori è già
noto e si chiama endogenizzazione. Fino ad oggi si pensava che
soltanto i retrovirus potevano essere inclusi nel materiale genetico
dei mammiferi, ma ora si è scoperto che anche un’altra
famiglio – i cosiddetti bornavirus – lo fanno. I
bornavirus portano il nome della città tedesca di Borna, dove
nel 1885 hanno provocato una epidemia mortale tra i calavvi della
cavalleria.
Si
pensava che possono contaminare solo le cellule nervose dell’uomo,
provocando malattie neurologiche e psichiatriche, ma ora risulta che
possono semplicemente arricchire il patrimonio genetico umano, quindi
una funzione evolutiva.
Dall’analisi
filogenetica risulterebbe che i bornavirus fanno parte del genoma dei
primati da circa 40 milioni di anni, e di quello degli scoiattoli da
circa 10 milioni di anni. Per avere la stessa struttura genetica nel
corso di 40 milioni di anni, il DNA dei bornavirus dimostra una
notevole stabilità e resistenza all’evoluzione, e le
sequenze sono conservate anche nei mammiferi. Questo fatto inficia il
valore dell’orologio molecolare come metodo di datazione. La
persistenza per così tanto tempo di un segmento inalterato di
DNA induce a pensare che il DNA dei bornavirus abbia nel genoma umano
non solo una funzione patologica (causa di malattia), ma anche una
funzione utile, che però è sconosciuta.
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L’ennesima
sorpresa – o mistero – per gli evoluzionisti. Si
costruisce un albero filogenetico, ma poi si scopre che l’8%
del DNA umano non è ereditato dagli antenati primati e
vertebrati, ma direttamente dai virus. Occorre ricordare che i virus
stessi non si inseriscono bene nell’albero filogenetico,
mancando una teoria che spieghi la loro origine.
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