ECO CREAZIONISTA
Articoli
Recensioni
Rassegne Stampa
Lettere
Eco dei Lettori
Eventi, Interviste
Bibbia & Scienza
Archivio
 
 
 
 
UNA VOLTA, C'ERA L'ESPERIMENTO DI MILLER
Tratto da: C'era una volta il Darwinismo - 03/11/11 -
 

Una volta, c’era l’esperimento di Miller

Se si dovesse consultare l’odierna letteratura evoluzionista, dove si parla dell’origine della vita, quasi certamente ci si imbatterebbe in fautori dell’evoluzione che citano l’“Esperimento di Miller” come la più grande prova delle loro tesi. Molti libri di testo di biologia, in molti paesi, informano gli studenti dell’importanza di questo esperimento, e di come avesse “fatto luce” sul problema delle origini della vita. Più spesso, però, non ne vengono forniti i dettagli; cosa l’esperimento produsse e  fino a che punto fu davvero “fatta luce” resta un mistero.

Per fare chiarezza su questo esperimento, vediamo di riassumerne i punti rilevanti, già spiegati in dettaglio in un altro nostro libro. Nel 1953, Stanley Miller, uno studente laureatosi alla Facoltà di Chimica della Chicago University, sotto la supervisione del suo insegnante, Harold Urey, compose una mistura di vari gas che, secondo le sue supposizioni, rassomigliava all’atmosfera esistente sulla Terra primordiale. In seguito, sottopose questa mistura a una scarica elettrica per più di una settimana e, come risultato, osservò che si erano sintetizzati alcuni aminoacidi, presenti negli esseri viventi, insieme ad altri.

Gli aminoacidi sono i “mattoni” delle proteine, che a loro volta costituiscono il materiale fondamentale del corpo umano. Centinaia di aminoacidi si uniscono in una serie particolare all’interno di una cellula per produrre le proteine.  In altre parole, gli aminoacidi sono i componenti più piccoli di qualsiasi cosa vivente.

Per questa ragione, il fatto che Stanley Miller avesse sintetizzato degli aminoacidi causò grande emozione tra gli evoluzionisti. E così nacque la leggenda dell’“esperimento di Miller”, che durò poi per decenni.

Tuttavia, un po’ alla volta, ci si accorse che dopotutto l’esperimento non era valido. Negli anni ’70 venne infatti provato che l’atmosfera della Terra primordiale era essenzialmente composta di azoto e anidride carbonica, e che non conteneva i gas  metano e  ammoniaca che Miller usò nel suo esperimento. Con questo si dimostrò che lo scenario creato da Miller era insostenibile, dato che N e CO2  non sono idonei per la formazione degli aminoacidi. Un articolo del 1998 della rivista geologica Earth, sintetizzò il tutto:

Al giorno d’oggi lo scenario di Miller viene valutato con apprensione. Una delle ragioni  è che i geologi adesso pensano che l’atmosfera primordiale consistesse principalmente di anidride carbonica ed azoto, che sono gas meno reattivi di quelli usati nell’esperimento del 1953.

Nello stesso anno, in un’altra ben nota rivista scientifica, il National Geographic, venne scritto:

Molti scienziati ora sospettano che l’atmosfera iniziale fosse differente da quella che Miller aveva supposto inizialmente. Essi pensano che consistesse di anidride carbonica e azoto, piuttosto che di idrogeno, metano e ammoniaca. Questa è una brutta notizia per i chimici. Quando proveranno a stimolare anidride carbonica e azoto, otterranno solo una  quantità irrisoria di molecole organiche.

Nel 1995, in uno storico articolo sulla rivista Science, John Cohen ne diede un’illuminante interpretazione, affermando che gli scienziati alla ricerca delle origini della vita non tengono conto dell’esperimento di Miller. E ne spiegò le ragioni come segue: “l’atmosfera iniziale non era affatto come quella simulata da Miller”.

Un altro fatto che invalidò l’esperimento di Miller   fu che venne accertato che l’atmosfera primordiale era ricca di ossigeno. Questo minò del tutto sia l’esperimento di Miller che altri scenari chimici evoluzionisti, considerando che l’ossigeno ha la speciale abilità di ossidare – cioè bruciare – tutte le molecole organiche.  Nel corpo umano, questo pericolo viene evitato per mezzo di speciali sistemi di enzimi. In natura, è impossibile per una molecola organica libera evitare l’ossidazione.

Per decenni, nonostante tutti questi fatti, l’esperimento di Miller, come abbiamo detto, fu pubblicizzato come una spiegazione molto importante delle origini della vita. Nei loro libri di testo, venne detto agli studenti che “Miller mostrò come possono essere sintetizzati dei composti organici ” oppure “Miller dimostrò come si formarono le prime cellule”.

Come risultato, molte persone istruite hanno un’opinione sbagliata al riguardo. Ad esempio, in alcuni articoli che trattano la teoria dell’evoluzione, si possono leggere delle affermazioni del genere: “combinando e facendo bollire  materia organica come gli aminoacidi o le proteine, viene prodotta la vita”. Questa è probabilmente la superstizione instillata nelle menti di alcuni dall’esperimento di Miller. La verità è che tale cosa non è stata mai accertata. Come è già stato spiegato in precedenza, questo esperimento, che cercò di spiegare come si formano gli aminoacidi e addirittura l’origine della vita, viene al giorno d’oggi segnalato come non più attuale e infondato. Ha subito la stessa fine della cosiddetta prova dell’abiogenesi di Jan Baptista van Helmont basata sulle larve della carne, o dell’esperimento di Athanasius Kircher.

Nel suo libro Algeny: A New World—A New World [Algenia: un mondo nuovo– un mondo nuovo], Jeremy Rifkin fa lo stesso paragone, dicendo che se gli scienziati si fossero preoccupati di controllare anche il loro più lieve sospetto, si sarebbero subito accorti che l’esperimento di Miller non era altro che una storiella di fantasia scientifica, proprio come quelle degli scienziati che precedentemente, basandosi sull’osservazione delle larve che affioravano dalla spazzatura, avevano affermato che la vita emergeva dalla materia inerte.

Coloro che credono che l’esperimento di Miller abbia portato a importanti risultati, non comprendono questo punto importante: Miller condusse il suo esperimento in condizioni prodotte artificialmente da lui stesso, condizioni che non avevano niente a che fare con l’atmosfera della Terra primordiale; in tal modo l’esperimento fu condotto in condizioni non valide. Ancora più importante è il fatto che tale esperimento sintetizzò solamente degli aminoacidi. La formazione degli aminoacidi in qualche modo non indica la creazione della vita.

Se paragoniamo una cellula vivente a una grande fabbrica, gli aminoacidi sono i mattoni dell’edificio. È di vitale importanza  come questi mattoni siano disegnati e sistemati. Finora nessun esperimento ha dimostrato come gli aminoacidi abbiano avuto origine spontaneamente, oppure come si siano organizzati per caso in modo da produrre una proteina funzionale. Per formare una cellula vivente, un complesso meccanismo deve essere totalmente in atto: centinaia di proteine differenti, codici DNA ed  enzimi per leggerli, nonché una membrana che sia selettivamente permeabile. Non è mai stata  dimostrata, però, la possibilità di questa “evoluzione chimica”. Inoltre, credere in questa possibilità è come credere nell’impossibile. Paul Davies, il noto fisico e scrittore di testi scientifici, ha espresso un importante commento su questo argomento:

Alcuni scienziati dicono: “Buttaci sopra dell’energia, ed essa [la vita] nasce spontaneamente”. È un po’ come dire: “Metti un tubo di dinamite sotto un mucchio di mattoni, e bang!, hai costruito una casa!” Naturalmente non avrai una casa, ma solo un casino. La difficoltà del tentativo di spiegare l’origine della vita consiste nel dar conto di come l’elaborata struttura organizzativa di queste complesse molecole possa aver origine spontaneamente per una casuale immissione di energia. Come si sono assemblate queste molecole specifiche tanto complesse?

In effetti, l’esempio di Davies contiene l’esatta soluzione al problema dell’origine della vita. È ragionevole supporre prima che una data casa sia stata costruita con un’esplosione, e poi teorizzare su come ciò sia stato possibile? O è più ragionevole credere che la casa sia il risultato di una creazione e organizzazione superiore ? La risposta è ovvia.

Negli  ultimi venti anni, durante i quali si sono compresi i complessi dettagli della vita, molti scienziati hanno respinto il mito dell’evoluzione chimica e iniziato a dare una nuova risposta alle domande sulle origini della vita – la  realtà della Creazione.

 

Tratto da: C’era una volta il darwinismo

 

 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

Contatto | Links | Informazioni | Iscrizione | Contributi