A
proposito di bufale…il caso di Ota Benga
L’articolo
recente di Fabrizio Fratus “Ancora un antenato ? “
dedicato all’ultimo sedicente anello mancante ( sediba )
mi fa venire in mente un altro clamoroso “ritrovamento “
anche se il termine ritrovamento, lo capirete leggendo, non è
del tutto appropriato. Ci sarebbe da ridere se non fosse per il fatto
che questa clamorosa scoperta scientifica ha avuto dei risvolti
crudeli e drammatici.
Agli
inizi del secolo scorso, nel pieno fervore della teoria
evoluzionista, la comunità scientifica era certa che le
testimonianze del nostro passato scimmiesco si sarebbero potute
trovare non solo nei fossili di transizione (Australopiteci ,
Ramapiteci e via dicendo…) ma anche nei viventi.
Vittima
di questa assurda ricerca fu un pigmeo congolese di nome Ota Benga .
Egli fu trovato nel 1904, da un esploratore
americano tale Samuel Verner nel Congo, insieme alla moglie e
due figli.Nella sua lingua il suo nome significa “ amico “
ma ciò non gli impedì di essere catturato, incatenato
e ingabbiato come un animale. Fu portato a St. Louis ed esposto alla
Mostra Mondiale , insieme ad alcune specie di scimmie, come “
forma transizionale vivente più vicina all’uomo”.
A quel tempo,il dilagante razzismo scientifico nei confronti dei neri
favorì indubbiamente il buon esito della “scoperta”,
ma questa è un’altra storia. Dopo due anni Ota Benga fu
trasferito nello zoo del Bronx a New York. In gabbia gli facevano
compagnia alcuni scimpanzè, un gorilla chiamato Dinah e un
orang-utan di nome Dohung. Fu presentato come “ uno dei più
antichi esemplari viventi di antenato dell’uomo”. Il
Direttore dello zoo il Dott. William T. Hornaday, con orgoglio lo
presentò al mondo scientifico come una “eccezionale
forma transizionale”. Il povero Ota Benga visse in gabbia
trattato e considerato per quello che la teoria evoluzionista
imponeva che fosse : un animale, una forma di transizione si, ma pur
sempre un animale.
L’uomo
Ota Benga non riuscì sopportare il crudele trattamento a cui
era stato sottoposto e infine, rubando una pistola, si suicidò
il 20 Marzo 1916.Il “Lynchburg News”
scrisse a riguardo che il suicidio di Ota Benga non fu una sorpresa.
Qualcuno aveva già capito che Ota avrebbe preferito morire
piuttosto che vivere in gabbia come un animale. Conoscete
qualche animale che si sia suicidato per dolore o disperazione?
Questa domanda la rivolgo alla coscienza dei responsabili materiali e
morali di questa assurda vicenda o, perlomeno, visto che sono morti
anche loro, a chi ne ha raccolto l’eredità.
Anche
se sono passati oltre cento anni, questi fatti “imbarazzanti”
devono farci riflettere su che cosa sono disposti a fare certi
pseudo-scienziati pur di sostenere le loro teorie e a guardare con
prudente scetticismo i sistematici proclami sull’ennesimo
ritrovamento dell’anello mancante. Io quando ci penso mi sento
salire addosso solo rabbia e vergogna.
Ferdinando
Catalano.
OTA
BENGA nel 1904
|