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IL CREAZIONISMO: CERTEZZA DELLA FEDE AMMESSA DALLA SCIENZA
di Mihael Georgiev 06/07/11 -
 



La posizione dell’AISO sul creazionismo e la scienza

di Mihael Georgiev

Scienza e “creazionismo”

Forse deluderò qualcuno dei nostri sostenitori dichiarandomi disposto a dar ragione a Telmo Pievani, che sul sito Pikaia scive:“in tutte le accezioni note del termine, il ‘creazionismo’ non può avere nulla a che vedere con la scienza e con la storia naturale”, vedi

http://www.pikaia.eu/easyne2/LYT.aspx?IDLYT=283&Code=Pikaia&ST=SQL&SQL=ID_Documento=4836).

Condivido, ovviamente, solo la parte della sua dichiarazione evidenziata in neretto, dato che sono abituato ad essere preciso e parlare di “scienza” e di “storia naturale” separatamente. Del resto, Pievani stesso le considera due cose diverse, altrimenti non le avrebbe separate.

La scienza

Per quanto riguarda la scienza, contestare la dichiarazione di Pievani sarebbe tanto inutile quanto il discutere se il giocatore di calcio dichiarato dall’arbitro “fuori gioco” fa parte o meno del gioco. Infatti, vi è un largo consenso sulla necessità che la scienza per definizione, cioè a priori, fornisca solo spiegazioni in termini di processi naturali. Ma c’è di più. Dal punto di vista pratico lo scienziato – credente o ateo che sia – deve accettare che, parafrasando Pievani – la scienza è materialistica “in tutte le accezioni note del termine”. Cercare di creare una nuova scienza, la “creation science” (o “scientific creationism”), da contrapporre alla “materialistic” (o “evolutionary” o “atheistic”) science, come si è fatto creando una seconda federazione mondiale di pugilato, non ha senso. Purtroppo – o per fortuna – il precedente c’è, nell’ex Unione Sovietica, tra il 1938 e 1963. E bene ricordarlo perché purtroppo non è solo un ricordo del passato, ma riguarda anche il presente.

Scienziati “creazionisti” e scienziati atei

Per noi dell’AISO essere scienziati non ha nulla a che vedere col essere “creazionisti” o atei, Significa semplicemente che, oltre ad essere uomini di scienza, si è anche uomini di fede se creazionisti, oppure anche atei se ateisti. Ma la scelta del campo – quello della fede o quello ateo – non dipende in alcun modo dalla scienza o da prove scientifiche. E non influisce assolutamente sulla qualità del lavoro scientifico. Gli scienziati creazionisti non sono per nulla inferiori nella qualità del lavoro di ricerca, professionale e didattico, rispetto agli scienziati atei. Svolgono, o hanno svolto il loro lavoro con benefici per i loro colleghi, datori di lavoro, studenti e pubblico, nella massima correttezza e rispetto delle idee altrui. Hanno scoperto leggi fondamentali della natura, inventato, progettato e realizzato apparecchiature di alta tecnologia nel sono tra i massimi esponenti dell’ingegneria genetica, hanno fatto scoperte nel campo aerospaziale e della medicina, l’ingegneria genetica, per non parlare dell’astronomia, la fisica, la matematica la medicina. L’ostilità nei loro confronti non è motivata da considerazioni inerenti alla loro attività di scienziati, ma alla loro scelta di campo della fede.

 

La storia naturale

La storia naturale è qualcosa di diverso dalla scienza nel senso galileiano del termine. La differenza tra le due c’è in tutte le accezioni note del termine ed è qualitativa piuttosto che di grado. Se guardiamo il mondo che conosciamo, costatiamo che ad una serie di domande sulla storia naturale la scienza – “in tutte le accezioni note del termine” – non è in grado di rispondere. Prendiamo ad esempio l’origine dell’universo. Da cosa e come è iniziato? La scienza non da una risposta soddisfacente a nessuna delle due domande, e a dirlo non sono solo i creazionisti. Identico il problema dell’origine e lo sviluppo della vita sulla Terra. Certo, sono possibili delle estrapolazioni che fissano l’età dell’universo e della Terra rispettivamente a 13,8 e 4,3 miliardi di anni, ma utilizzando altri dati, le stesse estrapolazioni danno età diverse. Per non parlare che, partendo da un numero elevato di altri dati ancora, è certamente possibile che la Terra sia addirittura giovane. Semplicemente non abbiamo una risposta scientifica univoca, tutto qui. Il fatto poi che vi sia ampio consenso per una teoria non equivale ad una prova dimostrativa, ma è semplicemente il risultato del conteggio delle opinioni degli scienziati.

Lo scontro tra creazionismo ed evoluzione

Lo scontro tra “creazionismo” ed “evoluzionismo” avviene interamente nel campo della storia naturale, non in quello della scienza galileiana. La storia del mondo non può essere dimostrata, al massimo costruita su degli “indizi” che lasciano aperta la strada a diverse interpretazioni. Gli evoluzionisti materialisti pretendono che la spiegazione sia esclusivamente materialistica, altrimenti non sarebbe “scientifica”. Noi crediamo che in tal caso semplicemente non sarebbe materialistica e punto. Gli scienziati membri, simpatizzanti o collaboratori dell’AISO, e molti altri che condividono la nostra impostazione, hanno in comune la mente aperta e non aprioristicamente preclusa alle interpretazioni non materialistiche dei fatti della storia naturale. Ma sanno distinguere tra obblighi istituzionali di insegnamento e convinzioni personali. Nella sua lunga carriera didattica Giuseppe Sermonti non ha mai usato le ore di lezioni per propinare agli studenti le proprie idee, in contrasto con il curriculum d’insegnamento. Non le ha nemmeno tenute nascoste, ma le ha rese pubbliche solo in seminari, conferenze, libri e risposte agli studenti. L’abuso di potere per proporre le proprie idee impedendone ogni critica oggi è praticato da altri. Il fatto che sono la quasi totalità dei docenti non dimostra la validità di ciò che insegnano, ma dipende dalla scelta della cultura dominante quale visione del mondo sponsorizzare.

Bibbia e storia naturale

Per quanto riguarda la storia naturale, semplificando possiamo dire che la differenza tra lo scienziato credente e quello ateo è che per il primo la storia del mondo non è dovuta al caso, mentre per il secondo è dovuta al caso. Fin qui il discorso è sul piano, per così dire, filosofico. In questa accezione del termine, il “creazionismo” è una posizione filosofica rappresentata dal noto movimento Progetto Intelligente (Intelligent Design). Ma non finisce qui.

Una cosa è credere in una qualche intelligenza superiore che ha messo in esistenza il mondo e ne ha programmato lo sviluppo, altra cosa è ritenere, ad esempio, che la Bibbia racconta la vera storia del mondo. Su questo punto vi sono comprensibili fraintendimenti, preconcetti e pregiudizi. Non possiamo entrare nei dettagli del perché di questa situazione. Ma vale la pena di sottolineare il paradosso che biblica o no, la convinzione o la fede – perché di questo si tratta – in un Progetto intelligente qualsiasi oppure nella plausibilità o veridicità del racconto biblico è una questione interna al creazionismo e non dovrebbe interessare più di tanto gli evoluzionisti atei. Invece li interessa fino al punto che – a dire il vero in buona compagnia di molti evoluzionisti teisti – spesso bollano i “creazionisti biblici”, escludendoli da una specie di “arco costituzionale”, termine familiare per noi italiani, all’interno del quale comunque sono, ovviamente, divisi. Noi non riconosciamo la validità di questo arco costituzionale, almeno che non abbia significato squisitamente politico, e in tal caso non ci interessa. Non tutti tra noi hanno vedute identiche su ogni singolo punto. Ma tutti riconoscono la legittimità della studio della storia del mondo in riferimento alla storia biblica.

Le interpretazioni dei racconti storici della Bibbia

Qui entriamo in un campo di fede che non dovrebbe interessare tanto gli atei, quanto i fratelli di fede, “maggiori” o non che siano. Il problema sconfina nel campo dell’esegesi biblica e dipende dalla comprensione e coscienza individuali e, perché no, all’appartenenza ad uno specifico gruppo religioso. In questo campo i membri e collaboratori di AISO non hanno idee identiche, e le dispute teologiche non sono tra le nostre priorità. Va detto che nessuna denominazione cristiana (o ebraica) esige adesione dogmatica ad una specifica e dettagliata interpretazione. Se non lo fanno le chiese, figurarsi AISO. Però sia nella tradizione rabbinica che in quella cattolica, come anche nelle varie divisioni della cristianità, nessuna autorità ha bollato come eresia il credo nel racconto biblico. Basta citare Francesco Redi e Niccolò Stenone, rappresentanti degli scienziati cattolici, e Papa Leone XIII, rappresentante l’Alto Magistero della Chiesa. Ebbene, nell’Enciclica Providentissimus Deus Leone XIII raccomanda “di non allontanarsi per nulla dal senso letterale e ovvio delle Scritture, tranne nel caso che “vi sia una qualche ragione che non permetta di tenerlo, o una necessità che imponga di lasciarlo”. Per alcuni degli scienziati credenti le teorie scientifiche della storia del mondo non sono una ragione o necessità che impongono di abbandonare il senso ovvio, aggiungerei storico delle Scritture. Questa è la anche la posizione dell’AISO, sostenuta in base di ragionamento e non imposta da una specifica autorità ecclesiastica, dato che AISO non è una associazione denominazionale. D’altra parte in questo campo anche l’Alto Magistero della Chiesa si limita al consiglio, vale a dire lascia lo scienziato libero di decidere con la propria ragione e competenza fino a che punto è difendibile il testo biblico e come interpretarlo alla luce delle conoscenze scientifiche. Questo è spiegato per inciso da Papa Benedetto XVI, che riconosce la sovranità delle idee degli scienziati riguardo la storia naturale: «È compito delle scienze naturali chiarire attraverso quali fattori l’albero della vita si differenzia e si sviluppa, mettendo nuovi rami. Non spetta alla fede». (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI: In principio Dio creò il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato. Torino, Lindau, 2006 (prima edizione 1986), p. 78).

Il modo in cui lo scienziato interpreta la storia naturale è un percorso ed una esperienza personale. Che non si identifica con il campo della fede, ma riguarda quelli che san Tommaso d’Aquino chiama “preamboli della fede”. Oltre non può andare. Né può dimostrare la veridicità del racconto storico delle origini, né può fare da qualcuno un cristiano migliore. L’esperienza cristiana è rappresentata meglio da altri testimoni che con la scienza c’entrano poco, ad esempio madre Teresa di Calcutta, per citare un nome conosciuto.

In conclusione siamo d’accordo che il “creazionismo” “in tutte le accezioni note del termine non può avere nulla a che vedere con la scienza” nel senso galileiano del termine. Il creazionismo non è scienza ma fede, però fede ammessa e non contraddetta dalla scienza. Per quanto riguarda la “storia naturale”, il discorso è un po’ diverso. In questo campo la scienza galileiana non da risposte migliori delle interpretazioni non materialistiche. I fatti conosciuti sono interpretabili in modi diversi. Ed i scienziati “creazionisti” si distinguono per la loro mente aperta, dato che non precludono – per preconcetto o pregiudizio – lo studio delle interpretazioni non materialistiche. E noi dell’AISO teniamo la mente ancora più aperta fino ad includere come ipotesi passibile di verifica anche la storia del mondo narrata nella Bibbia.

La scelta di campo creazionista o ateo non impedisce di essere buoni scienziati. E non lo impedisce nemmeno l’interpretare la storia del mondo in chiave creazionista oppure atea. Lo impedirebbe solo il non rispetto delle leggi naturali. Per essere buoni scienziati e naturalisti non è necessario essere materialisti o atei o sostenere una particolare visione della storia. Almeno fino a quando gli esami di ammissione alle università non vengano sostituiti con giuramento di fedeltà al materialismo



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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