Domanda
posta da un lettore di AISO
Date
le molte contraddizzioni che vi sono nella Bibbia, sto cercando di
"scremare" per non perdere quel poco di "credo in DIO"
che mi rimane, ho alcune domande da fare:ma abramo; non si è
comportato da vigliacco, dicendo agli egiziani che sara sua moglie
era sua sorella? e acconsentendo che il faraone la "possedesse"
e avendone in cambio tante ricompense, non si è comportato
come,....? altra domanda; un certo re di israele, promise a DIO che
se l'havesse fatto vincere la guerra contro i suoi nemici, avrebbe
sacrificato sua figlia( mi pare si chiamasse yeep?) a DIO. ma il DIO
che conosciamo noi esigeva anche sacrifici umani??? e perchè
non intervenne quando il re UCCISE sua figlia in suo "onore"
GRAZIE
Risponde
AISO
Il
signor Quintino ha ragione: nella Bibbia ci sono molte
contraddizioni. Le due evidenziate fanno parte di una serie
lunghissima che attraversa tutta la storia biblica, la storia della
cristianità e del mondo, e giunge fino alla nostra vita
comunitaria e personale. Queste contraddizioni cominciano quando il
peccato allontana la creatura dal Creatore e cesseranno solo quando
la creazione ritornerà ad essere in assoluta armonia con il
Creatore, così come lo era da principio.
Perché
è qui che risiedono le contraddizioni notate: nell’abbandono
di Dio da parte della creatura (peccato) con conseguente perdita
della sua capacità originaria di riflettere in sé
l’immagine di Dio. La contraddizione si trova anche nelle
persone migliori, come Pietro che, pur amando il suo amico Gesù,
lo rinnega tre volte in una sola notte; come il re Davide che, pur
essendo un uomo “secondo il cuore di Dio” (1 Samuele
13:14) non esita a macchiarsi di adulterio e di assassinio; come
Abramo che pur essendo stato capace di abbandonare tutto per seguire
la voce del suo Dio, in preda alla paura e alla tensione suscitatagli
dal ritrovarsi in un mondo non suo, non esita ad assumere un
atteggiamento ipocrita mettendo a repentaglio l’”onore”
di sua moglie e suo personale, oltre che la realizzazione della
promessa del suo stesso Dio di trarre da lui e da sua moglie Sara un
popolo destinato a diventare una benedizione per l’umanità
intera.
Sono
contraddizioni enormi e tragiche ma non è in Dio che hanno la
loro origine. Sono invece prodotte dal rapporto sbagliato che abbiamo
con Dio, sono il risultato dell’abisso che spesso c’è
tra la nostra dichiarazione di fede e l’atteggiamento concreto
che abbiamo nella vita. E tutto ciò non riguarda solo Abramo
ma tutti noi.
La
Bibbia non è un trattato teologico sull’ideale di Dio. È
invece soprattutto la storia del nostro rapporto con lui, piena
quindi di tutte le contraddizioni che costellano questa storia a
causa della nostra debolezza e della nostra infedeltà. In
questa storia Dio si inserisce con la sua benevolenza, il suo
perdono, il suo insegnamento; a volte anche con la disciplina e il
suo giudizio. La parola dei profeti si eleva spesso contro le
contraddizioni spirituali del popolo di Dio. Lo stesso fanno gli
Apostoli con la chiesa cristiana. Solo in un luogo della Bibbia e
della storia umana non c’è contraddizione ed è la
persona di Cristo in cui la divinità e l’umanità
si fondono perfettamente e dal quale nasce la speranza di una umanità
e di un mondo nuovo.
Nella
storia di cui parlo, Dio scende a volte dal cielo per camminare col
suo popolo su questa terra, e anche i suoi piedi si sporcano con la
polvere del nostro cammino. Il Dio perfetto, dà allora al suo
popolo leggi imperfette (Ezechiele 20:25) ma che li aiutano a
crescere conquistando a poco a poco un livello etico e spirituale
superiore, li aiutano a trasformare il loro cuore indurito e incapace
in un cuore sensibile e rigenerato (Geremia 31:33; Ezechiele 11:19;
Matteo 19:8). Dio sostiene, entro certi limiti, il suo popolo anche
in situazioni che non corrispondono al Suo cuore, aspettando che il
loro cuore si purifichi e si renda disponibile per una vita migliore.
C’è in Dio un atteggiamento pedagogico per cui, senza
avvalorare mai il male, lo tollera parzialmente creando allo stesso
tempo le condizioni per il suo totale superamento. Senza questa
benevolente pazienza non sarebbe mai esistito alcun popolo di Dio, e
non esisteremmo neppure noi.
Qualche
anno fa, in un dibattito tra un pastore evangelico americano e un
esponente dell’Islam, il musulmano criticava la Bibbia perché,
a suo parere, e a differenza del Corano, non corrispondeva alla
santità di Dio: non poteva essere quindi la sua Parola. Ma io
pensavo proprio il contrario: “Proprio per questo la Bibbia è
la Parola di Dio: perché Dio è verità e la
Bibbia è la testimonianza della verità su Dio e su di
noi. Non è un libro costruito a tavolino da qualche pensatore
illuminato o fantasioso. È la testimonianza vera di ciò
che siamo e di ciò che Dio ci chiama ad essere.”
Mi
permetto qualche breve osservazione sui due episodi evidenziati dal
signor Quintino.
Per
quanto riguarda l’episodio di Abramo, narrato in Genesi
12:10ss, la situazione è effettivamente imbarazzante. È
vero che Sara poteva legittimamente dire di essere sua sorella da
parte di padre (Genesi 20:12) ma non era legittimo nascondere che
fosse anche moglie del patriarca. La mezza verità non smette
di essere anche mezza menzogna. L’intento truffaldino è
evidente e la Bibbia non lo nasconde affatto, rivelandone però,
e così giudicandolo, la pericolosità. Il testo non dice
però che il faraone “possedette” Sara ed è
invece da capire che non riuscì a farlo proprio perché
Dio intervenne per proteggere Sara nonostante. I regali fatti dal
faraone non sono necessariamente la ricompensa per una relazione
sessuale già avvenuta ma come la dote versata al maschio della
famiglia per un futuro matrimonio, un concubinaggio o, comunque come
una ricompensa per avere ceduto la sorella. Che Dio sia intervenuto
prima che il peccato potesse consumarsi, lo si vede da come Dio si
comportò nell’episodio simile avvenuto con Abimelec re
di Gherar (Genesi 20), e anche dalla storia del figlio Isacco che
rischia di mettersi nei guai con una bugia simile detta mentre
soggiornava nel paese dei filistei (Genesi 26:1-11). Queste storie
hanno uno scopo: mostrare come la promessa di Dio di formare un
popolo che lo rappresentasse si scontrava continuamente con insidie
derivanti dalla mancanza di fede dei suoi figli e dalla malvagità
degli altri popoli. E tuttavia, il progetto di Dio andrà
avanti perché Egli proteggerà il suo popolo evitando
contaminazioni etniche e spirituali.
Il
secondo caso, se ben comprendo, non riguarda un re ma Jefte, uno dei
giudici di Israele. Fu costui, infatti, a promettere che se Dio lo
avesse aiutato a vincere i nemici che opprimevano il suo popologli
avrebbe offerto “chiunque” fosse uscito per primo da casa
sua per venirgli incontro alla fine della guerra (Giudici 11:30-40).
La storia è shoccante ed è segno della profonda
contaminazione avvenuta tra le fede di Israele e la religiosità
immorale ed idolatra dei Cananei. Il libro dei Giudici descrive
drammaticamente come la storia di Israele fosse continuamente a
rischio a causa dell’idolatria imperversante, dell’immoralità,
dell’ignoranza della legge di Dio. Solo per la continua
misericordia di Dio il popolo sopravvisse alle vergogne di questo
periodo e alla mano dei suoi nemici. I giudici che guidavano il
popolo erano delle guide non istituzionali suscitate da Dio ma non
erano necessariamente persone altamente spirituali e dotte. Credevano
e spesso confidavano in Dio ma in un quadro di relativismo spirituale
alquanto notevole. Alcuni si elevarono al di sopra della folla, altri
ne subirono essi stessi l’influsso. Jefte, con il suo voto a
Dio, mostra la sua religiosità ma anche la sua sconsideratezza
(non si aspettava che il tutto potesse ricadere su sua figlia) e la
sua ignoranza della legge di Dio che vieta chiaramente i sacrifici
umani (Levitico 18:21; Deuteronomio 12:31). Quando degli ebrei si
abbassarono al livello dei pagani offrendo degli esseri umani in
sacrificio, ciò avvenne con la maledizione di Dio (2 Cronache
28:3; 33:6) e il luogo che vide tale abominazione venne ridotto in un
immondezzaio, la famosa geenna, simbolo di quell’immondezzaio
cosmico dove alla fine dei tempi saranno gettati tutti gli operatori
del male.
È
vero, Dio non ha impedito questo crimine e la pazzia che sottintende,
così come non ha impedito gli stermini nazisti. Ma non ha
neppure impedito l’uccisione del Suo proprio figlio da parte di
alcuni dirigenti del suo stesso popolo e dell’italiano Ponzio
Pilato. Questo nostro tempo, non è il tempo del regno di Dio
ma, in attesa che esso si manifesti nella totalità della
potenza e della gloria del Creatore, accogliamolo nella nostra vita e
produciamo opere tali che non costituiscano più motivo di
vergogna per il Padre celeste ma possano invece rendergli gloria
(Romani 2:4; Matteo 5:16). Non si scoraggi per le contraddizioni
della storia e non le attribuisca a Dio. Se vuole scoprire chi Dio
sia veramente lo cerchi nella storia della creazione e della nuova
creazione (la prima e le ultime pagine della Bibbia). Lì Dio
si rivela nell’assoluta libertà del suo cuore, senza
essere limitato dalla durezza del nostro cuore. E tra queste due
storie metta quella di Cristo, per capire quanta sofferenza le nostre
contraddizioni hanno creato in Dio.
Giovanni
Leonardi
Pastore
e teologo.
|