ECO CREAZIONISTA
Articoli
Recensioni
Rassegne Stampa
Lettere
Eco dei Lettori
Eventi, Interviste
Bibbia & Scienza
Archivio
 
 
 
 
QUALCHE OBIEZIONE ALL' EVOLUZIONISMO………spiegata a mia nipote Luna
di Fernando De Angelis - 11/02/11 -
 



QUALCHE OBIEZIONE ALL’EVOLUZIONISMO

spiegata a mia nipote Luna



6. GLI “ALBERI EVOLUTIVI”



Gli “alberi evolutivi” sono anche detti “alberi genealogici” e “alberi filogenetici”, perché servono per individuare i progenitori delle attuali specie. Hanno la forma ad albero perché fanno vedere come, a partire da UNA “specie progenitrice” rappresentata dal tronco, si siano poi diversificate NUMEROSE specie rappresentate dai rami, per arrivare infine alle ATTUALI specie rappresentate dalle foglie: le foglie (specie attuali) sono così riunite in basso da quei “progenitori comuni” rappresentati dai rami e da quel “progenitore unico” rappresentato dal tronco. È un modo efficace per far vedere l’evoluzione, insomma, utilizzando sia le specie tuttora esistenti che i reperti fossili. Questi “alberi evolutivi” sono però sistematicamente truccati e danno solo l’illusione di vedere i “progenitori comuni”: se vengono presentati solo FALSI “alberi evolutivi”, viene allora il sospetto che i progenitori comuni non sono stati ancora trovati e ciò fa sospettare che non siano mai esistiti.

Uno dei trucchi usati è quello presente in fondo a p. C63 (fig. 27), dove si mostrano due specie con qualche carattere in comune, cioè la giraffa e l’okapia, le quali hanno progenitori che fra loro si assomigliano ancora di più, fino ad arrivare a quel lontano “nonno” che è stato “l’antenato comune”. Permettetemi di esemplificare la situazione con una storiella, nella quale l’okapia va dalla più famosa giraffa a dirle: «Ho scoperto che, nonostante non sembri, siamo veramente imparentati attraverso un “antenato comune”, dal quale derivano i nostri “progenitori”». La giraffa, dall’alto della sua nobiltà, si incuriosisce e si preoccupa, chiedendo: «Quali sarebbero questi “progenitori” e questo “antenato comune”?». L’okapia risponde: «Non ho ancora trovato né il nome né la fotografia, ma mi sembra evidente che ci siano». La giraffa, girando prima le zampe anteriori e poi il collo, saluta dicendo: «Quando avrai trovato qualcosa di concreto portamelo, ma per il momento devo scappare altrove». Nella figura di pagina C63, infatti, il progenitore originario è chiamato “antenato comune” e gli altri sono messi lì senza nome.

Un altro trucco, pur’esso visibile nella fig. 27 di p. C63, è quello di usare i disegni in modo ambiguo. Dopo aver messo più sopra le foto di giraffe ed okapie, nell’albero genealogico c’è il disegno delle medesime e così si crea l’associazione che ad un disegno corrisponda una realtà. Anche i disegni dei progenitori sono fatti con lo stesso stile e così si ha l’impressione che anche a quei disegni corrisponda una realtà… invece a quei disegni non corrisponde nessuna specie vivente e nessun fossile, ma sono solo frutto dell’immaginazione.

L’uso di falsi alberi genealogici è sistematico e chi non ha “visto” in qualche disegno i nostri supposti progenitori scimmieschi sempre più “umani”? Nel testo stesso ci sono altri esempi e ora ne vedremo qualcuno rapidamente. Nella fig. 20 di p. C15 viene ricostruito “l’albero filogenetico” del gatto attraverso un “felino ancestrale” SENZA NOME che sarebbe esistito 10 milioni di anni fa e che avrebbe prodotto “rami laterali” di “felini ancestrali” pure essi SENZA NOME, i quali avrebbero poi dato origine al gatto domestico: tutto sul piano della libera fantasia, insomma.

Nella fig. 3 di p. C25 ci sarebbe «l’albero evolutivo che sintetizza le attuali CONOSCENZE» ma che invece è «l’albero evolutivo che sintetizza le attuali SPERANZE»; perché fra i supposti “antenati ancestrali”, che costituiscono il tronco dell’albero, e le punte estreme, non c’è assolutamente niente, né un nome e nemmeno un disegno!

Nella fig. 36 a p. C41 c’è una TRUCCO GRAFICO molto usato e che proviamo a descrivere un po’, ma non è facile. In basso ci sono raffigurati scorpioni, acari e ragni, rappresentati da tre rametti che convergono in un ramo che va verso l’alto e che raggruppa i tre ordini nella classe degli aracnidi, alla quale vengono affiancate le altre classi rappresentate da insetti, crostacei e miriapodi. Le quattro classi vengono poi collegate in un “ramo” più elevato rappresentato dal tipo artropodi, al quale si affiancano altri tipi (poriferi, molluschi, cordati, ecc.) che sono infine riuniti nel regno animale, che sarebbe il tronco dal quale si dipartono i vari rami, in un albero che in questo caso è messo con i rami in giù. La figura è concettualmente corretta, ma si vuol dare l’impressione (rafforzata dai commenti del contesto) che la figura faccia vedere i progenitori dei ragni, mentre se si risale con attenzione l’albero, si incontrano solo nomi generici (aracnidi, artropodi, animali) e di progenitori non c’è traccia. Nella figura a p. C48, infine, c’è una grafica di tipo diverso (assomigliante più alla ramificazione di un percorso stradale che ad un albero) ma il succo è sempre lo stesso, perché fra i «primi pluricellulari», posti come tronco di base, e le estremità (artropodi, vertebrati) non c’è niente di definito, ma solo libere supposizioni.



7. L’EVOLUZIONE “A SALTI”



Il testo dedica un paragrafo (pp. C62-C63) per fare il punto della situazione attuale, introducendo così la moderna teoria degli “equilibri punteggiati”, formulata da Gould e Eldredge, con la quale si cerca di spiegare come mai non si trovano quegli “anelli di congiunzione” supposti da Darwin. La nuova teoria si chiama anche evoluzione “a salti” perché, invece di ipotizzare dei cambiamenti lenti e costanti come ha fatto Darwin, suppone dei cambiamenti significativi in tempi molto brevi, ai quali seguirebbero poi dei lunghi periodi nei quali la specie rimane pressoché invariata. Insomma, per farne un’illustrazione, secondo Darwin l’evoluzione avanzerebbe come una formica, mentre per Gould sarebbe una specie di cavalletta che salta proprio nell’attimo nel quale non la stiamo guardando. Gould rivaluta molto il “catastrofista” Cuvier, di solito poco apprezzato dagli evoluzionisti (vedi C52-C53) e, pur dichiarandosi evoluzionista, ne ha messo in crisi l’impianto geologico: anche la sua nuova teoria ha però il solito vecchio difetto, perché anche “l’evoluzione a salti” resta un’ipotesi che nessuno ha mai visto.



8. NON FAR PARLARE L’ACCUSA



Se in un processo si mettono tutti d’accordo per non far parlare l’accusa è evidente che l’imputato verrà assolto. Anche riguardo a Darwin viene data la parola sola alla difesa, con la scusa che gli oppositori sono creazionisti che dicono solo scemenze. Fui convinto 40 anni fa che, sul piano dei fatti osservati, era più credibile la Bibbia che Darwin. Allora erano pochissimi a pensarla così e non trovai nemmeno un libro che prendesse una chiara posizione contro il darwinismo. Oggi i libri in commercio che si oppongono alle idee di Darwin si contano a decine, ma ce ne sono tre particolarmente rilevanti, perché scritti da tre scienziati italiani che sono internazionalmente stimati: Giuseppe Sermonti (che nel 1980 ha pubblicato “Dopo Darwin” e poi, fra l’altro, “Dimenticare Darwin”, Il Cerchio, 2006), Antonino Zichichi (“Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo”, Saggiatore, 1999) e Massimo Piattelli Palmarini (che, con Jerry Fodor, ha appena pubblicato “Gli errori di Darwin”, Feltrinelli, 2010). Di grande rilevanza, in Italia, è stato un convegno promosso da un’Istituzione pubblica prestigiosa, cioè dalla Vice-Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche, convegno incentrato proprio su un esame critico del darwinismo: il libro che ne raccoglie gli Atti è a cura di Roberto de Mattei (Vice-Presidente del CNR) e si intitola “Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi”, Cantagalli, 2009. Questi quattro scienziati di rilievo non interpretano la Bibbia alla lettera e non possono essere certamente definiti “creazionisti”: anche i loro quattro libri contengono solo scemenze? Gli scienziati che rifiutano il confronto e la critica si comportano da scienziati o assomigliano proprio a quei religiosi intolleranti che vogliono combattere?

Un libro che presenta solo la difesa di Darwin, qual è il testo scolastico esaminato, costringendo gli oppositori ad usare espedienti vari per far arrivare la critica, fa vergogna ad una scuola che dovrebbe essere “palestra di idee” e non indottrinamento.



9. BIBBIA E/O DARWIN? UNA QUESTIONE DI FEDE



C’è chi è convinto che Darwin abbia ragione, chi ha più fiducia nella Bibbia, chi cerca di mescolare il pensiero di Darwin con quello della Bibbia e chi la vede in qualche altro modo. Trattandosi di questioni che non solo la scienza non ha risolto, ma che sono al di là del suo campo di indagine, ognuno dovrebbe sentirsi libero nelle proprie valutazioni e decisioni. La scuola dovrebbe trattare l’argomento mostrando le diverse prospettive, non è invece onesto presentare una tesi criticabile (qual è il darwinismo) come se fosse “verità scientifica non rifiutabile”.



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

Contatto | Links | Informazioni | Iscrizione | Contributi