Domanda
posta da un lettore di AISO
L'uomo
peccatore è salvato dal sangue di Cristo, è reso giusto
per la fede in Gesù e non per le buone opere che egli compie
(Romani 3:28).
Potete
spiegare cosa significa secondo voi? Basta la sola fede, o la fede
più le opere (rispetto della parola di Dio)? grazie
Risponde
AISO
Gentile
Emiliano,
mi è stata inoltrata la sua richiesta
relativa alla salvezza: per fede, per opere, o, per fede ed opere?
Questa non è una semplice domanda. È la domanda
numero 1, la più importante che si possa fare, e che da
millenni si pone ogni uomo che ha una corretta conoscenza di se. È
la domanda principale della religione e della teologia. In tanti
e da tanto si sono soffermati a cercare di dare una risposta a questa
domanda infinita. Una di queste ha percorso il medioevo cristiano Cur
Deus homo? “Perché Dio Uomo”, si domandava il
vescovo di Canterbury Sant’Anselmo, intendendo le nostre stesse
domande. Lo stesso si è posto Lutero quando saliva sulla scala
santa. Si tratta della domanda che prima o dopo tutti ci poniamo,
e questo in ambito cristiano, ma da sempre. Una domanda cui da sempre
ed ovunque tante risposte si son tentate e date. Tenterò
quindi di darle una risposta che vada un poco oltre le tante risposte
già date. Per dare un contributo a capire al meglio questo
aspetto fondamentale della rivelazione biblica è necessario
fare quell’esercizio che è d’obbligo ogni
qualvolta qualcuno vuole stabilire la giusta terapia. Fare la giusta
diagnosi. Nel nostro caso la malattia da ben diagnosticare è
il peccato! Si è spesso fatto riferimento al peccato come
ad un atto morale. Anche se è in parte vero il peccato è
ben di più, la Scrittura insiste diagnosticando il peccato
come in primis un atto esistenziale di separazione da Dio, di rifiuto
della Sua Signoria, di allontanamento dalla Sua presenza. Diversi
testi spiegano e propongono questo paradigma: Is 52:9; Gv16:9; At
3:14. Ma il problema non risiede tutto qui, sta nella
comprensione di chi sia il “dio” da cui ci si è
separati. Alla luce di questo diventa tutto meglio comprensibile sia
per la gravità del peccato che per la strada della salvezza.
Nella Bibbia la separazione da Dio non è tanto un atto morale,
ma come detto sopra è un atto di natura esistenziale, una
separazione dalla vita e dalla energia della vita. Infatti li sta
la vera sostanza del problema, Dio è vita ed il peccato è
separazione da Lui-Vita, (Deut 30:9-20; Pr 8:36; Ger 2:13). Questo è
vero per l’A.T. ma ancor di più per il N.T. Gesù
è la vita rifiutata dagli uomini, e per il N.T. qui sta la
sostanza del male: Gv 1:1-5; 17:3, 1Gv 5:10-13. L’opera dello
Spirito Santo, estrema soluzione di Dio per portare la salvezza
all’uomo sta proprio in questo, venire a far conoscere,
accettare, credere e capire Gesù Cristo: Gv 14:17,26; 15:26;
16:7-9,12-14. Senza questo si è nel peccato. Il
N.T. ci presenta un Dio, che è Gesù Cristo, che viene e
venendo si presenta come Creatore, (Gv 1:1-10; At 4:24; At 17:24-28;
Rm 11:36; 1 Co 8:6; Col 1:15-17; Eb 1:1-2) come Colui che ci sostiene
(At 17:28; Col 1:17; Eb 1:3) e che sarà autore della nostra
resurrezione (Gv 5:21; 11:25; 1Tess 4:13-17). Ma più
ancora di questo Egli è colui che “opera”,
“compie” in noi ogni opera, produce ogni frutto di
giustizia: Gv 15:5; Fil 2:13; 4:13. Opera la nostra santificazione: 1
Co 1:30; 6:11; 1 Tess 5:23-24. A conclusione di tutto questo
diventa chiaro ed evidente che le nostro opere proprio non ci stanno,
non posso compensare a nulla, possono solo essere il frutto nuova di
una pianta che innestata in Lui, produce frutti nuovi: Gal 5:19-22;
Col 3:1-4.
Paolo Benini
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