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Salvati per opere o per fede?
Feedback da Emiliano - 14/12/10-
 

Domanda posta da un lettore di AISO

L'uomo peccatore è salvato dal sangue di Cristo, è reso giusto per la fede in Gesù e non per le buone opere che egli compie (Romani 3:28).

Potete spiegare cosa significa secondo voi? Basta la sola fede, o la fede più le opere (rispetto della parola di Dio)? grazie

Risponde AISO

Gentile Emiliano,

mi è stata inoltrata la sua richiesta relativa alla salvezza: per fede, per opere, o, per fede ed opere?
Questa non è una semplice domanda. È la domanda numero 1, la più importante che si possa fare, e che da millenni si pone ogni uomo che ha una corretta conoscenza di se. È la domanda principale della religione e della teologia.
In tanti e da tanto si sono soffermati a cercare di dare una risposta a questa domanda infinita. Una di queste ha percorso il medioevo cristiano Cur Deus homo? “Perché Dio Uomo”, si domandava il vescovo di Canterbury Sant’Anselmo, intendendo le nostre stesse domande. Lo stesso si è posto Lutero quando saliva sulla scala santa.
Si tratta della domanda che prima o dopo tutti ci poniamo, e questo in ambito cristiano, ma da sempre. Una domanda cui da sempre ed ovunque tante risposte si son tentate e date.
Tenterò quindi di darle una risposta che vada un poco oltre le tante risposte già date.
Per dare un contributo a capire al meglio questo aspetto fondamentale della rivelazione biblica è necessario fare quell’esercizio che è d’obbligo ogni qualvolta qualcuno vuole stabilire la giusta terapia. Fare la giusta diagnosi. Nel nostro caso la malattia da ben diagnosticare è il peccato!
Si è spesso fatto riferimento al peccato come ad un atto morale. Anche se è in parte vero il peccato è ben di più, la Scrittura insiste diagnosticando il peccato come in primis un atto esistenziale di separazione da Dio, di rifiuto della Sua Signoria, di allontanamento dalla Sua presenza. Diversi testi spiegano e propongono questo paradigma: Is 52:9; Gv16:9; At 3:14.
Ma il problema non risiede tutto qui, sta nella comprensione di chi sia il “dio” da cui ci si è separati. Alla luce di questo diventa tutto meglio comprensibile sia per la gravità del peccato che per la strada della salvezza. Nella Bibbia la separazione da Dio non è tanto un atto morale, ma come detto sopra è un atto di natura esistenziale, una separazione dalla vita e dalla energia della vita.
Infatti li sta la vera sostanza del problema, Dio è vita ed il peccato è separazione da Lui-Vita, (Deut 30:9-20; Pr 8:36; Ger 2:13). Questo è vero per l’A.T. ma ancor di più per il N.T. Gesù è la vita rifiutata dagli uomini, e per il N.T. qui sta la sostanza del male: Gv 1:1-5; 17:3, 1Gv 5:10-13. L’opera dello Spirito Santo, estrema soluzione di Dio per portare la salvezza all’uomo sta proprio in questo, venire a far conoscere, accettare, credere e capire Gesù Cristo: Gv 14:17,26; 15:26; 16:7-9,12-14. Senza questo si è nel peccato.  
Il N.T. ci presenta un Dio, che è Gesù Cristo, che viene e venendo si presenta come Creatore, (Gv 1:1-10; At 4:24; At 17:24-28; Rm 11:36; 1 Co 8:6; Col 1:15-17; Eb 1:1-2) come Colui che ci sostiene (At 17:28; Col 1:17; Eb 1:3) e che sarà autore della nostra resurrezione (Gv 5:21; 11:25; 1Tess 4:13-17).
Ma più ancora di questo Egli è colui che “opera”, “compie” in noi ogni opera, produce ogni frutto di giustizia: Gv 15:5; Fil 2:13; 4:13. Opera la nostra santificazione: 1 Co 1:30; 6:11; 1 Tess 5:23-24.
A conclusione di tutto questo diventa chiaro ed evidente che le nostro opere proprio non ci stanno, non posso compensare a nulla, possono solo essere il frutto nuova di una pianta che innestata in Lui, produce frutti nuovi: Gal 5:19-22; Col 3:1-4.

Paolo Benini


 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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