L’uomo ha
davvero sintetizzato la vita?
A fine maggio 2010,
telegiornali e quotidiani riportavano la straordinaria prodezza del dott. Craig
Venter che annunciava di aver creato una forma di vita artificiale. Molti
antagonisti del creazionismo si sono avvalsi della notizia a sostegno delle
loro posizioni e per schernire per l’ennesima volta i creazionisti.
Che cosa ha
effettivamente realizzato il dott. Venter, e cosa significa per il dibattito
sulle origini?
Le notizie di prima pagina
riportavano testi quali: “Costruita prima cellula artificiale” (TGCom, 20/5/2010).
Leggendo l’articolo, si viene a scoprire che il dott. Venter ha costruito il
genoma di un batterio e lo ha iniettato in una cellula. Prendiamo nota di cosa
significa questo. Il DNA è stato costruito partendo da zero e poi è stato
inserito in una cellula pre-esistente, confermando chiaramente che per
la vita non è sufficiente il solo DNA. Per poter funzionare, esso necessita
dell’intero macchinario della cellula, confermando così che l’evoluzione chimica,
detta anche abiogenesi (l’origine della vita da sostanze inanimate), rimane un
circolo vizioso. Il DNA non serve a nulla senza una macchina per decodificarlo,
ma questa macchina stessa è codificata nel DNA.
Il DNA può essere considerato
come un software. Il dott Venter spiega che quando il software DNA di una
cellula viene sostituita, essa inizia subito a leggere il nuovo software e a
produrre delle proteine diverse. “La vita è il risultato di un processo di
informatica. Il nostro codice genetico è il software e le nostre cellule
leggono costantemente il nostro codice genetico, costruendo nuove proteine, e
le proteine costruiscono gli altri componenti della cellula”.1
Questo corrisponde a quanto
detto dall’evoluzionista Paul Davies, il quale spiega la cellula vivente come
un supercomputer incredibilmente potente. Il segreto della vita non sta negli
ingredienti chimici del DNA, ma nel loro ordinamento organizzativo. Davies
descrive la cellula vivente come “un sistema incredibilmente complesso che elabora
e riproduce informazioni”. Spiega inoltre che “il tentativo di generare la vita
mescolando sostanze chimiche in una fiala è come saldare interruttori e cavi
nel tentativo di produrre Windows 98. Semplicemente, non funziona perché il
concetto è sbagliato prima di partire”.2
Questo fatto fondamentale
mette in serie difficoltà gli evoluzionisti che cercano di spiegare come la
prima forma di vita sia comparsa come risultato della combinazione di alcune
sostanze chimiche contenenti molecole cieche e disordinate. Com’è potuto uscire
da questo caos una macchina in grado di progettare e scrivere il proprio
software?
Tornando a considerare
l’impresa di Venter, vediamo che egli ha modellato il suo software seguendo
l’organizzazione conosciuta del più semplice organismo in grado di
riprodursi, il Mycoplasma. In seguito ha sintetizzato del DNA (copiando
la sequenza del Mycoplasma), e lo ha leggermente modificato aggiungendo
quattro “filigrane” per poterlo riconoscere in seguito a una esposizione a
certi farmaci. Questo DNA è stato poi impiantato in un batterio dello stesso
genere. La sintesi di una qualsiasi molecola DNA estesa è estremamente
difficile e Venter ha realizzato una molecola lunga oltre un milione di lettere
di codice, il che rimane piuttosto lontano da quanto realizzabile per puro caso
da una zuppa primordiale. Una zuppa primordiale, poi, avrebbe prodotto un
rapporto di 50/50 tra aminoacidi di molecole levogire e destrogire, come
avvenne nel famoso esperimento di Miller del 1952. Peccato che la sola presenza
di una molecola destrogira avrebbe distrutto la vita, la quale consiste
unicamente in aminoacidi formati da catene di proteine di molecole levogire.
Per creare il suo DNA, Venter ha utilizzato proteine di lievito per collegare
catene di DNA, che rimane chimicamente instabile. Considerando tutto questo,
quello che Venter ha realizzato nel produrre il DNA è stato una vera prodezza
scientifica. Ma la domanda che dobbiamo porci è: Venter ha veramente creato la
vita?
Il bioingegnere James Collins
della Howard Hughes Medical Institute, ricercatore alla Boston University, dice
che tecnicamente questo genoma creato dall’uomo non è artificiale.
“Artificiale” implica la sintesi, o la creazione partendo dal zero, non
plagiarlo da un genoma naturale. Inoltre, l’esperimento ha necessitato di una
cellula ricevente per fornire il citoplasma che potesse accogliere il genoma
trapiantato.3 Glenn McGee del Center for Practical Bioethics di
Kansas City aggiunge che l’affermazione di aver creato la vita artificiale
richiede che l’intero organismo sia prodotto dalle materie prime. “Hanno
trapiantato con successo il DNA da un organismo all’altro senza danneggiare il
funzionamento del DNA precedente...”, egli dice. “Spiegata così, la notizia
rimane notevolmente meno significativa”.3
Un altro scettico nei
confronti di questa notizia è il genetista Steve Jones, anch’egli non
favorevole alle posizioni creazioniste. “L’idea che questo sia come prendere il
posto di Dio è semplicemente assurdo. Quello che Venter ha fatto in termini
genetici si potrebbe paragonare a modificare un programma Apple Mac e farlo
funzionare su un PC, e poi dichiarare di aver creato un computer. Non è banale,
ma le affermazioni che sono state fatte al riguardo sono assolutamente
assurde”.4
Quale conclusione?
Analizzando l’affermazione di
Venter di aver creato la vita artificiale, vediamo che sono state applicate
l’intelligenza e una progettazione meticolosa per usare proteine di lievito per
unire catene corte di DNA, e che il DNA così prodotto è stato impiantato in una
cellula preesistente. È stata creata una forma di vita artificiale in
laboratorio? Gli scienziati evoluzionisti, esperti in genetica e biologia,
dicono categoricamente di no. L’uomo ha fatto un passo in più verso la conferma
della possibilità dell’evoluzione chimica, detta abiogenesi? Ancor meno. Gli
evoluzionisti che inizialmente hanno usufruito di questa notizia per sostenere
le loro posizioni, ora invece si sono mostrati semplicemente accecati dai loro
dogmi, disinformati su quello che realmente costituisce e implica la loro amata
ipotesi sull’origine della vita e trascinati dall’onda di preconcetti che si
chiama evoluzione. Alla fine, si è trattato ancora una volta di nient’altro che
di un ennesimo evento mediatico, simile a quelli del lemure Ida e del fossile Ardipithecus
Sediba. L’evoluzione altro non è che un dogma sulle origini senza alcun
fondamento. Senza l’abiogenesi, neanche l’evoluzione può sussistere.
Adattato da un articolo di
Jonathan Sarfati, CMI
1.
http://www.guardian.co.uk/science/video/2010/may/20/craig-venter-new-life-form.
2.
Davies,
P., How we could create life—The key to existence will be found not in
primordial sludge, but in the nanotechnology of the living cell, The Guardian,
11 December 2002, www.guardian.co.uk/education/2002/dec/11/highereducation.uk.
3.
http://www.sciencenews.org/view/generic/id/59438/title/Genome_from_a_bottle.
4.
http://www.guardian.co.uk/theobserver/2010/may/23/observer-profile-craig-venter.