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BERTOLINI RISPONDE A VEROLINI
di S. Bertolini - 18/11/10 -
 



Il 22 Ottobre si è tenuto a Roma il contraddittorio organizzato dalla nostra associazione; sul blog di Aldo Piombino http://aldopiombino.blogspot.com, Roberto Verolini ha presentato due post in cui attacca la nostra posizione.




Leggendo l’articolo ho tirato un sospiro di sollievo perchè finalmente alcuni evoluzionisti (Verolini incluso) hanno capito che i creazionisti accettano pienamente la selezione naturale, la speciazione e la possibilità di variazione all’interno della specie biblica. Peccato che poi, chiaramente, mostrano di non aver capito o di non aver voluto ascoltare la spiegazione del meccanismo che è stato presentato e spiegato diverse volte, addirittura continuano a persistere nel creare avversari di comodo, visto che non vogliono prendersi il dovuto impegno nell’ascoltare e comprendere quanto viene spiegato e specificato dai sostenitori del creazionismo. Questo si evince da quanto scritto da Verolini sugli ominidi:

Perché creare ex novo vari ominidi tra cui far sopravvivere alla selezione naturale solo l’Homo Sapiens Sapiens?
Cui prodest Homo erectus e Homo habilis?”


Non solo l’Homo habilis non è più considerato un taxon valido neanche dagli paleontologi evoluzionisti1,2, ma Dio non ha creato vari ominidi per poi ricavarne Homo sapiens sapiens tramite un meccanismo di morte e sofferenza. Il pregiudizio evoluzionista ha sempre il sopravvento, anche quando gli evoluzionisti cercano di seguire i ragionamenti creazionisti. Tutti i fossili dei cosi detti ominidi (una descrizione molto vaga) si possono considerare: varie specie di scimmie o altrimenti pienamente umani. Non esistono diverse specie d’uomo, ma esiste unicamente la razza umana.

Dio, certamente, non ha creato l’uomo, come cita Verolini, “prelevando da gonadi di primati dalla coscienza obnubilata collezioni di geni da mescolare ad arte per formare nuovi individui”... Questa interpretazione è causa dei maledetti presupposti evoluzionisti, che turbano la capacità di Verolini ad intraprendere una riflessione obiettiva! Dio ha creato tutte le specie bibliche contemporaneamente con un vasto patrimonio genetico con la possibilità di variazione tramite la selezione naturale.

Non è una novità che i creazionisti accettano il meccanismo della speciazione e della variazione. Infatti, è stato proprio il creazionista Edward Blyth (1810–1873) ad influenzare maggiormente Darwin. Blyth fu un chimico e zoologo inglese che scrisse tre importanti articoli sulla selezione naturale che furono pubblicati nella rivista The Magazine of Natural History da 1835 a 18373, prima che Darwin scrisse L’origine delle specie nel 1859. L’Università di Cambridge, possiede le coppie personali di Darwin di questi articoli con gli appunti scritte dalla mano di Darwin nei margini!4 Darwin è stato accusato da Loren Eiseley, Benjamin Franklin Professore di Antropologia e Storia della Scienza, Università di Pennsylvania, di avere “preso in prestito” (plagiato) il lavoro di altri come Blyth.5

Come già ampiamente dimostrato al livello molecolare (comodamente ignorato dagli evoluzionisti), la selezione naturale non aggiunge mai nuove informazioni genetiche, ma risulta sempre con una riduzione e degenerazione del genoma. Le mutazioni sono classificate come dannose, benefiche o neutrali. Quelle benefiche sono rarissime (sempre una perdita di funzione ed informazione). A dimostrarlo sono i dati dell’osservazione. Quelle dannose tendono ad essere eliminate dalla selezione naturale. Invece quelle neutrali sono le più numerose e più facilmente si fissano nel genoma. Il risultato netto dell’accumulo delle mutazioni neutrali è la lenta e progressiva degenerazione del genoma. Una perdita d’informazione genetica che assomiglia all’aumento dell’entropia, chiamata da John Sanford “entropia genetica”.6 Nel suo libro Sanford (fra i più importanti genetisisti del mondo), dichiara che “l’assioma primario dell’evoluzione è sbagliato.” I meccanismi genetici non spiegano l’origine dell’informazione nel genoma, nemmeno come si possa conservare. La vita non è attualmente in fase né di progresso né di conservazione, ma di degenerazione, al punto che l’estinzione del genoma umano appare tanto certa e deterministica quanto l’estinzione delle stelle, come riconosciuto da altri genetisti delle popolazioni evoluzionisti.7

Gli alberi genealogici (similitudine per discendenza) a cui si riferisce Verolini sono una favola. Sono proprio gli studi molecolari a mostrare che la somiglianza del fenotipo non sempre riflette quella del genoma. In base alle somiglianze di strutture (quadrupedi) e alimentazione (ruminanti) uno si aspetterebbe che il DNA del cavallo sarebbe più vicino a quello della mucca che non a quello del pipistrello. Dalle recenti ricerche pubblicate nella prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, sembrerebbe che questo preconcetto di somiglianza di forma per discendenza sia completamente infondato. Il cavallo è più vicino al pipistrello per il suo DNA.8 Questi dati e bibliografie sono state spiegate a Verolini, ma come già menzionato, gli evoluzionisti non vogliono ascoltare e si lasciano accecare da visioni dogmatiche che trascurano i reali dati empirici. Omologia ed embriologia non sostengono in nessun modo la favola dell’albero genealogico.9

Infatti va cestinato anche l’amato albero evolutivo. Un recente articolo nel New Scientist conferma che il legame evoluzionistico fra tutte le specie, rappresentato in varie forme come un albero evolutivo, è solo un desiderio effimero, scombussolando gli evoluzionisti con la frase: “Darwin aveva torto”10. L’articolo cita Eric Bapteste, Biologo, Università Pierre & Marie Curie, Parigi,

Non esiste alcuna prova che l’albero della vita sia una realtà”.11

I creazionisti sostengono, da sempre, che i fossili appaiono improvvisamente e pienamente formati nei vari strati.
E’ in fase di perfezionamento un nuovo metodo di classificazione degli esseri viventi, chiamata baraminologia, che dovrebbe rimpiazzare l’arcaica classificazione linneana ideata prima della scoperta dell’esistenza dei geni, in cui gli evoluzionisti cercano ancora di inserire la loro ipotesi, senza, ovviamente, riuscirci. E’ la biologia molecolare stessa che nega l’albero evolutivo. La baraminologia, invece, considera le nuove conoscenze del mondo molecolare con la classificazione delle forme di vita.

Concludo con un commento sull’ultima obiezione posta da Verolini: “Perché, nel corso di questi sedicenti interventi, l’Eterno non ha dispensato i nuovi arrivati dei già evidenti difetti strutturali dei vari organi e reti metaboliche che causano gravi e tragici patologie anche su innocenti esseri viventi?” .
Che Dio abbia creato le imperfezioni negli animali è un altro avversario di comodo; i creazionisti sostengono che Dio creò l’uomo e gli altri animali perfetti12. Verolini poteva opportunamente svolgere una rapida e semplice lettura della Genesi scoprendo che l’imperfezione subentrò nel creato (dopo la disobbedienza dell’uomo, chiamato peccato), ecco allora svilupparsi la degenerazione del genoma, l’incremento delle mutazioni (che risultano in una perdita d’informazione genetica) e cosi le gravi patologie dei esseri viventi. Questo quadro risulta perfettamente congruo con il modello creazionista delle nostre origini.

Mi auguro che Verolini possa prendersi l’impegno di studiare e approfondire quello che veramente viene sostenuto dai creazionisti senza ricorrere ai soliti avversari di comodo che vengono inventati opportunamente. Sarebbe positivo se gli evoluzionisti studiassero anche la loro ipotesi con gli occhi aperti cercando di liberarsi da pregiudizi, riuscendo, forse, a vedere tutti gli errori della loro ipotesi.  Gli evoluzionisti si perdono nei dettagli e non vedono l'essenziale.

1.Spoor, F. et al., Implications of new early Homo fossils from Ileret, east of Lake Turkana, Kenya, Nature 448:688-691, 9 August 2007.
2. Line, P., Fossil evidence for alleged apemen—Part 1: the genus Homo, Journal of Creation 19(1):22-32, 2005.
3.Blyth, E., The Magazine of Natural History Volumes 8, 9 and 10, 1835–1837. Sourced from ref. 8, Appendices.
4.Bradbury, A., Charles Darwin—The truth? Part 7—The missing link, <www3.mistral.co.uk/bradburyac/dar7.html>, 30 October 2003.
5.Eiseley, L., Darwin and the Mysterious Mr X, E.P. Dutton, New York, 1979, published posthumously by the executors of his will; from Eiseley, L., Charles Darwin, Edward Blyth, and the Theory of Natural selection, Proceedings of the American Philosophical Society 103(1):94–114, February 1959.
6.Dr.J.C.Sanford, Genetic Entropy & The Mystery of the Genome, FMS Publications, 3rd Ed., 2008, p.27.
7.Higgins & Lynch, 2001, Metapopulation extinction caused by mutation accumulation, Proceedings of the National Accademy of Sciences, February 27, 2001 vol. 98 no. 5 2928-2933.
8.Proceedings of the National Academy of Sciences, DOI: 10.1073/pnas.0603797103.
9.de Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press, London, p. 13, 1971.
10.New Scientist, Gennaio, 2009.
11.Lawnton, G., Uprooting Darwin’s tree, New Scientist, 201(2692):34–39, 24 January 2009.
12. Genesi Cap.1.

 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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