Il
22 Ottobre si è tenuto a Roma il contraddittorio organizzato
dalla nostra associazione; sul blog di Aldo Piombino
http://aldopiombino.blogspot.com,
Roberto Verolini ha presentato due post in cui attacca la nostra
posizione.
Leggendo l’articolo
ho tirato un sospiro di sollievo perchè finalmente alcuni
evoluzionisti (Verolini incluso) hanno capito che i creazionisti
accettano pienamente la selezione naturale, la speciazione e la
possibilità di variazione all’interno della specie
biblica. Peccato che poi, chiaramente, mostrano di non aver
capito o di non aver voluto ascoltare la spiegazione del
meccanismo che è stato presentato e spiegato diverse volte,
addirittura continuano a persistere nel creare avversari di comodo,
visto che non vogliono prendersi il dovuto impegno nell’ascoltare
e comprendere quanto viene spiegato e specificato dai sostenitori del
creazionismo. Questo si evince da quanto scritto da Verolini sugli
ominidi:
“Perché
creare ex novo vari ominidi tra cui far sopravvivere alla selezione
naturale solo l’Homo Sapiens Sapiens? Cui
prodest Homo erectus e Homo habilis?”
Non
solo l’Homo habilis non è più considerato
un taxon valido neanche dagli paleontologi evoluzionisti1,2,
ma Dio non ha creato vari ominidi per poi ricavarne Homo sapiens
sapiens tramite un meccanismo di morte e sofferenza. Il
pregiudizio evoluzionista ha sempre il sopravvento, anche quando gli
evoluzionisti cercano di seguire i ragionamenti creazionisti. Tutti i
fossili dei cosi detti ominidi (una descrizione molto vaga) si
possono considerare: varie specie di scimmie o altrimenti pienamente
umani. Non esistono diverse specie d’uomo, ma esiste unicamente
la razza umana.
Dio,
certamente, non ha creato l’uomo, come cita Verolini,
“prelevando da gonadi di primati dalla coscienza obnubilata
collezioni di geni da mescolare ad arte per formare nuovi
individui”... Questa interpretazione è causa dei
maledetti presupposti evoluzionisti, che turbano la capacità
di Verolini ad intraprendere una riflessione obiettiva! Dio ha creato
tutte le specie bibliche contemporaneamente con un vasto patrimonio
genetico con la possibilità di variazione tramite la selezione
naturale.
Non è
una novità che i creazionisti accettano il meccanismo della
speciazione e della variazione. Infatti, è stato proprio il
creazionista Edward Blyth (1810–1873) ad influenzare
maggiormente Darwin. Blyth fu un chimico e zoologo inglese che
scrisse tre importanti articoli sulla selezione naturale che furono
pubblicati nella rivista The Magazine of Natural History da
1835 a 18373, prima che Darwin scrisse L’origine
delle specie nel 1859. L’Università di Cambridge,
possiede le coppie personali di Darwin di questi articoli con gli
appunti scritte dalla mano di Darwin nei margini!4 Darwin
è stato accusato da Loren Eiseley, Benjamin Franklin
Professore di Antropologia e Storia della Scienza, Università
di Pennsylvania, di avere “preso in prestito” (plagiato)
il lavoro di altri come Blyth.5
Come
già ampiamente dimostrato al livello molecolare (comodamente
ignorato dagli evoluzionisti), la selezione naturale non aggiunge
mai nuove informazioni genetiche, ma risulta sempre con una
riduzione e degenerazione del genoma. Le mutazioni sono classificate
come dannose, benefiche o neutrali. Quelle benefiche sono rarissime
(sempre una perdita di funzione ed informazione). A dimostrarlo sono
i dati dell’osservazione. Quelle dannose tendono ad essere
eliminate dalla selezione naturale. Invece quelle neutrali sono le
più numerose e più facilmente si fissano nel genoma. Il
risultato netto dell’accumulo delle mutazioni neutrali è
la lenta e progressiva degenerazione del genoma. Una perdita
d’informazione genetica che assomiglia all’aumento
dell’entropia, chiamata da John Sanford “entropia
genetica”.6 Nel suo libro Sanford (fra i più
importanti genetisisti del mondo), dichiara che “l’assioma
primario dell’evoluzione è sbagliato.” I
meccanismi genetici non spiegano l’origine dell’informazione
nel genoma, nemmeno come si possa conservare. La vita non è
attualmente in fase né di progresso né di
conservazione, ma di degenerazione, al punto che l’estinzione
del genoma umano appare tanto certa e deterministica quanto
l’estinzione delle stelle, come riconosciuto da altri genetisti
delle popolazioni evoluzionisti.7
Gli
alberi genealogici (similitudine per discendenza) a cui si riferisce
Verolini sono una favola. Sono proprio gli studi molecolari a
mostrare che la somiglianza del fenotipo non sempre riflette quella
del genoma. In base alle somiglianze di strutture (quadrupedi) e
alimentazione (ruminanti) uno si aspetterebbe che il DNA del cavallo
sarebbe più vicino a quello della mucca che non a quello del
pipistrello. Dalle recenti ricerche pubblicate nella prestigiosa
rivista Proceedings of the National Academy of Sciences,
sembrerebbe che questo preconcetto di somiglianza di forma per
discendenza sia completamente infondato. Il cavallo è più
vicino al pipistrello per il suo DNA.8 Questi dati e
bibliografie sono state spiegate a Verolini, ma come già
menzionato, gli evoluzionisti non vogliono ascoltare e si lasciano
accecare da visioni dogmatiche che trascurano i reali dati empirici.
Omologia ed embriologia non sostengono in nessun modo la favola
dell’albero genealogico.9
Infatti
va cestinato anche l’amato albero evolutivo. Un recente
articolo nel New Scientist conferma che il legame
evoluzionistico fra tutte le specie, rappresentato in varie forme
come un albero evolutivo, è solo un desiderio effimero,
scombussolando gli evoluzionisti con la frase: “Darwin aveva
torto”10. L’articolo cita Eric Bapteste,
Biologo, Università Pierre & Marie Curie, Parigi,
“Non esiste alcuna
prova che l’albero della vita sia una realtà”.11
I
creazionisti sostengono, da sempre, che i fossili appaiono
improvvisamente e pienamente formati nei vari strati.
E’ in fase di
perfezionamento un nuovo metodo di classificazione degli esseri
viventi, chiamata baraminologia, che dovrebbe rimpiazzare
l’arcaica classificazione linneana ideata prima della scoperta
dell’esistenza dei geni, in cui gli evoluzionisti cercano
ancora di inserire la loro ipotesi, senza, ovviamente, riuscirci. E’
la biologia molecolare stessa che nega l’albero evolutivo. La
baraminologia, invece, considera le nuove conoscenze del mondo
molecolare con la classificazione delle forme di vita.
Concludo con un commento
sull’ultima obiezione posta da Verolini: “Perché,
nel corso di questi sedicenti interventi, l’Eterno non ha
dispensato i nuovi arrivati dei già evidenti difetti
strutturali dei vari organi e reti metaboliche che causano gravi e
tragici patologie anche su innocenti esseri viventi?” .
Che Dio abbia creato le
imperfezioni negli animali è un altro avversario di comodo; i
creazionisti sostengono che Dio creò l’uomo e gli altri
animali perfetti12. Verolini poteva opportunamente
svolgere una rapida e semplice lettura della Genesi scoprendo che
l’imperfezione subentrò nel creato (dopo la
disobbedienza dell’uomo, chiamato peccato), ecco allora
svilupparsi la degenerazione del genoma, l’incremento delle
mutazioni (che risultano in una perdita d’informazione
genetica) e cosi le gravi patologie dei esseri viventi. Questo quadro
risulta perfettamente congruo con il modello creazionista delle
nostre origini.
Mi
auguro che Verolini possa prendersi l’impegno di studiare e
approfondire quello che veramente viene sostenuto dai creazionisti
senza ricorrere ai soliti avversari di comodo che vengono inventati
opportunamente. Sarebbe positivo se gli evoluzionisti studiassero
anche la loro ipotesi con gli occhi aperti cercando di liberarsi da
pregiudizi, riuscendo, forse, a vedere tutti gli errori della loro
ipotesi. Gli evoluzionisti si perdono nei dettagli e non vedono
l'essenziale.
1.Spoor,
F. et al., Implications of new early Homo fossils from Ileret, east
of Lake Turkana, Kenya, Nature 448:688-691, 9 August 2007.
2. Line,
P., Fossil evidence for alleged apemen—Part 1: the genus Homo,
Journal of Creation 19(1):22-32, 2005. 3.Blyth,
E., The Magazine of Natural History Volumes 8, 9 and 10,
1835–1837. Sourced from ref. 8, Appendices.
4.Bradbury,
A., Charles Darwin—The truth? Part 7—The missing link,
<www3.mistral.co.uk/bradburyac/dar7.html>, 30 October 2003.
5.Eiseley,
L., Darwin and the Mysterious Mr X, E.P. Dutton, New York, 1979,
published posthumously by the executors of his will; from Eiseley,
L., Charles Darwin, Edward Blyth, and the Theory of Natural
selection, Proceedings of the American Philosophical Society
103(1):94–114, February 1959. 6.Dr.J.C.Sanford,
Genetic Entropy & The Mystery of the Genome, FMS Publications,
3rd Ed., 2008, p.27. 7.Higgins
& Lynch, 2001, Metapopulation extinction caused by mutation
accumulation, Proceedings of the National Accademy of Sciences,
February 27, 2001 vol. 98 no. 5 2928-2933.
8.Proceedings
of the National Academy of Sciences, DOI:
10.1073/pnas.0603797103. 9.de
Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press,
London, p. 13, 1971. 10.New
Scientist, Gennaio, 2009. 11.Lawnton,
G., Uprooting Darwin’s tree, New Scientist,
201(2692):34–39, 24 January 2009. 12.
Genesi Cap.1.
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