di Luigi Caratelli
Come sempre sarcastico, ma solo quanto basta. Giuseppe
Sermonti si ripresenta al pubblico italiano con un nuovo lavoro sul tema
dell’evoluzionismo. Nel 1980, scritto insieme al paleontologo Roberto Fondi,
Sermonti pubblicò “Dopo Darwin”, un testo accurato e spietato contro il
darwinismo della “mutazione e selezione”. A distanza di ventitré anni, le sue
convinzioni sulla inattendibilità di gran parte della dottrina darwinista, sono
raccolte in “Dimenticare Darwin”, che esce per i caratteri della casa Il
Cerchio di Rimini.
In questo nuovo lavoro, fatto in ‘solitaria’, Sermonti
stuzzica il pensiero e oppone alle tante ‘dimostrazioni mancanti’ della teoria
evoluzionistica, la forza e la bellezza della natura che, con i suoi misteri e i
suoi segreti, continua a rinviarci a sfere sublimi costringendoci ad andare
‘oltre’ Darwin: «Lo spazio contiene le forme inespresse che attirano a sé la
vita – argomenta l’autore -, e una mente la sviluppa verso esiti innumerevoli e
prescritti... la furba logica dell’adattamento ci deve ancora spiegare perché
l’insetto-foglia volasse... prima delle foglie e perché il gene che sovraintende
al tondo occhio celeste del gatto conosca lo sfaccettato occhio rosso del
moscerino dell’aceto. Ci deve spiegare come l’uomo, la forma di animale più
aurorale, possa essere apparso per ultimo, prima dello scimmione curvo,
specializzato e senile».
Molto interessanti le pagine in cui Sermonti analizza e
critica quella che sembrava la “risorsa prima dell’evoluzione”, cioè la
riproduzione con mutazione. In realtà, dice lo scienziato, nella vita selvatica,
la mutazione morfologica è la mosca bianca, ed i testi accademici al capitolo
Mutazione mostrano solo la pecora nana, il bambino albino, la pianta atrofica.
Mutazioni assistite, perché la natura non le avrebbe tollerate. Scrive Sermonti,
alla pag. 8 del suo libro: «Dal punto di vista molecolare, cioè
della variazione nel testo del DNA, la mutazione è il fenomeno degenerativo per
eccellenza, l’errore di copiatura, l’entropia del patrimonio genetico... La
cellula possiede meccanismi di riparo della mutazione, e l’organismo opera
processi eliminatori dei mutanti che comprendono la selezione e la sessualità.
Senza queste difese la mutazione distruggerebbe in breve tutti i testi genetici.
In ogni caso il suo compito, poiché i biologi molecolari la pretendono cieca, è
demolitivo. Fare di essa il motore del mondo, contando sul rarissimo evento di
sbagli fortunati, è davvero una povera risorsa, tanto più che queste
trasgressioni legittimate non sono mai state trovate».
Di questo tenore il resto delle 144 pagine
che compongono il volume. Un lavoro che non può mancare nelle letture, non solo
degli specialisti in materia, ma anche in quelle di qualsiasi lettore sprovvisto
di conoscenze specifiche, grazie all'accessibilità e alla scorrevolezza della
presentazione.
Per una completa panoramica dei soggetti trattati
aggiungiamo che Sermonti, come suo solito, agli argomenti di carattere
prettamente scientifico ama accostare sue considerazioni sul senso della vita. È
così che accanto a capitoli riguardanti la storia e le scoperte della genetica,
delle proteine e delle singolarità degli insetti, compaiono gustose
disquisizioni sulla mente e sul senso dell’esistenza, le quali, anziché togliere
qualcosa all’impianto scientifico della vita, ne arricchiscono la conoscenza
invitando il lettore a considerare la “Mente” che si è divertita a ordinare il
mondo in “fogge, colori e canti” come «risultato, festoso, di un’intima
necessità di espressione, che prorompe nella sovrabbondante varietà dei
viventi».
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