Presentare
brevemente le vive linee di pensiero che nella biologia contemporanea
si discostano dal paradigma di Darwin è un’impresa
impossibile nel breve spazio a nostra disposizione. Si tratta in
realtà
di un universo complesso e ricchissimo, che merita approfondimenti
monografici. Qui forniremo perciò soltanto alcuni, incompleti
spunti, e cercheremo, in mancanza di una ventura
sintesi
teorica e storica, di tracciare un possibile percorso dal nostro
punto di vista. Come osservato da più parti, l’ostacolo
maggiore alla messa in discussione del neo-darwinismo
consiste
nella mancanza di un’alternativa. Se non è la selezione
naturale, che cos’altro muove mai l’evoluzione? Poiché
oltre un secolo di ricerche non ha prodotto elementi sufficienti a
eliminare le
debolezze
della teoria, che anzi si sono rivelate sempre maggiori, tale domanda
è divenuta l’ultimo bastione di tutti i difensori dello
status quo ideologico all’interno della biologia. È
normale che una
simile
situazione si riscontri anche in altri ambiti disciplinari, ma ci
sembra significativo, per l’approfondimento della relazione fra
struttura del capitalismo e paradigma biologico, che essa si sia
protratta
stagnante per lo stesso lasso di tempo storico fino ad oggi in
economia. Scriveva ad es. John M. Keynes nel 1933:
29
S. Carrà, Prefazione a: A. Lima-de-Faria, Evoluzione
senza selezione. Autoevoluzione di forma e funzione, trad. It.
Nova
Scripta, Genova 2003, p. xx.
«il
capitalismo decadente, internazionale ma individualistico, nelle cui
mani ci siamo trovati dopo la guerra, non è un successo. Non è
intelligente, non è bello, non è giusto, non è
virtuoso, – e non
mantiene
quel che ha promesso. In breve, non ci piace, e stiamo anzi
cominciando a disprezzarlo. Ma quando
ci domandiamo che cosa dobbiamo mettere al suo posto, siamo
estremamente perplessi.»30
Ovviamente,
a cominciare dalla comune compagine culturale d’origine, è
scontato l’intreccio tematico e metodologico tra darwinismo e
liberismo economico. Valga qui affermare che la dottrina
della
“mano invisibile”, il concetto cioè di uno
sviluppo fisiologico dei mercati promosso dalla libera competizione,
nasce nel contesto del tentativo di matematizzare l’economia
(Léon Walras,
1834-1910),
e conferirle così la dignità disciplinare
dell’esattezza.
Riguardo
alla mancanza di un’alternativa in biologia, Giuseppe Sermonti
ha sostenuto più volte che gli scienziati dovrebbero cambiare
radicalmente atteggiamento, e rinunciare a imbrigliare ad ogni
costo
la natura, col rischio di trasformare la scienza in una sterile rete
mentale. Se non possediamo elementi per dare risposta ai grandi
quesiti – e non è garantito che li possiederemo mai –
meglio
sarebbe
servire la verità rimanendo in silenzio e in ascolto. Per chi
si è votato alla ricerca, la contemplazione e la saggezza sono
esiti tanto maggiormente desiderabili del dominio sulle cose,
ancor
più se questo risulta fittizio e mefistofelico. Ipotesi,
modelli, tentativi sperimentali sono frammentarie affabulazioni della
libertà, dell’intelligenza e, perché no, della
bellezza dell’uomo nel
mondo,
capaci di riflettere un po’ di luce, anche se impossibilitati a
rinchiuderla.L’invito di Sermonti all’esodo dalla forma
mentis dello scienziato in carriera, trasformatosi in un
ibrido
d’uomo d’affari, s’inserisce in un pensiero
complesso e vasto di critica allo scientismo e alla nostra società,
del quale l’evoluzionismo non è che un capitolo, per
quanto significativo e
addirittura
paradigmatico.33
Niente
affatto filosofica, e tutta interna all’agone teorico della
disciplina, è invece la proposta di Antonio Lima-de-Faria, il
quale ha raccolto alla lettera la sfida, e ha contrapposto una sua
affascinante
alternativa alla selezione naturale: la teoria dell’autoevoluzione
morfofunzionale.34 Tra
questi due poli metodologici, su posizioni più o meno sfumate
fra positività ed epistemologia, si
situano
pensatori di scuole e formazioni diverse. La tesi che seguiremo, e
che fornirà il criterio di segnalazione di alcuni Autori, è
che questi valorosi ribelli condividono comunque il rifiuto del
guscio
in cui sembra esser stata rinchiusa la biologia teoretica. In realtà,
fra i loro colleghi, essi godono di un prestigio e di una simpatia
assai maggiori di quanto, per ragioni di opportunità
accademica,
non sia dato vedere.35
L’insofferenza del meccanismo
caso-selezione, da un secolo e mezzo tanto chiaro e caro a qualunque
professorino di liceo, li accomuna quasi tutti. Essi sono stati
capaci
di scavalcare un simile robustissimo luogo comune universalmente
condiviso, come abbiamo visto, anche al di fuori della biologia.
Hanno dovuto combattere contro l’inerzia della convenzione,
e
affrontare complicazioni accademiche e sociali serie e dolorose. Si
tratta dunque di persone assai 30
J. M. Keynes, Autarchia economica, 1933, III.
31
Cfr. B. Ingrao - G. Israel, La mano invisibile.
L’equilibrio economico nella storia della scienza, Laterza,
Roma-Bari 2006.
32
Si veda ad es. il suo bel libro Dimenticare Darwin,
Rusconi, Milano 1999.
33
Cfr. Il crepuscolo dello scientismo, op. cit.; La
mela di Newton la mela di Adamo, Nova Scripta, Genova 2006;
L’anima
scientifica, op. cit.
34
Si vedano i suoi interventi in questo volume.
35
La situazione, verosimilmente anche per il contributo di
quell’inevitabile fenomeno fisico che è il pensionamento
della vecchia generazione, sta cambiando. Per quanto possa sembrare
folcloristica, è significativa la lista, un tempo
inimmaginabile,
del “Dissenso scientifico contro il darwinismo” firmata
da oltre 600 scienziati e pubblicata su Internet all’indirizzo
www.dissentfromdarwin.org.
interessanti e dal profilo non comune, che si
distinguono pure all’interno della simpatica categoria dei
ricercatori.
Nell’approfondire
le loro opere e le loro storie, si resta turbati dal contrasto fra la
loro grandezza – in alcuni casi vera e propria genialità
– e il silenzio al quale sono stati sovente condannati. Non da
una
congiura, ma dal fastidio e dalla sconvenienza alitati come nebbia
sulle loro persone da un ovattato conformismo, che, se si vuole, è
il volto più triste del nichilismo.
Non
basterebbe un volume per raccogliere i contributi del Gruppo di Osaka
(Giuseppe Sermonti, Franco M. Scudo, Atuhiro Sibatani, Francisco J.
Varela, Antonio Lima-de-Faria, Mae-Wan Ho, Lev
Belousov,
ecc.), un plesso fondamentale della presa di coscienza e della
diffusione delle idee strutturaliste in biologia.
Vorremmo
tuttavia citare dei nomi importanti di personalità
scientifiche che criticarono e criticano il monologismo darwiniano, e
delle quali per ragioni di spazio non potremo trattare qui, affinché
restino
come uno stimolo agli interessati. Si rammentino dunque, oltre a
quelli già citati, i nomi di Georges
Cuvier (1769-1832),36 Karl
Ernst von Baer (1792-1876),37
Rudolf Virchow (1821-1902),38
Giovanni
Virginio Schiaparelli (1835-1910),39
Hans Driesch (1867-1941),40
Daniele Rosa (1857- 1944)41,
D’Arcy Wentworth Thompson (1860-1948),42
Conrad Hal Waddington (1905-1975),43
36
Naturalista francese, padre del catastrofismo, la teoria
opposta al gradualismo geologico di Charles Lyell , che spiega la
presenza dei fossili di creature non più esistenti con
improvvisi eventi distruttivi che avrebbero sconvolto, in varie ere,
il nostro pianeta. Si occupò approfonditamente della
classificazione e della struttura dei molluschi, dei pesci, e dei
fossili di mammiferi e rettili. Quest’ultimo settore lo portò
a fondare la paleontologia dei mammiferi. Importanti le ricerche di
osteologia e delle strutture animali. Ricoprì alti incarichi
pubblici nelle istituzioni scientifiche francesi, e poco prima della
morte venne addirittura nominato ministro degli interni di Francia.
37
Il grande embriologo tedesco si oppose da subito alla teoria
di Darwin, entro la quale il suo giovane avversario Ernst Haeckel
incorporò invece la sua teoria embriologica (“L’ontogenesi
ricapitola la filogenesi”) tanto da diffonderla come “prova”
del darwinismo. Al contrario von Baer riteneva che gli organismi si
sviluppassero dal generale al particolare, e che i caratteri generali
apparissero nell’embrione prima dei caratteri specifici; da
essi sorgeranno poi le caratteristiche più specifiche, fino
alle singole specializzazioni morfologiche e funzionali. Egli
denunciò le incongruenze della teoria di Haeckel, divenuta nel
frattempo una sorta di cavallo di battaglia darwinista.
38
Uno dei più grandi fisiologi del XIX sec., premio Nobel
per la medicina, e Medaglia Copley. Fu anche un appassionato
antropologo, fondatore della Società Antropologica Tedesca e
dell’Associazione Antropologica di Berlino,
pubblicando
ricerche etnologiche di grande interesse, a seguito delle sue
spedizioni internazionali. Di non minore rilievo fu la sua attività
politica: membro del parlamento prussiano, fondò il Partito
Progressista e fu un acerrimo
avversario
di Bismarck, che giunse persino a sfidarlo a duello. Dal 1880 al 1893
fu membro del Reichstag tedesco. A lui si devono la scoperta
di diversi apparati anatomici, di un metodo standard per le autopsie,
dei processi di trombosi ed embolia, e la determinazione che la
genesi cellulare può avvenire solo a partire da altre cellule,
e non da materia amorfa. La sua opposizione alla teoria darwiniana si
basava su varie considerazioni, ma si tenne solida sull’argomento
metodologico,
sostenendo che essa dovesse essere considerata un’ipotesi e
nulla più. 39 Astronomo
e senatore del Regno Sabaudo, fu il primo ad osservare i canali di
Marte (1877). I suoi molti interessi lo
portarono
a occuparsi di molti rami dello scibile, tra i quali la teoria
dell’evoluzione, sulla quale aveva un’interessante
opinione ortogenetica.
40
Allievo di Ernst Haeckel, che contesterà, filosofo
vitalista e scienziato, pioniere dell’embriologia sperimentale,
condusse importanti ricerche sui ricci di mare presso la famosa
Stazione zoologica di Napoli tra il 1891 e il 1900.
Ipotizzò
un principio vitalistico che denominò entelechia, quale causa
dello sviluppo e dell’evoluzione dei viventi. Insegnò
filosofia nelle Università di Heidelberg, Colonia e Lipsia.
Dal 1926 al 1927 presiedette la Society for Psychical
Research.
Tra le sue pubblicazioni: Teoria analitica dello sviluppo
organico, 1894; Storia del vitalismo, 1905; Filosofia
dell’organismo, 1908; Corpo ed anima, 1916;
Parapsicologia, 1932.
41
Docente nelle più importanti università italiane
e zoologo di gran fama, concentrò i suoi studi sugli
invertebrati, e sulla teoria generale dell’evoluzione, della
quale sviluppò, a partire dal 1909, una visione originale che
lui stesso
battezzò
“ologenesi”. Tra i suoi estimatori contemporanei citiamo
L. Croizat e G. Montandon, il quale ultimo applicò l’ologenesi
all’uomo fondando lo “ologenismo”. L’ologenesi
nasce dall’insoddisfazione nei confronti di tre grandi
difficoltà
del neo-darwinismo, e cioè: il salto tra microevoluzione e
macroevoluzione; la difficoltà di spiegare le estinzioni in
meri termini di sopravvivenza del più adatto;
l’inverosimiglianza degli schemi evolutivi conosciuti come
risultato
di semplici mutazioni casuali. Secondo Rosa, l’evoluzione non
obbedisce al caso instradato dalla selezione, ma a ben definite
“leggi intrinseche”. Il ruolo della selezione naturale è
sottomesso a tali leggi.
Léon
Croizat (1894-1982),44
Adolf Portmann (1897-1982),45
Pierre Grassé (1895-1985),46
Kinji Imanishi (1902-1992),47
Søren Lövtrup,48
Brian C. Goodwin,49
Colin Paterson,50
Roberto Fondi51,
Marcello
Barbieri52.
Come si può notare, la scuola italiana conta una significativa
rappresentanza. 42 È
molto interessante che il grande biologo e matematico scozzese D’Arcy
W. Thompson sia stato anche uno studioso
della
classicità, e che in tale veste abbia tradotto in inglese le
opere biologiche di Aristotele. La sua fama si deve al libro,
meravigliosamente ben scritto e illustrato, On Growth and Form,
Cambridge University Press, Cambridge 1917,
19422
(riedito da Dover, 1992): oltre mille pagine dedicate
all’autoorganizzazione intesa come la forza sorgiva delle forme
dei viventi, in opposizione alla selezione. La biologia, per
Thompson, deve rivolgersi alle leggi della fisica e
della
meccanica e penetrare l’ordine sottostante le forme. I suoi
esempi sono di una eleganza straordinariamente rivelatrice: ad es. la
scoperta delle relazioni numeriche fra le strutture spirali nelle
piante (fillotassi) e la serie di
Fibonacci.
43
Dopo la prima formazione come geologo, rivolse i suoi
interessi alla genetica e all’embriologia sperimentale.
Collaborando con Joseph Needham sviluppò i concetti di
Evocazione e Individuazione. Trasferitosi all’Università
di
Edimburgo,
dove dirigeva l’Unità di Riproduzione animale e
Genetica, dedicò la vita all’integrazione della genetica
con la teoria dello sviluppo. Ha dimostrato la realtà
dell’assimilazione genetica. Le sue riflessioni e i suoi
esperimenti
hanno
impostato il quadro attuale dell’embriologia, con i suoi
concetti di canalizzazione, epigenetica, epigenotipo, fino
all’organizzazione epigenetica, sopragenomica, integrata ed
ereditabile dello sviluppo embrionale. Ha recuperato alcune
importanti idee di Lamarck per riconciliarle con la biologia
contemporanea.
44
Nato a Torino da una ricca famiglia di industriali, ebbe una
vita tempestosa e commovente condotta fra l’Italia, gli USA, la
Francia e il Venezuela (vale decisamente la pena di leggere la nota
biografica di R. C. Craw, “Never a serious
scientist:
the life of Leon Croizat”, Tuatara 27 (1984) 1, pp. 5-7
recuperabile anche in Internet). Botanico di rara profondità,
si oppose nonostante le convenienze accademiche alla biogeografia
darwiniana, sostenendo la tesi secondo
la
quale le barriere geografiche e gli insiemi biologici localizzati
coevolvono («La vita e la terra evolvono assieme»). Nasce
così la panbiogeografia, un metodo di trasferimento su mappe
delle distribuzioni degli organismi, capace di
rivelare
le antiche connessioni fra aree di distribuzione disgiunte, cioè
la preesistenza di biota ancestrali, successivamente divisi da eventi
tettonici o climatici. Nonostante le dure opposizioni alle sue
teorie, Croizat è
considerato
uno dei più originali pensatori della moderna biologia
comparativa. 45 Biologo
svizzero, direttore dell’Istituto zoologico dell’Università
di Basilea, della quale fu anche rettore. Ha lasciato
una
quantità impressionante di studi sui cefalopodi, ma la sua
fama è dovuta all’approccio allo studio della forma,
principio che egli stesso fa risalire al Metamorphose der pflanzen
di Goethe (cfr. A. Portmann, Le forme viventi, trad. It.
Adelphi,
Milano 1989). «L’ordine che domina i processi vitali
[è un] ordine appartenente a un regno assai diverso da quello
della nostra logica e i cui rapporti con quest’ultima rimangono
profondamente enigmatici», scrive in “L’arte
nella vita dell’uomo”, in: AA.VV., Dibattito sull’arte
contemporanea, Comunità, Milano 1954, p. 133. Rifiuta il
caso nella scienza, che ritiene un elemento di ignoranza; rifiuta il
riduzionismo e l’utilitarismo in cui le discipline della vita
si sono impastoiate. 46
Cattedratico alla Facoltà di Scienze di Parigi, si
occupò principalmente di protozoologia, entomologia e
fitologia, curando anche un monumentale Traité de Zoologie
in 35 volumi. La sua critica al darwinismo è presentata in
L’Evolution du vivant. Matériaux pour une nouvelle
théorie transformiste, 1973, trad. It. L’evoluzione
del vivente, Adelphi, Milano 1979, dove tra l’altro
sostiene che la fonte del flusso evolutivo va cercata fuori della
mutazione; e che l’evoluzione procede per una linea principale
che definisce «delle madri», dalla quale si sviluppano
come stoloni le singole specie.
47
Ecologo e primatologo giapponese, critico del darwinismo
(disciplina peraltro già rifiutata in Giappone fino alla
sconfitta bellica del 1945), del quale rinnegava selezionismo e
gradualismo, sottolineando gli aspetti cooperativi del
mondo
naturale in un’ottica olistica. Le sue teorie rappresentano la
risposta “orientale” alla scienza dell’Occidente
ispirata all’economia. Durante il suo primo viaggio negli USA,
dove espose le sue ricerche sui primati, venne
ridicolizzato
per i metodi “antromorfizzanti” nel trattare gli animali
che studiava. Oggi la primatologia riconosce in lui un precursore.
48
Nel suo famoso libro Darwinism: The Refutation of a Myth,
Croom Helm, Beckingham 1987, l’eminente embriologo svedese
sottolinea che la maggioranza degli oppositori di Darwin lo attacca
da posizioni scientifiche, e ha poco a che
spartire
con la religione. La principale critica a Darwin, consiste per lui
nell’impossibilità delle innovazioni senza un accumulo
progressivo di tanti piccoli passi intermedi, la cui esistenza non
reca però alcun vantaggio selettivo, e non si
spiega
dunque con la teoria. Egli accetta l’evoluzione, di cui però
nega a Darwin la paternità, ma rifiuta il meccanismo della
selezione. Anch’egli si ispira a von Baer.
49
Negando l’utilità della spiegazione in termini di
«funzione e costo», l’embriologo inglese B. C.
Goodwin (Schumacher College) vorrebbe una biologia più
teoretica e meno storica, dunque più concentrata sui
meccanismi fisici
dell’evoluzione
e sui principi generali dell’organizzazione biologica, capaci
di dar conto del perché delle forme. La genetica ha infatti
allontanato la biologia dal suo vero oggetto di studio: gli
organismi. Al paradigma evolutivo egli
contrappone
un paradigma generativo. La dinamica dei sistemi complessi, la fisica
del caos e l’autoorganizzazione sono le chiavi di accesso a
questa nuova scienza della vita.
Ora,
questa è soltanto una lista parziale; oltre a quello dello
spazio disponibile, essa ha il grande limite dell’ignoranza di
chi scrive, e un po’ anche quello della difficoltà di
rintracciare Autori poco
noti
ai manuali nelle loro idee più originali, nonché le
loro opere.
Continua
con DAL DARWINISMO, ALLA NUOVA SINTESI O NEO-DARWINISMO
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