Dobbiamo
limitarci soltanto a questi pochi accenni. La forma particolare
dell’esercizio della razionalità che chiamiamo scienza,
è posteriore alle strutture originarie della cultura; esse la
contengono
e preformano, come contengono tutte le nostre attività umane.
La scienza viene dopo, non cade dal cielo autonoma e perfetta
come vorrebbe il mito di Minerva, sorta in armi dalla testa di
Zeus.
È perciò, e in misura proporzionale alla sua enorme
influenza sulla vita, sul pensiero e sulla società, e
ovviamente al suo trovarsi al cuore del nichilismo, che tale forma ha
stimolato secoli di
riflessioni
critiche, e ne abbisogna continuamente proprio per non perdersi alla
deriva. Oggi occorre ad es. constatare quanto il pensiero critico
epistemologico, e persino la sociologia e l’antropologia
culturale
applicate alla potente attività scientifica, stiano
preoccupantemente tornando inconsci alla scienza, come
nell’Ottocento. Il sonno della ragione critica della scienza,
ridotta alla propria
operatività
ideologicamente orientata, desta così il mostro, l’incubo,
il lato oscuro del lavoro scientifico e tecnico (e così,
peraltro, dell’economia, dell’industria, della politica,
ecc., con i
risultati,
tutt’altro che magnifici e progressivi, sotto gli occhi di
tutti).
Come
abbiamo accennato sopra, avis rarissima se non altro per la
sua acutezza ed eleganza, è stato Giuseppe Sermonti ad aver
illuminato nella dottrina darwiniana l’essenza pregnante ed
esemplare
dello
scientismo, cioè la tendenza ad assolutizzare una razionalità
scientifica confinata, quale unica
28
Si veda Wim van Binsbergen, “Towards an Intercultural
Hermeneutics of Post-’9/11’ Reconciliation. Comments on
Richard
Kearney’s ‘Thinking After Terror: An Interreligious
Challenge’”, Journal of Interdisciplinary Crossroads,
II
(2005)
1, ma disponibile anche in rete sul sito www.shikanda.net. Dello
stesso autore: “The Underpinning of Scientific
Knowledge
Systems: Epistemology or Hegemonic Power?”, versione rivista
della conferenza presentata al Colloquio
La
rencontre des rationalités, African Centre for Advanced
Studies, CIPSH – UNESCO, Porto Novo, Benin, 2002,
disponibile
sul sito www.shikanda.net .
11
forma
valida di razionalità; e l’autoritaria riduzione di ogni
semiotica esistenziale alla sintattica pragmatico-funzionale (a
cominciare dunque dalla più libera e spontanea delle
semiotiche: il bios).
Se
Sermonti avesse sviluppato interessi in campo sociale, forse ci
avrebbe donato un’analisi della struttura economica sottostante
a tale logica assolutistica. Egli (e come lui altri importanti autori
che
hanno
riflettuto dal di dentro della scienza sui limiti e i fondamenti del
modello teorico dominante di spiegazione della vita, quale A.
Lima-de-Faria) si è invece arrestato di fronte a pochi
tratteggi dei
rapporti
fra darwinismo e sistema economico dominante. È tuttavia per
noi quasi imbarazzante, oggi, dover rammentare a molti lettori che
ben 60 anni fa l’ambiente della Scuola di Francoforte ha
prodotto
validi strumenti intellettuali, affinché almeno non si
tornasse a cadere in situazioni di coscienza alterata simili a quelle
che agevolarono, in nome della Scienza, il secondo conflitto
mondiale,
e ancora non smettono di preparare la definitiva liberazione
dall’angoscia con l’omnicidio nucleare.
L’imbarazzo
è il medesimo – ed è anzi esso il sentimento che
ci ha spinti a curare questo volume – nel constatare la
necessità di riequilibrare la retorica urlata degli ultimi
anni, nel dibattito su un
modello
di spiegazione del fenomeno vita, e sulle metodologie di approccio al
problema, semplicemente presentando al lettore colto, ma invece
rammentando a chi di queste cose pretende
di
occuparsi lasciandosi trasportare da passioni ideologiche
extrascientifiche, l’esistenza di rigogliosi e
interessantissimi rami del pensiero biologico non allineati alle
certezze di Richard
Dawkins,
colui secondo il quale, grazie a Darwin, il mistero dell’esistenza
è stato definitivamente risolto.
La
scienza della vita, invece, a parere di molti ha ancora un lungo
cammino davanti a sé, e i ricercatori possono permettersi di
continuare a sognare e porre domande all’esistenza, perché
come
scrive
l’accademico Sergio Carrà, «non è
necessario essere cattolici integralisti per chiedersi come un
organismo così complesso quale un essere umano possa essere
solamente il risultato di una
successione
di eventi casuali».29
Con buona pace di tutti i profeti –
ovviamente – la storia non è ancora finita, né
gli scienziati conservatori riusciranno a chiuderla in convento.
Continua
con ESISTONO ALTERNATIVE?
|