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PER UN RISVEGLIO CRITICO
di Stefano Serafini - 28/07/10-
 



Dobbiamo limitarci soltanto a questi pochi accenni. La forma particolare dell’esercizio della razionalità che chiamiamo scienza, è posteriore alle strutture originarie della cultura; esse la

contengono e preformano, come contengono tutte le nostre attività umane. La scienza viene dopo, non cade dal cielo autonoma e perfetta come vorrebbe il mito di Minerva, sorta in armi dalla testa di

Zeus. È perciò, e in misura proporzionale alla sua enorme influenza sulla vita, sul pensiero e sulla società, e ovviamente al suo trovarsi al cuore del nichilismo, che tale forma ha stimolato secoli di

riflessioni critiche, e ne abbisogna continuamente proprio per non perdersi alla deriva. Oggi occorre ad es. constatare quanto il pensiero critico epistemologico, e persino la sociologia e l’antropologia

culturale applicate alla potente attività scientifica, stiano preoccupantemente tornando inconsci alla scienza, come nell’Ottocento. Il sonno della ragione critica della scienza, ridotta alla propria

operatività ideologicamente orientata, desta così il mostro, l’incubo, il lato oscuro del lavoro scientifico e tecnico (e così, peraltro, dell’economia, dell’industria, della politica, ecc., con i

risultati, tutt’altro che magnifici e progressivi, sotto gli occhi di tutti).

Come abbiamo accennato sopra, avis rarissima se non altro per la sua acutezza ed eleganza, è stato Giuseppe Sermonti ad aver illuminato nella dottrina darwiniana l’essenza pregnante ed esemplare

dello scientismo, cioè la tendenza ad assolutizzare una razionalità scientifica confinata, quale unica


28 Si veda Wim van Binsbergen, “Towards an Intercultural Hermeneutics of Post-’9/11’ Reconciliation. Comments on

Richard Kearney’s ‘Thinking After Terror: An Interreligious Challenge’”, Journal of Interdisciplinary Crossroads, II

(2005) 1, ma disponibile anche in rete sul sito www.shikanda.net. Dello stesso autore: “The Underpinning of Scientific

Knowledge Systems: Epistemology or Hegemonic Power?”, versione rivista della conferenza presentata al Colloquio

La rencontre des rationalités, African Centre for Advanced Studies, CIPSH – UNESCO, Porto Novo, Benin, 2002,

disponibile sul sito www.shikanda.net .

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forma valida di razionalità; e l’autoritaria riduzione di ogni semiotica esistenziale alla sintattica pragmatico-funzionale (a cominciare dunque dalla più libera e spontanea delle semiotiche: il bios).

Se Sermonti avesse sviluppato interessi in campo sociale, forse ci avrebbe donato un’analisi della struttura economica sottostante a tale logica assolutistica. Egli (e come lui altri importanti autori che

hanno riflettuto dal di dentro della scienza sui limiti e i fondamenti del modello teorico dominante di spiegazione della vita, quale A. Lima-de-Faria) si è invece arrestato di fronte a pochi tratteggi dei

rapporti fra darwinismo e sistema economico dominante. È tuttavia per noi quasi imbarazzante, oggi, dover rammentare a molti lettori che ben 60 anni fa l’ambiente della Scuola di Francoforte ha

prodotto validi strumenti intellettuali, affinché almeno non si tornasse a cadere in situazioni di coscienza alterata simili a quelle che agevolarono, in nome della Scienza, il secondo conflitto

mondiale, e ancora non smettono di preparare la definitiva liberazione dall’angoscia con l’omnicidio nucleare.

L’imbarazzo è il medesimo – ed è anzi esso il sentimento che ci ha spinti a curare questo volume – nel constatare la necessità di riequilibrare la retorica urlata degli ultimi anni, nel dibattito su un

modello di spiegazione del fenomeno vita, e sulle metodologie di approccio al problema, semplicemente presentando al lettore colto, ma invece rammentando a chi di queste cose pretende

di occuparsi lasciandosi trasportare da passioni ideologiche extrascientifiche, l’esistenza di rigogliosi e interessantissimi rami del pensiero biologico non allineati alle certezze di Richard

Dawkins, colui secondo il quale, grazie a Darwin, il mistero dell’esistenza è stato definitivamente risolto.

La scienza della vita, invece, a parere di molti ha ancora un lungo cammino davanti a sé, e i ricercatori possono permettersi di continuare a sognare e porre domande all’esistenza, perché come

scrive l’accademico Sergio Carrà, «non è necessario essere cattolici integralisti per chiedersi come un organismo così complesso quale un essere umano possa essere solamente il risultato di una

successione di eventi casuali».29 Con buona pace di tutti i profeti – ovviamente – la storia non è ancora finita, né gli scienziati conservatori riusciranno a chiuderla in convento.


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Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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