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DIO ESISTE
di F. Fratus -21/07/10-
 

ELOGIO AD ANTONY FLEW

 

Seguire l’evidenza ovunque essa porti fu il principio socratico a cui Antony Flew si è affidato per sviluppare i suoi famosi ragionamenti che sino al 2004 lo hanno portato  ad essere il maggior rappresentate della filosofia atea nel mondo. Dicevo sino al 2004 in quanto A. Flew, seguendo l’evidenza dei fatti, ha dovuto ricredersi e ha dovuto accettare ed ammettere l’evidenza: Dio esiste.

Il teorico dell’ateismo ha così affrontato uno di quei percorsi che  tutti gli uomini è sempre stato ostico, l’ammissione di un errore… e che errore. Per 50 anni Flew ha scritto, insegnato e dibattuto in tutto il mondo sul concetto che Dio era un’invenzione dell’uomo. Ma continuando nei suoi studi e nei suoi pensieri, ha seguito il suo pellegrinaggio della ragione passando dalla fede atea a quella in Dio.

Nel suo libro dal titolo Dio esiste, l’autore, nel capitolo “il nuovo ateismo” sistema per bene due dei maggiori atei al mondo: Dennett e Dawkins. Normalmente le persone estranee al dibattito sull’esistenza di Dio credono che la scienza abbia dimostrato la sua inesistenza; ciò è avvenuto a causa di tantissime menzogne che vengono propagandate dai mass media, menzogne secondo le quali  lo scienziato deve essere ateo, mentre  coloro che credono in Dio non possono essere scienziati. Nella storia dell’uomo e della scienza, al contrario, i credenti sono stati coloro che hanno dato forza a nuove scoperte e allo sviluppo della scienza moderna. Sono i maggiori scienziati della storia ad essere stati credenti. Proprio Flew è convinto che la scienza dimostri il contrario e cioè l’esistenza di Dio.

Nei maggiori libri atei di A. Flew l’autore sviluppò argomenti insoliti contro il teismo che fornirono una nuova mappa alla la filosofia delle religioni; per Flew era inutile una discussione sull’esistenza di Dio sino al momento in cui non fosse stabilita una coerenza del concetto di spirito onnipresente e onnisciente, e soprattutto che la prova toccava al teismo in quanto l’ateismo è una posizione implicita. Posizioni chiare che lo hanno reso famoso e filosofo di riferimento dell’ateismo mondiale.

Come dicevo precedentemente sono state le scoperte scientifiche a dimostrare che l’evidenza portava all’esistenza di Dio. Il premio Templeton Paul Davies sostiene che: “la scienza può andare avanti solo se lo scienziato adotta una visione del mondo essenzialmente teologica”. Inoltre Davies, che si può ritenere il più influente commentatore della scienza moderna, ha anche dichiarato che “gli atei dichiarano che le leggi (di natura) esistono irrazionalmente e che l’universo è definitivamente assurdo;  come scienziato, trovo che questo sia difficile da accettare, ci deve essere un terreno razionale immutabile nel quale la natura logica e ordinata dell’universo affonda le sue radici” [1]  per Flew  queste considerazioni, oggi, sono assolutamente da accettare e condividere.

Tra le varie motivazioni che hanno spinto a comprendere la necessità di un Dio è la scoperta del DNA e della sua incredibile complessità non spiegabile con la selezione naturale e ipotetiche mutazioni sviluppatrici di nuova informazione. Scrive Flew: “il messaggio genetico del DNA è replicato e poi copiato e trascritto dal DNA al RNA. Dopodiché viene comunicato agli amminoacidi e, infine, questi ultimi vengono assemblati in proteine. Le due strutture della gestione dell’informazione e dell’attività chimica della cellula, fondamentalmente diverse, sono coordinate dal codice genetico universale”.

Seguendo il ragionamento e l’evidenza di una complessità che non è possibile ridurre alla logica riduzionistica del neodarwinismo Paul Davies ha scritto “ la vita è qualcosa di più di mere reazioni chimiche complesse. La cellula è anche un sistema d’immagazzinamento, trattamento e replica dell’informazione. Abbiamo bisogno di spiegare l’origine di questa informazione e il modo in cui il macchinario del trattamento dell’informazione iniziò ad esistere”. Concetti che fanno comprendere quanto in realtà la teoria di Darwin non ha fornito risposte e Antony Flew lo ha compreso bene arrivando a confutare se stesso ed ad ammettere l’errore della sua vita, cioè l’avere creduto all’ateismo.

La capacità di Antony Flew ad ammettere l’errore dei suoi scritti è notevole se si considera che viviamo in una società in cui nessuno ammette di avere sbagliato anche sotto l’evidenza. L’evidenza ha dimostrato al più importante filosofo ateo del ‘900 che  si sbagliava e che guardando senza pregiudizi la realtà dei fatti si può vedere la mente di Dio.

 

 

[1] Paul Davies, What Happened Bifore the Big Bang? , in God for the 21-st- Century, a cura di Russel Standard, Philadelphia, templeton Foundation Press, 2000, p. 12.



 

Sito a cura dell'A.I.S.O. Associazione Italiana Studi sulle Origini - aggiornato il 31/01/2014 

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