La
controversia sull’evoluzione
Il
mio impegno personale
Dal
momento in cui ho organizzato l'audizione al Parlamento Europeo
sull'insegnamento dell’evoluzione in Europa (l’11 ottobre
2006) i media (TV, radio, internet, blog, ecc.) mi accusano di tutti
i tipi di idiozie in relazione alla mia opposizione alla teoria
dell'evoluzione. Sono accusato di affermazioni che non ho mai fatto,
ma non scrivono ciò che veramente ho risposto alle loro
domande. Io sono abituato ad essere criticato dai media per ciò
che faccio. E' più difficile sostenere attacchi per cose che
non ho fatto o non ho detto. Il mio punto di vista anti-evolutivo è
diventato internazionale, quando la celebre rivista scientifica
britannica Nature mi ha attaccato. Essa mi ha permesso di
rispondere (n. 444, 265 (2006)) con una breve lettera sul tema. Essa
è stata poi attaccata da una valanga di commenti così
violenti che una rivista tanto rispettabile come Nature non
dovrebbe mai consentire tali sciocchezze sulle sue pagine. Purtroppo
Nature ha omesso di pubblicare la mia risposta a tutti questi
attacchi. Così ho deciso che vale forse la pena di mettere giù
le mie opinioni su carta e farle circolare nel Parlamento europeo,
affinchè tutte le persone sappiano da dove vengono tutti i
problemi.
Comincerò
spiegando il motivo per cui mi sono interessato al dibattito
sull’evoluzione. Imparai l’evoluzione nella scuola
secondaria in tempi in cui tutti i principali elementi di prova
provenivano dalla paleontologia. Non ho mai avuto bisogno della
teoria dell'evoluzione per spiegare nulla, mentre io stavo studiando
Scienze Forestali, mentre lavoravo per il mio dottorato di ricerca in
Fisiologia degli albero, o per la mia abilitazione (equivalente a
DSC) in Genetica vegetale. La Genetica delle popolazioni degli alberi
forestali è diventato il mio principale campo di ricerca, ed è
stato in questo settore che ho fatto la mia carriera scientifica,
conseguendo una posizione significativa, sia in Polonia che a livello
mondiale. Non so nulla circa la paleontologia. Io credevo che, dal
momento che paleontologi sostengono di avere le prove
dell'evoluzione, essa deve essere un fatto scientifico. Come regola
generale gli scienziati si credono a vicenda. Così ho creduto
nell’evoluzione come tutti intorno a me. La mie considerazioni
religiose non hanno svolto alcun ruolo. Dio avrebbe potuto creare il
mondo istantaneamente, come avrebbe pure potuto agire gradualmente,
attraverso l'evoluzione. Il ruolo degli scienziati è quello di
cercare la verità.
Quando
i miei figli hanno iniziato la scuola secondaria ho scoperto da loro
che i principali elementi di prova per l'evoluzione derivano non
tanto dalla paleontologia, ma dalla genetica delle popolazioni. Ora,
io insegno Genetica delle popolazioni agli studenti di Biologia
dell’Università Niccolò Copernico di Toruń e
non so che la mia specialità fornisca "prove"
schiaccianti all’evoluzione. Ho dovuto esaminare la questione
più da vicino.
Ciò
che ho trovato nei libri di testo dei miei figli mi ha sconvolto. I
principali elementi di evoluzione si diceva fossero l'esempio di una
specie di falena (Biston betularia), che si poggia sulla
corteccia delle betulle e che di solito è biancastra, ma che
nelle zone industriali, nelle regioni in cui la corteccia di betulla
è coperta dalla fuliggine, la falena diventa nera. Questo è
un esempio della formazione di una razza (= micro-evoluzione), un
piccolo passo nell’evoluzione! Gli agenti della selezione sono
gli uccelli, in quanto essi predano le falene che si notano più
facilmente: quelle di colore bianco sulle cortecce nere e quelle di
colore nero sulle cortecce bianche. Esattamente come ha postulato
Darwin! La selezione naturale porta all’evoluzione.
Formazione
delle razze (= micro-evoluzione)
Il
problema, ad ogni modo, è che, rispetto ai tempi di Darwin,
ora sappiamo molto di più sulla formazione della diversità
e delle razze. Egli osservò la diversità all'interno di
ogni specie e la stabilizzazione di questa diversità. Egli
osservò che fringuelli in varie isole isolate differiscono
nella forma del loro becchi. Questo lo portò a postulare
l'evoluzione come meccanismo di differenziazione delle popolazioni.
In natura si trovano diversità derivanti dalla miscelazione
(ricombinazione) di risorse genetiche (alleli) nel processo di
riproduzione sessuale, soprattutto durante la loro riduzione per
divisione (meiosi) che porta alla formazione dei gameti. In questo
processo le caratteristiche ereditate dalla madre e dal padre sono
mescolate in modo che i gameti risultanti (ovociti, cellule
spermatiche, granuli di polline) sono tutti geneticamente diversi.
Oggi sappiamo che, sia nella formazione delle razze che avviene in
natura, che in quella che avviene con il miglioramento genetico, le
razze sono la conseguenza dell’isolamento, della selezione e
della deriva genetica. Senza isolamento non ci sono razze. Se abbiamo
un cane di razza e, per un attimo, trascuriamo l'isolamento
lasciandolo accoppiare con cani di altre razze, finiamo poi con
l’ottenere dei bastardi, o, per parlare in modo più
professionale, la varietà nobile torna al pool genico privo di
selezione. La selezione è un processo che elimina ciò
che in alcune condizioni di vita è meno adatto per la vita
(per esempio, le falene bianche sulle cortecce nere sono individuate
e mangiate dagli uccelli), o che è considerato inutile da chi
effettua il miglioramento genetico. La deriva genetica è la
perdita accidentale di alcuni geni che si verifica in piccole
popolazioni – le razze isolate o selezionate sono di solito
numericamente esigue -. Questo processo è simile alla perdita
accidentale del numero di cognomi in piccole comunità umane
isolate; quando qualcuno non ha figli, il suo cognome scompare.
Ora
sappiamo che né l'isolamento, né la selezione, né
la deriva genetica accrescono il pool genico. E’ esattamente il
contrario – i geni si riducono -. La formazione delle razze è
un processo che va in direzione opposta rispetto all’evoluzione.
E’ un processo che porta verso la riduzione delle risorse
genetiche. Insegnare ai bambini che questo è un esempio di un
piccolo passo nell’evoluzione è semplicemente sbagliato.
Ciò risulta loro fuorviante.
Naturalmente,
quando dall'industria termina l’emissione di fuliggine sia la
corteccia di betulla che le falene ritornano bianche. Nessuna nuova
specie è stata costituita. Non c’è stato
isolamento rispetto alle popolazioni di falena più lontane
dall’industria, e nella popolazione selvaggia esistono sia geni
per il colore bianco che per il colore nero. Quello che è
cambiato è il solo criterio di selezione. Ora sono le falene
nere appoggiate sulla corteccia di betulla ad essere notate più
facilmente dagli uccelli. Lo stesso avviene nel miglioramento
genetico fatto dall’uomo. In un certo periodo avevamo bisogno
di pomodori con bucce delicate, in modo da poterli digerire più
facilmente. Ora abbiamo bisogno di quelli con bucce più dure,
in modo che non si rompano durante la raccolta meccanica. Quindi si
impiegano diverse razze di pomodoro a seconda che essi siano
destinati al consumo diretto e raccolti a mano, o che siano destinati
alla trasformazione industriale (ketchup, zuppe, paste, succhi di
frutta) e raccolti meccanicamente, e si impedisce l’incrocio
fra le due.
Continua
con: LE MUTAZIONI
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