Darwin
non poteva
ancora
saperlo
In
tempo per l’anno di Darwin, il 2009, il giornale tedesco «Die
Zeit» pubblicò il 31 dicembre un articolo a due pagine
con
il titolo «Grazie,
Darwin!». In
seguito, altre quattro pagine
intere
erano dedicate al tema dell’evoluzione. Qui si ringrazia un
uomo che nacque 200 anni fa e divenne famoso con il suo libro
rivoluzionario «L’origine delle specie» che fu
pubblicato
150
anni fa.
Già
il filosofo Immanuel Kant (1724 – 1804) affermò con
orgoglio: «Datemi
la materia, io voglio crearne il mondo.» Anche
il matematico e astronomo francese Laplace (1749 – 1827), 50
anni
più tardi, asserì trionfalmente di fronte a Napoleone:
«Le mie teorie
non hanno bisogno dell’ipotesi ‘Dio’!».
Tali personaggi ed altri padri dell’ateismo scientifico,
cercavano
una
spiegazione per l’origine della vita escludendo Dio. La
risposta apparentemente mancante la diede Darwin perché aprì
le menti alla possibilità che l’origine della vita
potesse
essere
spiegata in «modo naturale». Mentre lui stesso considerò
la conseguenza di quest’affermazione in modo ancora titubante,
il mondo d’oggi, che diventa sempre più ateista,
acclama
a non finire il suo patrono celebrandolo con un sacco di
pubblicazioni. Fino al viaggio di Darwin alle isole Galapagos (1835)
si confidava
nella
dottrina del filosofo greco Aristotele, il quale aveva stabilito che
le specie sono immutabili. Dalle forme varie dei becchi dei
fringuelli Darwin concluse giustamente che le specie
possono
adattarsi e mutare. La deduzione susseguente, che tutta la vita
derivi da un albero genealogico comune, però, non si può
giustificare scientificamente. Darwin stesso riconobbe
che
la sua teoria aveva un grande punto debole, perché nella
natura mancavano quasi completamente reperti fossili delle forme
transizionali. Ciò nondimeno: grazie a questa tesi di
Darwin
l’uomo perse la posizione privilegiata che il Creatore gli
aveva destinato e da allora venne considerato solo quale discendente
del regno animale.
Motori
dell’evoluzione
Come
motori dell’evoluzione si definiscono oggi i seguenti elementi:
la mutazione, la selezione naturale, l’isolamento, le
lunghissime cronologie, il caso e la necessità, nonché
la morte.
Tutti
questi fattori esistono certamente, ma ciascuno di essi è
privo delle necessarie nuove informazioni creative. •
La mutazione può
soltanto cambiare l’informazione genetica
già
esistente. Senza la preesistenza dell’informazione DNA
l’evoluzione non può neanche avviarsi. Per definizione,
la mutazione è un meccanismo accidentale senza
alcuna
meta prestabilita, cosicché non può procreare nuove
forme (p. es. inventare nuovi organi). •
La selezione naturale
favorisce l’individuo con le caratteristiche
ottimali
per la sua sopravvivenza e provvede che i geni più vantaggiosi
abbiano una probabilità maggiore di essere trasmessi. Grazie
alla selezione si scarta o si
distrugge
ciò che già esiste, cosicché non avviene alcun
miglioramento, né si genera qualcosa di nuovo. • Pure gli
altri fattori evoluzionistici summenzionati possono
essere
eliminati come agenti creativi. Consideriamo dunque pochi esempi
scelti dal mondo degli organismi viventi ed esaminiamo se i fattori
evoluzionistici,
che
operano a caso, sarebbero stati in grado di produrre le seguenti
progettazioni.
La
riproduzione sessuale
Secondo
l’evoluzionismo «l’invenzione» della
riproduzione sessuale è una condizione fondamentale per
l’evoluzione positiva degli esseri viventi. Grazie a sempre
nuove combinazioni
genetiche
nascono molte variazioni, solo quelle sopravvivranno al processo di
selezione che meglio si adattano al loro ambiente. Ci sono due
ragioni perché questo processo non
possa
essere adatto ad assicurare il desiderato trend evolutivo della
prolificazione.
1.
La riproduzione sessuale non può essere avviata da un processo
evoluzionistico,
ma sarebbe soltanto possibile se ambedue i sessi fossero equipaggiati
con organi completi e pienamente funzionanti. Secondo l’evoluzione,
per definizione, non esistono
invece
strategie che governano e seguono un obiettivo specifico. Come
occorrerebbe lo sviluppo degli organi necessari per la riproduzione
per migliaia di generazioni, se gli organismi
viventi
non possono moltiplicarsi senza tali organi? Se però si
esclude un’evoluzione lenta, allora come si spiega la comparsa
improvvisa di organi così vari e complessi che devono essere
armonizzati
in tutti particolari per funzionare? Oltre a ciò, tali organi
devono essere disponibili nello stesso luogo. 2. Anche se per una
volta ammettiamo che la possibilità della
riproduzione
sessuale possa essere «caduta dal cielo», la combinazione
del patrimonio ereditario non genererebbe per principio nuove
informazioni. Coltivatori e allevatori hanno dimostrato,
con
i loro innumerevoli esperimenti, che dopo tante generazioni
d’allevamento le mucche rimangono mucche, e che partendo dal
frumento non si producono mai girasoli! La
cosiddetta
microevoluzione (cambiamento entro le specie) è verificabile,
mentre non ci sono alcune prove per la macroevoluzione (formazione di
nuove specie).
La
tecnica ingegnosa dei globuli rossi
In
ogni millimetro cubico di sangue (1 mm3 = 1 μl = 1 microlitro)
abbiamo 5 milioni di globuli rossi. Ciò vale a dire che in una
goccia di sangue ce ne sono 150 milioni. Sono come dei
sommergibili
ultra specializzati che non trasportano a bordo siluri micidiali, ma
svolgono dei compiti d’importanza vitale. • 175’000
volte i globuli, nella loro breve vita di 120 giorni,
fanno
rifornimento di ossigeno e allo stesso tempo scaricano nel polmone il
prodotto dell’ossidazione, cioè l’anidride
carbonica (CO2).
•
Questi
piccolissimi battelli di trasporto sono così minuscoli da
passare addirittura all’interno dei vasi sanguigni molto
sottili (i capillari) raggiungendo in quel modo tutte le parti del
corpo.
•
Ogni
secondo si generano due milioni di nuovi globuli che contengono una
sostanza colorante rossa, l’emoglobina – un composto
chimico molto interessante e molto complesso.
L’emoglobina
è necessaria per
il trasporto dell’ossigeno già durante lo sviluppo
embrionale. Fino al terzo mese della vita intrauterina il fabbisogno
d’ossigeno è notevolmente diverso
da
quello nello stadio fetale (dal terzo mese in poi) e per questa
ragione, ogni fase necessita di un tipo particolare d’emoglobina
che possiede una diversa struttura chimica. Poco prima
della
nostra nascita tutte le nostre sorgenti di produzione dei globuli
rossi lavorano a pieno regime, modificando un’altra volta
l’emoglobina in un tipo adatto per l’adulto. Le tre
specie
di
emoglobina non si possono essere generate per caso, perché
sono le sole (tra moltissime) variazioni capaci di trasportare la
quantità necessaria di ossigeno, senza la quale
sopraggiungerebbe
la
morte. Non basta che nei primi due stadi della crescita intrauterina
si producono le molecole giuste, per evitare la morte certa, anche la
terza molecola deve essere perfettamente
accordata.
Per la fabbricazione dell’emoglobina ci vogliono
necessariamente questi tre meccanismi biologici fondamentalmente
diversi che devono pure modificare la loro produzione
al
momento giusto!
Da
dove viene un meccanismo così complicato e preciso? Tutti i
concetti evoluzionistici falliscono a questo punto interamente,
perché gli organismi viventi nei loro stadi intermedi
incompleti,
che
secondo l’evoluzione sarebbero sbocciati da soli in un
meccanismo complesso, non sarebbero mai sopravvissuti. Il concetto
della «complessità irreducibile» vale anche per il
sistema
immunitario dell’organismo umano o per i flagelli (organodi
locomozione) con i quali si spostano i batteri. Anche in questi casi
gli organismi viventi «in sviluppo» non avrebbero
mai
raggiunto il loro stadio odierno. E’ più ovvio dedurre
che tutti gli elementi erano già completi fin dall’inizio
e ciò sarebbe soltanto possibile se un Creatore sapiente li
avesse
concepiti
e creati così pienamente funzionanti.
Il
volo del piviere dorato orientale
Il
piviere dorato orientale è un bellissimo uccello. E ogni
pulcino esce dal suo uovo in Alaska. Giacché l’inverno
lì è freddissimo, gli uccelli migrano alle Isole di
Hawaii. La meta si trova a 4500
km
di distanza e l’uccello deve volare senza fermarsi perché
non c’è isola dove potrebbe riposare e non sa nuotare.
Per il volo il piviere dorato ha un «serbatoio carburante»
che equivale ai 70
grammi
di grasso che ha accumulato durante l’estate. In più ha
un ulteriore riserva di 6,8 grammi nel caso che incontrasse venti
contrari. Poiché non può interrompere il suo viaggio
per tre giorni
e
mezzo, volando giorno e notte, e in aggiunta deve mantenere la sua
rotta esattamente sul minuto d’angolo, ha bisogno di un
autopilota che funzioni con assoluta precisione. Se manca le isole,
significa
morte certa perché a perdita d’occhio non c’è
alcun’altra possibilità di atterraggio. Se non fosse
fornito di quella quantità precisa di grasso, non potrebbe
sopravvivere.
Anche
in questo caso «la mutazione e la selezione» sarebbero
nuovamente state degli strumenti insufficienti. È più
plausibile supporre che il piviere dorato sia stato creato così
fin dall’inizio
–
già
attrezzato con tutto quello che gli serviva per il suo
tipo
di vita.
L’evoluzione
è un
concetto
ragionevole?
Le
illustrazioni tratte dal mondo degli organismi viventi, che abbiamo
considerato brevemente, dimostrano che in generale ci sono piani di
costruzione con scopi precisi. Ecco degli altri
esempi:
•
Il
capodoglio,
che è un mammifero, è attrezzato in modo da poter
emergere da una profondità di 3000 m nel mare, senza rischiare
la morte per malattia da decompressione.
•
Una
quantità immensa di batteri
microscopici nel nostro
intestino è equipaggiata con «motori» elettrici
che permettono a questi organismi di avanzare e di retrocedere.
•
La
vita nella maggior parte dei casi dipende dal perfetto coordinamento
funzionale dei vari organi
(p.es. cuore, fegato,
i reni).
Organi
incompleti, che si trovano ancora in fase di sviluppo, non servono a
nulla. Chi ragiona in quest’ambito secondo la tesi del
Darwinismo, deve sapere che l’evoluzionismo non conosce
in
prospettiva il prodotto finito, cioè non può
intravedere un organo che un giorno funzionerà. Il biologo
evoluzionista tedesco
G. Orsche affermò correttamente: «Organismi
che si
trovano
in certe fasi dell’evoluzione non possono certo, come fa un
imprenditore, chiudere la ditta per lavori di restauro.».
L’intelligenza
e la sapienza che si manifestano nelle opere della creazione sono
proprio meravigliose. È quindi più che ovvio concludere
che ci deve essere un Autore che ha ideato
tutte
le opere della creazione. Questa nostra osservazione trova
la sua conferma già nel primo verso della Bibbia: «Nel
principio
Dio creò!»
Ma
sotto l’influenza del Darwinismo, si stabilì la teologia
critica storica che declassò il racconto della creazione a
solo messaggio
di Dio. Noi invece facciamo bene a credere «in
tutte
le cose che sono scritte nella legge e nei profeti» (Atti
degli apostoli 24: 14) perché «Dio
non è un uomo, da poter mentire» (Numeri
23: 19).
Da
dove viene l’informazione?
Nelle
discussioni scientifiche l’argomentazione più
convincente è
sempre quella che riesce ad applicare le leggi
naturali in modo
da escludere un processo o uno sviluppo. Le leggi naturali
non
conoscono eccezioni. Per questa ragione, il cosiddetto «moto
perpetuo», per esempio, quale meccanismo che si muove
perpetuamente senza rifornimento d’energia dall’esterno è
una
macchina impossibile.
Oggi
sappiano ciò che Darwin a suo tempo non poteva sapere,
vale a dire che le cellule di tutti gli organismi contengono una
quantità quasi inimmaginabile d’informazioni (DNA) le
quali
poi sono concentrate nella densità massima conosciuta. La
formazione degli organi è governata dalle informazioni
esistenti, tutti i processi negli organismi funzionano perché
governati
dalle informazioni - e la produzione di sostanze del corpo (p. es.
50’000 proteine nel corpo umano) si svolge perché
governata dalle informazioni. Il sistema razionale dell’evoluzione
non
potrebbe mai funzionare se ci fosse la possibilità che nella
materia nascesse l’informazione in seguito a processi
accidentali. Infatti, tutti i piani di costruzione dell’organismo
individuale
e tutti i processi complessi che si svolgono nelle cellule, esigono
informazioni precise di base.
L’informazione
è un parametro non materiale che dunque
non
ha gli attributi della materia. Le
leggi naturali sui parametri non materiali, in modo particolare
l’informazione, definiscono che la materia non può mai
generare da sé un parametro
non
materiale. Inoltre possiamo affermare: l’informazione può
nascere soltanto tramite un autore attrezzato d’intelligenza e
volontà. Con questo è chiaro: chi crede che
l’evoluzione sia
ragionevole,
crede a un «moto perpetuo dell’informazione» a
qualcosa cioè che le leggi naturali universalmente valide
negano categoricamente. In questo modo si è colpisce il
tallone
d’Achille
dell’evoluzione, mettendola scientificamente fuori
combattimento.
Qual
è l’origine della vita?
In
mezzo al chiasso dell’evoluzionismo dei nostri giorni, dobbiamo
chiederci: «Qual è la vera origine della vita ?»
L’evoluzione non sa spiegare in alcun modo come forme di
vita
possano originarsi da materie morte. Stanley Miller (1930 - 2007),
conosciuto e menzionato in ogni libro della biologia per il suo
esperimento del «brodo
primordiale»
(1953), ammise 40 anni più tardi che non esistono ipotesi
attuali convincenti per quanto riguarda l’origine della vita.
Le dichiarò tutte «assurde», rispettivamente le
definì
«invenzioni
dell’immaginazione». Il microbiologo Louis Pasteur (1822
- 1895) scoperse qualcosa di fondamentale:
«La
vita può soltanto nascere dalla vita».
C’era
soltanto una persona che poteva dire: «Io
sono la vita» (Giovanni
14: 6), cioè Gesù. Nella lettera ai Colossesi,
al
capitolo 1, verso 16 leggiamo: «Poiché
in lui sono sta te create tutte le cose che sono nei cieli e sulla
terra, le visibili e le invisibili» e
ugualmente in Giovanni, capitolo 1, verso 3,
«Ogni
cosa è stata fatta per mezzo di lei (la
Parola, Gesù);
e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.»
Ogni
teoria dell’origine del mondo e della vita che non menziona
Gesù quale sorgente e ragione di vita è dunque un
costrutto morto che si schianterà inevitabilmente contro la
roccia
Gesù
Cristo. L’evoluzione dunque è uno degli errori più
grandi della storia scientifica mondiale che ha trascinato milioni di
persone nel precipizio dell’incredulità. Purtroppo sono
pochi i contemporanei
che
considerano che all’abisso dell’incredulità segue
nell’aldilà l’abisso della perdizione eterna
(l’inferno). Ciò che rivela più di ogni altra
cosa lo stato tragico in cui
ci
troviamo oggi per quanto riguarda il concetto del mondo e della vita,
è la mancanza di pubblicazioni con il titolo «Grazie,
Gesù», che
onorino il vero Autore della vita.
Molti
non conoscono l’offerta meravigliosa che Gesù Cristo ha
elargito. Egli disse:
«Io
sono la porta» (Giovanni
10: 9), intendendo l’entrata al cielo. Chi si
rivolge
a Lui, ha la vita eterna.
Prof.
Dott. Ing. Werner Gitt
|