Una leggenda
metropolitana
Nel 1860 il meeting
annuale dell’Associazione britannica per l’avanzamento
della scienza (BAAS) si svolge ad Oxford, nella biblioteca del Museo
dell’Università. Non sono stati mai pubblicati gli atti,
per cui non c’è una fonte diretta e dettagliata di
informazioni sugli interventi e le relative discussioni. Di quella
riunione è rimasto lo scambio di battute tra il vescovo Samuel
Wilberforce, figlio del politico cristiano e antischiavista William,
e il grande promotore e “mastino” di Darwin, Thomas
Huxley. Wilberforce, noto matematico, appassionato ornitologo e
membro della Royal Society, è all’epoca anche
vicepresidente della BAAS.
Il dialogo tra i
due, avvenuto il 30 giugno 1860 davanti a 700 ascoltatori, è
stato immortalato al cinema e sarebbe il seguente. Dopo aver esposto
la dottrina di Darwin e aggiunto da parte sua che anche l’uomo
deriva da un animale inferiore, Huxley è deriso dal vescovo
che gli chiede se pensa di derivare da una scimmia da parte materna o
da parte paterna; a questo Huxley avrebbe risposto: “Per quanto
mi riguarda, se dovessi scegliere per nonno una miserabile scimmia
oppure un uomo altamente dotato dalla natura e in possesso di gradi
mezzi e eloquenza, che tuttavia utilizza queste facoltà e
questa influenza semplicemente per ridicolizzare una discussione
scientifica seria – affermo senza esitazione la mia preferenza
per la scimmia”. A quel punto, aggiunge Huxley, «ci fu
una interminabile risata tra il pubblico, che ascoltò il resto
del mio discorso con grande attenzione”. Secondo la
storiografia ufficiale, il dialogo segna la sconfitta del
clericalismo oscurantista e la fine della pretesa della Chiesa di
dettare agli scienziati le giuste conclusioni cui possono giungere.
Sarebbe iniziata così l’epoca dell’autonomia della
scienza nel mondo occidentale, mentre la religione e la superstizione
sono state cacciate via dalle menti delle persone illuminate.
In realtà lo
scambio di battute tra Wilberforce e Huxley non è stato
annotato dai giornalisti nei servizi di cronaca dell’epoca, e
neanche nelle lettere mandate a Darwin con il resoconto della
riunione. Il primo e unico a parlare è proprio Huxley in una
lettera a Frederick Dyster, datata 9 settembre 1860. Nella lettera
Huxley si vanta di aver zittito le critiche del “patetico
vescovo Samuel”, ma per quanto riguarda la famosa risposta
scrive testualmente: “ (..) ho ascoltato con grande attenzione
il discorso del Signor Vescovo, ma non ho trovato né un fatto
nuovo né un argomento nuovo – tranne la questione della
mia personale preferenza quanto ad antenati – (..) cosa che non
intendevo discutere, ma ero pronto a fronteggiare il reverendo
prelato anche su questo terreno. Se mi avessero chiesto se preferisco
avere per nonno una miserabile scimmia oppure un uomo altamente
dotato (..)”. Nella lettera Huxley non parla di domanda fatta
realmente dal vescovo e della sua risposta, ma di come avrebbe
risposto ad una ipotetica domanda, cioè se la suonava e se la
cantava da solo.
Il
“dialogo” sembra descritto per la prima volta 38 anni
dopo, in un articolo di Isabella Sidgwick pubblicato nel 1898 sul
Macmillan’s Magazine, e da allora è copiato da
molti, diventando una leggenda metropolitana. Bisogna riconoscere che
è divertente, ma è un aneddoto, una bella vignetta, non
un fatto vero realmente avvenuto.
Mihael
Georgiev
autore
del libro “CHARLES DARWIN. OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE”
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